Quaderno CIPEC 67

Publicato in anteprima web il quaderno 67 contenente gli interventi di Lucio Libertini al consiglio regionale del Piemonte negli anni 1975-1976.

Questo quaderno uscirà a stampa ad inizio 2022.

Stralcio di uno dei primi interventi al Consiglio regionale del Piemonte di Lucio Libertini.


Seduta n. 3 del 24/07/75 – Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all’art. 32 dello Statuto per l’elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale (seguito)

Signor Presidente, Consiglieri poiché, come è abbastanza naturale, il compagno Minucci stamattina ha esposto in modo compiuto il pensiero del nostro Gruppo, io prendo qui la parola unicamente per alcune repliche, non necessariamente polemiche, anzi prevalentemente politiche che si riferiscono all’andamento del dibattito ai quesiti che ci sono stati posti dai Consiglieri dei vari Gruppi.

E intendo fare, da questo punto di vista, quattro rapidi ordini di osservazioni: 1) noi abbiamo sentito ancora ripetere oggi, da parecchi colleghi della D.C. (lo avevamo già sentito l’altro giorno da Bianchi) un esercizio aritmetico di somme e, devo dire, piuttosto arbitrarie, perché vede collega Bianchi, è vero che la somma dei partiti del centro-sinistra è maggiore della somma del PS e del PC. ma se vogliamo soltanto fare delle somme aritmetiche io le dirò che per esempio, la somma che noi proponevamo del PCI, del PSI e della D.C. e dei partiti minori e ancora più grande, il guaio è che la D.C. non ci sta e quella somma è aritmetica e non politica.

Lo stesso problema si pone per il centro-sinistra, lei lo somma sulla carta, ma il P.S.I., per ragioni che sono politiche, non ci sta e allora quella somma e solo aritmetica e non è politica. Ma c’è di più, perché se noi consideriamo, e non polemicamente, l’andamento del dibattito di oggi e vorrei porre questo all’attenzione dei colleghi della D.C. in un discorso costruttivo – ci accorgiamo che in verità, qui, più che di somme bisogna parlare di sottrazioni.

Qui si è fatto molto chiasso sul 31° voto e io voglio dire a Zanone che non c’era stamattina, che Minucci stamani è stato chiarissimo, noi non abbiamo chiesto e non chiediamo voti surrettizi, chiediamo rapporti politici.

Ma il fatto più importante non è il 31° voto il fatto è che in realtà di fronte ai 30 voti socialisti e comunisti, non vi sono 28 voti, non solo non si sono trovati nell’urna, ma il Consigliere Zanone ha spiegato, dal suo punto di vista che è difficile che la D.C. sommi insieme i liberali quando vuole preparare la resurrezione del centro sinistra.

Inoltre abbiamo sentito oggi accenti estremamente diversi e che credo seri, dei socialdemocratici; sarebbe molto difficile assimilare il discorso del collega Cardinali con quello, non dico di Picco, che ho l’impressione non abbia letto i giornali in questi giorni e non si sia accorto di quello che è capitato nel Consiglio nazionale della D.C., ma con gli interventi anche di altri colleghi della D.C.

Per cui la verità – ed è un punto politico che noi portiamo qui non per polemica, lo vedrete nello sviluppo del ragionamento – è che a fronte di una maggioranza di 30 (che è una maggioranza relativa e sappiamo il limite di questo) non esistono 28, non esistono 26 come blocco omogeneo capace di un’alternativa e (non lo dico con soddisfazione) a veder bene bene non ne esistono neppure venti perché la D.C. oggi è intervenuta nel dibattito con un’articolazione tale di voci che sarebbe stato difficile cogliere un comune denominatore.

E badate, questo non lo diciamo affatto per polemica o con un senso di disprezzo, ma ci rendiamo conto di ciò che capita, ci rendiamo conto che la crisi della D.C., che oggi in quest’aula è apparsa visibilmente a chi avesse orecchie per sentire, è in realtà la crisi che segna la fine di un periodo nella storia della società italiana.

In questo senso io credo che Moro abbia lucidamente colto il fondo della questione quando nel suo discorso al Consiglio nazionale della D.C. ha detto che nella storia italiana vi sono state due fasi dopo il fascismo: il centrismo e il centro-sinistra che la seconda fase si è chiusa e che se ne inizia una terza; e la D.C., vincolata – questo è il punto – a una fase storica che si è chiusa, avendo delle difficoltà (che noi comprendiamo) a darsi un’impostazione politica corrispondente ai nuovi tempi, mostra oggi tutte le sue contraddizioni. Questa è la situazione che abbiamo qui.

La verità è che oggi il dibattito dimostra che se socialisti e comunisti non avessero preso la decisione di formare una maggioranza, la Regione Piemonte si sarebbe trascinata in una crisi lunga e senza sbocco. E voglio dire che a questa crisi della D.C., noi guardiamo, al di là degli uomini e dei comportamenti individuali, come problema di forze sociali (perché questo è il problema che c’è dietro, è quello che Minucci stamattina ricordava e che del resto Moro ricordava nel Consiglio nazionale della D.C., il mutamento della base oggettiva del Paese; qualcuno dei colleghi D.C. parlava un po’ come ha parlato Fanfani alla TV, un fantasma che parlava ad un Paese che non esiste più perché l’Italia non è più quella del ’48 e non è più neppure quella del ’53 o del ’64) noi a questa crisi guardiamo con rispetto, con interesse e ci auspichiamo che la nostra azione politica e la stessa formazione di una maggioranza di sinistra e la sua iniziativa sia un elemento che concorra a creare le condizioni perché la crisi della D.C., di una grande forza politica del nostro Paese, con grandi radici popolari, si evolva nella direzione democratica e progressista che noi auspichiamo, anche se sappiamo che questo non sarà né un processo facile, né un processo indolore.

