Beppe Dutto, un uomo onesto

Ho conosciuto Beppe Dutto a metà anni ’60. Io studentino, tra i pochissimi liceali di Boves, lui di dieci anni più vecchio di me, giovane iscritto al minuscolo PCI locale, in una delle realtà più difficili, quella di un paese cattolico, in gran parte contadino, privo di tradizioni operaie, dove anche il movimento resistenziale era passato senza lasciare radici politiche.

Beppe Dutto uomo onesto

Debole e coraggiosa presenza: Manduca, i due Giuliano, Vivenza, Foncio e Rita, Oreste…

Non so se fosse già piccolo imprenditore edile, ma l’esperienza per lui fondamentale era stata quella della FIAT, da cui operaio, era uscito comunista, iscritto al PCI.

Ne parlava spesso, dicendo di avere in quegli anni di fabbrica, modificato modo di pensare “visione del mondo” (si diceva così), amicizie, giudizio sui compagni (erano tutto il contrario delle calunnie dette su di loro).

Matrimonio civile

In paese aveva suscitato scandalo (ma non so datarlo) il suo matrimonio civile, in Municipio.

La “gente” ne aveva parlato con toni drammatici.

Come potevano questi comunisti non celebrare un matrimonio benedetto? E i figli?

Il PCI locale (comune e provincia) era gracile, ma “l’immaginario” era ben diverso:

L’URSS e metà dell’Europa erano socialiste, così la Cina, il paese più popoloso del mondo.

Anche nel continente americano un piccolo paese, Cuba, si era liberato e in Asia, Africa, America latina grandi masse stavano dando vita a enormi processi storici, contro il colonialismo, il neocolonialismo, l’oppressione politica ed economica.

Beppe era affascinato dalle “imprese spaziali” (si diceva così) sovietiche.

Un paese che 40 anni prima aveva enormi livelli di analfabetismo, che era stato distrutto dalla guerra mondiale, produceva il più alto numero di tecnici, la più grande ricerca scientifica:

il primo satellite, le prime foto dell’altra faccia della Luna, il primo uomo, poi la prima donna, nello spazio:

Erano i segni, con altri (pace, scuola, sanità…) della superiorità di un sistema sociale.

Vi era, in questa formazione, una forte visione scientista.

L’azione dell’uomo poteva forzare la natura, piegarla, utilizzarla a giusto fine.

Quante dighe erano state costruite?

Non si era modificato il corso di qualche fiume?

E non si tentava di rendere fertili le aree più gelide?

Il nucleare non si usava a fini di pace?

E l’URSS non aveva aiutato l’Egitto, costruendo la diga di Assuan?

Le imprese spaziali aprivano un nuova tappa nella storia dell’umanità.

Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio, era il simbolo dell’uomo sovietico, dell’uomo nuovo, teso al benessere del mondo intero.

Non è un caso che il suo primo figlio abbia avuto il nome dell’eroe sovietico.

CONTINUA.

Articolo completo di Sergio Dalmasso:

Download “Morte di Beppe Dutto, il ricordo di Sergio Dalmasso” Beppe-Dutto-morto-un-uomo-onesto.pdf – Scaricato 438 volte – 136,60 KB

PERSONAGGI DI UN’ALTRA SINISTRA LIBERTINI

PERSONAGGI DI UNA ALTRA SINISTRA LIBERTARIA, ERETICA, RIVOLUZIONARIA:
LUCIO LIBERTINI
di Sergio Dalmasso

Nel 2020 ho pubblicato, presso Punto Rosso, Milano, la biografia di Lucio Libertini in cui ho tentato, “in sedicesimo”, di riprendere quel Lungo viaggio nella sinistra italiana che lui stesso intendeva scrivere e di cui restano pochissime pagine, interrotte dalla morte improvvisa.

La domanda più comune è stata: Chi era?

Lucio Libertini Personaggi di una altra sinistra

Altr* ricordavano la sua attività nel PCI e, quindi quella, purtroppo breve, in Rifondazione (fondatore e presidente del gruppo al Senato).

