Calendario del popolo n. 602, La ricerca teorica di Lelio Basso
La ricerca teorica di Lelio Basso – mentre si scrive è presente in Ebay il numero 602 dell’ottobre 1996 de “Il Calendario del popolo” intitolato Walter Fillak Il ragazzo partigiano impiccato due volte, saggio di Monica De Marinis.
In esso vi è – fra gli altri – il saggio di Sergio Dalmasso intitolato: La ricerca teorica di Lelio Basso catalogato nella sezione: Archivio, Scritti storici e Articoli e saggi di questo sito con il titolo Lelio Basso: un maestro scomodo.
Gli autori del numero 602 del Calendario del popolo sono stati: Sergio Dalmasso, Lelio La Porta, Aldo Bernardello, Franco Della Peruta, Fabio L. Grassi, Monica De Marinis, Maria Canella, Sergio Giangirolami, Alessandro Roveri, Danilo L. Massagrande e Tiziano Tussi.
CALENDARIO DEL POPOLO numero 602 ottobre 1996 – WALTER FILLAK – LELIO BASSO – MASSONERIA. Franco Della Peruta (direttore), Nicola Teti (direttore responsabile).
A tal proposito si ripropone il saggio di Sergio Dalmasso in esso pubblicato: Lelio Basso: un maestro scomodo:
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2024-02-29 20:18:582024-03-01 00:36:11La ricerca teorica di Lelio Basso
Mentre si scrive è presente in Ebay il numero 615 de “Il Calendario del popolo” del dicembre 1997.
In esso vi è – fra gli altri – il saggio di Sergio Dalmasso intitolato: Bernstein, Kautsky e Rosa Luxemburg catalogato nella sezione Archivio, Scritti storici e Articoli e saggi di questo sito.
Gli autori del numero 615, dicembre 1997, del Calendario del popolo sono stati: Sergio Dalmasso, Giorgio Bini, Sergio Giangirolami, Franco Della Peruta, Mario R. Storichi, Antonello Rossetti, Diego Giachetti.
CALENDARIO DEL POPOLO 615, 12/1997: SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO. Scuola di BARBIANA Franco Della Peruta (direttore), Nicola Teti (direttore responsabile).
A tal proposito si ripropone il saggio di Sergio Dalmasso in esso pubblicato intitolato:
Il primo dibattito sul “revisionismo”: Bernstein, Kautsky, Rosa Luxemburg.
Il primo dibattito teorico nel movimento socialista compie ormai 100 anni.
Una riflessione su questo e sui nodi che ha aperto ha significato non solo come riflessione sulla storia del movimento di classe e sulle sue grandi figure, ma anche per gli elementi di attualità che a distanza di cento anni, conserva.
Già negli ultimi anni della sua vita, Marx vede parzialmente modificato e stravolto il suo pensiero.
La crescita della socialdemocrazia tedesca, nata dalla unificazione dei due filoni di Bebel e di Lassalle propone a tutto il movimento operaio un modello sostanzialmente riformista e gradualista, legato al pensiero positivista.
La polemica di Marx espressa nella Critica al programma di Gotha è centrata sulla rivendicazione della dittatura del proletariato, sull’affermazione di un diritto diseguale (essendo diseguale la natura), sulla celebre affermazione “da ognuno secondo le sue possibilità, ad ognuno uno secondo i suoi bisogni”.
La sferzante conclusione “Dixi et salvavi animam meam” è una chiara presa di distanza rispetto alla deriva teorico-pratica verso cui muove il nuovo partito. …
CONTINUA
Download saggio completo Il primo dibattito sul “revisionismo”: Bernstein, Kautsky, Rosa Luxemburg:
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2024-02-25 16:05:352024-02-25 18:05:51Bernstein Kautsky e Rosa Luxemburg
Giovanna Capelli, Passare con il semaforo rosso,quasi un romanzo. 1968-1976 Il Centro Mao di San Giuliano. Comuniste e comunisti alla ricerca del partito, Mimesis, Milano, 2022.
