Sergio Dalmasso, storico del movimento operaio, discute con Giulio Cecchi dei Giovani Comunisti sul tema “Rosa Luxemburg e la rivoluzione”, diretta YouTube e Instagram.
Malgrado le sue opere siano tra i classici fondamentali del marxismo e la sua vita un esempio di coerenza e coraggio impossibile da mettere in discussione, i libri di Rosa Luxemburg restano misconosciuti e la sua eredità a dir poco problematica.
Ma chi era Rosa Luxemburg?
Quali furono i luoghi in cui avvenne la sua formazione giovanile, quali le temperie culturali che agitarono il suo tempo, chi i suoi inseparabili compagni di strada e chi, al contrario, i suoi principali avversari politici?
In modo agile e documentato, Sergio Dalmasso ricostruisce con la mente e con il cuore la storia di Rosa Luxemburg,
la sua inesauribile battaglia contro il riformismo e la sua inesorabile opposizione al processo di burocratizzazione a cui nessuno struttura può dirsi immune.
Allo stesso modo, nelle pagine del libro, scorre l’epopea della Lega di Spartaco e concorrono al racconto personaggi fondamentali,
da Karl Liebknect a Leo Jogiches, da Clara Zetkin a Franz Mehring.
Insieme a loro, ecco il dissenso da Lenin sulla questione del partito e dell’organizzazione,
la lotta contro la guerra e l’opposizione al cedimento della socialdemocrazia tedesca ed europea,
gli anni del carcere, la tragica sconfitta del tentativo rivoluzionario e, infine,
l’assassinio del gennaio 1919: una perdita di portata epocale per tutta la storia futura del movimento operaio.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2024-11-26 19:25:202024-12-15 00:22:38Live Rosa Luxemburg e la rivoluzione
L‘Italia è stato il paese che ha espresso la più corposa e duratura sinistra, esterna ai grandi partiti storici (PCI, PSI).
Abbiamo a lungo discusso sul “lungo ’68 italiano”, sul permanere di una stagione di movimento che non si è limitata ad una fiammata,
all’intreccio fra lotte studentesche contro una scuola ed una cultura autoritarie e dogmatiche, operaie contro la fabbrica fordista, internazionalista contro imperialismo, colonialismo (e anche socialismo reale), generazionale.
Abbiamo, in anni lontani, discusso sul “filo rosso”. La nascita della nuova sinistra, la sua dimensione di massa (il numero di giovani passati per le sue formazioni è enorme e costituisce almeno un dato psicologico e sociologico) era frutto di una spinta nata negli anni ’60 o aveva profonde radici nella nostra storia? E queste dovevano essere recise o andavano dialettizzate?
In effetti, l’Italia ha visto il più grande partito comunista del mondo occidentale, un partito socialista (almeno sino all’avvento di Craxi) originale nel panorama europeo, un sindacato (la CGIL, ma, in alcune fasi e settori, la CISL, per non citare le ACLI) avanzato e capace di grandi conquiste.
Soprattutto è stata percorsa da una spinta sociale che, dal giugno/luglio 1960 agli anni ’70, ha prodotto trasformazioni sociali, politiche e di costume,
ha modificato usi e modi di pensare, si è tradotta nello Statuto dei lavoratori, nella legge Basaglia, in quella sulla sanità, nella conquista delle 150 ore (lavoro/ studio), nella crescita del diritto allo studio (anche l’operaio vuole il figlio dottore), nella epocale espressione del movimento delle donne, nelle grandi mobilitazioni per la pace, per i diritti civili.
È drammatica la caduta di questa tensione e di queste speranze.
Sono drammatici il governo di estrema destra, il vento reazionario che spira dall’Europa intera, l’affermarsi di un populismo che tutto equipara e cancella ogni distinzione sociale e culturale fra le culture politiche.
La accettazione di scandali continui (Sgarbi, Delmastro, Santanché, Sangiuliano…), la nulla attenzione davanti ad affermazioni di gravità enorme, il voto dato a personaggi o coalizioni,
dopo scandali gravissimi (da Berlusconi a Scajola che possedeva un alloggio vip a Roma, ma non sapeva chi glielo avesse regalato,
alla destra lombarda che vince dopo la condanna di Formigoni e l’evidente fallimento del miglior sistema sanitario del mondo o della destra ligure,
dopo gli scambi di favori tra politici, finanzieri, armatori…) dimostrano il distacco crescente della popolazione, il fallimento della politica, in altri tempi, invece, considerata strumento di cambiamento, tale da entrare anche nella vita personale.
