Quaderno CIPEC 63

Sergio Dalmasso: Interventi al consiglio regionale del Piemonte: 2005-2007

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È online il quaderno CIPEC Numero 63 in anteprima rispetto alla versione cartacea.

In questo quaderno sono raccolti gli interventi di Sergio Dalmasso al consiglio regionale del Piemonte nella VIII legislatura.

Per questioni di spazio nella versione  a stampa del quaderno si è deciso pubblicare gli interventi effettuati negli anni 2005-2007.

I restanti interventi saranno pubbicati nel quaderno 66.

Il prossimo quaderno del secondo semestre 2020 raccoglierà gli interventi in consiglio regionale di Mario Giovana, grande figura della sinistra piemontese.

Il valore di questo quaderno è portare gli interventi pubblici di Sergio Dalmasso in questo sito web che come i lettori sapranno ambisce ad essere l’archivio della opera omnia presente, futura e quella che si riuscirà a reperire/ricostruire del nostro.
Questi interventi sono frutto di un lavoro, senza lesinare energie intellettuali; quindi, meritorio d’essere conservato e reso pubblico – a nostro avviso.

Vi è un commosso e meritato ricordo di Mario Canu in apertura degli interventi di Dalmasso nell’VIII legislatura presieduta a suo tempo da Mercedes Bresso.

 

“Rilanceremo un’ipotesi sostanzialmente di sinistra su grandi tematiche che non tocchino solo le sigle politiche, ma che cerchino di dare vita a quell’idea di sinistra che noi abbiamo in mente, che veda i partiti politici, le formazioni politiche come attori fondamentali, ma come attori altrettanto importanti e altrettanto fondamentali le grandi forze sociali le grandi forze sindacali, il volontariato, le associazioni, il mondo ambientalista e – non lo dico per fare contento l’amico Moriconi – il mondo animalista, rispetto al quale mi auguro che il collega m’insegnerà alcune cose su cui potremo lavorare per assumere impegni comuni in quest’aula. Sergio Dalmasso”

Buona visione!

Copertina Quaderno CIPEC Numero 63

Massacro di Aigues-Mortes

Massacro di Aigues-Mortes

 

Il massacro di Aigues-Mortes fu una serie di avvenimenti che si svolsero tra il 16 e il 17 agosto 1893 ad Aigues-Mortes, nella regione francese della Linguadoca-Rossiglione, e che causarono la morte di diversi immigrati italiani – in prevalenza piemontesi – impiegati nelle saline, per mano di lavoratori e popolani francesi.

Secondo gli storici, la strage fu causata dalla diffusione di una notizia falsa.

Gli eventi

Nell’estate del 1893 la Compagnie des Salins du Midi cominciò ad assumere lavoratori per la raccolta stagionale del sale dalle vasche di evaporazione delle saline.

Con la disoccupazione in aumento a causa della crisi economica europea, la prospettiva di trovare lavoro stagionale attirò più persone del solito.

Gli stagionali furono suddivisi in tre categorie: gli ardéchois (contadini, provenienti in molti casi, anche se non sempre, dal dipartimento rurale dell’Ardèche, che lasciavano i campi stagionalmente), i piémontais (italiani, provenienti da tutta l’Italia settentrionale e reclutati sul posto da caporali) e i trimards (vagabondi).

A causa delle politiche di reclutamento della Compagnie des Salins du Midi, i caporali erano costretti a formare squadre miste composte sia da francesi che da italiani.

La mattina del 16 agosto una rissa tra lavoratori delle due comunità degenerò rapidamente in una questione d’onore.

Nonostante l’intervento di un giudice di pace e della Gendarmerie nationale, la situazione peggiorò rapidamente.

Alcuni trimards raggiunsero la città di Aigues-Mortes e diffusero la falsa notizia che gli italiani avevano ucciso alcuni concittadini; la popolazione ed i lavoratori locali rimasti disoccupati andarono quindi ad ingrossare le file dei lavoratori francesi inferociti.

