Giovanni Tesio e il Camino per Santiago come ritorno a se stessi
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Quando ci accorgiamo che la vita fuori di noi non ha più quel senso che per molto tempo assieme ad altri ci siamo sforzati di imprimerle, allora – rifacendosi a un modello già più volte seguito dagli uomini in passato e del quale Mission di Joffé, grazie soprattutto alla musica di Morricone, è forse la realizzazione cinematografica più toccante – allora ci mettiamo a cercarlo dentro di noi, nella nostra anima, passando però attraverso il corpo che ne è la manifestazione materiale.
Quando a sua volta quest’anima, anche a causa di quella perdita di senso esteriore, si sente perplessa e come smarrita fra mille vie secondarie che la sollecitano costantemente a scelte contraddittorie e incoerenti, ecco che quel modello suggerisce al corpo di mettersi in cammino per un lungo e faticoso sentiero, di affrontare un percorso di disincrostazione e quindi di purificazione se non addirittura di espiazione, in modo che all’interno esso possa valere come una strada principale, una via diritta su cui mettersi volenterosamente alla ricerca di quel senso perduto.
Come accade purtroppo ancora nel nostro presente, anche in passato, ricordava Vico, quando la vita degli uomini, a causa dello scetticismo e dell’eccessiva riflessione, cominciava a perdere memoria di se stessa e la violenza tornava a dilagare come un incontenibile ricorso storico, gli antichi (Platone, Agostino, Dante), raccomandavano a loro modo “ritorna in te!”, confidando nel fatto che la salute e la purezza dell’anima derivassero dalla sanità del corpo.
Ebbene, seppure in maniera certo più disincantata, anche oggi, nell’epoca in cui l’intelligenza artificiale ha sostituito quella naturale che, secondo Anselmo, Dio ha voluto instillare nell’uomo affinché potesse comprenderlo, anche oggi in qualche modo quell’antica esortazione viene avvertita da coloro che, per vari motivi – perlopiù per mettere alla prova la propria persona e la propria umanità –, intraprendono il Camino per Santiago di Compostela, lungo ben ottocento chilometri.
E da un fine letterato come Giovanni Tesio il minimo che ci si potesse attendere era un resoconto di questo avventuroso viaggio a piedi, di questa lunga e severa scarpinata che egli ha voluto intraprendere nel luglio dello scorso anno assieme alla sua compagna (una vera e propria guida per lui che si avvia per gli ottanta), un diario scarno ed essenziale che quest’anno (2024) ha pubblicato presso l’editore Lindau di Torino, col titolo, appunto, Diario di un camminante sulla strada per Santiago.
Un’essenzialità peraltro voluta e ricercata (com’è d’altronde nel suo stile letterario) da cui promana tuttavia un invito a sviluppare quelle che ironicamente egli definisce “sofisticate considerazioni” e dalle quali prova una certa fatica ad astenersi.
Si tratta di un’essenzialità radicale a fronte della quale ogni cosa finisce con l’apparire inessenziale; un’essenzialità che, sulla scorta della ben assimilata lezione leviana, egli cerca di raggiungere o limando concetti e parole (si veda il suo bel sillabario di Parole essenziali, Interlinea 2014), cioè per sottrazione, oppure ricorrendo a quella sua lingua privata o dell’intimità, vale dire il dialetto piemontese, grazie al quale, come si è già visto nel suo primo romanzo (Gli zoccoli nell’erba pesante, Lindau 2018), riesce ad esprimere quelle cose di dentro, quei segreti aporetici dello spirito che restano perlopiù negati all’ufficiale lingua italiana.
Scrive infatti il pellegrino torinese: “cerco nel Camino i segni simbolici di un’esistenza che di certo non esclude il segreto dello spirito, delle cose di dentro, di ciò che non riusciamo a spiegarci e a spiegare”.
Non per nulla in questa sua agenda di viaggio di tanto in tanto, tra una meta e l’altra, il viandante si affida ad estemporanei sonetti in piemontese (certo, riportando in nota le opportune traduzioni) proprio per descrivere come un flâneur le sue contemplazioni esteriori e interiori o per esprimere le sue riflessioni più urgenti e a caldo, quasi con il sudore ancora gocciolante.
Sono riflessioni sul tempo e sull’eterno (“Partiamo dall’Eterno per arrivare al tempo”), sul sublime dinamico dell’oceano, ma anche sulla tanto desiderata esistenza di un Dio misericordioso, un Dio che sappia restare vicino agli umani fragili, caduchi e transitori mentre, eterno come la musica, ci scopre sempre imperfetti e colpevoli; sono brevi e saltuarie meditazioni sul misterioso e intimo piacere dell’abbandono delle cose vane e quindi sul congedo, sul distacco, sulla morte, sul raggiungimento di una fine, sulla realizzazione di uno scopo, di un’opra (per ricordare il virtuoso legnaiolo leopardiano), sul conseguimento di una meta di cui proprio quel duro Camino è simbolo, metafora, sul kairós infine e sulla pazienza o sulla capacità di saper cogliere e vivere il momento felice che fugge. “Grande – davvero grande – esperienza” quella del Camino, dice Tesio alla fine del suo percorso.
