Riepilogo presentazioni libri

TOURNE’E LELIO BASSO:

– Riepilogo presentazioni libri, settembre 2018, Cuneo.

– ottobre 2018 , Varazze (Sala Lelio Basso).

– Giovedì 6 dicembre 2018, ANPI Ivrea e Basso Canavese.

– Giovedì 24 gennaio 2019 ore 18.30, MILANO, libreria “Les mots”, via Carmagnola angolo via Pepe, Metro 2, Garibaldi, con Piero Basso e Giorgio Riolo.

– Martedì 29 ore 17, gennaio 2019 GENOVA, palazzo Ducale, con Nando Fasce (università di Genova).

Da definire Varazze (SV) e Siena.

Riepilogo presentazione libri, Libro su Lelio Basso

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TOURNE’E ROSA LUXEMBURG

–  10 gennaio 2019, ore 20.45, Genova-Marassi, circolo PRC Bianchini piazza Romagnosi 3A/r

–  15 gennaio 2019, ore 21, Torino, La poderosa, Via Salerno 15a – 10152 Torino

– Venerdì 18 gennaio 2019, ore 18.30, TRIESTE, casa del popolo di Ponziana.

– Venerdì 25 gennaio 2019, ore 18.30, GENOVA, circolo PRC val Polcevera.

– Sabato 26 gennaio 2019, ore 18.30, GENOVA, circolo E. Curiel, p. Sciesa, Pra

– Venerdì 1 febbraio, ore 21, BIELLA, circolo PRC, via Fornace.

– Sabato 2 febbraio, ore 17, CUNEO, libreria “L’acciuga”, via Dronero 2.

–  Venerdì 15 febbraio ore 21, IVREA, ANPI.

Da definire Savona, Sanremo, Arma di Taggia Grosseto, La Spezia …

Riepilogo presentazioni libri, Ivrea Libro su Rosa Luxemburg

… e non mettiamo limiti alla provvidenza.
Sergio.

Riepilogo presentazione libri, Sergio Dalmasso firma libri su Lelio Basso a Ivrea

Riepilogo presentazione libri. Nando Fasce e Ivano Fossati

TOURNE’E RIFONDAZIONE COMUNISTA

Il testo, in libreria da fine novembre 2021, è stato presentato:
LIGURIA: Genova- centro storico, Marassi, Val Polcevera, S. Teodoro- Savona, Rapallo, La Spezia.
PIEMONTE: Cuneo, Torino, Asti.
RESTO DEL MONDO: Bologna, Napoli, Grosseto.
Pronto, se qualcuno è interessato, a spingermi in ogni dove, anche per dare utilità ad un libro che racconta la nostra storia.
Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato.
(Aggiornamento 24 febbraio 2022)
Copertina Libro secondo decennio di Rifondazione
A Milano alla libreria Feltrinelli Piazza Duomo libro sulla storia di Rifondazione:
Riepilogo presentazione libri, Libreria Milano libro sulla storia di Rifondazione Comunista di Sergio Dalmasso

Capitolo 1 del libro sulla Storia di Rifondazione Comunista secondo decennio:

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Libro sulla storia di Rifondazione Comunista primo decennio:

Download “Quaderno CIPEC Numero 31 (Libro sul primo decennio di Rifondazione di S. Dalmasso)” Quaderno-CIPEC-Numero-31.pdf – Scaricato 23841 volte – 1,03 MB

Poderosa presentazione libro luxembug, Il 15 gennaio 1919 veniva uccisa Rosa Luxemburg, a 100 anni esatti dalla sua morte la ricordiamo, alla Poderosa di Torino il 15 gennaio 2019 alle ore 21.00 in una serata a lei dedicata, con la presentazione del nuovo libro di Sergio Dalmasso:

Una donna chiamata rivoluzione.

Vita e opere di Rosa Luxemburg

 

Relatori alla Poderosa presentazione libro luxembug: Giovanna Capelli e Sergio Dalmasso

Associazione di Promozione Sociale

Via Salerno 15a – 10152 Torino

Poderosa presentazione libro luxembug locandina evento

 

Mappa del luogo della presentazione

 

Breve descrizione libro Rosa Luxemburg

Era il 15 gennaio del 1919 quando i soldati dei Freikorps, la soldataglia al soldo del governo socialdemocratico di Friedrich Ebert, si gettarono come sciacalli su Rosa Luxemburg, facendo scempio del suo corpo, ritrovato solo diversi mesi dopo il rapimento.