Indagine su Picelli. Fatti, documenti, testimonianze
Indagine su Picelli, Guido Picelli è l’eroe delle barricate di Oltretorrente, a Parma, dove nell’agosto del 1922, le squadre fasciste, capitanate da Italo Balbo, subiscono una delle poche sconfitte sul campo.
Nato nel 1899, orologiaio, attore, interventista, partecipa alla guerra mondiale nella Croce Rossa. È allievo dell’Accademia militare.
Nel 1921 è eletto parlamentare per il PSI. Nel 1922 passa al PCd’I, con la corrente dei Terzinternazionalisti.
Nell’agosto 1922, è l’anima delle barricate parmensi, nella convinzione che l’unità (socialisti, comunisti, anarchici…) negli Arditi del popolo sia l’unico strumento per opporsi alla marea fascista.
Rieletto parlamentare nel 1924, per il PCd’I: l’esposizione, il 1 maggio, della bandiera rossa dalle finestre della Camera.
Più volte condannato, sfugge all’arresto, in quanto eletto alla Camera, ma nel 1926 è condannato a cinque anni di confino a Lipari.
Da Lipari fugge nel 1932 ed è esule, con la moglie Paolina, in Francia, in Belgio, in URSS.
Lavora come operaio in fabbrica, isolato nel clima drammatico di sospetto proprio dell’URSS dell’epoca.
Nel 1936 ottiene la possibilità di andare a combattere in Spagna.
Nel passaggio a Parigi, incontra un esponente del POUM spagnolo che gli offre di partecipare all’organizzazione delle milizie della formazione di sinistra eterodossa.
Sceglie, invece, le brigate Garibaldi, legate al partito.
In “Il presente e la storia ”, n. 98, 2020, Mariamargherita SCOTTI, Vita di Giovanni Pirelli. Tra cultura e impegno militante, Roma, Donzelli ed., 2018, pp. 291.
Mariamargherita Scotti archivista e ricercatrice in Storia contemporanea è autrice di Da sinistra. Intellettuali, Partito socialista italianoe organizzazione della cultura, 1953-1960 (Roma, Ediesse, 2011), originale studio sulla politica culturale socialista negli anni ‘50, nel difficile tentativo di evitare l’appiattimento sul PCI.
Ne emergono le grandi figure di Gianni Bosio e di Raniero Panzieri.
Negli ultimi anni, si è occupata con grande attenzione di Giovanni Pirelli, singolare figura di intellettuale (romanziere, storico) e di militante politico, figlio di Alberto Pirelli, e quindi “erede” di una delle più grandi famiglie della borghesia italiana.
Pirelli è stato oggetto di studio da parte di Diane Weill Ménard,Vita e tempi di Giovanni Pirelli (Milano, Linea d’ombra, 1994), del grande Cesare Bermani, Giovanni Pirelli, un autentico rivoluzionario (Pistoia, CDP, 2011), oltre che dalla stessa Scotti, Giovanni Pirelli, intellettuale del ‘900 (Milano, Mimesis, 2016).
Pirelli nasce a Milano nel 1918. È destinato, primogenito, a succedere al padre nella direzione dell’industria: Sono cresciuto all’ombra di una grande fabbrica, nel fischio delle sue sirene, al suo odore: l’odore della gomma quando viene vulcanizzata. Mi si diceva: “Un giorno ne diventerai capo, se ne sarai degno”.
Giovanni Pirelli durante la guerra
In guerra è sul fronte francese (1940), quindi nei Balcani, inizialmente convinto delle ragioni della guerra fascista e della persecuzione contro i partigiani e la popolazione slava.
Nel 1942 è in Germania, nella commissione per la tutela degli italiani che vi lavorano, quindi nell’ARMIR, nella campagna di Russia: La mia scala? L’ho bruciata.
È successo in Russia, se ben ricordo; c’era la ritirata, faceva freddo. Se ben ricordo, non ho più avuto scale di valori.
Rientrato in Italia, evita l’arruolamento nelle milizie della Repubblica sociale per l’importanza strategica della Pirelli, ma, nel febbraio 1945, raggiunge i partigiani della val Chiavenna, commissario politico G.L. (Giustizia e Libertà) Continua…
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2024-02-03 20:15:152024-02-04 10:14:09Mariamargherita SCOTTI, Vita di Giovanni Pirelli
Saggio di Sergio Dalmasso, Gianfranco Donadei, Coerenza e linearità, pubblicato nel n.103, novembre 2023, della rivista Il Presente e la Storiadell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo.
