Invito all’evento della Biblioteca Gallino e CDL Genova.
Il 23 maggio 2022 ore 17.00. La Biblioteca Gallino e il Centro di Documentazione Logos presentano a Genova:
Presentazione di Una donna chiamata rivoluzione a Genova
Biblioteca Gallino e CDL Genova, Sala blu Centro Civico Buranello in via Buranello 1 Genova, presentanto Una donna chiamata rivoluzione di Sergio Dalmasso.
“No all’invio di armi e no alle basi Nato nel nostro Paese”.
È categorica Antonella Marras, candidata sindaca al Comune di Genova per la lista “La sinistra insieme”, che oggi si è presentata in piazza Matteotti con un cartello bianco e rosso appeso al collo per ribadire al sindaco uscente Bucci che “fascismo e comunismo non sono la stessa cosa”.
Amministrative 2022, Marras: a chi mi parla di voto utile dico sì, è utile a farvi mantenere le seggiole.
Interviene Lucano Zappalà (SPI) esperienze sindacali da Catania a Torino e in fabbrica a Cogoleto; ricordando Bruno e Iris Cristofanini e Clara Scanagatta “sindacalisti sempre” sul territorio del cogoletese.
Territorio che, nonostante le lotte sindacali, ha subito negli ultimi anni un progressivo annientamento dei siti produttivi.
Il Canale YouTube di Sergio Dalmasso è una preziosa risorsa che offre un affascinante viaggio nel mondo della storia, della politica e della cultura attraverso gli occhi dello stimato storico.
Importanza dei video del canale
Gli spettatori avranno l’opportunità di immergersi nelle riflessioni di Dalmasso sulla storia politica italiana e internazionale, con particolare attenzione a eventi cruciali come i cento anni dalla Rivoluzione Russa.
Le presentazioni di nuovi volumi offrono uno sguardo privilegiato sulle idee fresche e gli approfondimenti dell’autore, contribuendo a rendere accessibile un sapere di grande valore.
La varietà di argomenti presenti nei video crea un ambiente educativo e informativo che copre una vasta gamma di temi, contribuendo così a una comprensione più profonda della storia e della società.
Il canale rappresenta una piattaforma imprescindibile per chiunque desideri approfondire la propria comprensione della storia e della politica attraverso la prospettiva di un esperto appassionato.
Ci duole informarvi che per sopraggiunti impegni improrogabili di Paolo Ferrero questo evento è rimandato a data da definirsi. Ci scusiamo per l’inconveniente.
Nonostante settant’anni di isolamento economico e commerciale e due anni di pandemia, che hanno paralizzato il turismo, Cuba non solo non è collassata ma ha saputo reagire aumentando la partecipazione popolare, allargando la democrazia, sviluppando la ricerca pubblica.
Pur in questa situazione drammatica e con mezzi limitatissimi, Cuba è riuscita a produrre vaccini che sono risultati più efficaci contro il COVID di quelli brevettati privatamente dai colossi del farmaco, ma che paradossalmente non sono esportabili a causa del bloqueo.
Di ritorno da Cuba Paolo Ferrero ci porterà una testimonianza diretta della situazione cubana nella sua specificità.
Vi aspettiamo.
***
PS.
Si ricorda che è presente in questo sito il quaderno 58 dedicato alla figura del rivoluzionario Che Guevara:
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2022-04-18 20:01:562024-02-12 15:13:36Ferrero: Cuba vista con i miei occhi
Michele TERRA (a cura di), Antifascismo e rivoluzione.
Storia critica dei movimenti reazionaridi massa, Roma, Redstarpress, 2021.
Antifascismo e rivoluzione, Michele Terra è attivista politico bolognese e dirige l’Associazione culturale Victor Serge.
Il breve testo, da lui curato, ha il merito di condensare sinteticamente almeno tre temi:
– la presenza di una estrema destra in Italia, nella sua continuità rispetto al ventennio fascista
– il carattere sessista e maschilista di questa area politica, dalle avventure coloniali mussoliniane, alla “difesa della razza”, alle proposizioni leghiste (non solamente di Borghezio)
– l’incomprensione, da parte delle forze di sinistra, delle radici sociali che hanno portato alla affermazione del nazismo.