Si concludeva così l’esistenza terrena di una grande rivoluzionaria.

Rosa è figura di primissimo piano del movimento operaio nonché interprete, per molti versi mai superata, del pensiero marxista e della democrazia proletaria.

Di origini polacche, fu colpita durante l’infanzia da una malattia che l’avrebbe costretta a zoppicare per tutta la vita.

Rosa Luxemburg aveva scelto il campo della sovversione dell’ordine costituito da industriali, proprietari terrieri, sbirri e teste coronate.

Quando frequentava ancora il liceo a Varsavia, dove le veniva negata la medaglia d’oro a cui avrebbe avuto diritto in virtù della sua vivissima intelligenza e grande preparazione “a causa del suo atteggiamento ribelle nei confronti dell’autorità”.

Un atteggiamento che, nel corso degli anni, non avrebbe fatto altro che crescere in qualità e in intensità.

Vuoi grazie alla redazione di autentici capolavori di analisi politica, da L’accumulazione del capitale a Riforma sociale o rivoluzione?

Vuoi per una militanza indefessa e appassionata, che la vide in prima linea nella battaglia contro il riformismo e, conseguentemente, tra i fondatori della Lega Spartachista e quindi del Partito comunista di Germania.

Portatrice di una visione che affidava le sorti dell’umanità intera al protagonismo delle masse, non volle fare neppure un passo indietro quando le sorti dell’insurrezione tentata a Berlino nel gennaio del 1919 volsero al peggio.

Quindi nulla fece per sfuggire ai suoi assassini che, uccidendola, non riuscirono però a far tacere la sua voce.

Voce, più attuale che mai, continua a parlare a chiunque, con il passare del tempo, continuerà a schierarsi dalla parte dei molti.

LELIO BASSO TRA IERI OGGI E DOMANI

DI FRANCO DI GIORGI

LELIO BASSO TRA IERI OGGI E DOMANI Franco Di Giorgi alla sede ANPI di Ivrea 6 dicembre 2018

Franco Di Giorgi

1. Il testo che Sergio Dalmasso dedica a Lelio Basso (Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico, Red Star Press, Roma 2018) non è solo una monografia politica, è anche una biografia che, attraverso la ricostruzione della vita di un’importante figura della scena politica italiana del recente passato – dal 1921 (anno in cui il diciottenne varazzino prende la sua prima tessera socialista) al 1978 (anno della morte) – ci parla sia del nostro più vicino presente sia dell’inquietante futuro che ci si prospetta.

L’orizzonte storico e culturale relativo a quel periodo, a partire almeno dal primo dopoguerra, presenta condizioni e aspetti che caratterizzano anche la nostra contemporaneità.

Pur cambiando i personaggi, le problematiche che tale orizzonte apre delineano un medesimo scenario – quello che vedrà l’insorgenza e l’affermazione del fascismo e con esso, naturalmente, anche la diffusione del razzismo come suo naturale corollario; vedrà, insomma, l’avvio di una fase drammatica della nostra storia.

In effetti, guardare al passato, dicono gli storici, «serve anche a comprendere meglio il presente» (Claudio Vercelli, Francamente razzisti, Edizioni del Capricorno, Torino 2018). Certo, è vero.

Ciò tuttavia solo in linea teorica, giacché ogni contemporaneità, compresa la nostra, mostra sempre a chiare lettere che la comprensione o l’interpretazione del presente non basta perché non serve a cambiare il modo di pensare negli uomini e a farli maturare, al fine di evitare di ricadere negli stessi errori da essi compiuti nel passato.

Ma c’è dell’altro.

C’è dell’altro nella vita di questo socialista eretico.

Eretico per vari motivi. Ad esempio perché pur criticando le posizioni liberali di Gobetti, – che vede nell’individuo il soggetto del mutamento della storia – del giovane letterato torinese il giovane Basso condivide la lettura storico-politica dell’Italia:

Paese nel quale il cattolicesimo, insensibile alla voce della coscienza protestante, ridotta da esso al silenzio (anche in questo senso Luigi Pareyson parlava di “coscienza muta”), rappresenta un presupposto dell’ubbidienza al fascismo, la predisposizione psicologica a mettere a tacere ogni rivolta nei confronti dell’autorità costituita, anche quando questa dimostra palesemente di avere come fine l’annullamento della volontà umana, sia quella che si è incarnata nel diritto sia soprattutto quella che si esprime nel dovere, inteso nel senso mazziniano e in quello kantiano e stoico.