Su questo primo punto vorrei anche aggiungere che quando alcuni colleghi si sono preoccupati (e questo è venuto fuori anche dai giornali ma mi pare che Beltrami l’abbia proprio detto) del fatto che intorno a socialisti e comunisti non solo si è raccolto il consenso della stragrande maggioranza della classe operaia, di grande parte dei ceti produttivi, ma che addirittura vi è un atteggiamento, che io non definirei di simpatia, ma per lo meno di cauta attesa, perfino dei settori industriali, la risposta alla domanda perché questo si verifica non sta affatto nella condizione che il nostro programma avrebbe realizzato una possibilità di convergenza, ma sta in un altro fatto: che anche da parte dei gruppi industriali operanti nella nostra Regione, si guarda con grande preoccupazione alla possibilità di una carenza del potere che duri per mesi e mesi, perché ogni persona che ha la testa sul collo sa che né l’Italia né il Piemonte potrebbe permettersi in questa situazione di ripetere una delle terribili esperienze delle crisi laceranti che hanno segnato la passata legislatura.

Ecco perché intorno a noi si raccoglie un vasto consenso, che è quello di coloro che ci hanno votato, si raccoglie un interesse più largo, io per esempio rilevo, nel collega Chiabrando, l’espressione non di un’opinione personale, ne ho colto anche le critiche, ma negli apprezzamenti positivi del programma rilevo l’espressione di forze sociali precise che vedono nelle nostre indicazioni un termine di riferimento.

Ecco perché noi crediamo che l’operazione che andiamo a compiere (se vi saranno i voti necessari) di costruzione di una maggioranza di sinistra sia pure maggioranza relativa, è una operazione che non va misurata col 31°, che è un modo sciocco di vedere le cose, ma va misurata nel rapporto tra ciò che accade in questo Consiglio e i grandi movimenti che sono in corso nella società e nei partiti.

Il secondo tipo di osservazioni, è stato fatto da più d’uno ed in particolare, con acutezza direi, dal Consigliere Zanone che del resto faceva per questo punto, un po’ la sua parte perché quando si parla di divisione di poteri, di equilibri di esecutivo e di legislativo è chiaro che i liberali hanno storicamente una parola da dire.

Io vorrei rassicurare il Consigliere Zanone e tutti gli altri: intanto se noi avremo i voti per costruire una maggioranza questa maggioranza nascerà, dal punto di vista della Giunta, in termini rigorosamente statutari e la Giunta è fatta dal punto di vista statutario, da un Presidente e da 12 Assessori; e noi non intendiamo in nessun modo diminuire o svalutare la figura del Presidente per due ragioni: la prima, l’impegno che abbiamo ad un rigoroso rispetto del quadro legislativo e degli obblighi statutari; la seconda per la stima profonda e fraterna che tutto il gruppo comunista ha nei confronti del compagno Viglione che noi abbiamo concordemente indicato come Presidente della Giunta.

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Schede ISRCN

Schede ISRCN di libri in “Il presente e la storia”, Notiziario dell’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Cuneo Dante Livio Bianco di Sergio Dalmasso.

Download Schede ISRCN Istituto Cuneo

 In “Il presente e la storia”, n. 98, 2021, Cesare BERMANI, Bella ciao. Storia e fortuna di una canzone, Novara, Interlinea ed., 2020, pp. 92;

Cesare Bermani è tra i maggiori (se non il maggiore) esponenti del metodo storiografico della storia orale.

Ha lavorato alla stagione dei Dischi del sole, con Gianni Bosio, allo spettacolo Ci ragiono e canto di Dario Fo, a riviste, oggi, purtroppo poco note quali “Il nuovo canzoniere italiano”, “Primo maggio”, “Il de Martino”.

Il suo lavoro antropologico lo ha portato ad occuparsi della migrazione interna, in particolare dell’emarginazione dei bambini nelle “Coree” (i quartieri periferici) di molte città del nord Italia.

 Il lavoro di ricerca sulla musica popolare, in una irripetibile stagione che ha prodotto studi, scoperte e cantanti quali Ivan Della Mea e Giovanna Marini, ..