Nessun* ricordava, invece, un percorso, di circa trent’anni (1944-1972) in cui era passato per esperienze eterodosse, che possono parere anche contraddittorie, ma che erano legate alla volontà di costruire una forza di classe e di uscire dalla stretta stalinismo/ socialdemocrazia.

Libertini rispondeva alle accuse, vergognose, di essere stato un globetrotter della politica, di essere passato per numerosi partiti e sigle, di avere prodotto scissioni continue, rivendicando una continuità e una coerenza ben superiori a quelle di tant* che hanno sempre militato in un solo partito.

CONTINUA …

Scheda pubblicata nel mensile “Il Lavoratore ” di Trieste n. Anno XXIV n. 8 – 12.11.2024.

Scheda completa di Sergio Dalmasso:

Download “Personaggi di un'altra sinistra Libertini di Sergio Dalmasso” Personaggi-di-una-altra-sinistra-Libertini.pdf – Scaricato 438 volte – 834,53 KB

Download de “IL LAVORATORE” di Trieste n. 8, anno XXIV, 12 novembre 2024, Dir. Resp. Romina Pellecchia Velchi:

Download “Il LAVORATORE n. Anno XXIV n. 8 - 12.11.2024” IL-LAVORATORE-NOVEMBRE-2024.pdf – Scaricato 433 volte – 1,96 MB

Quando il cielo era con noi. Un outsider del Sessantotto

Angelo GUALTIERI, Quando il cielo era con noi. Un outsider del Sessantotto, Formigine, Infinito edizioni, 2024, pp. 171, 18 euro.

La lettura di Quando il cielo era con noi di Angelo Gualtieri mi ha interessato per vari motivi.

Innanzi tutto, siamo esattamente coetanei il che significa che siamo passati per le stesse sollecitazioni, abbiamo vissuto gli stessi fatti, conserviamo ricordi comuni.

Copertina di Quando il cielo era con noi

Poi, abbiamo vissuto i mitici anni ’60, venendo ambedue da piccoli centri e trovandoci in una grande città (non cito Giorgio Gaber), Genova per me, Bologna per lui, con l’inevitabile confronto tra la realtà di paese e il dibattito vivo, non solo nel movimento studentesco, che esplodeva in quel particolare momento storico.

Ancora, tutto il racconto di Gualtieri è costellato da continui riferimenti alla grande musica di quegli anni, a cominciare dal titolo che si riferisce a Canzone per te di Sergio Endrigo (festival di Sanremo 1968). Ogni capitolo inizia con la citazione di una canzone:

Compagno di scuola di Venditti,

Contessa di Paolo Pietrangeli,

Eve of destruction di Barry Mc Guire, A whiter shade of pale.

Mi ha rovinato il sessantotto degli Squallor, Quelli eran gorni; continui sono i riferimenti alle canzoni che ci hanno accompagnati nel corso del racconto, quasi una colonna sonora di un film biografico: Furono le canzoni a costituire la colonna sonora di quel periodo (p. 92).

CONTINUA …

Download della Scheda completa di Sergio Dalmasso, Quando il cielo era con noi:

Download “Quando il cielo era con noi scheda di Sergio Dalmasso” Angelo-GUALTIERI-Quando-il-cielo-era-con-noi.pdf – Scaricato 479 volte – 366,61 KB

Quaderno CIPEC 73

Download “Quaderno CIPEC N. 73 primo semestre 2025” Quaderno-CIPEC-Numero-73.pdf – Scaricato 616 volte – 1,92 MB

Copertina del Quaderno CIPEC N. 73

Indice generale

Luca Robaldo presidente della Provincia di Cuneo p. 5

Saluto del Presidente della Provincia di Cuneo Robaldo p. 6

Un saluto a Piero Basso, Sergio Dalmasso p. 7

Rocco Scotellaro, il meridionalismo eretico di un irregolare, Sergio Dalmasso p. 8