Senza nostalgie e rimpianti da “reduci”, la domanda sul perché di questa sconfitta (la mia generazione ha perso) è doverosa.
CONTINUA…
Scarica il saggio completo Sinistra ieri, oggi? “Di’ qualcosa di sinistra” di Sergio Dalmasso dal seguente:
Ho conosciuto Beppe Dutto a metà anni ’60. Io studentino, tra i pochissimi liceali di Boves, lui di dieci anni più vecchio di me, giovane iscritto al minuscolo PCI locale, in una delle realtà più difficili, quella di un paese cattolico, in gran parte contadino, privo di tradizioni operaie, dove anche il movimento resistenziale era passato senza lasciare radici politiche.
Debole e coraggiosa presenza: Manduca, i due Giuliano, Vivenza, Foncio e Rita, Oreste…
Non so se fosse già piccolo imprenditore edile, ma l’esperienza per lui fondamentale era stata quella della FIAT, da cui operaio, era uscito comunista, iscritto al PCI.
Ne parlava spesso, dicendo di avere in quegli anni di fabbrica, modificato modo di pensare “visione del mondo” (si diceva così), amicizie, giudizio sui compagni (erano tutto il contrario delle calunnie dette su di loro).
Matrimonio civile
In paese aveva suscitato scandalo (ma non so datarlo) il suo matrimonio civile, in Municipio.
La “gente” ne aveva parlato con toni drammatici.
Come potevano questi comunisti non celebrare un matrimonio benedetto? E i figli?
Il PCI locale (comune e provincia) era gracile, ma “l’immaginario” era ben diverso:
L’URSS e metà dell’Europa erano socialiste, così la Cina, il paese più popoloso del mondo.
Anche nel continente americano un piccolo paese, Cuba, si era liberato e in Asia, Africa, America latina grandi masse stavano dando vita a enormi processi storici, contro il colonialismo, il neocolonialismo, l’oppressione politica ed economica.
Beppe era affascinato dalle “imprese spaziali” (si diceva così) sovietiche.
Un paese che 40 anni prima aveva enormi livelli di analfabetismo, che era stato distrutto dalla guerra mondiale, produceva il più alto numero di tecnici, la più grande ricerca scientifica:
il primo satellite, le prime foto dell’altra faccia della Luna, il primo uomo, poi la prima donna, nello spazio:
Erano i segni, con altri (pace, scuola, sanità…) della superiorità di un sistema sociale.
Vi era, in questa formazione, una forte visione scientista.
L’azione dell’uomo poteva forzare la natura, piegarla, utilizzarla a giusto fine.
Quante dighe erano state costruite?
Non si era modificato il corso di qualche fiume?
E non si tentava di rendere fertili le aree più gelide?
Il nucleare non si usava a fini di pace?
E l’URSS non aveva aiutato l’Egitto, costruendo la diga di Assuan?
Le imprese spaziali aprivano un nuova tappa nella storia dell’umanità.
Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio, era il simbolo dell’uomo sovietico, dell’uomo nuovo, teso al benessere del mondo intero.
Non è un caso che il suo primo figlio abbia avuto il nome dell’eroe sovietico.
PERSONAGGI DI UNA ALTRA SINISTRA LIBERTARIA, ERETICA, RIVOLUZIONARIA: LUCIO LIBERTINI di Sergio Dalmasso
Nel 2020 ho pubblicato, presso Punto Rosso, Milano, la biografia di Lucio Libertini in cui ho tentato, “in sedicesimo”, di riprendere quel Lungo viaggio nella sinistra italiana che lui stesso intendeva scrivere e di cui restano pochissime pagine, interrotte dalla morte improvvisa.
La domanda più comune è stata: Chi era?
Altr* ricordavano la sua attività nel PCI e, quindi quella, purtroppo breve, in Rifondazione (fondatore e presidente del gruppo al Senato).
Nessun* ricordava, invece, un percorso, di circa trent’anni (1944-1972) in cui era passato per esperienze eterodosse, che possono parere anche contraddittorie, ma che erano legate alla volontà di costruire una forza di classe e di uscire dalla stretta stalinismo/ socialdemocrazia.
