Quaderno CIPEC 67

Publicato in anteprima web il quaderno 67 contenente gli interventi di Lucio Libertini al consiglio regionale del Piemonte negli anni 1975-1976.

Questo quaderno uscirà a stampa ad inizio 2022.

Stralcio di uno dei primi interventi al Consiglio regionale del Piemonte di Lucio Libertini.


Seduta n. 3 del 24/07/75 – Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all’art. 32 dello Statuto per l’elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale (seguito)

Signor Presidente, Consiglieri poiché, come è abbastanza naturale, il compagno Minucci stamattina ha esposto in modo compiuto il pensiero del nostro Gruppo, io prendo qui la parola unicamente per alcune repliche, non necessariamente polemiche, anzi prevalentemente politiche che si riferiscono all’andamento del dibattito ai quesiti che ci sono stati posti dai Consiglieri dei vari Gruppi.

E intendo fare, da questo punto di vista, quattro rapidi ordini di osservazioni: 1) noi abbiamo sentito ancora ripetere oggi, da parecchi colleghi della D.C. (lo avevamo già sentito l’altro giorno da Bianchi) un esercizio aritmetico di somme e, devo dire, piuttosto arbitrarie, perché vede collega Bianchi, è vero che la somma dei partiti del centro-sinistra è maggiore della somma del PS e del PC. ma se vogliamo soltanto fare delle somme aritmetiche io le dirò che per esempio, la somma che noi proponevamo del PCI, del PSI e della D.C. e dei partiti minori e ancora più grande, il guaio è che la D.C. non ci sta e quella somma è aritmetica e non politica.

Lo stesso problema si pone per il centro-sinistra, lei lo somma sulla carta, ma il P.S.I., per ragioni che sono politiche, non ci sta e allora quella somma e solo aritmetica e non è politica. Ma c’è di più, perché se noi consideriamo, e non polemicamente, l’andamento del dibattito di oggi e vorrei porre questo all’attenzione dei colleghi della D.C. in un discorso costruttivo – ci accorgiamo che in verità, qui, più che di somme bisogna parlare di sottrazioni.

Qui si è fatto molto chiasso sul 31° voto e io voglio dire a Zanone che non c’era stamattina, che Minucci stamani è stato chiarissimo, noi non abbiamo chiesto e non chiediamo voti surrettizi, chiediamo rapporti politici.

Ma il fatto più importante non è il 31° voto il fatto è che in realtà di fronte ai 30 voti socialisti e comunisti, non vi sono 28 voti, non solo non si sono trovati nell’urna, ma il Consigliere Zanone ha spiegato, dal suo punto di vista che è difficile che la D.C. sommi insieme i liberali quando vuole preparare la resurrezione del centro sinistra.

Inoltre abbiamo sentito oggi accenti estremamente diversi e che credo seri, dei socialdemocratici; sarebbe molto difficile assimilare il discorso del collega Cardinali con quello, non dico di Picco, che ho l’impressione non abbia letto i giornali in questi giorni e non si sia accorto di quello che è capitato nel Consiglio nazionale della D.C., ma con gli interventi anche di altri colleghi della D.C.

Per cui la verità – ed è un punto politico che noi portiamo qui non per polemica, lo vedrete nello sviluppo del ragionamento – è che a fronte di una maggioranza di 30 (che è una maggioranza relativa e sappiamo il limite di questo) non esistono 28, non esistono 26 come blocco omogeneo capace di un’alternativa e (non lo dico con soddisfazione) a veder bene bene non ne esistono neppure venti perché la D.C. oggi è intervenuta nel dibattito con un’articolazione tale di voci che sarebbe stato difficile cogliere un comune denominatore.

E badate, questo non lo diciamo affatto per polemica o con un senso di disprezzo, ma ci rendiamo conto di ciò che capita, ci rendiamo conto che la crisi della D.C., che oggi in quest’aula è apparsa visibilmente a chi avesse orecchie per sentire, è in realtà la crisi che segna la fine di un periodo nella storia della società italiana.

In questo senso io credo che Moro abbia lucidamente colto il fondo della questione quando nel suo discorso al Consiglio nazionale della D.C. ha detto che nella storia italiana vi sono state due fasi dopo il fascismo: il centrismo e il centro-sinistra che la seconda fase si è chiusa e che se ne inizia una terza; e la D.C., vincolata – questo è il punto – a una fase storica che si è chiusa, avendo delle difficoltà (che noi comprendiamo) a darsi un’impostazione politica corrispondente ai nuovi tempi, mostra oggi tutte le sue contraddizioni. Questa è la situazione che abbiamo qui.

