c) Lo scontro con Berlinguer, Nel febbraio 1984 il governo e le parti sociali raggiungono una intesa sulla politica economica, predeterminando i punti di scala mobile per l’anno in corso.
Contraria la sola componente comunista della CGIL.
Il decreto legge governativo del 14 febbraio (di San Valentino) è fortemente avversato per il contenuto (colpisce unilateralmente il lavoro dipendente) e per il merito ritenuto autoritario.
L’opposizione del PCI è fortissima alle Camere e si lega nel paese alla spinta della maggioranza della CGIL. Imponente la manifestazione nazionale, a Roma, il 24 marzo.
Berlinguer, dopo la sconfitta delle precedenti ipotesi politiche,
rilancia una forte opposizione sociale,
profondamente legata alla riaffermazione della “questione morale” e della “diversità” del PCI rispetto alle altre forze politiche (123) e da un impegno contro l’installazione degli «euromissili» sul territorio italiano.
È l’ultima battaglia di Berlinguer che segue l’uscita dalla maggioranza di governo (1978-1979),
l’affermazione,
dopo il terremoto nel Belice e i successivi scandali, che con «questa DC non si può governare» e ipotizza, nei fatti, una alternativa di sinistra e uno scontro netto con DC e PSI,
capace di rovesciare la sfida da questi lanciata.
Morte di Berlinguer
La morte coglie improvvisamente il segretario comunista nel corso della campagna per le elezioni europee.
Il suo funerale, alla vigilia del voto, è una immensa prova di forza del partito,
ma anche dimostrazione della commozione che ha colto il paese intero davanti ad una figura certo contraddittoria e discussa, ma capace di suscitare passione ed emozione per la forte carica morale.
Il risultato delle europee segna, per la prima ed unica volta,
il «sorpasso» del PCI sulla DC ed è certo frutto dell’emozione collettiva, anche se pesano non poco lo scontro sociale e i contrasti interni alla maggioranza.
Il referendum contro il decreto di S. Valentino, indetto immediatamente dal PCI, si svolge nel 1985, in una situazione politica già cambiata.
La tensione sociale si è attenuata, le elezioni regionali hanno fortemente ridimensionato il PCI stesso,
nonostante la confluenza del piccolo PDUP di Lucio Magri e Luciana Castellina (per la prima volta si presentano i Verdi che ottengono il 2%).
Ma soprattutto incidono sulla sconfitta referendaria le divisioni nella CGIL presenti nella stessa componente maggioritaria (anche il segretario Luciano Lama è molto «tiepido»),
i contratti di alcune categorie che hanno attenuato il taglio della scala mobile, la forte campagna governativa, capitanata da Craxi, la poca convinzione,
se non avversione, dell’ ala «migliorista» del PCI stesso, di cui è evidente la malcelata ostilità verso una iniziativa ritenuta volontaristica e tale da isolare il partito e a livello politico e verso alcuni settori sociali,
la stessa segreteria di Alessandro Natta che ha ereditato una situazione esplosiva e al quale sembra mancare il carisma dei segretari precedenti.
Risultati referendum sula scala mobile
Il 45,7% ottenuto dai sì al referendum è dimostrazione di contraddizioni, di scollamento con alcuni settori della propria base sociale,
della difficoltà di rifondare una politica e delle molte anime che ormai convivono nella medesima formazione (non a caso sarà sciolta pochi anni dopo).
NOTA ( 123)
In una intervista rilasciata, meno di tre anni prima, il segretario comunista afferma: «I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni a partire dal Governo.
Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RAI TV, alcuni grandi giornali …
Insomma tutto è lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico: tutte le operazioni che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica».
E sulla “diversità”: «Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato …
Ho detto che i partiti hanno degenerato, quale più quale meno, dalla funzione costituzionale loro propria, recando così danni gravissimi allo Stato e a se stessi.
Ebbene, il PCI non li ha seguiti in questa degenerazione …
Ai tempi della maggioranza di solidarietà nazionale ci hanno scongiurato in tutti i modi di fornire i nostri uomini per banche, enti, poltrone, di Sottogoverno, per partecipare anche noi al banchetto.
Abbiamo sempre risposto di no …
E ad un certo punto ce ne siamo andati sbattendo la porta, quando abbiamo capito che rimanere, anche senza compromissioni nostre,
poteva significare tener bordone alle malefatte altrui e concorrere anche noi a far danno al paese»
(ENRICO BERLINGUER, Questi partiti degenerati sono l’origine dei nostri mali, intervista ad Eugenio Scalfari, in “Repubblica”, 28 luglio 1981).