Numero 103 della rivista interamente dedicato a Gianfranco Donadei.
Gianfranco Donadei: coerenza e linearità
Un medico contro corrente
Incontro Gianfranco Donadei, la prima volta, nel settembre-ottobre 1967. Si preparavano a Cuneo iniziative (dibattito – sarebbe arrivato il Lucio Libertini di quegli anni – mostra, tenda in piazza Galimberti…) sul tema che allora sentivamo maggiormente: la guerra in Vietnam.
Riunione nella sede dell’ANPI di Cuneo, per anni percorsa dalla futura nuova sinistra. Mi presentano Donadei come medico competentissimo, sindaco, atipico nella provincia, a Roccavione, sempre attento alle questioni amministrative, radicale.
Il suo linguaggio, la sua formazione sono diversi rispetto a quelli dei tanti giovani ventenni; la critica alla guerra americana non passa per categorie marxiste, per analisi, più o meno raffazzonate, su strutture economiche e rapporti geopolitici, ma dal rifiuto del conflitto militare, dal richiamo alla legalità internazionale e al tema della indipendenza nazionale.
La critica alla democrazia statunitense si accompagna a quella della involuzione democratica che il comunismo porta in sé, quindi all’URSS.
Lo rivedo tre anni dopo. Nel 1970, il Partito radicale appoggia il PSI ed è lui a tenere il comizio finale, a Boves, dove il socialista Viglione ha grande seguito elettorale.
La piazza è piena, come accadeva in quei tempi, ma anche perché «Donadei è bravo, Parla proprio bene, Dice le cose come stanno».
Comizio lungo e applaudito. Stanno nascendo le regioni a statuto ordinario che saranno strumento di decentramento e di partecipazione. Gravi le responsabilità della DC per il fatto che nascano solamente nel 1970.
Le politiche governative debbono avere un cambio di passo. Difesa della scuola pubblica e del concetto di pubblico. Molti riferimenti alla provocazione antidemocratica, da piazza Fontana ai fatti successivi. Attacco al ruolo dei fascisti, ma anche della DC.
Ci rincontriamo tre anni dopo. Tornato a Boves/Cuneo dall’università, mi incisto nell’idea di costruire, in provincia, circoli del manifesto.
Nella provincia bianca e moderata, il PCI è sempre stato minoritario, ma sta crescendo, in tutte le città nascono gruppi di nuova/estrema sinistra, soprattutto di Lotta Continua e per la vicinanza con Torino e perché è la formazione che meglio incarna la spontaneità del Sessantotto: ruolo centrale del proletariato di fabbrica, rivoluzione imminente, rifiuto di strutture partitiche in nome di un coordinamento “orizzontale”, richiamo mitizzato alla lotta partigiana, continuo riferimento alla situazione internazionale.
Il Partito radicale ha una sede, bella, lineare, ordinata, ben diversa dal caos di quelle dei “gruppi”. Spicca una grande fotografia-ritratto di Ernesto Rossi, riferimento ideale, laico e critico, soprattutto per Donadei. È piccolo, ma attivo, teso all’impegno per il divorzio, per la tematica antimilitarista, in prospettiva per la questione dell’aborto. …
Continua …
Saggio Completo di Sergio Dalmasso presente di seguito e archiviato nella sezione del sito sergiodalmasso.com: Archivio – Scritti storici – Articoli e saggi: Gianfranco Donadei: coerenza e linearità:
Alessio Lega è musicista, autore di molti album e di numerosi spettacoli che gli hanno meritato la Targa Tenco 2004 e nel 2019. Studia ed interpreta musica d’autore e repertori storici, frequentando soprattutto centri sociali e circoli culturali.
Al suo attivo ha molti dischi, fra cui Sotto il pave’ la spiaggia, rivisitazione di grandi cantautori francesi, Dove si andrà, le canzoni di Franco Fortini, la riedizione dello storico spettacolo Bella ciao, con il Nuovo canzoniere, Nella corte di Arbat, le canzoni di Bulat Okudzava, a testimonianza del suo interesse per la letteratura slava.