 

Schede Bella ciao. Storia e fortuna di una canzone

Manlio CALEGARI, L’equilibrio mobile: Storie a confronto. Carlo, Minetto e la sesta zona partigiana, Acqui terme, Impressioni grafiche, 2020, pp. 101;

L'equilibrio mobile: Storie a confronto. Carlo, Minetto e la sesta zona partigiana

Angelo CALVISI, Roberto LAUCIELLO, Don Gallo. Sulla cattiva strada, Il fatto quotidiano, Round Robin ed., 2020, pp. 124;

Schede Don Gallo. Sulla cattiva strada

Francesco GILIANI, Cercando la rivoluzione. Vita di Enrico Russo, un comunista tra la guerra civile spagnola e la resistenza antifascista europea (1895-1973), Roma, Redstarpress, 2019, pp. 246;

Francesco Giliani ine Cercando la rivoluzione

Paolo FERRERO, 1969: quando gli operai hanno rovesciato il mondo. Sull’attualità dell’autunno caldo, Roma, Derive approdi, 2019, pp. 284;

1969: quando gli operai hanno rovesciato il mondo

Giovanni SCIROCCO, Una rivista per il socialismo. “Mondo operaio” (1957-1969), Roma, Carocci ed., 2019, pp. 197;

Una rivista per il socialismo

Giorgio AMICO, Azione comunista. Da Seniga a Cervetto (1954-1966), Bolsena, Massari ed., 2020, pp. 350;

Libro Azione comunista

Franco BERTOLUCCI (a cura di), Gruppi Anarchici di Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’ organizzazione. 1. Dal Fronte popolare alla “legge truffa”. La crisi politica e organizzativa dell’anarchismo, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, Milano, ed Pantarei, 2017, pp. 774.

Libro sui Gruppi Anarchici di Azione Proletaria

Schede ISRCN (Istituto Storico Resistenza Cuneo) di Sergio DALMASSO presenti in archivio sin dal 13 giugno 2020.

Quaderno CIPEC numero 65

Download “Quaderno CIPEC N. 65 - (Novelle di Danilo Zannoni)” Quaderno-CIPEC-Numero-65-Zannoni.pdf – Scaricato 15352 volte – 6,49 MB


Cari/e tutti/e ho il piacere di comunicarvi che il Quaderno Numero 65 “Scrivere è come vivere, solo che è più semplice” del’amico scrittore Danilo Zannoni ha visto la luce in versione digitale.
Quanto prima, Covid permettendo, avremo anche l’edizione a stampa.

Quaderno CIPEC numero 65, Scrivere è come vivere, solo che è più semplice

Quaderno CIPEC numero 65, Scriveve è come vivere solo che è più semplice

Di seguito due mie righe di introduzione ai bei racconti di Danilo:

Ho conosciuto Danilo Zannoni a fine 2013, poco dopo il mio arrivo/ritorno a Genova, ad una conferenza in cui Antonio Ingroia presentava il proprio movimento, Azione civile.

Lo ho poi rincontrato pochi giorni dopo, alla prima riunione di quella che sarebbe stata la lista l’Altra Europa, bella avventura poi finita nel nulla, dopo un buon inizio.

Ricordo con nostalgia la sede collettiva di via S. Luca, dove si incontravano il circolo Thomas Sankara, pezzi diversi di sinistra, comitati che si erano formati dopo il lontano luglio 2001 (i convegni, le manifestazioni, i “fatti” di Genova, la morte di Carlo Giuliani).

È stato l’inizio di un impegno comune, le elezioni europee del 2014, le assemblee, i convegni, il tentativo di contatti con pezzi di società (ambiente, pace, partecipazione, lavoro), le presentazioni di libri (su Syriza, su Podemos, su Pietro Secchia, su problemi amministrativi torinesi che richiamavano Genova), gli incontri con Vittorio Agnoletto, Alfio Nicotra, l’avv. Flick…, la mancata (per decisioni dall’alto) candidatura di Pagano alle regionali, le solite, immancabili difficoltà successive.

Danilo scrive novelle

Ho scoperto, con una certa sorpresa, che Danilo scrive novelle. Con passione, continuità, puntualità. Una produzione che cresce ogni giorno. Prima su Facebook, poi con un opuscolo “autoprodotto”, ora con questo quaderno che potete leggere in carta e sul sito del CIPEC.

Sono racconti diversi per lunghezza, impostazione, contenuto. A tratti cambia parzialmente anche lo stile. Sono stati presentati in pubblico in alcune occasioni, al circolo “Gramsci” in val Polcevera, alla libreria Ubik di Savona, al circolo ARCI di Ceriale. Poco o tanto il pubblico, è stata l’occasione per tornare sui temi toccati, con cari amici/he, da Rosario con la sua chitarra, alle letture dello stesso Danilo, di Cristina e Antonella. Poi è arrivato il Covid ad impedire altre serate.

È impossibile riassumere oltre 100 pagine di racconti

Fermiamoci sul 30 giugno, data storica per l’antifascismo genovese, incontro di tre generazioni, quella partigiana, quella del 1960, quella di oggi, sconfitta, ma ancora colma di volontà e di speranze. Raccontalo a tuo figlio tocca il tema dei migranti, di chi a loro contrappone l’ordine, l’”uomo forte al comando”, in un mondo in cui le malattie nascono dall’inquinamento, in cui l’unica religione è “lo sviluppo senza se e senza ma” e la tecnologia non è strumento di liberazione.

Il tema torna nel Cormorano. A questo piccolo essere viene consigliato di non volare vicino a quanto costruito dall’uomo, perché l’uomo Qualsiasi cosa tocchi, la distrugge.

Julia e il Caimano è l’incontro tra il grande (il caimano) e il piccolo (la farfalla), tra il mondo visto dal fiume e dall’alto, tra una vita che sta finendo perché mi sento così vicino al buio, al non essere più, perché tutto ciò che mi piaceva…e una esistenza che dura un attimo. I loro cuori smisero di battere all’unisono.