Giacomo Matteotti, cento anni dopo, Sergio Dalmasso p. 21

Perché il socialismo deve essere internazionalista …, Michael Löwy p. 32

Rosa Luxemburg e il comunismo, Michael Löwy p. 40

Per ricordare Rocco Cerrato, S.D. p. 51

C.I.P.E.C. Attività p. 55

Quaderni C.I.P.E.C. p. 62

BOVES: 6 anni di vita del CIRCOLO BARALE, S.D. p. 71

BOVES: il Circolo BARALE. Attività del circolo p. 73

***

Quaderni a cura di Sergio Dalmasso

Quaderni a stampa, Stamperia della Provincia di Cuneo

Il Ciclostile n 15 settembre 2024, libro di Diego Giachetti

Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta

Il Ciclostile n 15 settembre 2024 contiene, tra l’altro, le recensioni  del libro di Diego Giachetti Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta.

Recensioni di Sergio Dalmasso (pubblicata anche nella sezione del sito Archivio, Scritti storici, Schede e recensioni)

Download “Recensione Dalmasso libro di Giachetti Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni '80” Odio-i-lunedi-Vasco-Rossi-il-Ciclostile-15-settembre-2024.pdf – Scaricato 3924 volte – 252,69 KB

e Mary Abbondanza.

Download “Il Ciclostile numero 15 settembre 2024” il-Ciclostile-15-settembre-2024.pdf – Scaricato 3638 volte – 6,11 MB

Ciclostile n. 15 settembre 2024, Copertina Partecipazione

Sommario de Il Ciclostile n. 15 settembre 2024

 

Sommario Ciclostile n. 15 settembre 2024

EDITORIALE pag. 3

La CES e le elezioni europee del 2024. pag. 6 Andrea Malpassi

La crisi francese post elezioni vista da un sindacalista della CGT. Pag.10 intervista di Mariella Palmieri

Labirinto politico nello stato spagnolo pag. 14 Fabrizio Burattini

La esperanza está en la calle (La speranza è nella strada) pag. 18 Gianmarco Pisa

Contro l’autonomia differenziata, per un altro modello di sviluppo. Pag. 24 Rosario Marra

Il Fascismo eterno. Pag. 28 Luca Pastore

Diego Giachetti. Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta. Pag. 31 recensione di Sergio Dalmasso

Diego Giachetti. Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta. Pag. 33 recensione di Mary Abbondanza

Per Attilio Bonadies. Pag. 36 Maria Teresa Schiavino per associazione Off/cine

L’eredita’ politica di Margaret Cittadino. Pag. 40 Salvatore Raimondi

Antonio Caiella: operaio, rivoluzionario, dirigente sindacale. Un compagno. Pag. 44 Carlo Barone

CONTROVENTO. Pag. 46 Ciro Romaniello

Questo Magistero non s’ha da fare. Pag. 54 Vittorio Salemme

Lo scontro con Berlinguer, pp. 118-119 quaderno n. 38

Download “Quaderno CIPEC N. 38, I decenni della nostra storia (di S. Dalmasso)” Quaderno-CIPEC-Numero-38.pdf – Scaricato 3176 volte – 814,85 KB

Lo scontro con Enrico Berlinguerc) Lo scontro con Berlinguer, Nel febbraio 1984 il governo e le parti sociali raggiungono una intesa sulla politica economica, predeterminando i punti di scala mobile per l’anno in corso.

Contraria la sola componente comunista della CGIL.

Il decreto legge governativo del 14 febbraio (di San Valentino) è fortemente avversato per il contenuto (colpisce unilateralmente il lavoro dipendente) e per il merito ritenuto autoritario.

L’opposizione del PCI è fortissima alle Camere e si lega nel paese alla spinta della maggioranza della CGIL. Imponente la manifestazione nazionale, a Roma, il 24 marzo.

Berlinguer, dopo la sconfitta delle precedenti ipotesi politiche,

rilancia una forte opposizione sociale,

profondamente legata alla riaffermazione della “questione morale” e della “diversità” del PCI rispetto alle altre forze politiche (123) e da un impegno contro l’installazione degli «euromissili» sul territorio italiano.