Militante anarchico ha scritto la biografia Bakunin, il demone della rivolta (Milano, Eleuthera, 2015).
La biografia su Ivan Della Mea è la prima, a dieci anni dalla morte e ripercorre non solo la vita e l’opera di una delle maggiori figure della canzone popolare e politica italiana dagli anni ’60, ma le vicende, il lavoro, anche le divergenze di una generazione di cantanti, ricercatori, studiosi che si sono impegnati nella riproposizione della musica popolare, intrecciata con le lotte politiche e sociali che hanno caratterizzato una intera stagione.
Ivan (Luigi) Della Mea nasce a Lucca nel 1940, quando l’Italia è entrata in guerra da pochi mesi ed è fratello minore (16 anni) di Luciano che sarà dirigente politico e intellettuale della sinistra socialista.
La fanciullezza è difficile e dolorosa: “maledico quel ventre ubriaco che nel quaranta mi diede la vita”.
Figlio di genitori separati, di un padre violento e fascista, è affidato a una nutrice e – sino ai cinque anni di età- a un brefotrofio, come emerge dalla biografia di Ivan, Se la vita ti dà uno schiaffo.
A sei anni è a Bergamo, dove il fratello maggiore lo ospita ed è il primo ad occuparsi di lui.
Quindi Milano, dove Luciano porta madre e fratello, il collegio religioso, poi il Convitto Rinascita, da cui viene espulso nel 1958, l’iscrizione, dal 1956, al PCI.
Sono gli anni del tentativo di produrre una musica diversa da quella commerciale (cuore e amore), della ricerca di una produzione popolare nata dalla cultura delle classi subalterne, del lungo lavoro di indagine e di scavo che riporta alla luce un patrimonio dimenticato e impedisce che vada disperso.
Nel 1958, a Torino, nasce il Cantacronache; poco dopo si forma il Nuovo canzoniere italiano. Ivan, sbandato, senza casa, povero, in una vita tra osterie di periferia, alcool, notti sulle panchine, entra in questo gruppo, soprattutto per il rapporto con il grande Gianni Bosio, eccezionale ricercatore e divulgatore culturale che diventa per lui quel padre che non ha mai avuto.
Dischi
Incide Canti e inni socialisti (1962), ha il primo successo con O cara moglie, nel 1966 esplode con Io so che un giorno che contiene brani autobiografici che Lega inquadra nella sua vita (l’amico ricoverato in manicomio, il rapporto con Elio Vittorini, Le ballate del Gioan, quasi una sorta di storia italiana del dopoguerra).
Il testo segue cronologicamente gli spettacoli e le collaborazioni con altre grandi figure della canzone popolare: Giovanna Daffini, Giovanna Marini, Sandra Mantovani, Rudi Assuntino, Paolo Ciarchi.
Gli spettacoli corali rispondono allo spirito degli anni ’60: riscoperta della Resistenza, attenzione ai problemi internazionali, anticonformismo e proposta di nuovi modelli di vita.
L’altra Italia, Pietà l’è morta (la Resistenza nelle canzoni), Bella ciao che produce scandalo al festival di Spoleto, Ci ragiono e canto,Chitarre contro la guerra, una sorta di teatro di strada, Karlmarxstrasse, titolo di una canzone di Paolo Pietrangeli.
Testi.
I testi esprimono una sinistra eterodossa, tra le posizioni dei partiti, le critiche al centrosinistra, le irrequietezze verso l’eccessiva moderazione del PCI, come dimostrano le preoccupazioni per La rossa provvidenza di Rudi Assuntino.
Collabora anche alla sceneggiatura del film Tepepa, con Tomas Milian, rompe con Bosio, ma poi rientra nel Nuovo Canzoniere italiano, è per anni presidente del circolo ARCI Corvetto di Milano, direttore, dopo l’improvvisa morte di Franco Coggiola, dell’Istituto Ernesto De Martino di Sesto Fiorentino, produce CD per “il manifesto”, cerca inediti impasti linguistici, in cui il milanese è sempre al centro.
