1 giugno 2022, seminario su: “100 anni dalla nascita di Lucio Libertini”
100 anni nascita di Libertini, Pistoia, 1 giugno 2022 ore 18:00. Videoconferenza via Zoom del seminario dedicato alla celebrazione del centenario dalla nascita di Lucio Libertini.
*** “In Galleria Nazionale, presso l’archivio della Fondazione Roberto Marini “Oltre il secolo breve”, è stato insediato dal Ministero della Cultura il comitato nazionale per le celebrazioni del centesimo anniversario della nascita di Lucio Libertini, insigne esponente della sinistra italiana.”
Nel quaderno 67, scaricabile gratuitamente, sono raccolti gli interventi al consiglio regionale del Piemonte di Lucio Libertini:
Presentazione del libro Percorsi laici di Tullio Monti tramite videoconferenza.
Laicità e dei diritti civili. Brevi saggi relativi al pensiero laico. Si tratta di temi e argomenti di riflessione che permangono al centro del dibattito con crescente attualità, data la permanente carenza di laicità nella cultura italiana e nella politica nel nostro paese, caratterizzate da comodi conformismi clericali e da italici opportunismi, fra i quali il libero pensiero fatica a farsi largo.
Tullio Monti, divulgatore e organizzatore della cultura laica in Italia e in Europa, si definisce liberalsocialista, laico, libertario, garantista, federalista europeo e antitotalitario.
Partecipa Monica Lanfranco, giornalista e formatrice.
Invito all’evento della Biblioteca Gallino e CDL Genova.
Il 23 maggio 2022 ore 17.00. La Biblioteca Gallino e il Centro di Documentazione Logos presentano a Genova:
Presentazione di Una donna chiamata rivoluzione a Genova
Biblioteca Gallino e CDL Genova, Sala blu Centro Civico Buranello in via Buranello 1 Genova, presentanto Una donna chiamata rivoluzione di Sergio Dalmasso.
Sergio Dalmasso a Biella presenta Rifondazione Comunista
Sabato 14 maggio 2022 ore 17.00, Dalmasso a Biella, presentazione a Biella del libro “Rifondazione Comunista storia di un partito” con la presenza dell’autore Sergio Dalmasso storico e segretario Prc Liguria.
Seguirà la festa del tesseramento della federazione di Biella con una merenda cenoira e la proiezione di una video intervista a Lidia Menapace.Partigiana, femminista, pacifista, ecologista, comunista.
Coordina Lucietta Bellomo segretaria della federazione di Biella del PRC.
Invito alla partecipazione alla presentazione e alla festa del tesseramento.
Sergio Dalmasso, Rifondare è difficile. Rifondazione comunista dallo scioglimento del PCI al “movimento dei movimenti”, Torino, Edizioni Centro di Documentazione di Pistoia e CRIC, 2002
Dieci anni dopo la nascita di Rifondazione Comunista giunge puntuale il libro di Sergio Dalmasso sulla storia del partito che ricostruisce, con la pazienza verso i fatti
che si dovrebbe pretendere sempre dagli storici, i passaggi politici più importanti di questa vicenda inserendola nella cornice nazionale e internazionale. Un’opera meritevole, la prima che affronta in termini esaurienti e complessivi l’intero percorso compiuto in questo decennio denso di avvenimenti nazionali e internazionali che hanno accompagnato la nascita e il percorso del PRC.
Poco finora si è scritto sul PRC e la sua storia, e quel poco è stato spesso stimolato da bisogni di affermare la propria identità politica che hanno stravolto quella che è la serena, per quanto possibile ai contemporanei, ricostruzione dei fatti e delle loro successioni intrinseche.
Nell’introduzione l’autore cita due di questi esempi: il libro dei fratelli Diliberto, Oliviero e Alessio, La fenice rossa (Robin, 1998), e quello di Alessandro Valentini, La vecchia talpa e l’araba fenice (Città del sole, 2000), entrambi testi di “storia militante” di una stessa corrente, quella cossuttiana, spaccatasi in due dopo la scissione operata da Cossutta e Diliberto nel 1998. L’attuale segretario del PdCI e suo fratello promettevano in quarta di copertina di svelare la “storia segreta della nascita del PRC. Gli antefatti, gli incontri clandestini, chi era dentro, chi era fuori. I documenti riservati, gli appunti dei capi”.