Anniversario

Diverso è il tono di Anniversario. Un amore è finito e il ricordo dell’incontro di dieci anni prima non può riportarlo in vita. Anzi. La donna scopre la propria libertà, un nuovo inizio, il ritorno alla vita.

Padre e figlio ripropone il tema politico, le scelte esistenziali. Danilo legge, per una volta, la realtà da un punto di vista opposto al suo, proprio di quel mondo di quelle classi sociali che non ama.

Si potrebbe continuare. Lascio a chi legge di scoprire e valutare altri racconti, altre storie, altre osservazioni.

Questo quaderno diverso da quelli che ci hanno accompagnato per un quarto di secolo, ci propone per la prima volta, racconti, novelle, osservazioni morali sulla nostra realtà.

Torneremo, nei prossimi, ai temi storici, a presentare documenti, magari aridi, ma che rischierebbero di perdersi se non esistessero queste pagine (fate il conto di quante sono, dal lontano quaderno n. 1, dedicato a Lucia Canova).

Buona e piacevole lettura.

Sergio Dalmasso

Novità Edizioni Punto Rosso

maggio 2020

Sergio Dalmasso

LUCIO LIBERTINI

Lungo viaggio nella sinistra italiana

Postfazione di Luigi Vinci

In appendice alcuni articoli di Libertini usciti sulla rivista “La sinistra

Lucio Libertini libro di Sergio Dalmasso

Lucio Libertini (Catania 1922-Roma 1993) ha militato, dall’immediato dopoguerra alla morte, nella sinistra italiana, da una corrente socialista minoritaria alla sinistra socialdemocratica, dall’eresia dell’USI di Magnani e Cucchi alla sinistra socialista, dall’eretica collaborazione con Panzieri al PSIUP, dal PCI a Rifondazione comunista.

Al di là delle banali accuse di essere uno “scissionista”, un “globe trotter della politica”, Libertini rivendicava una coerenza, una continuità davanti ai tanti che avevano modificato non sigle di partito, ma posizioni e scelte ideali, sostenendo una fedeltà ai propri riferimenti sociali e una linearità, nel doppio rifiuto dello stalinismo e della compromissione socialdemocratica.

Il suo grande attivismo, le capacità giornalistiche espresse da “Iniziativa socialista” a “Risorgimento socialista”, da “Mondo operaio” all’”Avanti!”, da “Mondo nuovo” a “Liberazione”, la intensa produzione di testi, sempre legati alla contingenza politica, ma molto spesso di prospettiva (per tutti le “Tesi sul controllo” e “Due strategie”) hanno fatto di lui, per anni, un riferimento importante.

Attualità di alcune tematiche

Se molte delle formazioni in cui ha militato sono oggi sconosciute ai più, sommerse nelle infinite scissioni, divisioni e rimozioni della sinistra, alcune tematiche mantengono una specifica attualità:

  • la ricerca di una via autonoma e non subordinata;
  • il legame costante con la classe;
  • la necessità di un protagonismo della stessa espressa dai suoi strumenti di controllo e di auto organizzazione;
  • una lettura dei temi internazionali che esca dai limiti del campo e dello stato-guida.

Il testo passa in rassegna “eresie” dimenticate, dibattiti, scelte generose anche se minoritarie, figure della sinistra maggioritaria e di un’altra sinistra (Magnani, Codignola, Maitan, Panzieri, Ferraris) sconfitta ed emarginata, con opzioni differenti, ma capace di analizzare la realtà nazionale e internazionale, le sue trasformazioni, le prospettive.

Attraverso il percorso di Lucio Libertini, il testo ripercorre mezzo secolo di storia, di successi, errori, scacchi, potenzialità, speranze, occasioni mancate dell’intera sinistra italiana.

Roberto Mapelli

***

L’autore

Sergio Dalmasso è nato a Boves (Cuneo). Vive a Genova.

E’ stato per quarant’anni insegnante di lettere nella scuola media superiore.

Militante della sinistra, dal movimento studentesco a Manifesto, PdUP, DP, Rifondazione.

È stato consigliere comunale, provinciale, regionale.

Già redattore di riviste storiche, si occupa di storia del movimento operaio, della sinistra politica e sociale in Italia, della stagione dei movimenti, di figure dei partiti di sinistra.

Ha recentemente pubblicato per la Redstarpress due biografie su Lelio Basso e Rosa Luxemburg.

Cura i quaderni “Storia, cultura, politica” del CIPEC.

Pagg. 250, 18 euro.

ISBN 9788883512414

Per ordinarne una copia scrivere a

edizioni@puntorosso.it

www.puntorosso.it/edizioni

Video con registrazione audio dell'intervento di Lucio libertini al congresso fondativo di Rifondazione Comunista dicembre 1991
Puoi acquistare il libro anche su Amazon

Di seguito gli interventi di Lucio Libertini nel consiglio regionale del Piemonte da consigliere del Partito Comunista Italiano 1975-1976 pubblicati nel quaderno CIPEC numero 67:

Download “Quaderno CIPEC N. 67 (Lucio Libertini. Interventi al consiglio regionale del Piemonte 1975-1976)” Quaderno-CIPEC-Numero-67.pdf – Scaricato 25630 volte – 1,72 MB

E, un saggio su Libertini pubblicato su Critica Sociale (2023):

Download “Saggio su Libertini - Critica sociale, parte prima” Critica-sociale-Libertini-Dalmasso-prima-parte.pdf – Scaricato 40330 volte – 190,45 KB

 

Orizzonte della sinistra

 

PER UN 25 APRILE ALTERNATIVO !!!