È intensa anche la produzione letteraria (molti testi per la Jaca Book), come la collaborazione a quotidiani (“l’Unità”, “Liberazione”), sempre in posizione molto critica, ma unitaria, verso la sinistra politica.
Alessio Lega, con grande partecipazione ed empatia segue tutto il percorso, personale, politico, artistico, di della Mea.
Descrive i contrasti nel Nuovo Canzoniere, gli anni della “linea rossa” (politica) contrapposta alla “frichettona” “”inea verde”, l’amore per Cuba, le iniziative del Teatro d’ottobre, la rottura con il PCI, la morte di Bosio e di Giovanni Pirelli, i rapporti con la nuova generazione (Manfredi, Finardi, Alloisio…), dischi significativi, da Il rosso è diventato giallo (1969) a Ringhera (1974), Fiaba grande (1975) sino a Sudadio giudabestia (1979).
Il merito della biografia è duplice.
Da un lato ricostruisce una vita con grande attenzione, seguendone tutti i passaggi, le contraddizioni, chiarendo il significato di una importante opera artistica.
Dall’altro, in un percorso che va dagli anni ’50, alla stagione dei movimenti, dal riflusso al primo decennio del nuovo secolo (Ivan muore il 14 luglio del 2009) ripercorre, attraverso la canzone popolare, di protesta, politica, le vicende dell’intero paese e di più generazioni.
Ancora, le capacità di scrittore di Alessio Lega emergono, in particolare nella prima parte del testo.
Le pagine che descrivono un giovane sbandato, senza casa, senza prospettive, in una Milano di periferia, proletaria e sottoproletaria sono intense, creano partecipazione ed aiutano a comprendere il retroterra da cui nascono le canzoni che molt* di noi hanno conosciuto e amato.
Lucio Libertini e … Un protagonista della sinistra italiana nel centesimo anniversario della nascita.
Libertini Presentazione degli Atti del convegno svoltosi a Pistoia il 2 dicembre 2022 (libro curato da Barbara Nikolava) in data 1 dicembre 2023 ore 17:00.
L’Evento Lucio Libertini atti convegno Pistoia è gratuito. Per maggiori informazioni rivolgersi ad Archivio Roberto Marini Pistoia, direttore Roberto Niccolai.
Archivio Roberto Marini “Oltre il Secolo Breve” Galleria Nazionale 9 Pistoia Tel. 0573 766349 Sito: https://archiviomarinioltreilsecolobreve.it Facebook: Archivio Roberto Marini Instagram: Archivio Marini
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Quarta di copertina del libro su Libertini di Dalmasso
Lucio Libertini (Catania 1922 – Roma 1993) ha militato, dall’immediato dopoguerra alla morte, nella sinistra italiana, da una corrente socialista minoritaria alla sinistra socialdemocratica, dall’eresia dell’USI di Magnani e Cucchi alla sinistra socialista, dall’eretica collaborazione con Panzieri al PSIUP, dal PCI a Rifondazione comunista.
Al di là delle banali accuse di essere uno “scissionista”, un “globe trotter della politica”, Libertini rivendicava una coerenza, una continuità davanti ai tanti che avevano modificato non sigle di partito, ma posizioni e scelte ideali, sostenendo una fedeltà ai propri riferimenti sociali e una linearità, nel doppio rifiuto dello stalinismo e della compromissione socialdemocratica.
Attivismo di Libertini
Il suo grande attivismo, le capacità giornalistiche espresse da “Iniziativa socialista” a “Risorgimento socialista”, da “Mondo operaio” all’“Avanti!”, da “Mondo nuovo” a “Liberazione”, la intensa produzione di testi, sempre legati alla contingenza politica, ma molto spesso di prospettiva (per tutti le “Tesi sul controllo” e “Due strategie”) hanno fatto di lui, per anni, un riferimento importante.
Se molte delle formazioni in cui ha militato sono oggi sconosciute ai più, sommerse nelle infinite scissioni, divisioni e rimozioni della sinistra, alcune tematiche mantengono una specifica attualità: la ricerca di una via autonoma e non subordinata; il legame costante con la classe; la necessità di un protagonismo della stessa espressa dai suoi strumenti di controllo e di auto organizzazione; una lettura dei temi internazionali che esca dai limiti del campo e dello stato-guida.