Libertini rispondeva alle accuse, vergognose, di essere stato un globetrotter della politica, di essere passato per numerosi partiti e sigle, di avere prodotto scissioni continue, rivendicando una continuità e una coerenza ben superiori a quelle di tant* che hanno sempre militato in un solo partito.
CONTINUA …
Scheda pubblicata nel mensile “Il Lavoratore ” di Trieste n. Anno XXIV n. 8 – 12.11.2024.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2024-11-15 20:07:332024-11-15 20:12:18Personaggi di una altra sinistra Libertini
La ragazza occitana presentazione domenica 15 settembre 2024, con l’autore del libro Nando Mainardi converserà Sergio Dalmasso a Genova alle ore 21.00 in Piazza Romagnosi.
Interventi musicali di Rosario “Roy” Russo.
Sinossi del libro di Mainardi
“La ragazza occitana” racconta la parabola rocambolesca e appassionante di Dominique Boschero, attrice molto nota negli anni Sessanta e Settanta:
dall’infanzia a Parigi, figlia di emigrati piemontesi, alla scoperta delle valli dell’Occitania italiana; dall’esordio nel teatro di rivista francese all’arrivo a Cinecittà negli anni della “dolce vita”;
dal successo grazie a film commerciali e di cassetta all’adesione alla stagione del Sessantotto e della contestazione, fino al ritiro definitivo dalle scene e alla scelta di fare la contadina.
La storia di Dominique Boschero è anche una sorprendente foto di gruppo, in cui compaiono Alain Delon, le donne e gli uomini che liberarono Parigi dal nazismo, Gian Maria Volonté, Frank Sinatra, gli attivisti occitani, Luigi Tenco, Gino Paoli, i marxisti-leninisti, Charles Aznavour e altri ancora.
Viene fuori il ritratto di una donna anticonformista e ribelle, sempre spiazzante e mai allineata.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2024-09-10 23:22:252024-09-11 00:16:09Ciclostile n 15 settembre 2024
c) Lo scontro con Berlinguer, Nel febbraio 1984 il governo e le parti sociali raggiungono una intesa sulla politica economica, predeterminando i punti di scala mobile per l’anno in corso.
Contraria la sola componente comunista della CGIL.
Il decreto legge governativo del 14 febbraio (di San Valentino) è fortemente avversato per il contenuto (colpisce unilateralmente il lavoro dipendente) e per il merito ritenuto autoritario.
L’opposizione del PCI è fortissima alle Camere e si lega nel paese alla spinta della maggioranza della CGIL. Imponente la manifestazione nazionale, a Roma, il 24 marzo.
Berlinguer, dopo la sconfitta delle precedenti ipotesi politiche,
rilancia una forte opposizione sociale,
profondamente legata alla riaffermazione della “questione morale” e della “diversità” del PCI rispetto alle altre forze politiche (123) e da un impegno contro l’installazione degli «euromissili» sul territorio italiano.
È l’ultima battaglia di Berlinguer che segue l’uscita dalla maggioranza di governo (1978-1979),
l’affermazione,
dopo il terremoto nel Belice e i successivi scandali, che con «questa DC non si può governare» e ipotizza, nei fatti, una alternativa di sinistra e uno scontro netto con DC e PSI,
capace di rovesciare la sfida da questi lanciata.
Morte di Berlinguer
La morte coglie improvvisamente il segretario comunista nel corso della campagna per le elezioni europee.
Il suo funerale, alla vigilia del voto, è una immensa prova di forza del partito,
ma anche dimostrazione della commozione che ha colto il paese intero davanti ad una figura certo contraddittoria e discussa, ma capace di suscitare passione ed emozione per la forte carica morale.
Il risultato delle europee segna, per la prima ed unica volta,
il «sorpasso» del PCI sulla DC ed è certo frutto dell’emozione collettiva, anche se pesano non poco lo scontro sociale e i contrasti interni alla maggioranza.
Il referendum contro il decreto di S. Valentino, indetto immediatamente dal PCI, si svolge nel 1985, in una situazione politica già cambiata.
La tensione sociale si è attenuata, le elezioni regionali hanno fortemente ridimensionato il PCI stesso,
nonostante la confluenza del piccolo PDUP di Lucio Magri e Luciana Castellina (per la prima volta si presentano i Verdi che ottengono il 2%).