*** Intervento di Lucio Libertini (14-12-1991) al Congresso Nazionale fondativo di Rifondazione Comunista dopo lo scioglimento del PCI della Bolognina:
Si rende disponibile – in data 26 gennaio 2024 – gratis il “Capitolo 1 Rifondazione Comunista” del libro sulla storia di Rifondazione Comunista dal 2001 al 2011 di Sergio Dalmasso.
Brevissimo stralcio del video sulla presentazione dell’11 aprile 2022 del libro sulla storia di Rifondazione Comunista. Dal movimento dei movimenti alla chiusura di «Liberazione», storia di un partito nella crisi della sinistra italiana, di Sergio Dalmasso (Red Star Press, 2021). Presentazione organizzata dalla rivista Su la testa. Con l’autore Dalmasso, Daniela Chironi (ricercatrice della Scuola Normale di Pisa) e Paolo Ferrero (direttore della rivista Su la testa: https://www.sulatesta.net/) Il video completo è reperibile al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=KzbNz9niEYo
Parte dell’introduzione
Nel lontano 2002 ho pubblicato Rifondare è difficile. Rifondazione comunista dallo scioglimento del pci al “movimento dei movimenti” (Centro documentazione di Pistoia, Pistoia, 2002).
Il testo, poi ristampato integralmente nel n. 31 dei «Quaderni del cipec» di Cuneo, tentava di offrire una lettura il più possibile oggettiva, di non “fare il tifo” per questa o quest’altra posizione, ma di raccontare la nascita del partito, iniziando dagli scontri interni al pci nei suoi ultimi anni, la sua strutturazione, le divergenze indotte e dalle tante matrici che lo avevano costituito e – soprattutto – dalla legge elettorale maggioritaria che spinge inevitabilmente ad alleanze, anche spurie.
Giudizio sull’URSS
Non mancano differenze di riferimenti teorico-culturali, dalla storia del movimento di classe (il giudizio sull’URSS), alla concezione del partito e i suoi rapporti con i movimenti sociali, dalle relazioni con le altre formazioni di sinistra e progressiste (alla base, nel 1993, della defenestrazione di Garavini) alla percezione delle “emergenze” (questione di genere, ecologia, radicalismo cristiano, rapporto nord/sud del mondo…).
Da subito è stato presente – e in alcuni casi lacerante – il nodo continuità/rottura, tradizione/ innovazione, esistente nella stessa endiadi del nome Rifondazione comunista, in cui spesso le singole componenti hanno messo l’accento soprattutto su uno dei due termini.
Egemonia di Rifondazione nel movimento dei movimenti a Genova
Questo secondo testo intende coprire il decennio, dal 2001 al 2011, dalla oggettiva egemonia manifestata a Genova, alla crescita/trasformazione registrata negli anni successivi.
Sull’onda del “movimento dei movimenti”, alla svolta verso un nuovo accordo con il centro-sinistra, agli anni (2006-2008) di collaborazione governativa, sino alla scomparsa della presenza istituzionale (Camera, Senato, Parlamento, europeo), dai media e la simbolica chiusura di «Liberazione».
Inizia, per dare continuità, dalle ultime pagine del primo libro, seguendo il dibattito sul rapporto fra partito e movimento, su Genova 2001, guerra, quinto congresso del partito, quello in cui emergono tematiche altermondialiste. Si chiude con una nuova egemonia, sociale e politica, della destra e con la frantumazione e l’uscita dal radar politico di quanto resta a sinistra.
Lucio Libertini e… Un protagonista della sinistra italiana nel centesimo anniversario della nascita
Presentazione del libro contenente gli Atti del convegno di Pistoia del 2 dicembre 2022 intitolato: Lucio Libertini e… Un protagonista della sinistra italiana nel centesimo anniversario della nascita, Barbara Nikolova (a cura).
Meeting di venerdì 1 dicembre alle ore 17, contemporaneamente a Pistoia, Torino, Genova, Roma. Diretta Facebook organizzata dall’Archivio Roberto Marini di Pistoia. https://archiviomarinioltreilsecolobreve.it/
Il Ministero della Cultura, attraverso la Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali, riconosce e sostiene progetti a favore della istituzione di Comitati Nazionali per le celebrazioni previste dalla Legge n. 420 del 1° dicembre 1997,
volti a realizzare iniziative che ricordino i grandi protagonisti della storia e della cultura italiana in occasione delle loro ricorrenze “secolari”.