La verità è che oggi il dibattito dimostra che se socialisti e comunisti non avessero preso la decisione di formare una maggioranza, la Regione Piemonte si sarebbe trascinata in una crisi lunga e senza sbocco. E voglio dire che a questa crisi della D.C., noi guardiamo, al di là degli uomini e dei comportamenti individuali, come problema di forze sociali (perché questo è il problema che c’è dietro, è quello che Minucci stamattina ricordava e che del resto Moro ricordava nel Consiglio nazionale della D.C., il mutamento della base oggettiva del Paese; qualcuno dei colleghi D.C. parlava un po’ come ha parlato Fanfani alla TV, un fantasma che parlava ad un Paese che non esiste più perché l’Italia non è più quella del ’48 e non è più neppure quella del ’53 o del ’64) noi a questa crisi guardiamo con rispetto, con interesse e ci auspichiamo che la nostra azione politica e la stessa formazione di una maggioranza di sinistra e la sua iniziativa sia un elemento che concorra a creare le condizioni perché la crisi della D.C., di una grande forza politica del nostro Paese, con grandi radici popolari, si evolva nella direzione democratica e progressista che noi auspichiamo, anche se sappiamo che questo non sarà né un processo facile, né un processo indolore.

Su questo primo punto vorrei anche aggiungere che quando alcuni colleghi si sono preoccupati (e questo è venuto fuori anche dai giornali ma mi pare che Beltrami l’abbia proprio detto) del fatto che intorno a socialisti e comunisti non solo si è raccolto il consenso della stragrande maggioranza della classe operaia, di grande parte dei ceti produttivi, ma che addirittura vi è un atteggiamento, che io non definirei di simpatia, ma per lo meno di cauta attesa, perfino dei settori industriali, la risposta alla domanda perché questo si verifica non sta affatto nella condizione che il nostro programma avrebbe realizzato una possibilità di convergenza, ma sta in un altro fatto: che anche da parte dei gruppi industriali operanti nella nostra Regione, si guarda con grande preoccupazione alla possibilità di una carenza del potere che duri per mesi e mesi, perché ogni persona che ha la testa sul collo sa che né l’Italia né il Piemonte potrebbe permettersi in questa situazione di ripetere una delle terribili esperienze delle crisi laceranti che hanno segnato la passata legislatura.

Ecco perché intorno a noi si raccoglie un vasto consenso, che è quello di coloro che ci hanno votato, si raccoglie un interesse più largo, io per esempio rilevo, nel collega Chiabrando, l’espressione non di un’opinione personale, ne ho colto anche le critiche, ma negli apprezzamenti positivi del programma rilevo l’espressione di forze sociali precise che vedono nelle nostre indicazioni un termine di riferimento.

Ecco perché noi crediamo che l’operazione che andiamo a compiere (se vi saranno i voti necessari) di costruzione di una maggioranza di sinistra sia pure maggioranza relativa, è una operazione che non va misurata col 31°, che è un modo sciocco di vedere le cose, ma va misurata nel rapporto tra ciò che accade in questo Consiglio e i grandi movimenti che sono in corso nella società e nei partiti.

Il secondo tipo di osservazioni, è stato fatto da più d’uno ed in particolare, con acutezza direi, dal Consigliere Zanone che del resto faceva per questo punto, un po’ la sua parte perché quando si parla di divisione di poteri, di equilibri di esecutivo e di legislativo è chiaro che i liberali hanno storicamente una parola da dire.

Io vorrei rassicurare il Consigliere Zanone e tutti gli altri: intanto se noi avremo i voti per costruire una maggioranza questa maggioranza nascerà, dal punto di vista della Giunta, in termini rigorosamente statutari e la Giunta è fatta dal punto di vista statutario, da un Presidente e da 12 Assessori; e noi non intendiamo in nessun modo diminuire o svalutare la figura del Presidente per due ragioni: la prima, l’impegno che abbiamo ad un rigoroso rispetto del quadro legislativo e degli obblighi statutari; la seconda per la stima profonda e fraterna che tutto il gruppo comunista ha nei confronti del compagno Viglione che noi abbiamo concordemente indicato come Presidente della Giunta.