ANPI Ivrea e Basso Canavese

Un contributo dello Storico del Movimento Operaio

Sergio Dalmasso

Il mondo come orizzonte della sinistra

Orizzonte della sinistra
Orizzonte della sinistra. Il settantacinquesimo anniversario non deve essere affrontato retoricamente, ma con la consapevolezza della posta in gioco e della necessità di cercare insieme nuovi paradigmi…

Sono iscritto all’ANPI da quando l’adesione è aperta a figli di ex partigiani.

ANPI nazionale, Orizzonte della sinistra

Nella crisi totale, se non assenza, della sinistra politica, sociale e culturale, l’ANPI resta una struttura unitaria, garanzia democratica, strumento di lavoro, di discussione.

Questi anni saranno ricordati, sui futuri libri di storia, non solamente come quelli della progressiva distruzione/catastrofe ambientale, ma come quelli in cui grandi masse popolari, anziché avere un riferimento in una ipotesi di cambiamento sociale (la rivoluzione sovietica, la lotta antifascista, il riscatto del terzo mondo, la protesta giovanile ed operaia…) sono stati consegnati ad una destra reazionaria, parafascista, fondamentalista, sovranista, populista (in senso deteriore).

Il 25 aprile e la valenza internazionalista del primo maggio debbono servirci a ripensare alcuni fondamentali: – il significato dei beni comuni – il primato del collettivo sul privato – uno sguardo non limitato al “particulare” nazionale, ma capace di abbracciare il mondo – il rilancio di un pensiero laico e critico.

Anche l’attuale emergenza mette in luce: – i rischi causati dalla progressiva distruzione dell’ambiente – i danni prodotti dalle progressive logiche privatistiche – i rischi di una chiusura democratica, dell’aumento del controllo sociale (una sorta di “grande fratello” planetario con crescita di poteri personali e autocratici) – il tentativo di far ricadere la crisi ambientale e sociale sulla parte più povera del mondo e sulle classi subalterne (il parallelo con gli anni trenta non è forzato).

Il settantacinquesimo anniversario non deve, quindi, essere affrontato retoricamente, ma con la consapevolezza della posta in gioco e della necessità di cercare insieme nuovi paradigmi.

Sergio Dalmasso, Genova 9 aprile 2020

Mario Beiletti, presidente ANPI Ivrea e Basso Canavese

Grazie all’amico Sergio dall’Anpi”.

Articolo pubblicato il 21 aprile 2020.

Download articolo Orizzone della sinistra:

Download “25 aprile, Orizzonte della sinistra (di Sergio Dalmasso)” Per-un-25-aprile-alternativo-Sergio-Dalmasso-2020.pdf – Scaricato 21477 volte – 469,88 KB

Addio Bruno Cristofanini

È morto a Cogoleto (Genova), Bruno Cristofanini

 

Addio Cristofanini
Addio Bruno Cristofanini. Pochi anni fa era scomparsa la moglie Clara infaticabile attivista, organizzatrice di feste dell’Unità, figura centrale della sinistra di questa cittadina partigiana, antifascista, un tempo operaia.

Lo scorso anno era morta, prematuramente, la figlia Iris, fondatrice della Rifondazione locale, consigliera comunale, maestra elementare, colonna dell’ARCI e della casa del popolo.

Bruno era stato partigiano a 16 anni, poi operaio, sempre iscritto al PCI.

Nel ’91, la scelta per Rifondazione, poi lasciata dopo una delle tante tristi scissioni.

Anni fa gli avevo chiesto di raccontarmi la sua vita, la scelta partigiana, la fabbrica, il PCI locale, il sindacato.

Mi aveva risposto di avere troppi impegni.

Avevo chiesto alla figlia, Iris, di mandarmi almeno la testimonianza del periodo partigiano, ma questa non mi è mai arrivata.

Vi era il ritegno, proprio di tanti militanti, nel raccontare la propria vita, ritenendo che le scelte, i sacrifici, le lotte fossero cosa di poco conto, quasi insignificante.

Il 9 gennaio, ho ricordato, alla casa del popolo di Cogoleto l’eccidio di Modena 1950.

Abbiamo messo fiori alla lapide che ricorda i lavoratori uccisi dalla polizia di Scelba.

La testimonianza di Bruno sul dopoguerra, le elezioni del 1948, gli anni duri del centrismo e delle ristrutturazioni industriali, è stata magnifica e commovente.

Lo avevo ringraziato, ricordandogli che – anche quando sembra tutto finito – la memoria ha una funzione importante e sarebbe stato utile riprendere il filo dei ricordi e scriverli.

Lo ho visto e salutato a fine febbraio, quando, nello stesso luogo, con Cristina Campanile, ho ricordato le figure di Rosa Luxemburg e degli spartachisti.

Mai avrei pensato che fosse il nostro ultimo incontro.

Saremmo dovuti tornare, per altra iniziativa pubblica, a marzo, ma non è stato, ovviamente possibile.

Leggo della sua morte.

Quando andavo a Cogoleto, il pensiero correva sempre ad Iris.