La Fondazione Roberto Marini “Oltre il secolo breve” ETS di Pistoia ha promosso nell’autunno 2020 la costituzione del Comitato Nazionale dedicato alla celebrazione nel 2022 del centesimo anniversario della nascita di Lucio Libertini,
dirigente politico punto di riferimento anche del “creatore” della Fondazione stessa,
e protagonista politico e culturale della travagliata storia della Sinistra italiana dal secondo dopoguerra fino alla scomparsa avvenuta nel 1993.
Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Lucio Libertini
ed in questo volume (che fa seguito a quello dedicato all’impegno profuso da Libertini specificatamente per la natia Sicilia) presenta gli Atti del convegno svoltosi a Pistoia venerdì 2 dicembre 2022, a conclusione del primo anno di attività.
Articolato su relazioni sia cronologiche che tematiche, integrate da testimonianze di chi ha condiviso il suo impegno nei vari partiti in cui ha militato, il convegno si è soffermato in particolare sugli elementi dell’opera di Libertini che possono essere considerati ancora attuali.
Bisogna che sappiamo che poggiamo tutte, in qualche modo, sul corpo fracassato di Rosa Luxemburg (Rossana Rossanda)
Il comunismo ha sbagliato, ma non era sbagliato (Rossana Rossanda)
Un altro comunismo? Il messaggio di Rosa
Nello tsunami e nella assenza di riferimenti che ha colpito, non da oggi, il movimento di classe e le forze che tentano di richiamarsi al socialismo, nella giusta critica a tutti i regimi di socialismo reale e alla mancata transizione da essi operata, tre figure continuano ad essere non toccate da una critica radicale e sembrano ancora parlarci :
quella di Antonio Gramsci, che muore dopo anni di carcere e di clinica ed è il comunista a riflettere maggiormente sulle ragioni della mancata rivoluzione nell’Europa del primo dopoguerra e su possibilità e modalità di una trasformazione radicale nei paesi a capitalismo avanzato;
quella di Che Guevara che dobbiamo leggere superando la semplice immagine del guerrigliero eroico, cogliendo in lui soprattutto l’internazionalismo e la critica, in nuce, delle deformazioni burocratiche che hanno conosciuto tutte le esperienze di società post- capitaliste. Il suo fascino deriva anche dalla coerenza estrema che lo conduce a combattere per un “altro” paese, a vincere e, divenuto ministro, ad affrontare una nuova disperata avventura, in una dialettica continua che può avere termine solamente nella rivoluzione internazionale;
quella, appunto, di Rosa Luxemburg, uccisa in un tentativo rivoluzionario da lei stessa criticato, presente al suo posto, con e fra le masse, sino al sacrificio estremo, sempre avversa ai compromessi, ai cedimenti e – come nessun altr*, capace di cogliere i limiti profondi e intrinseci alle organizzazioni del movimento operaio, nei rischi di burocratizzazione e di omologazione.
La “fortuna”
La scarsa attenzione prestata alla sua figura ed al suo pensiero è cartina di tornasole dei ritardi e dei drammatici errori di prospettiva compiuti, a livello politico e culturale, dalle forze maggioritarie del movimento operaio.
Non ha alcun diritto di richiamarsi a lei la socialdemocrazia, che infatti ne isola strumentalmente alcune specifiche opere (La rivoluzione russa, Problemi di organizzazione della socialdemocrazia russa).
Non solamente essa è complice della sua morte, ma è sempre oggetto delle polemiche sulla degenerazione politica, teorica e organizzativa, sull’abbandono della prospettiva rivoluzionaria e della cancellazione del marxismo teorico.
Non possono riferirsi a lei gli epigoni dello stalinismo che hanno irrigidito il marxismo a dogma, che hanno ridotto a catechismo il pensiero e l’opera di Lenin, senza mai coglierne le scelte contingenti e tattiche, inevitabilmente condizionate1.
Già nel 1925, l’Esecutivo allargato della terza Internazionale mette in guardia contro il luxemburghismo, sottolineando gli errori sulle questioni contadina e nazionale, ma soprattutto il modo non bolscevico in cui vengono trattate le questioni della spontaneità, della coscienza e dell’organizzazione.
Queste deformazioni impediscono l’assimilazione del leninismo (in realtà di quello che sta divenendo un dogma irrigidito).
È durissima Ruth Fischer, segretaria del Partito comunista tedesco: il luxemburghismo è malattia da estirpare, bacillo di sifilide.
È Stalin, nel 1931, a sintetizzare le colpe, in A proposito di alcuni problemi della storia del bolscevismo:
I sinistri della socialdemocrazia tedesca, Parvus e Rosa Luxemburg… fabbricarono lo schema utopistico e semimenscevico della rivoluzione permanente… più tardi questo schema venne ripreso da Trotskij (in parte da Martov) e trasformato in strumento di lotta contro il leninismo.