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Quaderno CIPEC numero 65

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Cari/e tutti/e ho il piacere di comunicarvi che il Quaderno Numero 65 “Scrivere è come vivere, solo che è più semplice” del’amico scrittore Danilo Zannoni ha visto la luce in versione digitale.
Quanto prima, Covid permettendo, avremo anche l’edizione a stampa.

Quaderno CIPEC numero 65, Scrivere è come vivere, solo che è più semplice

Quaderno CIPEC numero 65, Scriveve è come vivere solo che è più semplice

Di seguito due mie righe di introduzione ai bei racconti di Danilo:

Ho conosciuto Danilo Zannoni a fine 2013, poco dopo il mio arrivo/ritorno a Genova, ad una conferenza in cui Antonio Ingroia presentava il proprio movimento, Azione civile.

Lo ho poi rincontrato pochi giorni dopo, alla prima riunione di quella che sarebbe stata la lista l’Altra Europa, bella avventura poi finita nel nulla, dopo un buon inizio.

Ricordo con nostalgia la sede collettiva di via S. Luca, dove si incontravano il circolo Thomas Sankara, pezzi diversi di sinistra, comitati che si erano formati dopo il lontano luglio 2001 (i convegni, le manifestazioni, i “fatti” di Genova, la morte di Carlo Giuliani).

È stato l’inizio di un impegno comune, le elezioni europee del 2014, le assemblee, i convegni, il tentativo di contatti con pezzi di società (ambiente, pace, partecipazione, lavoro), le presentazioni di libri (su Syriza, su Podemos, su Pietro Secchia, su problemi amministrativi torinesi che richiamavano Genova), gli incontri con Vittorio Agnoletto, Alfio Nicotra, l’avv. Flick…, la mancata (per decisioni dall’alto) candidatura di Pagano alle regionali, le solite, immancabili difficoltà successive.

Danilo scrive novelle

Ho scoperto, con una certa sorpresa, che Danilo scrive novelle. Con passione, continuità, puntualità. Una produzione che cresce ogni giorno. Prima su Facebook, poi con un opuscolo “autoprodotto”, ora con questo quaderno che potete leggere in carta e sul sito del CIPEC.

Sono racconti diversi per lunghezza, impostazione, contenuto. A tratti cambia parzialmente anche lo stile. Sono stati presentati in pubblico in alcune occasioni, al circolo “Gramsci” in val Polcevera, alla libreria Ubik di Savona, al circolo ARCI di Ceriale. Poco o tanto il pubblico, è stata l’occasione per tornare sui temi toccati, con cari amici/he, da Rosario con la sua chitarra, alle letture dello stesso Danilo, di Cristina e Antonella. Poi è arrivato il Covid ad impedire altre serate.

È impossibile riassumere oltre 100 pagine di racconti

Fermiamoci sul 30 giugno, data storica per l’antifascismo genovese, incontro di tre generazioni, quella partigiana, quella del 1960, quella di oggi, sconfitta, ma ancora colma di volontà e di speranze. Raccontalo a tuo figlio tocca il tema dei migranti, di chi a loro contrappone l’ordine, l’”uomo forte al comando”, in un mondo in cui le malattie nascono dall’inquinamento, in cui l’unica religione è “lo sviluppo senza se e senza ma” e la tecnologia non è strumento di liberazione.

Il tema torna nel Cormorano. A questo piccolo essere viene consigliato di non volare vicino a quanto costruito dall’uomo, perché l’uomo Qualsiasi cosa tocchi, la distrugge.

Julia e il Caimano è l’incontro tra il grande (il caimano) e il piccolo (la farfalla), tra il mondo visto dal fiume e dall’alto, tra una vita che sta finendo perché mi sento così vicino al buio, al non essere più, perché tutto ciò che mi piaceva…e una esistenza che dura un attimo. I loro cuori smisero di battere all’unisono.

Anniversario

Diverso è il tono di Anniversario. Un amore è finito e il ricordo dell’incontro di dieci anni prima non può riportarlo in vita. Anzi. La donna scopre la propria libertà, un nuovo inizio, il ritorno alla vita.

Padre e figlio ripropone il tema politico, le scelte esistenziali. Danilo legge, per una volta, la realtà da un punto di vista opposto al suo, proprio di quel mondo di quelle classi sociali che non ama.

Si potrebbe continuare. Lascio a chi legge di scoprire e valutare altri racconti, altre storie, altre osservazioni.