Pur da posizioni politiche differenti, pertanto – Basso, marxianamente, vede nella classe operaia il soggetto della tanto auspicata rivoluzione –, essi, antifascisti per istinto, concordano nell’analisi dell’origine del fascismo, scorgendo nella mancata affermazione del protestantesimo in Italia il peccato originale che ha impedito a questo Paese la formazione di una coscienza responsabile e seria.

Per una ulteriore conferma di questa mancanza, di questa hamartía, è utile rifarsi anche al saggio del 2010 di Maurizio Viroli, La libertà dei servi, nel quale si esaminano le varie forme di intransigenza, vale a dire di quell’atteggiamento etico proprio di Gobetti e di Basso.

A proposito di intransigenza, pur in tutta la sua cieca disperazione, pur con il suo andare “alla cieca” diremmo mutuando una bella espressione di Claudio Magris, fortunatamente anche l’Italia di oggi non è solo quella che Alberto Moravia e Antonio Gramsci videro bivaccare nell’indifferenza, l’Italia che si metteva alla finestra ad aspettare e ad esultare a comando assecondando i desideri velleitari di qualcuno che amava parlare agitandosi ad arte da un balcone.

L’Italia, la migliore Italia, quella a cui oggi si deve continuare ancora a guardare, è anche e soprattutto quella di Mazzini e di Gramsci, di Lelio Basso e di Piero Martinetti.

A tal riguardo, dal testo di Dalmasso apprendiamo che a un esame di filosofia morale, il professor Martinetti (uno dei 12 docenti universitari che, su 1250, negò il proprio consenso al fascismo) diede il massimo dei voti al giovane venticinquenne di Varazze, perché con la sua condotta antifascista aveva saputo dimostrare che cosa intendesse in realtà Kant con l’imperativo categorico.

Ancora oggi, dunque, proprio come allora – si sappia! – l’Italia continuerà a contare sul modello di intransigenza esemplarmente fornito da questi “eretici”, da questi rappresentanti di una minoranza eroica.

2. Alla mancata formazione storico-culturale della coscienza in senso protestante corrisponde in Italia anche la mancata comprensione della praxis in senso marxista.

Giacché se la conoscenza è prassi – ovvero indispensabile condizione spirituale di cambiamento materiale e quindi rivoluzionario – , questa conoscenza non può essere prassi, non può costituire una tale condizione, se non, appunto, in quanto fondata sulla coscienza formata in senso protestante.

Vale a dire: non ci può essere vera edificazione storica del movimento operaio italiano e dell’Italiano in generale (edificazione anche nel senso kierkegaardiano), perché manca ad essi quel solido fondamento della coscienza pietista su cui poter edificare in sicurezza.

Gli Italiani sì, possono costruire – e in effetti molto hanno costruito in maniera variegata, manieristica e barocca, molte e diverse sono le torri che essi hanno innalzato –, ma tutte le loro costruzioni edili, proprio come quella del Costruttore Solness ibseniano, a causa della mancanza di un fondamento di serietà, di un vero Grund soggettivo e interiore, sono destinate a crollare perché è come se fossero state costruite sulla sabbia, come se si trattava solo di castelli di carta o, peggio ancora, di castelli in aria.

Sicché, come non c’è praxis, non c’è fare concreto e socialmente incisivo senza conoscenza, senza autentica gnosis (anche in senso gnostico, perché nella gnosi vi è un’eco viva dello gnoti seauton, del delfico “conosci te stesso”), così non si può dire sia conoscenza vera quella che non è capace di fare, di operare, di incidere pragmaticamente nella realtà.

Di conseguenza, una conoscenza non può mai essere pratica e operativa, nel senso di fattiva e attuativa, se non è fondata sulla libertà di coscienza o sulla coscienza libera.

Se questa coscienza non è libera, infatti, la conoscenza, per quanto teoreticamente profonda, non potrà mai fattivamente operare e incidere nella realtà concreta e sociale.

Ragion per cui il suo fare non potrà che essere falso, infondato e quindi apparente e appariscente.

E questa falsificazione del fare in una pseudo-praxis avrà come corrispettiva conseguenza non solo la perdita della personalità individuale, cioè del proprio Se stesso, ma anche la falsificazione della volontà, vale a dire la velleità.