Ancora: una breve panoramica sullo stragismo fascista, nel nostro paese, nel corso degli anni ’70,
mai perseguito sino in fondo ed oggi dimenticato in una generica valutazione sugli “anni di piombo”.
Terra passa in rassegna la vittoria fascista che segue la frontale sconfitta operaia dopo il “biennio rosso”,
i crimini coloniali, la oggettiva continuità degli apparati statali dopo il 1945 e l’uso del MSI, partito neo-fascista nato già nel 1946, durante tutta la storia repubblicana.
Nel nuovo millennio, l’estrema destra assume connotazioni diverse, sposando le tesi della “sostituzione etnica”, dell’opposizione all’islamismo, della priorità nazionale.
Non mancano i riferimenti ad esponenti della Lega (Borghezio, Savoini),
al legame con la rivista “Orion”, ai richiami alla “stirpe”, a dichiarazioni razziste e antisemite di molt* elett*, al rifiuto populista di distinguere fra destra e sinistra.
Piero Nobili passa in rassegna l’ascesa del nazismo in Germania,
sottovalutata e assecondata dalle forze di sinistra che rifiutano quell’unità di azione che avrebbe, ancora alla vigilia del gennaio 1933, potuto costruire una opposizione efficace all’hitlerismo:
Gli errori del Partito comunista tedesco si intrecciano con quelli dell’Internazionale, per anni legata alla assurda teoria del “socialfascismo”.
Tocca, quindi le potenzialità della Resistenza italiana che l’autore ritiene non compiutamente utilizzate e valorizzate dalle forze politiche e sociali della sinistra.
Dal compromesso con la monarchia, al ritorno del dominio padronale in fabbrica, dalla continuità di tutto l’apparato amministrativo, militare, giudiziario,
scolastico all’uso dell’estrema destra in funzione anticomunista, il panorama del dopoguerra segna l’esaurirsi della spinta propulsiva del “vento del nord”, a favore di una sostanziale restaurazione dei rapporti economici e sociali pre-fascisti.
La strategia della tensione, i tentativi di golpe, dal piano Solo a quello, che l’autore analizza, voluto da Junio Valerio Borghese (7-8 dicembre 1970) sino allo stragismo che costella tutto un decennio (piazza Fontana, piazza della Loggia, le bombe sui treni,
la stazione di Bologna, Peteano…) sono la diretta continuazione, in una fase di forte scontro sociale e di crescita di movimenti di opposizione, della voluta protezione,
a livello nazionale e internazionale, di forze fasciste e golpiste.
Chiara Mazzanti prende in esame i legami fra tematiche proprie del ventennio mussoliniano e della Repubblica sociale e gli attuali slogan della estrema destra.
Ne emerge un doppio “statuto dello straniero, ritenuto pericoloso, ma anche oggetto sessuale (Venere, se donna), in un antifemminismo crescente,
caratterizzato dalla riproposizione del ruolo tradizionale di moglie e madre (si pensi a Vox in Spagna e alle tendenze reazionarie, politiche e culturali, non solamente lepeniste, in Francia).
Chiudono il testo scritti di Gramsci e di Trotskij. Del primo si riportano lo scritto successivo alla morte di Giacomo Matteotti.
La commozione per il suo martirio non nasconde le critiche alle scelte riformiste che hanno sempre sottovalutato la possibilità di un colpo di stato e lo splendido discorso (l’unico) da lui svolto alla Camera (16 maggio 1925).
Al di là del contenuto (l’opposizione alla legge che limita l’attività delle associazioni) e delle schermaglie dialettiche con Mussolini e Farinacci, è ammirevole (in particolare oggi) la capacità di analisi strutturale, di lettura delle tendenze delle classi sociali e della questione meridionale.
Di Trotskij gli autori (di matrice trotskista) riportano una attenta valutazione del nazionalsocialismo e frontali critiche all’atteggiamento di Stalin verso di esso (si pensi al patto russo-tedesco dell’agosto 1939).
Un testo agile, sintetico che compendia materiali utili a chiunque si impegni contro il crescente pericolo di destra, non solamente nel nostro paese.