Ora correrà anche a Bruno, alla moglie, alle fotografie delle feste dell’Unità – anni ’50 – che nel corridoio della casa del popolo, parlano della nostra storia, della nostra sconfitta che dobbiamo cercare di non rendere irreversibile.

C’è sempre più bisogno di Iris, di Bruno, di questa epopea di persone semplici che – per un mondo diverso – hanno dato tutto.

Sergio Dalmasso,

notizia da facebook

Sabato 18 aprile 2020

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Addio Stefanini download articolo

Riccardo e Cecilia

Per un 25 aprile alternativo. Un contributo del professor Di Giorgi all’amico partigiano Riccardo Ravera Chion

 

Inviato da Mario Beiletti, Presidente ANPI Ivrea e Basso Canavese

Cari Riccardo e Cecilia

Riccardo e Cecilia e Franco Di Giorgi Riccardo, Cecilia e Franco

ci piace ricordarvi sempre così, come in questa foto, scattata nell’estate di una decina di anni fa nell’ampio giardino antistante alla vostra bella e accogliente casa di Chiaverano.

Ogni volta ci riempie di orgoglio gioioso il poter rievocare assieme ad altri la vostra amabile e sorridente accoglienza fatta di premure e di affetto, di calore e di braccia aperte.

La vostra festosa ospitalità restava sempre imperturbabile e soprattutto convinta della propria vittoria, nonostante che i tempi cercassero di rimetterla in discussione.

Da voi e con voi ci si sentiva subito come a casa propria, tra persone care, specie dinanzi a un bicchiere di ottimo vino canavesano.

Ci si sentiva più giovani e più ardimentosi, perché ci trasmettevate l’essenza dello spirito giovanile e rivoluzionario che muoveva il corpo e la mente dei partigiani.

Ecco perché ci facevamo latori e mediatori, vi mettevamo a confronto con i giovani di oggi: per vedere se, malgrado il mutar dei tempi, quello spirito ribelle e rivoltoso fosse in qualche modo ancora presente in essi.

I vostri racconti, così densi di avvenimenti decisivi, così pieni di vita, di dolore e di gioia estremi, ci stupivano perché ci facevano intravedere scenari che noi, dal nostro quieto e fosco presente, non avremmo mai neppure immaginato.

Eppure – ecco quanto più ci preme dire –, per quanto fossero così intrisi di sangue, di fango e di verità storiche,

di verità che tutti noi abbiamo abbracciato e fatte nostre assieme alla Costituzione,

questi vostri racconti ci commuovevano per la passione che trasudava dalle loro parole e per l’espressività vitale che le accompagnava.

Raccontavano di momenti decisivi della vostra vita

che sono stati momenti fondativi di tutta la nostra vita associata.

Eppure lo stupefacente per noi consisteva nel fatto che azioni così nobili, importanti e pericolose fossero state compiute da persone assolutamente semplici come voi.

Ecco, più che la durezza delle difficoltà che avevate vissuto, sempre a bivaccare, in quel periodo, nel bivio tra la vita e la morte,

era proprio questa vostra semplicità che destava in noi profonda meraviglia: una semplicità che per noi assurgeva subito a dignità,

perché con il contributo di persone così, semplici e vere, uomini e donne dal cuore puro, e quindi naturalmente antifascisti, l’Italia era stata rifondata, era diventata una repubblica democratica.

Più che a debellare definitivamente il nazifascismo, cioè il virus della mente, con la vostra tenacia siete certamente riusciti quanto meno a resistere e a metterlo in quarantena.

Ed è sicuramente un futuro di quarantena che per noi già oggi si profila a causa dell’attuale conflitto contro il virus del corpo, il Covid-19. Virus, da vis, azione violenza, e vir, uomo (maschio).

(Franco Di Giorgi)

9 aprile 2020

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Riccardo e Cecilia Ricordo del partigiano Riccardo Ravera Chion - Franco Di Giogi

Ciao Terribile

Morto questa notte il partigiano Riccardo Ravera Chion

Ci sono momenti in cui non vorresti dire nulla, fingere che non sia successo, e continuare a pensarlo sì lontano, in una sua dimensione privata, ma ancora presente ogni volta che scorri la storia dei Partigiani e ne riguardi le immagini e rievochi le azioni.

Eppure ti tocca, ancora una volta, dare un ultimo saluto ad un protagonista della Resistenza.

Terribile non ha bisogno d’essere raccontato, da quei suoi 14 anni che lo videro tornare da scuola e trovare la casa bruciata, i genitori arrestati, perché il fratello più grande già era fra i “banditi” che operavano sulla Serra.

Lui stesso, tanti anni dopo, amava definirsi in tal modo, con enfasi ed orgoglio, presentandosi alle scolaresche.

Quel ragazzino in lacrime che si presenta ad una zia, e lei gli offre un piatto di minestra, però lo allontana subito per non subire la stessa sorte.

E Riccardino vaga sulla montagna, finché rintraccia il fratello e diventa egli stesso Partigiano.

Perché venisse sin da subito chiamato col nome di battaglia “Terribile” è facile capirlo per chi lo abbia conosciuto. Irruente, coraggioso, uomo d’azione sin da quei giorni lontani, e per sempre.

Ciao TerribileMi è stato chiesto di parlare di lui…

Lo conobbi mentre stavamo lavorando alla Sede Anpi di Chiaverano.