E cos’è stato infatti il fascismo se non l’incarnazione e l’istituzionalizzazio­ne del velleitarismo, ossia di quella aspirazione, arrogante e prepotente, al fare, senza poter e senza saper fare?

Per questo ogni velleitarismo italiano è destinato a fallire, sebbene i danni che esso arrecherà saranno ogni volta tanto gravi quanto lungo sarà il tempo che passerà prima che gli individui prenderanno coscienza della propria servitù e passività.

Due sono stati i momenti della nostra storia nei quali gli Italiani si sono resi conto di questa loro soggezione: il Risorgimento e la Resistenza.

Pensiamo a Dei doveri dell’uomo di Mazzini, ma anche alla fatticità di un Pisacane a cui, tra l’altro, Basso guardava con ammirazione per il suo culto dell’azione.

Pensiamo ai partigiani, ai deportati, alle staffette e alle donne deportate, che hanno sovrumanamente resistito e combattuto per un’idea nuova di Italia.

Continua …

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LELIO BASSO TRA IERI OGGI E DOMANI

di Franco Di Giorgi

Per la presentazione della monografia di Sergio Dalmasso su Lelio Basso

Ivrea, sede Anpi – 6 dicembre 2018)

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Il volume è presente in libreria e su Amazon, ecc:

Libro Lelio Basso. di Sergio Dalmasso
Disponibile dal 19 gennaio 2024 il primo capitolo di seguito di Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico:

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Prima presentazione Lelio Basso

21 settembre 2018. Inizio delle presentazioni del libro di Sergio Dalmasso: Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico

 

Libro su Lelio Basso di Sergio Dalmasso

Prima presentazione Lelio Basso, VENERDI’ 21 SETTEMBRE 2018, alle ore 17.30, avrò l’onore di iniziare le presentazioni del mio “best- seller” su LELIO BASSO, nella sala del Comune di VARAZZE (Savona), cittadina in cui è nato, nel 1903, a lui dedicata.

Ringrazio l’amministrazione comunale, l’amico Franco Zunino, presidente provinciale dell’ANPI savonese, chi vorrà essere presente e far conoscere l’iniziativa.

I temi di cui discutere sono molti e non “datati”.

Il testo sarà ancora presentato a Genova, al “Book- pride”, sabato 29 settembre alle ore 18.00, quindi mi auguro ancora a Genova, a Torino, Trieste e spero altrove.

Un arrivederci e un grazie a chi vorrà essere presente.

Sergio Dalmasso

 

Don Gallo e Franco Zunino

Don Gallo e Franco Zunino

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Sergio DALMASSO

LELIO BASSO. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico

(Roma, Redstarpress, 2018)

Può sembrare anacronistico, nella attuale assenza di riferimenti e di richiami alle nostre radici, politiche e culturali, nella mancanza di riferimenti partitici e nello tsunami culturale che ha colpito e travolto la sinistra, tornare a riflettere su una grande figura del socialismo, dell’antifascismo e del movimento operaio italiano e internazionale quale Lelio Basso è stato dagli anni ’20 alla morte (1978).

Nascita del PCd’I

Socialista sin dalla gioventù, critico verso la scissione comunista (Livorno, 1921), antifascista, amico e collaboratore di Gobetti, attento alla moralità luterana, laureato in filosofia e giurisprudenza, viene confinato dal fascismo e – nel corso degli anni ’30 – partecipa al grande dibattito sulla rifondazione del pensiero socialista, stretto fra socialdemocrazia e stalinismo.

La necessità di cercare nuove strade, di uscire da quelle vecchie, sconfitte dall’avvento della dittatura fascista, lo porta, nel corso della guerra, a fondare il MUP (Movimento di unità proletaria) con forte impronta classista e ad essere critico verso la politica unitaria del CLN, incarnata in particolare dal P.C.I. (da qui le polemiche con Pietro Secchia).

Segretario nazionale PSI

Nonostante questo e nonostante una posizione non appiattita sull’URSS è segretario nazionale del Partito socialista sino alla sconfitta del Fronte popolare (1948), quando iniziano anni di isolamento e di emarginazione politica che terminano solamente alla metà del decennio successivo, quando crescono il suo impegno per l’alternativa socialista, posizione originale nel panorama nazionale, e l’opposizione alla scelta del PSI per la collaborazione governativa con la DC.