Questo quaderno diverso da quelli che ci hanno accompagnato per un quarto di secolo, ci propone per la prima volta, racconti, novelle, osservazioni morali sulla nostra realtà.

Torneremo, nei prossimi, ai temi storici, a presentare documenti, magari aridi, ma che rischierebbero di perdersi se non esistessero queste pagine (fate il conto di quante sono, dal lontano quaderno n. 1, dedicato a Lucia Canova).

Buona e piacevole lettura.

Sergio Dalmasso

Addio Moioli

Vittorio Moioli è morto

Ad una certa età si scopre che se ne vanno tante persone che abbiamo incontrato.

Leggo, da Bergamo, della scomparsa di Vittorio MOIOLI che ho conosciuto e seguito nei lontani anni ’90.

È stato tra i primi a rendersi conto del Fenomeno LEGA (o LEGHE), della natura pericolosa e non transitoria di questa formazione politica, delle sue proposte, dei suoi programmi, del senso comune che sapeva raccogliere e organizzare, del fatto che desse dignità a idee, sentimenti (l’anti meridionalismo), stati d’animo (il senso di abbandono di parti, anche geografiche, della società) che erano sempre esistiti e che il crollo dei partiti organizzati aveva liberato.

Addio Moioli - Vittorio Moioli durante una manifestazioneAnche in Rifondazione (ricordo con orrore) qualcun* parlava di possibili alleanze con la protesta leghista. In provincia di CUNEO, il centro sinistra (DS e ex DC) amministrava molte città con la Lega, sostenendo di dover isolare la destra di Berlusconi.

Questo ancora dopo il rito pagano dell’acqua del Po.

Organizzammo due dibattiti con lui, poi un grosso convegno di cui esiste ancora la mia relazione (1996). La trovate nei quaderni del CIPEC.

Ad un dibattito (pochi presenti) ad ALBA, partecipò anche come spettatore, l’attuale presidente della regione Piemonte Corrado Cirio, allora leghista.

Anni dopo, lo trovai isolato, adirato con Rifondazione e Bertinotti, ma ancora con tanta voglia di studiare, scrivere, pensare a “scuole quadri”.

Rifiutò un invito ad un convegno per la presenza di altri relatori che non stimava. Ci siamo scritti ancora pochi mesi fa, scambiandoci file con nostri scritti.

La sua morte mi addolora, mi fa pensare all’isolamento di tante intelligenze, all’apporto che potrebbero dare, alla assenza di strumenti collettivi e luoghi di incontro/scambio.

Di lui ci restano “Sinistra e Lega, processo a un flirt impossibile”, “I nuovi razzismi, la lega lombarda”, “Il tarlo delle leghe” e forse, più segnati da spirito polemico e da delusione, “Oltre la delega e la politica”, “Considerazioni sulla crisi della sinistra”.

Aveva visto lungo e prima di altr*.

Alcuni di questi temi andrebbero ripresi e aggiornati oggi, davanti ad una destra e ad un senso comune ancora più pericolosi che negli anni ’90 e ad una sinistra (anticorpo) quasi inesistente.

Un saluto al figlio e agli amici di Bergamo che ho conosciuto in una della mie chiacchierate luxemburghiane.

Genova, 14 marzo 2020

Sergio Dalmasso

Addio Vittorio Moioli download

Quaderno N. 64

È online il quaderno N. 64 la cui versione cartacea vedrà luce nel secondo semestre 2020.

Il quaderno contiente gli interventi al consiglio regionale del Piemonte del socialista Mario Giovana nella prima legislatura 1970-1975.

Giovana fece tanti interventi, raccolti nel quaderno, soltanto fino al 1972, poi non intervenne più fino alla conclusione del mandato.

Quaderno N. 64 copertina CIPEC

 

Seduta n. 1 del 13/07/1970

Discorso del Presidente provvisorio

GIOVANA Mario

Egregi colleghi, quest’Assemblea, al pari di ogni altra analoga nel Paese, inaugura la sua vita a ventidue anni dall’entrata in vigore del precetto costituzionale sulla creazione delle Regioni.

Ritardo oltremodo grave, e non altrimenti spiegabile se non registrando l’esistenza di una volontà politica delle varie maggioranze succedutesi al governo della Repubblica di rinviare all’estremo l’adempimento di questo precetto, nella quale volontà, quindi, sono ravvisabili, come già ebbe ad osservare l’illustre giurista che fu Piero Calamandrei, taluni fattori di indole prettamente dolosa.