In questo quadro, la sua figura è ricordata, per decenni, quasi solamente per la tragica morte e sempre associata alle accuse di spontaneismo, romanticismo rivoluzionario, opposizione a Lenin su questioni centrali. Ancora in una biografia, edita in Italia nel 1953, si legge:
Il luxemburghismo non rappresenta altro che una variante del socialdemocratismo2.
Anche in Italia l’attenzione è scarsa. Nel 1921, su Critica comunista, rivista del PCd’I, compare un saggio di Gyorgy Lukacs3 che esalta in lei la categoria di totalità, per cui la totalità della forma di produzione capitalistica, dotata di una profonda logica interna, può essere interpretata, combattuta e superata solo dal punto di vista di un’altra totalità concreta, costituita dal punto di vista della classe operaia, senza il quale si cade nel pragmatismo e nel revisionismo.
In seguito, il quasi totale silenzio, rotto solamente dal singolare interesse da parte di Lelio Basso4.
Non è un caso che l’interesse per la grande rivoluzionaria rinasca negli anni ’60, in cui convivono l’emergere di una nuova generazione e la messa in discussione di un socialismo ossificato.
La denuncia dello stalinismo, lo scacco e del modello sovietico e di quello socialdemocratico, l’emergere di spinte e movimenti non “ortodossi” portano a cercare, nella storia delle organizzazioni operaie, figure e tematiche per lungo tempo rimosse.
Si riflette sul dibattito degli anni ’20, l’ondata rivoluzionaria mancata, sull’involuzione dell’URSS (ricompare il fantasma del vecchio Trotskij), si rilegge Gramsci in chiave diversa dall’interpretazione ufficiale, tornano alla luce le vecchie “eresie”, si considera con più attenzione il marxismo della periferia, alla luce delle lotte anticoloniali.
La figura di Rosa riemerge in tutta la sua grandezza. In Italia escono due antologie dei suoi scritti, curate (non è un caso) da esponenti della sinistra socialista, Luciano Amodio (1963) e Lelio Basso (1967); l’introduzione complessiva di Basso, sommata a quella ai singoli testi, è, a distanza di oltre mezzo secolo, uno dei maggiori contributi internazionali alla conoscenza della rivoluzionaria polacca.
In Francia è oggetto di grande attenzione da parte di “Socialisme ou barbarie” e del movimento trotskista5, in ogni paese i suoi ritratti compaiono nei cortei studenteschi.
Rudi Dutschke la legge come unica rifondatrice del pensiero rivoluzionario e definisce il Discorso sul programma come testo centrale per la ricostruzione, dalle fondamenta, della sinistra, nel rapporto tra base e vertice, basso e alto.
Non manca l’attenzione ad aspetti “non politici” della sua personalità, dall’interesse per la natura all’amore per gli animali (ecologismo e antispecismo?), dai suoi sentimenti personali alla specificità di genere. Karl Kraus parla dell’osservazione delle piante e degli animali come un abbraccio amoroso all’intera natura. Continua è la riflessione “femminista”6.
Note all’estratto dal saggio Il messaggio di Rosa di Sergio Dalmasso
1 I confusionisti del più recente modello di spontaneità hanno altrettanto poco il diritto di richiamarsi a Rosa Luxemburg quanto ne hanno i miserabili burocrati del Komintern di richiamarsi a Lenin (Leone TROTSKIJ, Rosa Luxemburg e la quarta Internazionale, 24 giugno 1935).
2 Fred OELSSNER, Rosa Luxemburg, Roma, Editori Riuniti, 1953.
3 È il primo dei tre saggi su Rosa che compaiono in Storia e coscienza di classe e che vedono un progressivo slittamento del filosofo ungherese verso posizioni “leniniste”.
4 Suoi un articolo sull’Avanti!nel 1946 e il numero della rivista “Quarto stato” nel 1949, trentesimo della morte.
5 Per limitarci a pochi nomi, il dibattito coinvolge Claude Lefort, Robert Paris, Daniel Bensaid, Daniel Guerin, Michael Lowy, Lucien Goldmann.
6 Cfr. La Rosa e le spine, atti del seminario del 4 dicembre 2004, Milano, ed. Punto rosso, 2005; La rosa d’inverno. Attualità di Rosa Luxemburg, atti del convegno del 24 ottobre 2009, Milano, ed. Punto rosso, 2010; Raya DUNAYEVSKAYA, Rosa Luxemburg, women’s liberation and Marx philosophy of revolution, inedito in italiano.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2023-11-18 14:05:172024-01-09 21:43:03Il messaggio di Rosa
Claudio Costantini, professore ed amico, in Claudio Costantini, storia, politica, insegnamento (1933-2009), Genova, Archivio dei movimenti, 2022.