Lui, spazientito per le mie rifiniture ad un pannello, diventò impetuoso, ma si trovò di fronte un’altrettanta decisa, seppur silenziosa, opposizione.

Come due gladiatori nell’arena, bastò uno sguardo, e fummo amici per sempre. Ci eravamo reciprocamente misurati, capiti, stimati.

Mancò il vecchio Presidente Silla Cervato, e Riccardo ne prese il posto. Fui il suo “segretario” per anni. Un tirocinio prezioso.

Terribile aveva la rara capacità, pur col suo carattere “fumantino”, di ascoltarti, trattarti alla pari, dialogare con profitto. L’Anpi iniziò a crescere, ad incontrare i giovani, le scolaresche. Fu il periodo dei “Totem” in Ivrea e dintorni, mentre purtroppo diminuiva il drappello dei Testimoni. Dopo Silla, l’ing. Benedetti, Timo, Defilippi, Liano, Olmo…

Quante veglie funebri… quante volte alzammo il gonfalone a porgere gli onori ad un Caduto…

Sempre lui intonava a gran voce il canto del Partigiano:

Là sulle cime nevose

una croce sta piantà.

Non vi son fiori né rose,

è la tomba di un soldà

L’è un partigian che il nemico uccise

l’è un partigian che tra il fuoco morì;

la mamma tua lontana

ti piange sconsolata

mentre una campana

in ciel prega per te.

E noi ti ricordiamo,

o partigiano che guardi di lassù,

mentre scendiamo al piano

ti salutiamo, caro compagno.

Non pianga più la mamma

il figlio suo perduto

sull’Alpe sconosciuto

un altro eroe sta là.

Vi vedo e penso ancora

nell’ora dei tramonti,

al sorger dell’aurora,

montagne del mio cuor.

Questo dolce ricordo

mi fa sognare, mi fa cantare

tutta la melodia

che riempie il cuor di nostalgia.

Vi vedo e penso ancora

nell’ora dei tramonti

al sorger dell’aurora

montagne del mio cuor.”

E poi c’erano i momenti belli, quelli dei ricordi di un ragazzino che si conquistò “l’arme in battaglia” come cantò Calvino, puntando il dito sulla schiena d’un milite fascista che passeggiava con la morosa al lago Sirio; la raffica che si prese al bivio di Grivalin, salvandosi a nuoto nel canale; i buffi tentativi di portare il carretto tirato da un mulo recalcitrante… e poi le sue avventure africane che raccontavano di un continente duro, di piroghe sul fiume, della sua “Cilia”, Cecilia, che lo invitava a cambiar discorso. E ciò avveniva nella sua casa circondata dal prato, all’ombra degli alberi, e lui accogliente come un re dell’antica Grecia che invitava generoso a banchetto. Pomeriggi d’estate in cui il vino scorreva: freisa, bonarda per mandar giù tome e salami…

Per quei sedici anni di differenza fu un fratello maggiore, ma ancor più un amico.

Tanti aneddoti ci sarebbero, se la stanchezza e la malinconia lo consentissero…

Ciao, Terribile, raggiungi anche tu la schiera degli Eroi che ti hanno preceduto. Ci avete dato libertà e democrazia.

Ti voglio salutare come avresti fatto tu, alzando il bicchiere di vino (quante volte lo hai rovesciato sulla tovaglia mentre ti sbracciavi a salutar qualcuno!) Alzo a te il bicchiere come se non fosse successo nulla, e tu fossi ancora dritto e potente e forte come un tempo, e fossimo nel tuo giardino.

È un bel 25 Aprile, una radiosa giornata primaverile: “Che non sia mai l’ultima!

Mario Beiletti

(Presidente dell’Anpi di Ivrea

e del Basso Canavese)

23 febbraio 2020

Lidia Beccaria Rolfi


Ho conosciuto Lidia Beccaria Rolfi. Partigiana, deportata nel lager di Ravensbrück, insegnante elementare, poi artigiana/negoziante
(mi scuso per la genericità) nella sua Mondovì (Cuneo).

Lidia Beccaria Rolfi - Scritte antisemite e svasticheAttiva socialmente, politicamente (PSI), culturalmente (ANPI, associazioni antifasciste).

L’ho vista la prima volta, studentello, nel 1965 in un incontro di ex partigiani con giovani studenti, nel ventennale della liberazione.

Carattere sincero e diretto, grande capacità comunicativa.

A lei si ispirò impropriamente Liliana Cavani per il suo “Portiere di notte”.

Efficacissima negli incontri pubblici, che già allora accusavamo di essere spesso retorici (ricordo una pagina – durissima – dei “Quaderni piacentini”).

Il suo libro “Donne a Ravensbruck” (1978) è la prima e resta la maggiore testimonianza sulla deportazione femminile.

(Le donne di Ravensbrück. Testimonianze di deportate politiche italiane, Beccaria Rolfi, Lidia ; Bruzzone, Anna Maria. Einaudi, 1978).

Lidia Beccaria Rolfi giovane

Lidia Beccaria Rolfi

Scrisse anche un testo sul suo difficile reinserimento nella vita civile, dalla gente che non voleva sentir parlare dei lager al provveditore agli studi che la trattò con sospetto in quanto ex partigiana.

Continuo il suo impegno contro il neo-fascismo, dalle proteste contro i comizi missini al quotidiano lavoro di testimonianza.