La pubblicazione offriva il pretesto ad Alessandro Valentini per mettere mano a carte e documenti e scrivere un saggio al fine di confutare imprecisioni, inesattezze e superficialità contenute nell’opera dei fratelli Diliberto, i quali avrebbero prodotto, secondo il parere di Claudio Grassi, “un piccolo bignami dell’opportunismo” («Liberazione», 5 febbraio 2000).
Fuori di quest’ambito, tutto interno alla ricostruzione della storia della corrente cossuttiana e del suo ruolo giocato nella fondazione del PRC, si muove il lavoro di Dalmasso che ha come scopo primo l’esposizione e la narrazione dei fatti e degli eventi. Il libro inizia delineando la crisi interna che lacera il PCI prima del cambiamento del nome, il sorgere delle correnti (fenomeno maledetto e combattuto come “frazionismo” nei decenni precedenti) che costituirono il Movimento per la Rifondazione Comunista e il PRC nel corso del primo congresso del 1991.
Prosegue analizzando il dibattito interno al partito, sempre vivace e prolifico, soprattutto in concomitanza con le varie assisi congressuali, la prima vittoria delle destre nel 1994, il passaggio da Berlusconi al governo dell’Ulivo e la desistenza elettorale praticata dal PRC nelle elezioni del 1996, la rottura successiva col governo Prodi del 1998, la scissione dei comunisti italiani, il difficile riposizionamento del partito, la seconda vittoria delle destre e al ritorno di Berlusconi a capo del governo, i fatti di Genova del luglio 2001 e, infine, il dibattito attorno alle tesi dell’ultimo congresso.
Capitolo dopo capitolo sono raccontate le vicende che hanno attraversato, tra slanci, delusioni e scissioni, la storia di questo partito nato dalla crisi del PCI e, più in generale, dei partiti italiani i quali, nel 1991, stavano per essere travolti da tangentopoli.
Il termine Rifondare connotava già fin dall’inizio l’intenzionalità dell’opera. Non si trattava di ricostruire il partito comunista, ma di rifondarlo, considerando in ogni modo conclusa quell’esperienza nata e sorta in un arco storico del secolo 900 che, con la fine dell’URSS (1991), stava esaurendosi.
La stessa chiusura della formula PCI era l’espressione delle trasformazioni strutturali, politiche e culturali della società italiana negli anni Ottanta e della crisi in cui precipitava il movimento dei lavoratori dopo l’ascesa degli anni Settanta, che si accompagnava all’inadeguatezza della strategia del compromesso storico e dei governi di solidarietà nazionale nel garantire un processo di trasformazione dei meccanismi statali e capitalistici.
Un pezzo di storia nazionale che si affiancava alla destrutturazione dell’equilibrio internazionale stabilito ai tempi della guerra fredda, provocato dalla crisi e dalla caduta dei regimi cosiddetti socialisti. Il crollo del muro di Berlino e quella dell’URSS rappresentavano per i comunisti italiani la fine di un’epoca che si era aperta a Yalta con la spartizione del mondo in zone d’influenza. Infine, si delineava una ridisegnazione del funzionamento del capitalismo internazionale che apriva la via alla globalizzazione dell’economia.
Per anni la politica del PCI aveva dovuto tener conto della convergenza di tre grandi variabili: la presenza dei movimenti di massa, la politica estera della direzione sovietica e gli interessi specifici di autoconservazione degli apparati di partito.
Alle soglie degli anni Novanta, la dinamicità dei movimenti di massa era molto ridimensionata, l’URSS scompariva dallo scenario internazionale, rimanevano gli interessi specifici di un ceto politico e degli apparati di partito che provavano a giocare la carta della ricollocazione in un “nuovo mercato” politico liberandosi di un nome e di una tradizione che giudicavano conclusa e ingombrante. Un’operazione non facile nel breve e nel lungo periodo, ne sono d’esempio le ultime sfortune elettorali dei Democratici di Sinistra; così come non era semplice rifondare il comunismo.