Claudio Costantini, professore ed amico
Arrivo a Genova, dalla provincia, all’inizio del novembre 1967.
L’avventura universitaria è una incognita totale. Non ho idea di struttura, organizzazione, modalità degli esami.
Allora, Lettere è a Balbi 5, gli istituti sono un po’ sparsi, tra palazzo Raggio (italiano e storia) e Santa Sabina (filosofia).
Le aule sono tutte a Balbi 5, sopra al rettorato. La più grande (“da Prati”, il bidello) è per le lezioni di italiano (Croce), latino (Della Corte), storia romana (Forni).
È però l’anno dell’esplosione dell’università, dell’enorme aumento di iscritt*. Non riesce a contenerci tutt*. Della Corte promette che presto verrà aperto, per l’università, il teatro Falcone.
Noi “filosof*” siamo facilmente riconoscibili dalla maggioranza di chi è iscritto a legge e frequenta lo stesso palazzo.
Altri abiti, altri capelli, altro linguaggio, altre scelte di vita, altre prospettive professionali.
Il mondo ribolle. Nel 1967, la guerra in Vietnam si aggrava, vi è il colpo di stato in Grecia, la guerra dei sei giorni ci ha fatto scoprire che esiste la Palestina, si sono moltiplicate le rivolte dei ghetti neri negli USA.
A gennaio si è ucciso Luigi Tenco, facendoci riflettere su tematiche esistenziali e mettendoci davanti al rapporto arte/industria dello spettacolo (nessuno di noi ha cognizione della scuola di Francoforte), ma, soprattutto, allo sdegno per i massacri in Vietnam, si somma, moltiplicata, la frustata che ci produce, ai primi di ottobre, la morte del Che. Il suo sacrificio estremo richiama immagini cristiane, riporta l’attenzione sulle vene aperte di un continente intero, sul rapporto sviluppo/sottosviluppo.
La prima assemblea studentesca
Partecipo alla mia prima assemblea. Non conosco il numero dell’aula. Seguo una studentessa che ha sottobraccio (siamo la generazione delle riviste) “La Sinistra”, il mensile di Savelli e Colletti (non commento le loro scelte successive).
Grande subbuglio. Ai problemi di facoltà si sommano quelli complessivi, lo scacco del centro- sinistra, i temi internazionali, questioni generazionali (l’autoritarismo), sociali (la Bibbia per noi è la Lettera a una professoressa che svela il carattere classista, anche nei contenuti, della scuola).
Assemblee e assemblee, nell’aula grande (“da Prati”) o a palazzo Raggio (ora vi è una biblioteca).
Conosco immediatamente Giacomo Casarino, Manlio Calegari, Roberto Speciale, Rodolfo Savelli, Renato Midoro, Punny Semeraro, Carlo Penco, Franco Surdich, negli incontri “interfacoltà”, Franco Carlini, Bruno Piotti, Franco Cifatte, Pietro Marcenaro. … Continua.
Quaderno CIPEC 72, Non so se questo sarà l’ultimo quaderno, dopo un percorso di trent’anni, o se continueremo per il prossimo quinquennio (2025- 2029) o almeno per qualche anno.
Attendiamo le decisioni dell’Amministrazione provinciale di Cuneo che, in ogni caso, ringraziamo, come quelle precedenti, insieme ai dipendenti della stamperia, per i tanti numeri usciti che speriamo siano stati utili.
Vedo che le ricostruzioni di parti della storia della provincia, le interviste a militanti politici e sindacali, le statistiche elettorali, per quanto ferme a parecchi anni fa, vengono ancor oggi, utilizzate per studi, ricerche, tesi di laurea.
In attesa di una eventuale (e sperata) continuazione, procediamo con il ricordo dell’amico Danilo Zannoni, scomparso nell’aprile 2023.
A lui abbiamo dedicato già il quaderno 65 (primo semestre 2021) che conteneva numerosi racconti e l’ultimo numero (primo semestre 2024) con un lungo racconto (il termine è, forse, riduttivo), Demoni e due brevi ricordi, il mio e quello di Antonella Marras.
In questo quaderno compaiono altri suoi scritti, mai pubblicati, che sempre dimostrano la fantasia (gli ho chiesto più volte come facesse a scrivere continuamente, senza interruzione e su soggetti così diversi) e soprattutto l’interesse per temi sociali, ambientali, legati a una impostazione morale che sembra richiamarsi ad esempi letterari illustri.