Il libro Libertini
Il testo passa in rassegna “eresie” dimenticate, dibattiti, scelte generose anche se minoritarie, figure della sinistra maggioritaria e di un’altra sinistra (Magnani, Codignola, Maitan, Panzieri, Ferraris) sconfitta ed emarginata, con opzioni differenti, ma capace di analizzare la realtà nazionale e internazionale, le sue trasformazioni, le prospettive.
Attraverso il percorso di Lucio Libertini, il testo ripercorre mezzo secolo di storia, di successi, errori, scacchi, potenzialità, speranze, occasioni mancate dell’intera sinistra italiana.
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(Quaderno CIPEC numero 67 contenente gli interventi di Lucio Libertini al consiglio regionale del Piemonte 1975-1976:
Può sembrare strano – e forse nostalgico – un saggio su una rivista, vissuta per soli quindici mesi nei lontani anni ’60, di cui i più ignorano l’esistenza mentre altri l’hanno completamente dimenticata.
Ma “La Sinistra” rientra a pieno titolo nella stagione delle riviste degli anni ’60, ricchi di dibattito culturale, politico, di tensioni a livello nazionale e internazionale e di forte rimessa in discussione di certezze e di dogmi.
In questo panorama, segnato ad inizio decennio, dai “Quaderni rossi”, dalla divisione con “Classe operaia”, e quindi dalla forte crescita dei “Quaderni piacentini”, la rivista che più interpreta il movimento del ’68, “La Sinistra”, ha un ruolo minore, ma specifico.
È stato per quarant’anni insegnante di scuola media superiore.
Militante della sinistra, dal movimento studentesco a Manifesto, PdUP, DP, Rifondazione.
È stato consigliere comunale, provinciale, regionale.
Già redattore di riviste storiche, si occupa di storia del movimento operaio, della sinistra politica e sociale in Italia, della stagione dei movimenti, di figure dei partiti di sinistra.
Ha recentemente pubblicato per la Redstarpress due brevi biografie su Lelio Basso e Rosa Luxemburg e per le Edizioni Punto Rosso una monografia su Lucio Libertini.
Cura i quaderni “Storia, cultura, politica” del CIPEC.
In appendice alcuni articoli di Libertini usciti sulla rivista “La sinistra”
Lucio Libertini (Catania 1922-Roma 1993) ha militato, dall’immediato dopoguerra alla morte, nella sinistra italiana, da una corrente socialista minoritaria alla sinistra socialdemocratica, dall’eresia dell’USI di Magnani e Cucchi alla sinistra socialista, dall’eretica collaborazione con Panzieri al PSIUP, dal PCI a Rifondazione comunista.
Al di là delle banali accuse di essere uno “scissionista”, un “globe trotter della politica”, Libertini rivendicava una coerenza, una continuità davanti ai tanti che avevano modificato non sigle di partito, ma posizioni e scelte ideali, sostenendo una fedeltà ai propri riferimenti sociali e una linearità, nel doppio rifiuto dello stalinismo e della compromissione socialdemocratica.
Il suo grande attivismo, le capacità giornalistiche espresse da “Iniziativa socialista” a “Risorgimento socialista”, da “Mondo operaio” all’”Avanti!”, da “Mondo nuovo” a “Liberazione”, la intensa produzione di testi, sempre legati alla contingenza politica, ma molto spesso di prospettiva (per tutti le “Tesi sul controllo” e “Due strategie”) hanno fatto di lui, per anni, un riferimento importante.
Attualità di alcune tematiche
Se molte delle formazioni in cui ha militato sono oggi sconosciute ai più, sommerse nelle infinite scissioni, divisioni e rimozioni della sinistra, alcune tematiche mantengono una specifica attualità:
la ricerca di una via autonoma e non subordinata;
il legame costante con la classe;
la necessità di un protagonismo della stessa espressa dai suoi strumenti di controllo e di auto organizzazione;
una lettura dei temi internazionali che esca dai limiti del campo e dello stato-guida.