Ma soprattutto incidono sulla sconfitta referendaria le divisioni nella CGIL presenti nella stessa componente maggioritaria (anche il segretario Luciano Lama è molto «tiepido»),
i contratti di alcune categorie che hanno attenuato il taglio della scala mobile, la forte campagna governativa, capitanata da Craxi, la poca convinzione,
se non avversione, dell’ ala «migliorista» del PCI stesso, di cui è evidente la malcelata ostilità verso una iniziativa ritenuta volontaristica e tale da isolare il partito e a livello politico e verso alcuni settori sociali,
la stessa segreteria di Alessandro Natta che ha ereditato una situazione esplosiva e al quale sembra mancare il carisma dei segretari precedenti.
Risultati referendum sula scala mobile
Il 45,7% ottenuto dai sì al referendum è dimostrazione di contraddizioni, di scollamento con alcuni settori della propria base sociale,
della difficoltà di rifondare una politica e delle molte anime che ormai convivono nella medesima formazione (non a caso sarà sciolta pochi anni dopo).
NOTA ( 123)
In una intervista rilasciata, meno di tre anni prima, il segretario comunista afferma: «I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni a partire dal Governo.
Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RAI TV, alcuni grandi giornali …
Insomma tutto è lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico: tutte le operazioni che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica».
E sulla “diversità”: «Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato …
Ho detto che i partiti hanno degenerato, quale più quale meno, dalla funzione costituzionale loro propria, recando così danni gravissimi allo Stato e a se stessi.
Ebbene, il PCI non li ha seguiti in questa degenerazione …
Ai tempi della maggioranza di solidarietà nazionale ci hanno scongiurato in tutti i modi di fornire i nostri uomini per banche, enti, poltrone, di Sottogoverno, per partecipare anche noi al banchetto.
Abbiamo sempre risposto di no …
E ad un certo punto ce ne siamo andati sbattendo la porta, quando abbiamo capito che rimanere, anche senza compromissioni nostre,
poteva significare tener bordone alle malefatte altrui e concorrere anche noi a far danno al paese»
(ENRICO BERLINGUER, Questi partiti degenerati sono l’origine dei nostri mali, intervista ad Eugenio Scalfari, in “Repubblica”, 28 luglio 1981).
*** Intervento di Lucio Libertini (14-12-1991) al Congresso Nazionale fondativo di Rifondazione Comunista dopo lo scioglimento del PCI della Bolognina:
in dallapartedeltorto, 13 marzo 2019, Giuseppe MURACA
Con un’introduzione di Piero Basso, è stato da poco pubblicato il libro di Sergio Dalmasso, Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico (Roma, RedStar Press, pp. 195, Euro 16), dedicato a una delle figure più rappresentative del socialismo italiano e della storia del novecento.
Lo storico di Boves segue passo dopo passo la vita e l’attività politica e culturale del dirigente socialista che sin dall’inizio ha posto al centro della sua riflessione il rapporto tra «democrazia e socialismo».
È partendo da questa premessa teorica e politica che bisogna giudicare la sua attività nel contesto della società italiana, dai primi anni venti alla sua morte, avvenuta a Roma alla fine del 1978 (Era nato a Varazze nel 1903).
Iscrittosi al Partito socialista sin dal 1921 e amico e collaboratore di Piero Gobetti, nel 1928 è stato arrestato e confinato nell’isola di Ponza.
Laureato in filosofia e giurisprudenza, nel corso degli anni trenta partecipa con grande passione al dibattito sulla rifondazione del pensiero socialista, stretto fra socialdemocrazia e stalinismo.
La necessità di cercare nuove strade, lo spinge nel corso della guerra a fondare il MUP (Movimento di unità proletaria), con forte impronta classista e ad essere critico verso la politica unitaria del CLN, incarnata in particolare dal PCI.
Membro Assemblea costituente
Nell’immediato dopoguerra viene nominato membro dell’Assemblea costituente e scrive gli articoli 3 e 49 della Carta costituzionale, denunciandone successivamente gli stravolgimenti che essa ha subito.
Nel frattempo, viene eletto segretario nazionale del Partito socialista, una carica che ricopre sino alla sconfitta del Fronte popolare (1948), a cui fa seguito un periodo di isolamento e di
emarginazione politica che si è conclusa solo con la crisi del 1956, quando crescono il suo impegno per l’alternativa socialista e l’opposizione alla scelta del PSI di collaborazione governativa con la DC.