È l’ultima battaglia di Berlinguer che segue l’uscita dalla maggioranza di governo (1978-1979),

l’affermazione,

dopo il terremoto nel Belice e i successivi scandali, che con «questa DC non si può governare» e ipotizza, nei fatti, una alternativa di sinistra e uno scontro netto con DC e PSI,

capace di rovesciare la sfida da questi lanciata.

Morte di Berlinguer

La morte coglie improvvisamente il segretario comunista nel corso della campagna per le elezioni europee.

Il suo funerale, alla vigilia del voto, è una immensa prova di forza del partito,

ma anche dimostrazione della commozione che ha colto il paese intero davanti ad una figura certo contraddittoria e discussa, ma capace di suscitare passione ed emozione per la forte carica morale.

Il risultato delle europee segna, per la prima ed unica volta,

il «sorpasso» del PCI sulla DC ed è certo frutto dell’emozione collettiva, anche se pesano non poco lo scontro sociale e i contrasti interni alla maggioranza.

Il referendum contro il decreto di S. Valentino, indetto immediatamente dal PCI, si svolge nel 1985, in una situazione politica già cambiata.

La tensione sociale si è attenuata, le elezioni regionali hanno fortemente ridimensionato il PCI stesso,

nonostante la confluenza del piccolo PDUP di Lucio Magri e Luciana Castellina (per la prima volta si presentano i Verdi che ottengono il 2%).

Ma soprattutto incidono sulla sconfitta referendaria le divisioni nella CGIL presenti nella stessa componente maggioritaria (anche il segretario Luciano Lama è molto «tiepido»),

i contratti di alcune categorie che hanno attenuato il taglio della scala mobile, la forte campagna governativa, capitanata da Craxi, la poca convinzione,

se non avversione, dell’ ala «migliorista» del PCI stesso, di cui è evidente la malcelata ostilità verso una iniziativa ritenuta volontaristica e tale da isolare il partito e a livello politico e verso alcuni settori sociali,

la stessa segreteria di Alessandro Natta che ha ereditato una situazione esplosiva e al quale sembra mancare il carisma dei segretari precedenti.

Risultati referendum sula scala mobile

Il 45,7% ottenuto dai sì al referendum è dimostrazione di contraddizioni, di scollamento con alcuni settori della propria base sociale,

della difficoltà di rifondare una politica e delle molte anime che ormai convivono nella medesima formazione (non a caso sarà sciolta pochi anni dopo).

NOTA ( 123)

 In una intervista rilasciata, meno di tre anni prima, il segretario comunista afferma:
«I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni a partire dal Governo.

Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RAI TV, alcuni grandi giornali …

Insomma tutto è lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico: tutte le operazioni che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica».

E sulla “diversità”: «Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato …

Ho detto che i partiti hanno degenerato, quale più quale meno, dalla funzione costituzionale loro propria, recando così danni gravissimi allo Stato e a se stessi.

Ebbene, il PCI non li ha seguiti in questa degenerazione …

Ai tempi della maggioranza di solidarietà nazionale ci hanno scongiurato in tutti i modi di fornire i nostri uomini per banche, enti, poltrone, di Sottogoverno, per partecipare anche noi al banchetto.

Abbiamo sempre risposto di no …

E ad un certo punto ce ne siamo andati sbattendo la porta, quando abbiamo capito che rimanere, anche senza compromissioni nostre,

poteva significare tener bordone alle malefatte altrui e concorrere anche noi a far danno al paese»

(ENRICO BERLINGUER, Questi partiti degenerati sono l’origine dei nostri mali, intervista ad Eugenio Scalfari, in “Repubblica”, 28 luglio 1981).

Sergio Dalmasso

***
Intervento di Lucio Libertini (14-12-1991) al Congresso Nazionale fondativo di Rifondazione Comunista dopo lo scioglimento del PCI della Bolognina:

Lelio Basso, un socialista eretico

in dallapartedeltorto, 13 marzo 2019, Giuseppe MURACA

Con un’introduzione di Piero Basso, è stato da poco pubblicato il libro di Sergio Dalmasso, Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico (Roma, RedStar Press, pp. 195, Euro 16), dedicato a una delle figure più rappresentative del socialismo italiano e della storia del novecento.

