Attentati Sri Lanka
Attentati Sri Lanka
Gli attentati in Sri Lanka e la damnation dell’autodistruttività umana
Ieri (manifesto del 20 aprile 2019), con la cattedrale di Notre Dame ancora in fiamme, abbiamo espresso tutto il nostro stupore per l’ingente profferta subito sopraggiunta da tutto il mondo per la ricostruzione del tetto di quel luogo sacro: quel gesto ci aveva turbato perché ci era parso significasse che per gli uomini le cose sacre abbiano un valore superiore a quello delle stesse vite umane.
Oggi, a pochi giorni da quell’“incidente” parigino, dopo gli attentati in Sri Lanka, in luoghi altrettanto sacri ma certo meno carichi di valore simbolico, siamo costretti a rivedere e anzi a ribaltare il nostro giudizio.
Oggi crediamo che il significato di quel gesto generoso non sia del tutto infondato, proprio in ragione della distruttività e soprattutto dell’autodistruttività umana.
Infatti, mentre da un lato l’uomo, con la sua capacità distruttiva e colpevole svalorizza sia le sue stesse creazioni sia il mondo e la natura che le accoglie, dall’altro lato i luoghi del mondo, che l’uomo stesso ha reso sacri proprio in virtù delle sue credenze e delle sue creazioni, ebbene questi luoghi, in tutta la loro meravigliosa e silente innocenza, cercano al contrario di testimoniare nei secoli il valore dell’uomo.
Anche il senso della damnation a questo punto muta.
Diviene molteplice: non riguarda più soltanto l’inferiorità dell’uomo rispetto alle cose, né solo la distruzione delle cose o solo l’autodistruzione dell’uomo; riguarda anche il fatto che con la sua innata distruttività, distruggendo le sue stesse opere, esso non fa altro che distruggere se stesso.
Ciò pertanto induce a rivedere anche la teoria spinoziana del conatus, secondo cui l’essenza di ogni essente consiste nello sforzo di mantenersi nel suo essere.
25 maggio 2019
Gli attentati in Sri Lanka e la damnation dell’autodistruttività umana