L’amico prete: Gianni Russotto
Vi era l’idea di un ricordo di Gianni Russotto, anch’egli mancato lo scorso anno.
Gianni è stato sacerdote, prima a Genova, poi in Cile, da lui scelto per avere una esperienza di vita e di fede in un paese del “terzo mondo”.
Qui ha conosciuto e sposato una donna, scelta che lo ha collocato tra i tanti preti sposati di una stagione in cui molti credenti si sono interrogati sulle scelte di fede, sul rapporto religione/politica e sul modo migliore di interpretare la fede stessa nella propria vita personale.
Il ritorno in Italia, l’impegno politico- sociale.
Ci manca lo spazio.
Mi limito ad un ricordo personale, rinviando ai prossimi, eventuali, quaderni, testimonianze, ricordi, memorie collettive e personali che hanno riempito una commovente serata al circolo ARCI Barabini, a Trasta, in val Polcevera, il giorno successivo alla sua scomparsa.
Sergio Dalmasso
Nel secondo semestre del 2024 il quaderno 72 sarà a stampa in un numero di copie limitate grazie al lavoro del Centro Stampa della PROVINCIA DI CUNEO
L’associazione nazionale Amicizia Italia Cuba presenta questo archivio dei discorsi, video, fotografie riguardanti Ernesto Che Guevara.
56 anni fa veniva assassinato Ernesto ‘Che’ Guevara, l’uomo che rappresenta per eccellenza l’idea della Rivoluzione.
Sperando di farvi cosa gradita pubblichiamo qui di seguito (in lingua originale) Citazioni, Discorsi, Video, Fotografie e Musica estratte dal sito web del CEME (archivio storico, sociale, politico e culturale del Cile).
Video YouTube con Franco Zunino e Sergio Dalmasso che discutono su Ernesto Guevara, il Che:
Nathalie Cardone – Hasta siempre (Official Video HD) – YouTube:
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Amicizia Italia Cuba, Citazioni e discorsi di Ernesto Guevara
1952 Notas de Viaje. Ernesto Guevara 1955 Sobre el peronismo. Ernesto Guevara 1958 Entrevista de Jorge Masetti con el Che en Sierra Maestra Che Guevara. Obras escogidas. Libro. 1.7 MB
Anno 1959
1959 Lo que aprendimos y lo que enseñamos 1959 Proyecciones sociales del Ejercito Rebelde 1959 Discurso en ‘El Pedrero’ 1959 Guerra y población campesina. Ernesto Guevara 1959 Palabras en la despedida de los compañeros Juan Abrahantes y Jorge Villa 1959 América desde el balcón afroasiático 1959 Reforma universitaria y revolución 1959 Discurso en la concentración ante el Palacio Presidencial 1959 Discurso al recibir el doctorado honoris causa de la Universidad Central de las Villas 1959-1964 Cuatro artículos sobre guerrilla y guerra de guerrillas 1959 ‘Que es un guerillero’ 1959 Una historia de la Revolución Cubana
Anno 1960
1960 Discurso en la entrega del Centro Escolar ‘Oscar Lucero’ 1960 Discurso en la conmemoracióndel natalicio de José Martí 1960 Discurso en el Banco Nacional 1960 Discurso a los trabajadores de la industria textil 1960 El papel de la Universidad en el desarrollo económico de Cuba 1960 Soberanía política e independencia Económica 1960 Discurso en Santiago de Cuba 1960 Discurso en la inauguración de la exposición industrial en Ferrocarril 1960 Consejos al combatiente. Ocho artículos 1960 Las ametralladoras en el combate defensivo 1960 Discurso al Primer Congreso Latinoamericano de Juventudes 1960 La ‘Corte de los Milagros’ y otros motes de la OEA 1960 El médico revolucionario. Ernesto Guevara 1960 Notas para el estudio de la ideología de la Revolución cubana.