Occorre ricordare e sottolineare questo troppo dilazionato compimento di un imperativo della legge suprema dello Stato non per amore di polemiche retrospettive o per gusto di disquisizioni giuridiche, bensì perché appaiono oggi quanto mai consistenti le resistenze occulte o palesi ad evitare che la Regione si attui non come semplice decentramento di funzioni amministrative ed in un tempo assai prossimo.

Sono chiare, infatti, le tendenze ad un decentramento amministrativo inserito in un quadro nel quale rimanga intoccabile primato centralistico e che corrisponde ad una razionalizzazione della gestione statale alla quale sono interessati, per fini propri ben noti, forze e centri di poteri finanziari e produttivi le cui scelte ed i cui scopi contrastano in maniera inconciliabile, a nostro avviso, con le esigenze della collettività nazionale e locale.

Nella circostanza in cui questa assemblea assume le proprie funzioni, riteniamo dovere essenziale di ogni forza autenticamente democratica e regionalistica affermare l’impegno affinché essa, in primo luogo, divenga espressione viva e operante dell’impellente richiesta di autogoverno e di partecipazione, che sale da ogni settore delle classi lavoratrici.

Riteniamo spetti a questa assemblea farsi momento promotore e collettore delle spinte nuove che emergono dal travaglio di crescita della nostra società, stabilendo rapporti diretti e sostanziosi con quante istanze di democrazia e di autogoverno delle masse vengono maturando in seno al corpo sociale e con quanti organismi sono rappresentanza concreta delle loro aspettative e delle loro necessità.

In tale contesto collochiamo innanzi tutto i rapporti con le organizzazioni dei lavoratori e il compito di procedere ad una riqualificazione degli enti locali, i Comuni innanzi tutto, meccanismi originali ed insostituibili del concorso, popolare al governo democratico, qualora riscattati dai mortificanti limiti in cui li relega il controllo oppressivo o repressivo dell’Italia prefettizia, e dei quali un quarto di secolo di pervicace perpetuarsi di tale sistema ha provocato una crisi quasi mortale.

È nostra ferma convinzione che l’avvento dell’istituto regionale debba segnare davvero una svolta storica per la fisionomia e per l’assetto del Paese.

Ma non nutriamo – e abbiamo il dovere di dirlo – alcuna illusione che ciò accada per il buon volere di forze e di gruppi le cui più che ventennali pratiche di governo hanno dimostrato, senza dubbi di sorta, l’indisponibilità ad un corso nuovo per la democrazia italiana ed i legami profondi con visioni ed interessi di conservatorismo e di privilegio.

I segni che del resto documentano la validità di questo nostro giudizio, si traggono anche e in misura cospicua, dall’odierna crisi governativa, riprova allarmante e sintomatica dell’impossibilità di avviare il Paese a differenti e più avanzati equilibri sociali e politici, e quindi a più ampie-prospettive democratiche, con formule di alleanze nelle quali hanno peso decisivo i presupposti del più chiuso conservatorismo quando non addirittura velleità avventuristiche di taglio autoritario.

Pertanto la parte politica che qui rappresento, nella modestia quantitativa e qualitativa di questa sua presenza, porterà nell’assemblea in modo incalzante, coerente e il più possibile nitido, la sua voce rivolta a cercare di interpretare le istanze cui facevo cenno poc’anzi.

Essa svolgerà la sua azione mirando sopratutto a porre di fronte alle proprie responsabilità componenti di questo consesso che si richiamano, idealmente e politicamente, alla difesa ed al progresso delle condizioni dei lavoratori, all’urgenza di ristrutturare gli strumenti della democrazia, all’obiettivo di conferire contenuti precisi ad un processo di radicale rinnovamento del Piemonte come dell’intera società italiana.

Ciò in assonanza con quelle che crediamo siano le attese che pervadono le migliori e più fresche energie di questa Repubblica, voluta appunto dai lavoratori e consacrata dai loro sacrifici nell’antifascismo e nella Resistenza partigiana.

Mario Giovana

Nel quaderno CIPEC 64 del secondo semestre 2020 pubblicheremo (è già online) gli interventi di Mario Giovana al consiglio regionale del Piemonte nella prima legislatura.

A tal proposito, in questo spazio, diamo menzione di un convegno svoltosi qualche mese fa, a Mombasiglio (Cuneo) per ricordare la figura di Mario Giovana a distanza di dieci anni dalla scomparsa, il 27 ottobre del 2019.