Superato, non senza difficoltà, l’atteggiamento di chi pensava che tutto fosse come prima, una volta scrollatosi di dosso la polvere provocata dal crollo del muro di Berlino, iniziava un difficile cammino in un contesto sociale e politico che non facilitava certo l’impresa.
Non a caso e opportunamente, fin dal titolo, siamo avvertiti della difficoltà insita nell’opera intrapresa; rifondare è stato ed è difficile perché il processo politico di costruzione del partito avviene in un quadro nazionale e internazionale segnato, nell’ultimo decennio, da una netta inversione dei rapporti di forza tra le classi a tutto vantaggio di quelle dominanti, sotto il segno del nuovo imperialismo nella versione modernissima della globalizzazione.
Una rifondazione che cerca di combinare resistenza e offensiva politica, che deve fare i conti con le lotte e la pratica quotidiana per tenere in vita il partito e la ricerca teorica e ideologica, indispensabile in una situazione storica e politica completamente nuova rispetto agli assetti che regolavano il mondo dopo la seconda Guerra mondiale.
Un partito e una rifondazione che hanno dovuto imparare a rapportarsi con sedimentazioni di culture politiche non sempre omogenee tra loro, perché provenienti da forme organizzative e ideologiche diverse, di cui Dalmasso segnala citando riviste e appartenenze, il contributo, a volte critico, apportato. Un processo di ricostruzione politica e organizzativa che ha comportato, in determinati e difficili passaggi, rotture, lacerazioni nei gruppi dirigenti e nella base.
Un libro da cui partire per capire la storia del PRC, riflettere sulle vicende accadute per cominciare a trarre un bilancio; un libro che si spera sia di stimolo anche alla riflessione storica, alla ricerca, alla nascita di una memoria collettiva del proprio passato, feconda di identità, solidarietà e appartenenza; in questo senso, fa ben sperare la decisione finalmente presa, come si è letto su «Liberazione» nei giorni del quinto congresso, di costituire un archivio centrale che raccolga tutti i materiali e i documenti prodotti dal partito e dalle sue varie sensibilità e/o tendenze.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2022-04-21 21:34:432024-01-26 23:41:31Libro sul primo decennio di Rifondazione
Sta di fatto che la scelta di alterità espressa fra il 2001 e il 2003, cessa, proprio nel 2003, quando il PRC (Partito della Rifondazione Comunista), con pochi appoggi e l’adesione tardiva della CGIL, tenta la strada del referendum per l’estensione dello Statuto dei lavoratori alle piccole imprese, Il lavoratore. Rifondazione Comunista.
La campagna contraria è intensissima: giornali, radio, TV, partiti, lo stesso Cofferati invitano al non voto.
Partecipa un quarto dell’elettorato (il 25%). Bertinotti rifiuta la strada, impervia, del tentare di aggregare quest’area alternativa, e dichiara immediatamente che l’ipotesi di autosufficienza non può più essere percorsa.
Le istanze di movimento debbono essere portate all’interno del governo e Rifondazione ne sarà il tramite. Su questa base si va alle elezioni europee del 2004 che vedono una discreta crescita (6,1%),
EVENTO ONLINE LUNEDÌ 11 APRILE 2022 DALLE ORE 18:30 ALLE 19:30
Presentazione del libro “Rifondazione Comunista. Dal movimento dei movimenti alla chiusura di «Liberazione», storia di un partito nella crisi della sinistra italiana”, di Sergio Dalmasso (Red Star Press, 2021).
Con l’autore, Daniela Chironi (assegnista di ricerca Scuola Normale di Pisa) e Paolo Ferrero (direttore Su la Testa).
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2022-04-06 23:54:022022-10-01 21:30:56Su La Testa presenta libro Rifondazione
Il 2021 è stato un anno attraversato da importanti anniversari per coloro che si richiamano al comunismo: i 150 anni della Comune di Parigi, i 100 anni dalla fondazione del PCI, ma anche i 30 anni dalla nascita del PRC, una delle varie (forse troppe) formazioni comuniste del nostro Paese.