Anno 1961
1961 Sobre la firma de acuerdos con los países socialistas. Ernesto Guevara. 6 enero 1961 1961 Despedida de duelo a Osvaldo Sánchez y otros compañeros del MINFAR 1961 Discurso a las milicias en Cabañas, Pinar del Río 1961 Discurso en la Convención Nacional de los Consejos Técnicos Asesores 1961 Palabras a obreros destacados 1961 Discurso en el Encuentro Nacional Azucarero 1961 Cuba ‘Excepción histórica o vanguardia en la lucha contra el colonialismo 1961 Discurso a las milicias en Pinar del Río 1961 Economía y Planificación. 1961 Contra el burocratismo 1961 Discurso en el acto conmemorativo de la muerte de Antonio Guiteras 1961 Discurso en el acto de homenaje al general Líster 1961 Conferencia en el curso de adiestramiento del Ministerio de Industrias 1961 Discusión colectiva, decisión y responsabilidad únicas 1961 Discurso en la reunión del Consejo Interamericano Económico y Social, Uruguay 1961 Segundo discurso ante la CIES. Ernesto Guevara 1961 Discurso del Che en la Universidad República de Montevideo 1961 Discurso en la Primera Reunión Nacional de Producción 1961 Charla a trabajadores del Ministerio de Industrias 1961 Discurso en la inauguración de la planta de sulfometales ‘Patricio Lumumba’ 1961 Discurso en la Conmemoración del 27 de noviembre de 1871 1961 La Guerra de Guerrillas 1961 Moral y disciplina de los combatientes revolucionarios. Ernesto Guevara
Anno 1962
1962 Conferencia a los estudiantes de la Facultad de Tecnología 1962 Mensaje a los argentinos 1962 El cuadro, columna vertebral de la revolución 1962 ‘Que debe ser un joven comunista’ 1962 Discurso en acto de homenaje a Antonio Maceo 1962 La Batalla de Santa Clara. Relato del comandante Ernesto Che Guevara 1962 Pasajes de la guerra revolucionaria
Anno 1963
1963 Discurso de la plenaria azucarera en Camagüey 1963 Discurso en la asamblea general de trabajadores de la Textilería Ariguanabo 1963 Discurso en Minas del Frío 1963 En la clausura del Encuentro internacional de estudiantes de arquitectura 1963 Guerra de guerrillas, un método 1963 El partido marxista-leninista 1963 Guerra de guerrillas. El papel de la mujer. Ernesto Guevara
Anno 1964
1964 Palabras en la entrega de certificados de trabajo comunista 1964 Sobre las tareas fundamentales de la industria y trabajos de dirección. Ernesto Guevara 1964 Sobre el sistema presupuestario de financiamiento 1964 Conferencia Mundial de Comercio y Desarrollo. 1964 La Banca, el crédito y el socialismo 1964 Discurso en la inauguración de la Planta Mecánica de Las Villas. 1964 La Juventud y la revolución 1964 Discurso en la inauguración de la Planta Beneficiadora de Caolín 1964 Discurso en la inauguración de la Fábrica de Bujías de Sagua la Grande 1964 La planificación socialista, su significado 1964 Discurso en la inauguración de la Fábrica de Alambre de Puas en Nuevitas 1964 Discurso en la inauguración de la Fábrica de Bicicletas de Caibarién 1964 Discurso en la entrega de certificados de trabajo comunista en el Ministerio de Industrias 1964 Discurso en la Asamblea de Emulación del Ministerio de Industrias 1964 Discurso en homenaje al Comandante Camilo Cienfuegos 1964 Discurso en la Asamblea General de las Naciones Unidas 1964 Intervención en la Asamblea General de las Naciones Unidas, II replica 1964 Conferencia en el programa televisado ‘Face the Nation’ 1964 Cuba, su economía, su comercio exterior, su significado en el mundo actual
Anno 1965
1965 Discurso de Argel 1965 El socialismo y el hombre en Cuba 1965 El Che y su carta sobre los estudios de filosofía 1965 Del libro Pasajes de la lucha revolucionaria Congo. Fragmentos 1965 Carta de despedida del Che Guevara a Fidel Castro 1965 Cuatro Cartas de despedida a su familia 1965 La piedra. Relato inédito del Che Guevara
Anno 1966
1966 Carta de despedida a Fidel Castro 1966 Notas Inéditas del Che al Manual de Eco Política de la Academia de Ciencias URSS
Anno 1967
1967 Mensaje a los pueblos del mundo a través de la Tricontinental 1967 Diario en Bolivia 1967 Cinco Comunicados redactados por el Che en la selva boliviana.