È Basso a motivare alla Camera il rifiuto della sinistra socialista verso il primo governo di centro sinistra e a divenire presidente del nuovo partito, il PSIUP (Partito socialista di unità proletaria).

Anche questo è un percorso colmo di contraddizioni che lo portano a scegliere dal 1969, di essere militante senza tessera, parlamentare della sinistra indipendente, attento ai grandi problemi internazionali (Tribunale Russell, condanna delle guerre e delle dittature, sostegno ai diritti dei popoli).

Costituzione

Il libro ripercorre la formazione di Basso, la sua posizione specifica nel corso della resistenza, l’impegno di costituzionalista, soprattutto nella scrittura degli articoli 3 e 49 della carta costituzionale, ma anche nella successiva denuncia delle inadempienze e degli stravolgimenti che essa ha subito.

Socialismo italiano nel dopoguerra

Ancora, i capitoli centrali offrono un compendio sulle vicende del socialismo italiano del dopoguerra e sul tentativo bassiano di offrire una risposta ai problemi della sinistra non solamente italiana.

Impegno internazionalista

L’ultima parte, oltre a ripercorrere l’impegno internazionalista (Vietnam, America latina…), documenta l’atipico interesse per la tematica religiosa, un laicismo senza compromessi, basato sul rifiuto della equazione Democrazia cristiana/partito cattolico e del rapporto privilegiato con essa, teso, al contrario, a proporre l’emancipazione dei lavoratori dalla sua egemonia.

Da qui la costante attenzione alla libertà delle minoranze religiose e la ferma richiesta di superamento del regime concordatario.

Ancora, Basso è, non solamente in Italia, il maggiore interprete di Rosa Luxemburg da lui letta come l’unica continuatrice del pensiero di Marx.

Il marxismo

La sua originale interpretazione del marxismo è presente nelle opere, negli scritti sulle sue riviste (in particolare “Problemi del socialismo”), nei convegni organizzati, nel lavoro della fondazione Basso da lui fondata.

Il testo, di un autore (fra i massimi conoscitori di Lelio Basso) che alla sinistra politica e sociale ha dedicato già altre opere, non è specialistico, ma costituisce una monografia agile e certamente molto utile per riscoprire, a quarant’anni dalla morte, una figura della nostra storia e per riproporre tematiche la cui attualità è, ancora oggi, quanto mai viva.

Nizza, 24 luglio 2018

Il libro è disponibile in tante librerie italiane e nei siti online: Amazon, IBS, Red Star Press, eccetera.

Gratis di seguito il primo capitolo del libro su Lelio Basso:

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Libro Lelio Basso

Diego Giachetti, Recensione libro su Basso di Diego GiachettiRiporto di seguito la recensione, presente su Amazon, dello storico Diego Giachetti, al mio libro Lelio Basso. La ragione militante.

La solitudine di un socialista luxemburghiano di Diego Giachetti

 27 giugno 2018

Lelio Basso. La ragione militante

Download “Recensione libro di Sergio Dalmasso su Basso (di Diego Giachetti)” Recensione-Diego-Giachetti-del-Libro-di-Sergio-Dalmasso-Lelio-Basso.pdf – Scaricato 19723 volte – 142,76 KB

Il libro appena pubblicato di Sergio Dalmasso, Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico (Roma, Red Star Press, 2018), aggiunge un Copertina Recensione libro su Basso di Diego Giachettinuovo importante tassello utile per comprendere le vicende legate alla sinistra politica e sociale italiana.

Con la solita pazienza per i fatti e la documentazione che lo contraddistinguono, l’autore propone una snella e approfondita biografia politica di un protagonista del socialismo italiano, morto quarant’anni fa.

Ritrovare e ripercorrere la vita di Lelio Basso significa entrare direttamente nella storia del socialismo italiano, nel periodo che va dal fascismo alla Resistenza, al lungo dopoguerra, con i dovuti e annessi riferimenti al contesto generale della seconda metà del ‘900.

Basso ha vissuto pienamente tutti quei decenni, li ha attraversati da protagonista nel senso di un militante che ha partecipato con le proprie idee e analisi alla lotta politica fuori e dentro il partito.

Lo ha fatto senza mai rinunciare alla propria indipendenza di giudizio e di critica.