Inoltre, l’anno che volge al termine ha visto anche alcune scadenze congressuali: in queste settimane s’è avviata la fase congressuale del PCI e si sono già tenuti i congressi nazionali di Sinistra Anticapitalista e del PRC.
Per quanto riguarda quest’ultimo Partito, la recente uscita del libro di Sergio Dalmasso (“Rifondazione comunista”, edizioni Red Star Press) è stata pressoché coincidente con entrambe le occasioni: da un lato, il trentennale del Partito, nato nel dicembre 1991, dall’altro, la citata scadenza dell’ XI Congresso nazionale del PRC conclusosi lo scorso ottobre.
Nell’approccio storico, uno degli scogli che tradizionalmente s’incontra è sicuramente la scelta del tipo di periodizzazione per individuare le caratteristiche di questa o quella fase nel suo collegamento con il contesto sociale, istituzionale, nazionale e internazionale.
L’autore ha scelto la suddivisione decennale della storia di Rifondazione.
L’attuale volume è così il secondo dell’opera e affronta il periodo 2001-2011 (il sottotitolo è “Dal Movimento dei Movimenti alla chiusura di Liberazione, storia di un Partito nella crisi della sinistra italiana”).
Il precedente volume, “Rifondare è difficile”, uscito nel 2002, si soffermava sul primo decennio: dal 1991 al 2001. (E si trova anche nel Quaderno CIPEC 31 di seguito, ndr)
È ovvio che le periodizzazioni, per quanto utili, sono convenzionali,
e quelle riguardanti l’arco temporale decennale sono una delle più usate (non a caso, ad esempio, si parla di anni ’60, anni ’70, ecc.).
C’è chi nella storia dei Partiti lega le periodizzazioni soprattutto ai Congressi o ai cambi di segretario, o, ancora, ai risultati delle varie scadenze elettorali, alle scissioni o alle fusioni con altre forze.
L’approccio di Dalmasso cerca però di evitare un’eccessiva accentuazione di questo o quell’aspetto della storia del PRC, pur individuando con chiarezza i punti di snodo del dibattito e degli orientamenti politici assunti nell’arco del decennio.
In effetti, l’autore fornisce una sorta di guida per approfondire l’aspetto o gli aspetti della vita del Partito che maggiormente possono interessare i lettori.
Il libro ha tre introduzioni (Musacchio, Russo Spena, Dalmasso stesso ) ed è articolato in sei capitoli e delle conclusioni.
È corredato da una robusta bibliografia di oltre 200 articoli di riviste, quotidiani e volumi che vengono parzialmente passati in rassegna nell’introduzione dell’autore.
È proprio dall’iniziale rassegna storico-critica (ma, ancora di più, dalla lettura del testo) che si comprende l’impostazione data alla pubblicazione.
Ad esempio, si criticano alcuni scritti su Rifondazione – citandone titoli ed autori – evidenziando magari che si tratta di un testo “tutto autocentrato e insufficiente nel motivare i continui passaggi politici” oppure che siamo in presenza di un “lettura tutta soggettiva e di parte”.
Ma, contemporaneamente, non si lesinano apprezzamenti ad altri lavori di ricostruzione critica.
Bartolino, ad esempio, viene lodato perché costruisce “un lavoro organico e approfondito sulpartito e permette di comprenderne modificazioni, comportamenti, strutture”, come pure si valuta positivamente lo studio del sociologo Fabio De Nardis perché “segue con attenzione il dibattito del settimo Congresso (2008) la dialettica interna, i meccanismi di elaborazione e funzionamento”.
Parimenti elogiati sono i contributi di Raul Mordenti, soprattutto “Non è che l’inizio.- Vent’anni di Rifondazione Comunista“.
Biografia ragionata
Insomma, Dalmasso fornisce anche una sintetica bibliografia ragionata per chi vuole approfondire la storia di Rifondazione e giungere ad un serio bilancio critico ed autocritico.
Va comunque sottolineato che il libro, per una chiara e condivisibile scelta dell’autore,
non prende parte per nessuna delle posizioni politiche interne al dibattito del PRC, né vuole trarre conclusioni su quanto accuratamente descritto.