Un gruppo di italiani in città fu attaccato e si rifugiò in una panetteria, cui i francesi tentarono di dar fuoco. Il prefetto richiese l’invio di truppe intorno alle 4 del mattino del 17 agosto, ma queste giunsero in città solo alle 18, quando la strage si era già consumata.

Al mattino la situazione degenerò. I rivoltosi si diressero alle saline Peccais, dove era concentrato il maggior numero di lavoratori italiani.

Il capitano della Gendarmeria Cabley cercò di proteggere gli italiani, promettendo ai rivoltosi che avrebbe cacciato gli italiani una volta che fossero stati accompagnati alla stazione ferroviaria di Aigues-Mortes.

Proprio durante il trasferimento alla stazione, però, gli italiani furono attaccati dai rivoltosi, che i gendarmi non riuscirono a contenere, venendo linciati, bastonati, affogati o colpiti da armi da fuoco.

Fonte wikipedia

Di seguito il video in lingua francese tenuto all’università di Nizza da Enzo Barnaba:

La vidéo de la conférence de Enzo Barnaba : 1893 : le massacre des Italiens à Aigues-Mortes

Fonte della notizia Sergio Dalmasso

Quaderno 15

Abbiamo fatto digitalizzare in formato pdf  il quaderno 15 intitolato: Il caso Giolitti e la sinistra cuneese.

Era mancante nel nostro archivio dei quaderni del CIPEC.

Il quaderno CIPEC 15 è la ristampa del mio libro dedicato alla memoria di Giovanni Ghinamo (“Spartaco”).

Nato a Boves nel 1904, esule antifascista in Francia, combatté nelle Brigate Garibaldine fra il ’36 e il ’39, a difesa della repubblica spagnola.

Ferito sul fronte dell’Ebro (settembre ’38), lascia la Spagna nel febbraio del ’39 ed è internato nei campi di concentramento di S. Cyprien Gurs e di Vernet.

Tradotto in Italia nel 1941, resta per due anni al confino all’isola di Ventotene.

Liberato nell’agosto ’43, combatte nella 177ª Brigata Garibaldi dall’inizio del 1944 sino alla liberazione.

Fondatore della sezione bovesana del P.C.I., esce dal partito, per dissensi politici, nel 1951.

Muore a Boves, il 9 maggio 1978.

Quaderno CIPEC Numero 15. Il caso Giolitti e la sinistra cuneese

Questo quaderno (siamo al quindicesimo numero, quindi compiamo cinque anni!) ristampa il mio testo pubblicato nel lontano 1987 dalla Cooperativa libraria “La Torre” di Alba.

Il lavoro ripercorre, attraverso la vicenda politica di Antonio Giolitti, certo la personalità più significativa della sinistra in provincia di Cuneo, la storia di partiti e sindacati nel cuneese dal ‘45, immediato dopo-liberazione, al 1960 alle soglie cioè, del centro-sinistra che pure, in provincia, non vedrà mai la luce.

La biografia di Giolitti è seguita sin quasi al suo ritorno “da vincitore” nel PCI, come candidato indipendente nelle elezioni politiche del 1987.

Pur con tutti i suoi limiti, di contenuto e di metodo, questo studio rimane l’unico sui PCI PSI nella “provincia bianca” che superi le “colonne d’Ercole” del 1945.

Uno studio successivo , più corposo, sugli anni fra il 1960 e il 1976, giace da anni in un cassetto, alla critica “roditrice dei topi”.

Il libro, comparso nel maggio-giugno 1987, non ha avuto grande audience.

Poche le presentazioni (Boves, Borgo San Dalmazzo, Caraglio), poche le segnalazioni e le recensioni.

Poche, di conseguenza, le copie vendute, con danno economico degli amici della “Torre”.

Scarso, addirittura nullo, l’interesse dei partiti, poco attenti al proprio passato, anche recente, alla propria storia, alle proprie radici.

La tragica alluvione del 1994, colpendo Alba, ha distrutto i pacchi delle copie superstiti, rendendo quelle esistenti una sorta di “rarità bibliografica”. … Sergio Dalmasso 1997