Lelio Basso controcorrente

Che Lelio Basso fosse un uomo che amava nuotare controcorrente lo dimostra la sua scelta di iscriversi nel 1921 al Partito socialista, proprio nel momento in cui tale partito non godeva di ottima salute. Aveva appena subito la divisione dei comunisti che portò alla costituzione del Partito comunista, al quale la maggioranza dei giovani socialisti aderì.

La sua giovanile adesione al socialismo comportò conseguenze repressive ad opera del regime fascista: fu arrestato, processato e confinato.

Tra azione politica e teoria

Nel corso della Seconda guerra mondiale egli esprime riserve critiche sulla politica dei fronti popolari, perché la ritiene frutto di scelte operate dai vertici di partito e incapace di stimolare e valorizzare la spinta del movimento operaio verso rivendicazioni di classe.

Ugualmente critico è il giudizio sul governo Badoglio che lo porta a rompere per un breve periodo col Partito socialista, per poi rientrarvi nel 1944.

Favorevole all’unità d’azione coi comunisti, segnala però gli elementi che lo separano da quel partito: il problema della democrazia interna e il fatto esso si ponga al servizio della diplomazia sovietica. A chi lo rimproverava di coltivare l’illusione dello sbocco rivoluzionario della Resistenza,

Basso replicava che tra la rivoluzione socialista e l’inserimento dell’establishment conservatore, vi era tutta una gamma di sfumature non sfruttate, messe in sordina dalla svolta di Salerno che rappresentò invece l’accettazione della continuità con le istituzioni e il personale burocratico amministrativo che avevano servito il regime fascista.

Eletto all’assemblea Costituente, fu uno dei principali artefici della stesura della Carta costituzionale

Divenne segretario del Psi, carica che mantenne per qualche anno. Dopo si dimise e iniziò il suo percorso minoritario all’interno del socialismo.

Gli eventi del 1956 (XX Congresso del Pcus, critiche all’operato di Stalin, rivoluzione ungherese e invasione da parte dei sovietici) non lo colgono impreparato; non deve fingere il falso stupore di chi si maschera dietro il “non sapevo nulla” di quanto era accaduto sotto il regime di Stalin in Urss.

La denuncia di Stalin e dello stalinismo, fatta per altro da ex stalinisti, riconferma per Basso la validità del socialismo democratico e pluralista contro il modello di partito unico, l’importanza della democrazia all’interno del partito contro il burocratismo.

Denuncia quindi le deviazioni dell’Urss senza ripiegare su scelte socialdemocratiche di riformismo spicciolo. Pertanto è contrario alla politica di avvicinamento dei socialisti al governo con la Democrazia cristiana e nel 1964 aderisce al Partito socialista di unità proletaria (Psiup), formazione che raccoglie i socialisti contrari all’entrata nella maggioranza governativa.

Nel frattempo Basso prosegue e approfondisce la sua riflessione teorica, tesa a potenziare l’impianto analitico e programmatico di un progetto di trasformazione socialista della società basato sulla riscoperta di Marx, che elimini le interpretazioni socialdemocratiche attribuitegli dai teorici della Seconda Internazionale.

Un Marx libero anche da Lenin.

Entrambi sono indispensabili, diceva, non perché il leninismo sia il marxismo dell’età contemporanea, che ne racchiude tutta l’essenza, bensì perché Lenin costituisce la guida delle rivoluzioni negli anelli più deboli e Marx delle rivoluzioni occidentali.

Mentre Lenin aveva concentrato il fuoco della sua battaglia sull’anello più debole della catena capitalistica mondiale, la Luxemburg invece aveva una visione meno tattica e più strategica, a lunga scadenza sui problemi di una rivoluzione in una società capitalistica altamente sviluppata.

Il triste esito delle speranze suscitate dalla “primavera di Praga” del 1968, conclusasi con l’intervento militare sovietico, è per Basso motivo di amarezza anche per la posizione assunta dal suo partito, che giustifica l’invasione.

Non rinnova la tessera del Psiup, nel 1971 si dimette dal gruppo parlamentare perché anche in quel partito si sente ormai un corpo estraneo.

Sentimento che prova anche nei confronti delle nascenti organizzazioni extraparlamentari. Il suo dissenso riguarda la concezione del socialismo e della rivoluzione, la natura e il ruolo del partito, la strategia del movimento operaio. La soluzione, ribadiva, è nel pensiero di Marx e nel ritorno a Rosa Luxemburg.