È una scelta che va apprezzata, poiché, a parere di chi scrive, il compito di un bilancio è sì sempre prevalentemente politico, ma deve anche colmare la mancanza di “uno studio che racconti nel modo più oggettivo possibile la storia, i fatti”, per dirla con l’introduzione stessa di Dalmasso.
Peraltro, è proprio su come intendere il bilancio critico ed autocritico che si situa uno dei limiti maggiori della storia di Rifondazione.
Un esempio, per chiarirci: il problema non è, riferendoci alle “innovazioni teoriche” del periodo bertinottiano,
di criticarle mummificando l’esperienza novecentesca del Movimento operaio con atteggiamenti nostalgici e folcloristici; e, parallelamente,
verso il secolo scorso non si può nemmeno dare l’impressione di una posizione “filo-veltroniana” di sinistra, dove può sembrare che il vero scopo non sia tanto la riflessione teorica e strategica, bensì rendersi politicamente affidabili verso il centro-sinistra dell’epoca.
Sul piano dell’autocritica ragionata, uno dei più noti dirigenti del PRC, Paolo Ferrero,
riferendosi al Movimento No Global – che per quanto sviluppatosi solo nei primi anni del decennio ha avuto conseguenze politiche che temporalmente sono andate ben oltre – ha puntualmente osservato (sulla rivista “Su la testa” del luglio 2021):
“Sul piano istituzionale, lo sbocco proposto da Rifondazione fu quello di costruire il programma comune con il centro-sinistra in vista di un’alleanza di governo…
Pensavamo che si potesse determinare un circolo virtuoso e, invece, si determinò un riflusso del Movimento e una limitata capacità contrattuale sul piano politico.
Si può discutere a lungo dei singoli errori tattici, ma a me pare che il problema stesse nel manico e cioè nell’aver pensato di poter far vivere l’alternativa dentro l’alternanza.
È stato un errore drammatico e a vincere è stato il bipolarismo e il liberismo”.
In realtà, uno dei problemi politici dei bilanci autocritici è che non sempre ad una correttezza formale degli stessi corrispondono comportamenti conseguenti,
e ciò sia detto senza alcun intento polemico, ma come mera constatazione del fatto incontestabile che il “governismo” rimane una politica dura a morire.
In ogni caso, al di là delle singole questioni, il fattore “bilancio” è uno dei contributi che può dare un’attenta lettura del libro, soprattutto per chi ha vissuto direttamente o indirettamente le vicende del 2001-2011.
E tuttavia ci sono altri fattori non meno importanti che rafforzano l’utilità del lavoro di Dalmasso:
mi riferisco alla costruzione/ricostruzione di una memoria storica attiva e dinamica seppure su un periodo temporalmente abbastanza recente.
Per lettori e lettrici più giovani, la trasmissione della memoria soprattutto rispetto a quei momenti che hanno visto il protagonismo di una nuova generazione,
come avvenne a Genova 2001 e nei Social Forum, può aiutare, entro certi limiti, anche la pratica, ad esempio, dalle recenti mobilitazioni contro il G-20.
Ho già detto che le periodizzazioni, per quanto utili, sono convenzionali.
E forse possono essere eccessivamente schematiche.
In questo caso, sarebbe utile rileggere/procurarsi anche il primo volume del 2002, opportunamente richiamato dall’autore, e ciò per avere una visione unitaria dei primi venti anni del PRC.
Infatti, è chiaro che tra il primo e il secondo decennio della storia del PRC, come ci sono elementi di diversità, così ce ne sono di continuità.
Ad esempio, la segreteria Bertinotti, durata ben 12 anni dal 1994 al 2006, attraversa entrambi i decenni. E in entrambi i decenni si colloca anche la maledizione delle scissioni, i cui nodi sono sostanzialmente sempre gli stessi:
il rapporto coi Democratici di sinistra prima e col PD dopo, così come il rapporto col governo Dini prima e quello coi governi Prodi e d’Alema nel secondo decennio.
Va altresì detto che il periodo 2001-2011 si caratterizza anche per un tentativo di inversione della tendenza alla frammentazione:
l’esperienza della Federazione della Sinistra incentrata soprattutto su PRC e Comunisti Italiani.