Amicizia Italia Cuba, Video
Festejos del triunfo Rebelde en Cuba en 1951 Hasta Siempre Comandante Che Guevara – Carlos Puebla Che en la Sierra Maestra Discurso de Ernesto Guevara en la ONU Discurso de Ernesto Guevara en Santiago de Cuba Palabras del Che sobre Playa Giron El Che trabajando cuando era Ministro de Industria Discurso de Ernesto Guevara a los trabajadores y voluntarios Breve compilado de imágenes con música de fondo Fidel Castro lee la carta de despedida del Che Fidel habla del Che Momento en que encontraron los restos del Che en Bolivia. Ceremonia En Santa Clara cuando llega el ataud con los restos del Che
Amicizia Italia Cuba, Fotografie
Homenaje Fotografico de Ernesto Guevara desde su niñez hasta su muerte en Bolivia 23,6MB Colección de Afiches en Homenaje a Ernesto Guevara 1 16,6MB Coleccion de Afiches en Homenaje a Ernesto Guevara 2 10,4MB
Amicizia Italia Cuba,Musica
Alma Morena.- Miguel Angel Filipini América te hablo de Ernesto – Silvio Rodriguez Andes lo que Andes – Amaury Perez Ay, Che Camino – Matio Ayer y Hoy Enamorados – Santiago Felíu Cancion al Guerrillero Heroico – Elena Burke Cancion al Hombre Nuevo – Nereyda Naranjo Cancion Cubana – Ernesto Lecuona Cancion del elegido – Silvio Rodriguez Cancion del Hombre Nuevo – Daniel Viglietti Cancion funebre por Che Guevara Carta al Che – Inti Illimani Che Comandante – Cacique Paraguayo Che Esperanza – Egon y Los Arachanes Che Guevara Comandante Che Guevara – Grupo Tabacalero Diciembre 3 y 4 El aparecido. – Victor Jara El Hombre Nuevo – Daniel Viglietti Elegia al Che Guevara – Inti Illimani Fusil contra Fusil Guitarra en duelo mayor – Angel Parra Hasta Siempre – Carlos Puebla
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https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2023-10-16 20:32:012024-02-01 20:07:36Amicizia Italia Cuba
Stralcio dell’introduzione al Quaderno 71 di Sergio Dalmasso.
“Danilo scriveva novelle (e non solo). Vi era il ricordo della sua gioventù, del DAMS, della passione per il teatro (era stato fondatore di una esperienza locale), la critica alla gestione del teatro “ufficiale”.
Fra le tante idee, aveva espresso più volte quella di organizzare cicli di film (in quale sala, con quali mezzi?). L’aspetto letterario si legava inevitabilmente alla passione politica.
Dietro ad ogni racconto era facile cogliere la critica morale, l’attenzione al disastro climatico, l’amarezza per l’aggravarsi delle differenze sociali e la decadenza morale complessiva. I racconti comparivano on line, frequentemente.
Poi, la decisione di leggere in pubblico alcuni racconti. Nasceva una “compagnia di giro”: Danilo, Antonella e Cristina leggevano le novelle, Rosario cantava, con la chitarra, le sue canzoni. A me toccava introdurre, cercare di legare i vari brani e testi. Serata splendida al circolo PRC della Val Polcevera, nel piccolo cortile, poi a Genova, Savona, al circolo ARCI di Ceriale. Proponevo a Danilo di pubblicare i testi, pur nella versione spartana dei quaderni CIPEC. Ne era contento. I tempi erano un po’ lunghi. Nel frattempo, mi mandava altre novelle, dicendomi che forse erano migliori delle precedenti. Sono rimaste in attesa sino ad oggi.
All’uscita del quaderno (il numero 65), eravamo partiti da Genova, lui, Antonella ed io per andarlo a ritirare alla tipografia di Cuneo. Eravamo passati alla locale sede di Rifo, accolti come vecchi amici, invitati a pranzo sulla terrazza della sede (era una giornata di sole). Danilo aveva firmato le copie.”
– Ieri, sabato (27 maggio 2023), sono tornato a Cuneo per presentare il quaderno del CIPEC numero 69 che raccoglie una breve “storia” di Rifondazione nel cuneese.
Alessio Giaccone, Sergio Dalmasso, Nadia Revello e il bel pubblico al circolo Rosa Luxemburg di Cuneo
Alessio Giaccone e Sergio Dalmasso
Storia Rifondazione Comunista Cuneese, il quaderno è uscito a stampa, ma si trova on line: Quaderni del CIPEC, n. 69. Nulla di definitivo o di importante, ma l’occasione per riflettere su anni della nostra storia, nazionale e locale.
Quaderno CIPEC N. 70
E’ uscito anche il quaderno numero 70 che contiene due testi importanti:
– alcune poesie che Gianni ALASIA, grande sindacalista torinese mi diede anni fa, chiedendomi di pubblicarle solo dopo la sua morte. Sono testimonianza di una grande figura, non solamente “politica”:
“Altri son venuti e altri verranno. Quanto è stato buono e vero ritorna sempre”
“Un giorno, la nostra primavera del quarantacinque sboccerà per i nostri amati nipotini”
—- uno studio di Giuseppe Gambino su Karl LIEBKNECHT.
Ricordo che sulla figura del grande dirigente tedesco, morto con Rosa Luxemburg, non esistono studi recenti. Questo testo, scaricabile anche on line, copre, quindi, un vuoto e spero venga conosciuto e utilizzato.
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