Lo storico di Boves segue passo dopo passo la vita e l’attività politica e culturale del dirigente socialista che sin dall’inizio ha posto al centro della sua riflessione il rapporto tra «democrazia e socialismo».

È partendo da questa premessa teorica e politica che bisogna giudicare la sua attività nel contesto della società italiana, dai primi anni venti alla sua morte, avvenuta a Roma alla fine del 1978 (Era nato a Varazze nel 1903).

Iscrittosi al Partito socialista sin dal 1921 e amico e collaboratore di Piero Gobetti, nel 1928 è stato arrestato e confinato nell’isola di Ponza.

Laureato in filosofia e giurisprudenza, nel corso degli anni trenta partecipa con grande passione al dibattito sulla rifondazione del pensiero socialista, stretto fra socialdemocrazia e stalinismo.

La necessità di cercare nuove strade, lo spinge nel corso della guerra a fondare il MUP (Movimento di unità proletaria), con forte impronta classista e ad essere critico verso la politica unitaria del CLN, incarnata in particolare dal PCI.

Membro Assemblea costituente

Nell’immediato dopoguerra viene nominato membro dell’Assemblea costituente e scrive gli articoli 3 e 49 della Carta costituzionale, denunciandone successivamente gli stravolgimenti che essa ha subito.

Nel frattempo, viene eletto segretario nazionale del Partito socialista, una carica che ricopre sino alla sconfitta del Fronte popolare (1948), a cui fa seguito un periodo di isolamento e di

emarginazione politica che si è conclusa solo con la crisi del 1956, quando crescono il suo impegno per l’alternativa socialista e l’opposizione alla scelta del PSI di collaborazione governativa con la DC.

Nel 1958 fonda «Problemi del socialismo», una delle riviste più importanti del panorama politico e culturale italiano.

Nel 1964 è tra i fondatori del PSIUP e viene eletto presidente del nuovo partito.

La delusione seguita alla sconfitta della «Primavera di Praga» lo porta a scegliere nel 1969 di essere un militante senza tessera e parlamentare della sinistra indipendente.

Nel 1966 entra a far parte del Tribunale Russell che condanna le guerre e le dittature, a sostegno dei diritti dei popoli sottomessi.

Dalmasso sottolinea le peculiarità del pensiero di Basso senza trascurare il suo singolare interesse per la tematica religiosa, un laicismo senza compromessi, basato sul rifiuto della equazione

Democrazia cristiana/partito cattolico e del rapporto privilegiato con essa, teso, al contrario, a proporre l’emancipazione dei lavoratori dalla sua egemonia.

Da qui la costante attenzione alla libertà delle minoranze religiose e la ferma richiesta di superamento del regime concordatario.

Inoltre, bisogna ricordare che Basso è uno dei maggiori interpreti del pensiero di Rosa Luxemburg, da lui considerata come l’unica continuatrice del pensiero di Marx.

La sua originale interpretazione del marxismo è presente nella sua azione politica, nei suoi scritti, nei convegni organizzati, nell’attività della Fondazione Basso da lui stesso fondata nel 1969.

Gli ultimi anni della sua vita sono segnati da un sempre più accentuato isolamento.

Tra i suoi libri ricordiamo Il Principe senza scettro. Democrazia e sovranità popolare nella Costituzione e nella realtà italiana (1958),

Introduzione a R. Luxemburg, Scritti politici (1967, 3ª ed. 1976),

Per conoscere Rosa Luxemburg (1977) e Socialismo e rivoluzione (post. 1980).

Il libro di Dalmasso non ha un taglio specialistico, ma costituisce una monografia agile e certamente utile per riscoprire questa figura di socialista eretico, da tempo ingiustamente dimenticata.

Download “Primo capitolo del libro Lelio Basso” Capitolo1-Lelio-Basso-La-ragione-militante.pdf – Scaricato 32994 volte – 308,09 KB

Giacomo Matteotti, 100 anni dopo

In transform! Italia, 19 giugno 2024, Sergio Dalmasso, Giacomo Matteotti, cento anni dopo, e in sergiodalmasso.com, sezione Archivio, Scritti storici, Articoli e saggi.