Leggo con orrore della SCRITTA di ieri sulla casa sua e del figlio Aldo.

Mi terrorizza il fatto che gli autori di queste nefandezze governeranno tra poco, che le politiche della “sinistra” e la nostra inettitudine abbiano spalancato loro la strada.

Soprattutto il senso comune per cui queste sono ragazzate e il termine “EBREO” è sempre più usato come insulto.

Agli/alle imbecilli ricordo che Lidia Rolfi fu deportata per motivi politici e non di razza, ma forse la cosa è troppo difficile.

Ricordo che i tentativi (Parri 1960, nuova sinistra 1975) di mettere FUORI LEGGE le strutture (oggi anche i siti) dell’estrema destra non hanno avuto seguito.

Oggi raccogliamo i frutti di questi errori.

Alla memoria di Lidia e al figlio un saluto.

A noi l’impegno di un vero antifascismo, non retorico, ma sulle questioni sociali.

24 gennaio 2020 – Sergio Dalmasso

Conferenza su attualità del pensiero di Antonio Gramsci

Conferenza su Gramsci, relatore Sergio Dalmasso

Il 18 gennaio 2020 si è svolta, presso il circolo PRC Antonio Gramsci Valpolcevera a Genova, una conferenza sull’attualità del pensiero di Antonio Gramsci.

Il relatore è il professore Sergio Dalmasso.

La sala del circolo è piccola, ma gremita di persone.

Download “Relazione su Gramsci Dalmasso (di D. Capano)” Conferenza-su-Gramsci.pdf – Scaricato 25711 volte – 185,36 KB

Il pubblico, purtroppo, con età media avanzata – anche se non manca qualche giovane – è fortemente interessato ad ascoltare lo stimato professore che da qualche anno dalla patria di Boves è ritornato nella patria dove nacque la mamma: Genova.

Conferenza su Gramsci

Il professore che certamente saprà dare loro qualche ulteriore chicca sul grande pensatore italiano, più tradotto e studiato nel mondo. L’amato pensatore comunista, Antonio Gramsci, a cui il circolo Valpolcevera è intitolato, il loro “nume tutelare” come detto dalla presentatrice della conferenza.

L’Altra Liguria ha predisposto finanche una diretta streaming con mezzi tecnologicamente carenti, con una scenografia scarsa rispetto ai video professionali a cui siamo abituati dai venditori, spesso del nulla, odierni.

Qui si è badato all’essenziale, al succo, alla storia, alla vita di Antonio Gramsci raccontata da Sergio Dalmasso come si raccontano le favole che poi diventano realtà, questa favola purtroppo con epilogo tragico.

E, comunque meritorio avere prodotto un video che ha fatto uscire dalla sala la conferenza, o come, ironicamente sottolinea Dalmasso, farà rimanere “in imperituro per i posteri” la conferenza e le parole in essa spese sulla vita del grande pensatore italiano; dirà Dalmasso “il più grande autore italiano del Novecento, come Leopardi  è stato genio dell’Ottocento”.

Attulità del pensiero di Gramsci

Dalmasso, nonostante le sue precarie condizioni di salute, è un gigante quando parla – è come se facesse il suo ultimo discorso; diventa avido di parole – con cui vi saprebbe giocare fermandole, misurandole, collocandole nel contesto adatto e con il giusto ritmo – grazie alla sua cultura e dunque confidenza che con esse vi ha, supportata dalla molta esperienza del suo vissuto.

Ha portato con sé dei testi, che potrebbero servirgli, ma ha tutto in testa; vi leggerà poche cose: la lettera di Gramsci alla madre quando arrestato è una di queste, la più commovente e la voce del professore lo testimonia.

Ci vorrebbero ore a disposizione del Dalmasso perché si possa placare nella narrazione che in questo caso riduce, e con maestria adatta agli astanti.

Ma, sa che potrebbe annoiare – non lesina, quindi, qualche battuta, per spezzare la narrazione che è divenuta lezione frontale a cui oggi non si è più abituati, o si sopporta per poco tempo.

Un applauso, convinto, del pubblico conclude l’interessante serata, e un sorriso aleggia intorno al viso del professore, dello storico: Sergio Dalmasso, come l’aleggiare della brezza del mare sardo, il mare che vide Gramsci giovane, in una bella serata in cui egli soltanto sa essere anche la data del proprio compleanno.

Su Facebook, la notizia del suo compleanno si diffonde; Sergio non ama in genere celebrarli, almeno in pubblico. Se ne accorge quando apre il computer la sera tardi. Sono tanti gli auguri che riceve e non può che esserne felice, se li merita. Due giorni dopo gli tocca replicare e lo fa con il suo consueto stile, con la sua consueta modestia che nel caso in oggetto non avrebbe alcun luogo a esservi, ma con il vero dice:

Ho ricevuto molti auguri per il mio compleanno

– dalla mia vecchia patria (Boves-Cuneo)

– dalla mia nuova patria (Genova)

– in qualche caso da Nizza (Francia) dove ho vissuto per qualche tempo

– – Gli anni sono tanti, direi troppi

– – La salute è quella che è e le prospettive non sono entusiasmanti

– – La situazione complessiva è drammatica e non dà grandi gioie.

In ogni caso, la vostra amicizia è molto importante e vi ringrazio sinceramente.

Torino, 21 gennaio 2020

Domenico Capano