Amarezza e orgoglio

Il bilancio che egli stesso traccia di cinquant’anni di attività politica è crudo e orgoglioso. Scrive infatti che avrebbe potuto fare la politica dei favori e delle amicizie, ma non ne ha mai avuto la tentazione. Gli ripugnava.

In ciò, dice, sta la causa della sua solitudine, non solo politica ma nel profondo dell’anima, senza amici costretti ad essergli fedeli per ragioni governative o sottogovernative.

Nei partiti, prosegue, mi sono trovato spesso in minoranza. Ma essersi dimesso dai partiti non significa aver rinunciato alle proprie idee alle quali resta attaccato: “sono un isolato, un uomo che non ha dietro di sé alcuna forza organizzata, ma soltanto il proprio passato politico di militante, non mi è facile portare avanti questo ruolo di indipendente, ma è contro ogni mia volontà che sono stato ricacciato ai margini della vita politica e ridotto al ruolo non di protagonista, ma di testimone”.

In quegli anni di “solitudine” politica, il suo impegno si consuma nell’organizzazione dei tribunali internazionali per i diritti dei popoli.

È del 1966 la sua adesione al Tribunale Russell per giudicare i crimini americani nella guerra in Vietnam.

Dal 1974 al 1976 promuove e presiede le sessioni del Secondo Tribunale Russell sulla repressione in America Latina.

Nel 1976 fonda la Lega per i diritti e la liberazione dei popoli. Continua la sua attività di studioso del marxismo e di promotore culturale.

Dal 1958 al 1976 dirige la rivista Problemi del socialismo. Nel 1969 fonda l’Istituto per lo studio della società contemporanea (ISSOCO), fornito di una preziosa biblioteca per la storia del movimento operaio.

***

Dal 19 gennaio 2024 è disponibile il primo capitolo del libro Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico:

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Quaderno CIPEC Numero 60

Di seguito le foto di Isabel Modigliani sulla serata di presentazione del Quaderno Numero 60 cartaceo sui socialisti nel cuneese svoltosi al QI Centro di Aggregazione Giovanile a Cuneo.

Presenti  Nello Fierro consigliere al Comune di Cuneo con Sergio Dalmasso.

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Socialisti del cuneese, Quaderno CIPEC Numero 60

Momenti della presentazione Quaderno CIPEC Numero 60 1

 Quaderno CIPEC Numero 60, Momenti della presentazione 2

Socialisti del cuneese, Momenti della presentazione Quaderno CIPEC Numero 60 3

Parte introduzione Quaderno 60

Alcune tra le interviste presenti nel Quaderno CIPEC 60 sono state pubblicate in precedenti quaderni (verificate i siti), tutte mi hanno aiutato nella stesura del saggio Le vicende politiche (1946-1958) che ripercorre, in meno di trenta pagine, il percorso di tutti i partiti nel primo quindicennio repubblicano.

Riporto, in questo quaderno, quasi come prefazione e per offrire un quadro d’insieme, quel vecchio scritto, seguito da un paragrafo, estratto dal quaderno 17, relativo alle forze socialiste in un periodo successivo.

Seguono nel quaderno le interviste svolte nel lontano 1989 a sei militanti e dirigenti del PSI cuneese.

Mezzo secolo dal Sessantotto, articoli su Sergio Dalmasso de La Stampa 22 marzo 2018.

Mezzo secolo dal ’68

Articolo 1: Impegno civile e passione politica di Piero Dadone.

Articolo 2: Un anno di stipendio per comprare la Fiat 850. Capelloni e minigonne anche nel Cuneese. La contestazione giovanile favor la modernizzazione di costumi sociali e culturali di Piero Dadone.

Andavano di moda gli abiti stretti, pantaloni a zampa d’elefante, le gonne delle ragazze si accorciavano fino alle modernissime minigonne, vietate a scuola e in chiesa, dove le donne portavano un velo in testa. …

Articolo 3: Al liceo classico “Pellico” di Cuneo: le prime assemlee auto-convocate per ottenere la bacheca degli studenti di Piero Dadone.

Nella primavera del 1966, come rappresentanti del consiglio studentesco del liceo classico di Cuneo, organizzammo un dibattito molto vivace sulla vicenda del giornale scolastico “La Zanzara”, del liceo Parini di Milano. …

Tre articoli de La Stampa riguardanti le lotte sessantottine di Sergio Dalmasso Mezzo secolo dal '68

 
Mezzo secolo dal Sessantotto, La Stampa di Cuneo Impegno civile e passione politica

Renato Marchiaro il partigiano calciatore

È online il quaderno CIPEC Numero 61 in gran parte dedicato a Renato Marchiaro il partigiano calciatore che iniziò la sua carriera calcistica con la Juventus nel 1937.