Si trattò di un’esperienza nata già in una fase calante della sinistra d’alternativa e, in particolare, dei comunisti, e dopo alcuni anni cadde sia sul problema delle “cessioni di sovranità” dai singoli Partiti alla Federazione e sia, ancora una volta, per visioni diverse sul rapporto col centro-sinistra.
Ma va comunque ricordato il buon risultato che ebbe la Federazione della Sinistra nelle amministrative del 2011 proprio a Napoli, dove riuscì ad avere un ruolo rilevante nell’avvio di quella esperienza di rottura che è stata la prima giunta De Magistris.
Riflettere su quella esperienza federativa, di cui i promotori non hanno mai fatto un bilancio comune, ci sembra importante se si vuol rilanciare una politica di unità dei comunisti che, altrimenti, si riduce a mero auspicio.
Il libro si chiude con la fine delle pubblicazioni di “Liberazione”, il quotidiano del Partito.
Si tenterà l’avventura di un’edizione online, ma anche quella non sarà coronata da successo.
In sintesi, sull’insieme del volume, penso che si possa condividere la valutazione di Russo Spena:
“Il lavoro certosino di Dalmasso è importante perché riannoda i fili di una memoria che ci appare confusa, fagocitata dall’ipostatizzazione del presente senza futuro. È essenziale, poi, per Rifondazione Comunista che ha avuto come orizzonte il “comunismo diffuso“”.
L’augurio, ora, è che l’autore proceda anche col terzo volume per il successivo decennio 2011-2021, in modo da fornire un ulteriore contributo per il bilancio condiviso di un’esperienza ancora in corso.
L’Italia, in generale, che per decenni era stata un laboratorio di dibattito politico- culturale e di lotte sociali interessanti per tutto il mondo, è oggi declassata al rango di un paese minore e a volte un po’ indecente.
Appare, quindi, improbabile che, nel caos di una crisi mondiale, di qui si avvii un nuovo ciclo storico; è, invece, probabile che da qui, per il momento, maturi piuttosto il peggio. (Lucio MAGRI, Il sarto di Ulm, p. 387).
Ho fatto parte del manifesto dalla fondazione e del PdUP sino al 1977.
Ho partecipato, allora studente, alla fondazione del circolo di Genova (ricordo Franco Carlini, brillante giornalista, scomparso da tempo) e – dopo l’università – tornato nella provincia di Cuneo, tradizionalmente bianca, e conservatrice, alla formazione di circoli locali.
Tra questi, quello di Bra, realtà quasi unica, nel panorama della nuova sinistra italiana, per capacità di radicamento e di presenza.
Da questo, con progressivi passaggi, attraverso giornale, la pionieristica Radio Bra onderosse, forte impatto elettorale, giornale, spaccio, ARCI, ARCI gola, slow food, “Gambero rosso”, Università di scienze gastronomiche, è nata una grande realtà internazionale che, per paradosso, ha sede in una piccola cittadina, per di più geograficamente marginale.
La marginalità della provincia di Cuneo ha fatto sì che poche fossero le frequentazioni da parte dei dirigenti nazionali, tranne Lidia Menapace, che si definiva una giramondo e che ricordiamo in tante iniziative, in particolare sulla scuola.
Magri è stato a Cuneo (città) una volta sola, il 22- 23 febbraio 2002 per discutere con l’autore, Marco Revelli, il libro sul Novecento. Penso molti ricordino la stroncatura di Luigi Pintor Il libro più anticomunista che abbia letto e la recensione più dialogante di Rossanda sulla “Rivista del manifesto”.
Si confrontarono due mondi, due concezioni sulla storia del secolo, del movimento operaio, dell’organizzazione e delle prospettive politiche, in particolare sul “soggetto” (o sui soggetti).
Fu quella l’unica volta in cui, con Magri, parlai a lungo.
Era preoccupato per le posizioni di Rifondazione, per l’isolamento e la mancanza di interlocuzione, politica e culturale, a cui la avevano portata, a parer suo, le scelte isolazioniste di Bertinotti.