Saggio di Sergio Dalmasso pubblicato anche nel n. 5 anno XXIV – 7 luglio 2024 de “Il lavoratore di Trieste”:

Download “Il Lavoratore di Trieste n. 5 Anno XXIV del 7 luglio 2024” IL-LAVORATORE-LUGLIO-2024.pdf – Scaricato 8309 volte – 1,97 MB

Giacomo Matteotti cento anni dopo l'assassinio da parte dei fascisti

Un socialista riformista

Matteotti 100 anni dopo. Se il cinquantenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti era passato in sordina, anche a causa della complessa situazione politica italiana,

se per decenni la sua figura è stata ricordata limitandola agli ultimi, drammatici, giorni (discorso alla Camera, rapimento, uccisione),

il centenario permette una riflessione più ampia sulla sua figura e sulle vicende del socialismo italiano negli anni che vanno dal primo dopoguerra all’avvento del regime fascista.

Matteotti nasce nel 1885 a Fratta Polesine, da una famiglia benestante, di possidenti.

La ricchezza della famiglia e i sospetti sulle sue origini, legati alla accusa di usura, gli costeranno attacchi e calunnie sino alla definizione di socialista milionario, legata anche al suo portamento aristocratico.

Il bisogno di giustizia e di solidarietà, in un’area geografica segnata da povertà del mondo contadino, malattie endemiche, disoccupazione, gli fanno considerare come privilegio la propria condizione e lo spingono, giovanissimo, ad iscriversi alla organizzazione giovanile del PSI e, nel 1904, al partito.

Laureato precocemente, nel 1907, è incerto tra la carriera accademica e l’impegno politico,

ma scioglie l’incertezza con molti incarichi amministrativi, con l’assidua collaborazione al periodico polesano “La lotta”, nel 1914 con la partecipazione al congresso nazionale del partito, sino all’elezione al parlamento, nel 1919 (rinnovata, quindi, nel 1921 e nel 1924).

Nel PSI, Matteotti si colloca nella componente riformista.

Questa perde la maggioranza nel 1912, al congresso di Reggio Emilia, quando viene espulsa la corrente di destra (Bissolati) accusata di appoggiare il governo Giolitti anche dopo l’inizio della guerra di Libia.

L’accusatore più netto e reciso è il romagnolo Benito Mussolini, nominato direttore dell’“Avanti!” che modificherà nettamente nell’impostazione e nello stile giornalistico.

Segretario politico è Costantino Lazzari.

Questo riformismo si caratterizza per il rifiuto del massimalismo, dell’estremismo verbale, per l’attenzione alle questioni amministrative, ai temi tecnici, economici,

finanziari, per l’opposizione alla proposta dello sciopero generale che l’“Avanti” reitera con insistenza (prova generale della grande rivoluzione che sostituirà la classe dominata alla dominante).

È netta la sua opposizione all’intervento nella grande guerra.

È durissimo contro il trasformismo di Mussolini, passato nel giro di breve tempo Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante (fondo sull’“Avanti” del 18 ottobre 1914) … CONTINUA.

Download completo saggio di SERGIO DALMASSO di Giacomo Matteotti, cento anni dopo:

Download “Giacomo Matteotti, cento anni dopo (Transform! italia di Sergio Dalmasso)” In-Transform-italia-19-giugno-2024-GiacomoMatteotti.100-anni-dopo.pdf – Scaricato 9583 volte – 245,81 KB

I tormenti e le intuizioni del “reprobo” Basso

La scelta socialista di Lelio Basso

I tormenti e le intuizioni di Basso, foto di Lelio Basso della fondazione Lelio e Lisli Basso

Il centoventesimo anniversario della nascita di Lelio Basso (25 dicembre 1903) è passato nel silenzio totale.

Quasi per coincidenza, poche settimane prima, è mancato il figlio Piero (1933) che, oltre a tener viva la memoria del padre, è stata figura importante nella vita culturale ed associativa milanese.