Video di Casa dei Popoli Genova, dal testo di Michele Terra, gli spunti per l’analisi dell’attuale galassia neofascista. Con l’autore ne parlano Alberto Soave, curatore del sito quadernidelcarcere.wordpress.com, Rita Scapinelli, responsabile nazionale Antifascismo del PRC e lo storico Sergio Dalmasso:
In occasione della recente uscita del libro della Red Star Press “Antifascismo e rivoluzione”:
http://bit.ly/3qTzbxT Il video della relazione del curatore, Michele Terra, al seminario online, tenuto nel giugno 2020,
“RESISTERE ALL’ONDA NERA – La nazionalizzazione delle masse: fascismo e antifascismo oggi”.
La relazione di Michele Terra, dal tema “Classe e antifascismo”,
ripercorre alcuni dei temi presenti nel libro, in particolare nella prima parte del saggio “Fascismo e Fascismi, Resistenza e Resistenze”.
e il primo (2002), di cui ho artigianalmente ristampato alcune copie, servano ad una riflessione collettiva, aperta.
Mi auguro che gli incontri svolti sino ad oggi : Piemonte: Cuneo, Torino, Asti, Mondovì; Liguria: Genova centro storico, val Polcevera, S. Teodoro, Rapallo Resto del mondo: Bologna, Napoli,
non siano stati inutili e che il Covid ci permetta di averne altri, da nord a sud, da est ad ovest.
Un grazie alle persone che ho incontrato e conosciuto in queste chiacchierate e a chi mi ha cercato per prossime avventure.
Si rendono disponibili il libro sul primo decennio di Rifondazione presente nel Quaderno CIPEC numero 31 e il primo capitolo del recente libro Rifondazione Comunista che tratta della storia del secondo decennio dal 2001 al 2011:
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio DALMASSOhttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio DALMASSO2021-12-14 15:42:052024-02-22 09:01:1430 anni di Rifondazione
L’Unigramsci sezione di Genova ha trasmesso in diretta YouTube (18 maggio 2021) il seminario sulla Comune di Parigi con intervento del prof. Sergio Dalmasso.
Seminario moderato da Giovanni (detto Gianni) Ferretti autore del libro: A sinistra di Internet pubbicato nel quaderno CIPEC numero 66.
“La Comune di Parigi è la forma di organizzazione autogestionaria, di stampo socialista libertario, che assunse la città di Parigi dal 18 marzo al 28 maggio 1871.
È considerata la prima grande esperienza di autogoverno della storia contemporanea.
A seguito delle sconfitte militari sofferte dalla Francia nella guerra franco-prussiana contro la Prussia, il 4 settembre 1870 la popolazione di Parigi impose la proclamazione della Repubblica,
contando di ottenere riforme sociali e la prosecuzione della guerra.
Quando il governo provvisorio deluse le sue aspettative e l’Assemblea nazionale, eletta l’8 febbraio 1871, impose la pace e minacciò il ritorno della monarchia, il 18 marzo 1871 Parigi insorse,
cacciando il governo Thiers, che aveva tentato di disarmare la città, e il 26 marzo elesse direttamente il governo cittadino, sopprimendo l’istituto parlamentare.
La Comune, che adottò a proprio simbolo la bandiera rossa, eliminò l’esercito permanente e armò i cittadini, stabilì l’istruzione laica e gratuita, rese elettivi e revocabili i magistrati e tutti i funzionari,
retribuì i funzionari pubblici e i membri del Consiglio della Comune con salari prossimi a quelli operai,
favorì le associazioni dei lavoratori e iniziò l’epurazione degli oppositori, quali i cittadini fedeli al Governo legittimo e i rappresentanti religiosi.
L’opera della Comune fu interrotta dalla reazione del governo e dell’Assemblea nazionale, stabiliti a Versailles.
Iniziati i combattimenti nei primi giorni di aprile, l’esercito comandato da Mac-Mahon pose fine all’esperienza della Comune,
entrando a Parigi il 21 maggio e massacrando in una settimana almeno 20.000 parigini compromessi con la rivolta durante la cosiddetta semaine sanglante, settimana sanguinosa.