Download “Quaderno CIPEC N. 61 (Partigiano calciatore Renato Marchiaro)” Quaderno-CIPEC-Numero-61.pdf – Scaricato 5804 volte – 10,26 MB

Racconti inediti della vita di Marchiaro vi si trovano in esso scritti dallo stesso Renato.  Bovesano, recentemente scomparso a Nizza all’età di 98 anni.

“Iniziò la sua carriera calcistica con la Juventus nel 1937, trasferendosi in seguito in altre squadre italiane quali lo Schio e il Liguria.

In totale nella massima serie professionista totalizzò 8 presenze ma nessun gol. A causa della seconda guerra mondiale interruppe la carriera calcistica nel 1943, riprendendola poi in Francia nel 1946.

Giocò nell’Antibes, nel Nizza e nell’Olympique Alès, totalizzando nel periodo francese 44 presenze e 13 gol.”

Renato Marchiaro il Partigiano Calciatore. Copertina del Quaderno CIPEC Numero 61

Biografia secondo Wikipedia

Durante la Seconda guerra mondiale, a seguito del proclama Badoglio dell’8 settembre 1943 si unì alla Resistenza unendosi alla “Banda Vian” guidata da Ignazio Vian con il nome di battaglia di “Fede” e fu uno dei pochi sopravvissuti all’eccidio di Boves. Successivamente si unì alle Brigate Garibaldi.

Durante la sua militanza nel Nizza incontrò la sua futura moglie e al termine della sua carriera agonistica tornò nella città della costa Azzurra, ove, dopo aver lavorato per una compagnia petrolifera, comprò l’Hôtel des Mimosas.

È morto a Nizza nel 2017 all’età di 98 anni.

Quaderno CIPEC Numero 60

Sono lieto di annunciare agli amici, compagni e visitatori del sito che è online il Quaderno CIPEC Numero 60 Socialisti intitolato Il Partito socialista nella Granda.

Vi sono le Interviste inedite a socialisti del cuneese. Contiene anche le vicende politiche nel cuneese dal 1946 al 1958 di Sergio Dalmasso.

In anticipo sui tempi, il QUADERNO secondo semestre 2018, può essere scaricato gratuitamente.

Buona Lettura!

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Copertina del Quaderno CIPEC 60 Socialisti

 

 

Indice del Quaderno CIPEC 60 Socialisti

Introduzione p. 5

Le vicende politiche (1946-1958)  p. 7

PSI, appunti sui partiti politici in provincia di Cuneo (1976-1992)  p. 25

Interviste a sei militanti e dirigenti del PSI cuneese nel 1989  p. 27

Alberto Cipellini (testimonianza del 30 gennaio 1989)  p. 27

Franco Viara (testimonianza del 2 maggio 1989)  p. 36

Duccio Sciolla (intervista dell’11 febbraio 1989)  p. 43

Domenico Romita (intervista dell’8 marzo 1989)  p. 47

Marcello Garino (intervista del 4 aprile 1989)  p. 51

Giovanbattista Fossati (intervista del 21 febbraio 1989)  p. 57

La politica delle riforme. (Intervista di Marco Carpani a Eugenio Boselli)  p. 62

Stralcio introduzione

Nel lontano 1989 ho iniziato a scrivere il mio best seller I rossi nella Granda, poi pubblicato anni dopo. Trattava della storia della sinistra politica (partiti e sindacati) nella provincia di Cuneo.

Il primo testo Il caso Giolitti e la sinistra cuneese del dopoguerra era stato pubblicato nel 1986 dalla coraggiosa cooperativa libraria La Torre di Alba e toccava il periodo dal 1945 al 1958.

Il secondo partiva dal 1958 (passaggio di Giolitti dal PCI al PSI, con forte contrazione elettorale del primo e conseguente crescita socialista) ed arrivava al 1976 (massima, anche se relativa, affermazione elettorale delle sinistre in provincia) e passava in rassegna, cronologicamente, le vicende politiche di PCI, PSI, delle prime formazioni della nuova sinistra, offrendo anche un quadro complessivo (non solo i risultati elettorali) delle vicende politiche della provincia bianca.

Sergio Dalmasso.

 

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