Nel 2006, pochi mesi dopo la risicata vittoria elettorale del centro- sinistra e la nascita del governo Prodi, da un anno consigliere regionale in Piemonte, gli avevo telefonato, proponendogli, dati i suoi frequenti passaggi in val di Susa (brevi vacanze sciistiche), di fermarsi una sera a Torino, per un dibattito sulla situazione politica. Mi aveva risposto che non voleva nulla di pubblico, nulla più di una chiacchierata con 4- 5 persone.
Magri Era deluso, amareggiato
“La rivista del manifesto” aveva chiuso da circa due anni, la spinta sociale che si era manifestata negli anni precedenti, si stava esaurendo. Per un paradosso, la critica a Rifondazione, si era rovesciata: senza risultati la collocazione all’interno del governo che aveva assunto un immediato ruolo moderato.
Nei suoi ultimi anni, lo ho visto una sola volta, a Torino, al circolo L’anatra zoppa. Per la presentazione de “Il sarto di Ulm”, splendido testo, atto d’amore ad un partito che l’aveva radiato, non privo di nodi su cui porrò alcune domande.
Ho tentato un sintetico parallelo fra le due Riviste del manifesto, la prima dal 1969 al 1971 (di fatto), la seconda dal 1999 al 2004.
Ne emerge una continuità profonda, una impostazione non dissimile su molti temi. Per motivi di tempo, mi limito a tre questioni: sbocco politico, scuola, analisi dell’eredità gramsciana.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio DALMASSOhttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio DALMASSO2022-01-15 20:32:482024-02-13 12:55:23Intervento al seminario su LUCIO MAGRI
Il libro di Sergio Dalmasso sulla storia di Rifondazione Comunista dal 2001 (con i fatti del G8 di Genova) al 2011 (chiusura – dopo l’avvento al governo di Monti – del quotidiano Liberazione) acquistato in Amazon, è arrivato in tempi brevi e da me letto in questo triste fine e inizio anno 2021/2022che stiamo vivendo per la pandemia Covid-19.
Periodo quello raccontato nel testo (che si aggancia coerentemente al decennio precedente narrato nel suo libro Rifondare è difficile (2002)) di fervido protagonismo della formazione politica RC con a guida Fausto Bertinotti, a mio avviso, con la sua “ondivaga” linea politica e con la difficile guida di Paolo Ferrero.
Difficile in seguito alle scissioni di pancia e provocate, avvenute queste ultime in seguito al forte attacco alla formazione comunista da parte del PD governista, liberista, centrista e bipolarista.
Il racconto del decennio
Dalmasso racconta con maestria di questo decennio facendo parlare i protagonisti della storia, NON interpretandoli, con i principali fatti avvenuti perfettamente incastonati cronologicamente nel contesto italiano e mondiale.
Dati al lettore usando come linea guida il quotidiano ufficiale del partito “Liberazione”, ma non soltanto – la bibliografia è molto ricca.
(Download gratis del primo capitolo del libro sulla storia di Rifondazione Comunista: )
Mancano nel libro i racconti orali (le interviste ai protagonisti della storia – quel che avveniva dietro le quinte tra i protagonisti) che alcuni ritengono potrebbero arricchire maggiormente la storia di Rifondazione.
Non necessariamente, io penso, poiché il libro, dà ugualmente al lettore – nelle sue 303 pagine – la possibilità di comprendere gli avvenimenti accaduti, di valutare i pro e i contro e di farsi un’autonoma idea cogliendone i meriti e i demeriti di ognuno se non, diversamente da quanto con modestia sostiene l’autore nelle sue conclusioni, dare indicazioni sul come proseguire positivamente la storia evitando gli errori commessi.
Consiglio per gli acquisti
Consiglio di acquistare il testo, principalmente se si vogliano comprendere i travagli che hanno portato, gli attori del recente passato, a delle scelte senza fermarsi alla superficialità con cui sono stati e sono ancora narrate dalle fonti mediatiche di parte.
Avvenimenti occorsi in Italia in quel decennio che hanno ripercussioni nell’attualità politica dell’oggi, nella vita delle persone di oggi.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Domenico Capanohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngDomenico Capano2022-01-09 00:54:382024-02-05 18:32:34Secondo decennio di Rifondazione
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