Nel 1958 fonda «Problemi del socialismo», una delle riviste più importanti del panorama politico e culturale italiano.
Nel 1964 è tra i fondatori del PSIUP e viene eletto presidente del nuovo partito.
La delusione seguita alla sconfitta della «Primavera di Praga» lo porta a scegliere nel 1969 di essere un militante senza tessera e parlamentare della sinistra indipendente.
Nel 1966 entra a far parte del Tribunale Russell che condanna le guerre e le dittature, a sostegno dei diritti dei popoli sottomessi.
Dalmasso sottolinea le peculiarità del pensiero di Basso senza trascurare il suo singolare interesse per la tematica religiosa, un laicismo senza compromessi, basato sul rifiuto della equazione
Democrazia cristiana/partito cattolico e del rapporto privilegiato con essa, teso, al contrario, a proporre l’emancipazione dei lavoratori dalla sua egemonia.
Da qui la costante attenzione alla libertà delle minoranze religiose e la ferma richiesta di superamento del regime concordatario.
Inoltre, bisogna ricordare che Basso è uno dei maggiori interpreti del pensiero di Rosa Luxemburg, da lui considerata come l’unica continuatrice del pensiero di Marx.
La sua originale interpretazione del marxismo è presente nella sua azione politica, nei suoi scritti, nei convegni organizzati, nell’attività della Fondazione Basso da lui stesso fondata nel 1969.
Gli ultimi anni della sua vita sono segnati da un sempre più accentuato isolamento.
Tra i suoi libri ricordiamo Il Principe senza scettro. Democrazia e sovranità popolare nella Costituzione e nella realtà italiana (1958),
Introduzione a R. Luxemburg, Scritti politici (1967, 3ª ed. 1976),
Per conoscere Rosa Luxemburg (1977) e Socialismo e rivoluzione (post. 1980).
Il libro di Dalmasso non ha un taglio specialistico, ma costituisce una monografia agile e certamente utile per riscoprire questa figura di socialista eretico, da tempo ingiustamente dimenticata.
Erano già da alcuni giorni, che mi faceva molto male lo stomaco, avevo tanti appuntamenti, ma non sono andato da nessuna parte, oggi è il 20 di gennaio, volevo andare al Circolo Lenci per l’aperitivo, non mi sentivo bene.
Verso sera ho vomitato quel poco che avevo, sto pensando all’incontro di domani, 99 anni dalla Fondazione del Partito Comunista,
avevo scritto un intervento, lo tengo per il centenario …
Aumentano i dolori, è mezzanotte passata, Gabri chiama l’auto medica e dopo l’ambulanza.
Sono all’ospedale Galliera sotto un attacco di pancreatite, così è stato sentenziato dai dottori, in seguito aggiungeranno “virale”,
(io l’ho saputo a casa di cosa soffrivo e che i medici avevano parlato “se passa la notte”) subite alcune iniezioni il fortissimo dolore allo stomaco sta cessando,
Gabri (mia moglie) è con Enri (mio figlio), parlano coi medici, mi pare di avere sentito “Ultimo esame” non sapevo proprio a cosa si riferissero e,
forse per associazione d’idee, perché ero mezzo intontito se non del tutto, al momento non mi sovviene,
ma mi è tornato in mente l’ultimo esame che ho sostenuto e mentre gli addetti notturni ai lavori eseguivano “tac” con pericolosi liquidi di contrasto e la testa andava arrosto, mi sono rivisto oltre cinquant’anni prima all’Università di Mosca.
Sono in classe con tutti i compagni.
Siamo arrivati agli sgoccioli, domani ci sarà l’orale di letteratura, con difesa della tesi, posso dire che è il mio forte, ho scelto, non a caso,
un autore degli anni trenta, un eroe comunista, morto giovanissimo, tra la classe dirigente scolastica continua ad essere un discorso aperto,
molti dei miei colleghi hanno preferito autori classici e conosciuti, tra la metà e la fine dell’ottocento, cose più pensate che realistiche,
mettere in piazza l’animo umano con poesie e incontri amorosi invece di un colpo di pistola, vedremo come andrà a finire.
Oggi, tra poco, l’ultimo scritto. Qualunque cosa sia, io sono pronto.
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