Essa ha la sua unicità e la sua grandezza soprattutto nel fatto che, grazie ai silenzi dei paesaggi esterni che si riverberano all’interno come delle lamentazioni o come dei moniti che i suoi sonetti traducono immediatamente in preghiere, in lacrimose invocazioni di perdono e di accoglienza, egli giunge all’in-essenzialità dell’io, del me e della mia stessa vita, un’in-essenzialità radicale rispetto alla quale non solo il mio corpo appare il rivestimento dello spirito, ma la mia stessa vita, la mia propria vita finisce – per evocare il Libro d’ore rilkiano – con l’assumere la consistenza di una buccia che sta attorno a un frutto, ossia intorno alla mia propria morte. Ritorna in te!
Questa sembra essere la silente esortazione che il nostro peregrino avverte durante il suo Camino.
Torna alla tua infanzia, ritorna ad essere ciò che eri.
E l’amore per Joana, per la sua guida, più volte apertamente dichiarato, non può fare altro che approfondire un tale regressus ad uterum.
Ivrea, 5 ottobre 2024 – Franco Di Giorgi
La ragazza occitana.
Vita movimentata di Dominique Boschero
La ragazza occitana presentazione domenica 15 settembre 2024, con l’autore del libro Nando Mainardi converserà Sergio Dalmasso a Genova alle ore 21.00 in Piazza Romagnosi.
Interventi musicali di Rosario “Roy” Russo.
Sinossi del libro di Mainardi
“La ragazza occitana” racconta la parabola rocambolesca e appassionante di Dominique Boschero, attrice molto nota negli anni Sessanta e Settanta:
dall’infanzia a Parigi, figlia di emigrati piemontesi, alla scoperta delle valli dell’Occitania italiana; dall’esordio nel teatro di rivista francese all’arrivo a Cinecittà negli anni della “dolce vita”;
dal successo grazie a film commerciali e di cassetta all’adesione alla stagione del Sessantotto e della contestazione, fino al ritiro definitivo dalle scene e alla scelta di fare la contadina.
La storia di Dominique Boschero è anche una sorprendente foto di gruppo, in cui compaiono Alain Delon, le donne e gli uomini che liberarono Parigi dal nazismo, Gian Maria Volonté, Frank Sinatra, gli attivisti occitani, Luigi Tenco, Gino Paoli, i marxisti-leninisti, Charles Aznavour e altri ancora.
Viene fuori il ritratto di una donna anticonformista e ribelle, sempre spiazzante e mai allineata.
Il Ciclostile n 15 settembre 2024, libro di Diego Giachetti
Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta
Il Ciclostile n 15 settembre 2024 contiene, tra l’altro, le recensioni del libro di Diego Giachetti Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta.
Recensioni di Sergio Dalmasso (pubblicata anche nella sezione del sito Archivio, Scritti storici, Schede e recensioni)
Download “Recensione Dalmasso libro di Giachetti Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni '80” Odio-i-lunedi-Vasco-Rossi-il-Ciclostile-15-settembre-2024.pdf – Scaricato 3183 volte – 252,69 KBe Mary Abbondanza.
Download “Il Ciclostile numero 15 settembre 2024” il-Ciclostile-15-settembre-2024.pdf – Scaricato 3031 volte – 6,11 MBSommario de Il Ciclostile n. 15 settembre 2024
EDITORIALE pag. 3
La CES e le elezioni europee del 2024. pag. 6 Andrea Malpassi
La crisi francese post elezioni vista da un sindacalista della CGT. Pag.10 intervista di Mariella Palmieri
Labirinto politico nello stato spagnolo pag. 14 Fabrizio Burattini
La esperanza está en la calle (La speranza è nella strada) pag. 18 Gianmarco Pisa
Contro l’autonomia differenziata, per un altro modello di sviluppo. Pag. 24 Rosario Marra
Il Fascismo eterno. Pag. 28 Luca Pastore
Diego Giachetti. Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta. Pag. 31 recensione di Sergio Dalmasso
Diego Giachetti. Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta. Pag. 33 recensione di Mary Abbondanza
Per Attilio Bonadies. Pag. 36 Maria Teresa Schiavino per associazione Off/cine
L’eredita’ politica di Margaret Cittadino. Pag. 40 Salvatore Raimondi
Antonio Caiella: operaio, rivoluzionario, dirigente sindacale. Un compagno. Pag. 44 Carlo Barone
CONTROVENTO. Pag. 46 Ciro Romaniello
Questo Magistero non s’ha da fare. Pag. 54 Vittorio Salemme