Alla dimenticanza (quasi mezzo secolo dalla improvvisa morte) si sommano stereotipi e luoghi comuni che fanno di Basso un teorico astratto, libresco,

privo di capacità politico- organizzative, sempre sconfitto in tutti i passaggi partitici.

Questi cancellano la sua singolare posizione nel socialismo, non solamente italiano e la sua
singolare e innovativa lettura del marxismo.

Queste note, per necessità brevi, tenteranno di ripercorre vita ed opere, lasciando ad una sintetica analisi successiva, una panoramica sui temi centrali da lui affrontati (marxismo, leninismo e Rosa Luxemburg, religione, democrazia, “partito nuovo”).

Nato a Varazze (Savona), vive a Ventimiglia, quindi, dal 1916, a Milano.

Sono fondamentali, nella sua formazione, la città, dove ribollono le spinte operaie, la guerra e la rivoluzione russa.

Nel 1921 si iscrive al PSI, in opposizione alle posizioni riformiste, ma anche in polemica con la scissione di Livorno e con il rapporto subordinato verso l’URSS (i 21 punti).

Si laurea in legge nel 1925 con tesi sulla concezione della libertà in Marx e nel 1931, dopo tre anni di confino a Ponza, in filosofia, con tesi sul teologo protestante Rudolf Otto,

a dimostrazione dell’interesse per la tematica religiosa e per la spiritualità evangelica (si veda la collaborazione alla rivista “Conscentiadella comunità battista).

Continua …

Download completo del saggio di Sergio Dalmasso, pubblicato sulla rivista Critica Sociale n. 7 nuova serie – Marzo/Aprile 2024, intitolato: I tormenti e le intuizioni del “reprobo” Basso:

Download “I tormenti e le intuizioni del "reprobo" Basso (di Sergio Dalmasso)” 7-marzo-aprile-2024-I-tormenti-e-le-intuizioni-del-reprobo-Basso.pdf – Scaricato 10432 volte – 789,95 KB

Il manifesto Parabola di una eresia

In transform! italia – 22 maggio 2024 – Il manifesto. Parabola di una eresia

di Sergio Dalmasso

Il manifesto. Parabola di una eresia, convegno nazionale con Sergio Dalmasso

Gli anni ’70 e i primi anni ’80 sono stati precipitosi, triturando esperienze e idee e nessuno dei discorsi che facemmo al dodicesimo congresso del PCI sarebbe oggi più che un discorso sul passato. Conserviamo più con tenerezza che come il libro della legge il “manifesto” rivista…

Sono storie della politica che oggi è quel che è… Delle storie andate, credeteci, non c’è traccia o è così esile che non val la pena di attardarvisi1.

Così Rossana Rossanda, nell’autunno 1984, commenta lo scioglimento del PdUP e la sua adesione al PCI, una sorta di “ritorno”, da Natta a Natta, che segna la fine di un’eresia durata 15 anni.

Tutte le tematiche sollevate, le proposte di rinnovamento e riconversione del più grande partito comunista dell’Occidente, tutte le analisi sui nodi nazionali e internazionali appartengono al passato, ad una stagione interamente superata, di fatto ad una sconfitta consumata.

Scopo e fine di questa breve relazione è, al contrario, chiedersi se alcuni dei temi sollevati non presentino, ancor oggi, pur in una situazione deteriorata, in cui sembra aver trionfato il principio disperazione (G. Anders), elementi di attualità e di interesse, su cui è importante tornare a riflettere.

1Rossana ROSSANDA, Un fatto di cronaca, in “il manifesto”, 16 ottobre 1984.

Continua … (Saggio presente anche nella sezione del sito Archivio, Scritti storici, Articoli e saggi)

Download completo de: Il manifesto. Parabola di una eresia di Sergio Dalmasso, 22 maggio 2024:

Download “Il manifesto. Parabola di una eresia (di Sergio Dalmasso) su transform! italia” In-tranform-Italia-22-maggio-2024-Il-manifesto.-Parabola-di-una-eresia.pdf – Scaricato 11135 volte – 393,24 KB