Seguirono decine di migliaia di condanne e di deportazioni, mentre migliaia di parigini fuggirono all’estero. “
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2021-05-20 08:42:362024-03-11 21:22:48La Comune di Parigi
Due indagini condotte nel 20181 affermano che circa il 40% dei giovani tra i 18 e 29 anni dicono di essere on-line quasi costantemente, al pari del 36% delle persone di età compresa tra i 36 e i 49 anni.
Nella Generazione Z, cioè quella dei ragazzi nati tra il 1995 e il 2010, la percentuale risulta ancora incrementata: il 95% di loro usa uno smartphone, e il 45% sostiene di farlo quasi costantemente.
Benessere e felicità personali sono strettamente connessi alla possibilità di avere un’attività comunicativa on-line.
Shoshana Zuboff, nel proprio libro Il capitalismo della sorveglianza, afferma che gli I-like di Facebook sono diventati la cocaina della nuova generazione, sono come scariche di dopamina.
Già nel 1993, Derrick de Kerckhove, nel libro Brainframes, parla di psicotecnologie: il telefono, la radio, la televisione, i computer, i satelliti modificano le relazioni all’interno del tessuto sociale; questo significa che essi ristrutturano e modificano le caratteristiche psicologiche dei singoli.
Venendo ad epoca più recente, i social media, Facebook innanzitutto,
alterano la presentazione del sé, aggravano l’incapacità dei ragazzi di sviluppare un io pienamente indipendente, fanno perdere la capacità di stare da soli, la capacità di vedere gli altri come soggetti separati e indipendenti.
A seguito di ciò, statisticamente parlando, aumenta la necessità di costruire la propria identità e la propria personalità esclusivamente in funzione del gradimento degli altri, talvolta sostituendo la realtà percepita del sé con i simulacri degli avatar.
Esistono studi svolti in ambito scolare che evidenziano come gli alunni non siano più capaci di guardare negli occhi, che siano indifferenti al linguaggio dei corpi, che non capiscano quando feriscono qualcuno e che siano incapaci di costruire amicizie basate sulla fiducia.
Un’altra indagine2, questa volta operata su studentesse universitarie, ha evidenziato che nell’ultimo periodo, caratterizzato da una crescita esponenziale del tempo che viene trascorso dai giovani sui social media, è aumentata quella che viene definita la paura del botta e risposta, del non preparato, che è propria del dialogo, con una conseguente fuga dai contatti personali diretti.
Questo conduce a un vero e proprio analfabetismo emotivo.
I tempi della chat permettono di controllare le proprie emozioni, con l’aggravante che in rete si è quello che si vuole essere: aumenta il narcisismo, si perdono inibizioni e, come già accennato, si rileva una maggiore incapacità di interessarsi ai problemi degli altri;
un mondo distonico, privo di empatia, come reazione alla paura di essere inadeguati, soprattutto fisicamente (lo shame of body, la vergogna del corpo) e, soprattutto, il FOMO (dall’acronimo Fear of missing out), paura del non esserci, del perdere qualcosa, che poi è la molla che rende così appetibili i social network.
Nel 2007, Barry Wellman, parlando di Villaggio Globale3,
definisce la comunità come la rete dei legami interpersonali che forniscono appoggio, informazioni, senso di appartenenza e, quindi, anche identità sociale.
Fino a poco tempo fa tutto questo era dato dalla prossimità di luogo: la casa, i lavoro, il paese.
Oggi al centro della comunità c’è la rete di contatti della singola persona, contatti sviluppati soprattutto per senso di appartenenza e di interesse. Anche in questo caso si evidenzia come il singolo si trinceri sempre più in comunità di simili e si precluda il confronto e l’ibridazione sociale e culturale.
Al centro della comunità non c’è più il paese, la piazza, il condominio, bensì il computer e quello che Howard Rheingold definisceil telecomando della vita: il telefonino.
1Perrin e Jiang, “About a quarter of U.S. adults …”, Pew Research Center, 14 marzo 2018; Monica Anderson e Jingjing Jiang, “Teens, social media & technology 2018”, Pew Research Center, 31 maggio 2018.
2Sherry Turkle: indagine su studentesse Baylor University – su Internazionale, marzo 2016.