Il testo passa in rassegna “eresie” dimenticate, dibattiti, scelte generose anche se minoritarie, figure della sinistra maggioritaria e di un’altra sinistra (Magnani, Codignola, Maitan, Panzieri, Ferraris) sconfitta ed emarginata, con opzioni differenti, ma capace di analizzare la realtà nazionale e internazionale, le sue trasformazioni, le prospettive.
Attraverso il percorso di Lucio Libertini, il testo ripercorre mezzo secolo di storia, di successi, errori, scacchi, potenzialità, speranze, occasioni mancate dell’intera sinistra italiana.
E’ stato per quarant’anni insegnante di lettere nella scuola media superiore.
Militante della sinistra, dal movimento studentesco a Manifesto, PdUP, DP, Rifondazione.
È stato consigliere comunale, provinciale, regionale.
Già redattore di riviste storiche, si occupa di storia del movimento operaio, della sinistra politica e sociale in Italia, della stagione dei movimenti, di figure dei partiti di sinistra.
Ha recentemente pubblicato per la Redstarpress due biografie su Lelio Basso e Rosa Luxemburg.
Cura i quaderni “Storia, cultura, politica” del CIPEC.
Di seguito gli interventi di Lucio Libertini nel consiglio regionale del Piemonte da consigliere del Partito Comunista Italiano 1975-1976 pubblicati nel quaderno CIPEC numero 67:
L’Italia ‘civile’, certo, non è tutt’altra cosa dall’Italia ‘politica’.
Ne è solo l’altro volto: il volto civile, appunto, il volto pulito e onesto, il volto vero.
Ma tutti quei 200 mila Italiani che sabato 2 marzo hanno sfilato per le vie di Milano, assieme ai loro amici immigrati, hanno potuto vederlo quel volto vero, hanno potuto vedersi.
Provenendo da ogni parte della penisola, sono confluiti e si sono ritrovati congiunti lì per ribadire un solo principio: ‘Prima le persone’.
Il momento rivelativo di questo sorprendente auto-rispecchiamento, di questo ravvedimento, di questa presa di coscienza era quello in cui tutti i milanesi che accorrevano incuriositi ai bordi delle strade o che si trovavano a passare di lì per i loro improcrastinabili affari affannosi si fermavano e si mettevano all’improvviso ad applaudire, a unirsi ai canti o a rimarcare con forza quel “Siamo tutti antifascisti!”, oppure quell’ “Oggi e sempre Resistenza!” che si innalzavano dalle file dell’Anpi, da quel corteo civile di manifestanti che procedeva lento e pacifico al ritmo di tamburi festosi.
E ciò stava a significare che in tutti loro, dentro di loro, malgrado il forte vento che continua a spirare dall’aspro e ottuso fronte della politica, la fiammella della pietas e della solidarietà, ossia delle radici dell’umanità, non si è affatto spenta.
Stava a significare che in tutti quegli Italiani, in quella bella rappresentanza dell’Italia vera, il desiderio, la pulsione per un impegno civile e disinteressato non è stato del tutto represso.
È rispecchiandoci infatti in questa bell’Italia che possiamo sperare finalmente di ritrovarci, di riscoprire il nostro naturale altruismo, il nostro spirito di accoglienza, e riconquistare così la fiducia in noi stessi.
Sì, noi Italiani, in questo nostro magnifico Paese, che è uno dei fondatori dell’Unione europea, depositario dei più alti valori culturali e civili europei.
Lo sguardo di coloro che osservavano quella fiumana colorata, una volta giunta alla fine del suo percorso, si colmò di stupore quando l’acustica della famosa Galleria milanese si mise ad amplificare le note di “Bella ciao”.
Qual era il messaggio che, proprio dinanzi alla Scala, questo canto universale rilasciava nell’aria tiepida?
Era comprensibile a tutti: solo il tu, solo l’altro può far riscoprire il vero volto dell’io, solo l’altro ci può salvare.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Franco Di Giorgihttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngFranco Di Giorgi2019-03-04 22:09:352024-03-06 00:57:32Prima le persone
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