3Termine coniato nel 1964 da Marshal McLuhan in “Gli strumenti del comunicare”.
Disse il giovane, togliendosi il cappuccio della giacca a vento.
«È un brutto periodo, ne abbiamo poca, ma se può pagare, qualcosa le trovo.»
«Ho detto voglio, non vorrei, quindi non si parla di pagare»
Rispose il giovane, posando a terra lo zaino.
Lu, sbuffò, poi prese la doppietta da sotto il banco.
Maria comparve dalla cucina.
«Tutto bene»
Lu fece un gesto, come dire, tutto a posto, torna in cucina.
Il giovane sorrise ed estrasse una mitraglietta dallo zaino.
«Quando un uomo col fucile incontra un uomo col mitragliatore, l’uomo col fucile è un uomo morto»
Disse, puntandogliela in faccia.
«Vedi ragazzo, pensavo di non avere carne, invece la ho, poi sull’uomo col fucile e quello con la mitraglietta. Sai, non importa chi ce l’ha più grosso, ma chi spara prima.»
E tirò i due grilletti.
Il ragazzo cadde a terra con un’espressione stupita.
La pioggia era cessata.
«Maria, dammi una mano a metterlo in frigorifero».
Strillò Lu.
Stavano ancora sistemandolo nella cella frigorifera, quando la campanella della porta squillò.
Lu, tornò di corsa dietro il banco.
«Buonasera»
«Buonasera», disse la giovane donna.
«Vorrei della carne»
«Benissimo, mi è appena arrivata, ha qualche preferenza?»
«Se ne ha, coscia, ed un po’ di cuore.»
«Benissimo, quanto facciamo di peso?»
«Una decina di chili, di più non riesco a portarne»
«Bene» disse Lu, avviandosi in cucina.
Maria uscì incrociandolo.
Le due donne si guardarono.
«Quanto pesava?»
«Settanta chili scarsi, dovrò fare ancora sei viaggi».
«Bene, sono tempi duri, ma resistiamo».
«Sì».
(Opera di fantasia di Danilo Zannoni: autore del libro di novelle “Scrivere è come vivere, solo che è più semplice” disponibile nel quaderno CIPEC N. 65)
Video intervista di Sergio Contu all’autore del libro Sergio Dalmasso del 4 marzo 2021.
Titolo del libro.
LUCIO LIBERTINI.
Sottotitolo: Lungo viaggio nella sinistra italiana. Il sottotitolo rappresenta il volume a cui Libertini stava lavorando e che non poté pubblicare.
Dopo il testo su Lelio Basso, quello su Rosa Luxemburg esce il libro:
Libertini ha militato in diversi partiti.
Dall’immediato dopoguerra alla morte, nella sinistra italiana, Lucio Libertini da una corrente socialista minoritaria alla sinistra socialdemocratica, dall’eresia dell’USI (Unione Socialisti Indipendenti) di Magnani e Cucchi alla sinistra socialista, dall’eretica collaborazione con Raniero Panzieri al PSIUP, dal PCI a Rifondazione comunista.
La postfazione del libro è di Luigi Vinci.
Membro della Federazione giovanile del Partito Socialista Italiano, nel 1946 diede vita alla corrente “Iniziativa socialista”.
Nella primavera 1952 comincia a collaborare a “Risorgimento Socialista”, il settimanale fondato da Aldo Cucchi e Valdo Magnani.
Settimanale di cui assume la direzione dal 18 dicembre 1954 fino alla chiusura (marzo 1957), occupandosi prevalentemente della politica estera, della decolonizzazione, dei movimenti socialisti a livello internazionale.
Nel 1968 Libertini fu eletto alla Camera dei deputati nelle liste del PSIUP.
Nel 1972 aderisce al Partito Comunista Italiano, divenendo membro del comitato centrale e dove rimase per tre anni.
Ritornò alla Camera dei deputati nel 1976.
Fu eletto questa volta con il Partito Comunista Italiano.
Nel corso della legislatura presiedette la commissione trasporti della Camera.
Alle elezioni del 1979 eletto Senatore con il Partito Comunista Italiano; rieletto nel 1983 e 1987.
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