Anche io ho dato il mio contributo come relatore al convegno “Mario Giovana un politico fuori dal coro, uno storico non accademico: Mombasiglio lo ricorda a 10 anni dalla scomparsa”.

Sergio Dalmasso

Convegno Mario Giovana un politico fuori dal corso, uno storico non accademico

 

Sergio Dalmasso ricorda Mario Giovana

I relatori invitati al convegno: dalle 9,30 Marco Ruzzi (Istituto storico Resistenza Cuneo), Chiara Colombini (Isr Torino), Sergio Dalmasso e Learco Andalò (storici), Giovanni Carpinelli e Aldo Agosti (Università Torino), Patrizia Piredda (Isr Cuneo).

Dalle 15 Sergio Dalmasso (ex consigliere regionale), Sergio Soave (presidente Isr Cuneo), Mario Renosio (Isr Asti), Gianni Oliva (storico), Angelo d’Orsi (Univ. Torino), Mimmo Franzinelli (storico).

Biografia di Mario Giovana

È stato comandante partigiano nel Cuneese.

Amico e compagno di molti uomini di Giustizia e Libertà, tra i quali Aldo Garosci, Vittorio Foa, Carlo Levi, Riccardo Levi, Franco Venturi ed Emilio Lussu.

Dopo aver militato dal 1951 nel movimento dei socialisti indipendenti di Valdo Magnani, dal 1957 per sette anni è stato membro del Comitato Centrale del PSI di Pietro Nenni.

Nel 1970 fu eletto consigliere regionale del Piemonte nelle liste del Partito Socialista di Unità Proletaria che aveva contribuito a fondare.

Per lunghi anni ha svolto attività di giornalista ed è inoltre scrittore di numerosi saggi di storia contemporanea.

Ha collaborato a riviste italiane e straniere di storia contemporanea.

È scomparso nel 2009 all’età di 84 anni.

A lui è dedicato il Centro Culturale di Mombasiglio “Mario Giovana”.

Quaderno CIPEC 63

Sergio Dalmasso: Interventi al consiglio regionale del Piemonte: 2005-2007

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È online il quaderno CIPEC Numero 63 in anteprima rispetto alla versione cartacea.

In questo quaderno sono raccolti gli interventi di Sergio Dalmasso al consiglio regionale del Piemonte nella VIII legislatura.

Per questioni di spazio nella versione  a stampa del quaderno si è deciso pubblicare gli interventi effettuati negli anni 2005-2007.

I restanti interventi saranno pubbicati nel quaderno 66.

Il prossimo quaderno del secondo semestre 2020 raccoglierà gli interventi in consiglio regionale di Mario Giovana, grande figura della sinistra piemontese.

Il valore di questo quaderno è portare gli interventi pubblici di Sergio Dalmasso in questo sito web che come i lettori sapranno ambisce ad essere l’archivio della opera omnia presente, futura e quella che si riuscirà a reperire/ricostruire del nostro.
Questi interventi sono frutto di un lavoro, senza lesinare energie intellettuali; quindi, meritorio d’essere conservato e reso pubblico – a nostro avviso.

Vi è un commosso e meritato ricordo di Mario Canu in apertura degli interventi di Dalmasso nell’VIII legislatura presieduta a suo tempo da Mercedes Bresso.

 

“Rilanceremo un’ipotesi sostanzialmente di sinistra su grandi tematiche che non tocchino solo le sigle politiche, ma che cerchino di dare vita a quell’idea di sinistra che noi abbiamo in mente, che veda i partiti politici, le formazioni politiche come attori fondamentali, ma come attori altrettanto importanti e altrettanto fondamentali le grandi forze sociali le grandi forze sindacali, il volontariato, le associazioni, il mondo ambientalista e – non lo dico per fare contento l’amico Moriconi – il mondo animalista, rispetto al quale mi auguro che il collega m’insegnerà alcune cose su cui potremo lavorare per assumere impegni comuni in quest’aula. Sergio Dalmasso”

Buona visione!

Copertina Quaderno CIPEC Numero 63

Quaderno 15

Abbiamo fatto digitalizzare in formato pdf  il quaderno 15 intitolato: Il caso Giolitti e la sinistra cuneese.

Era mancante nel nostro archivio dei quaderni del CIPEC.

Il quaderno CIPEC 15 è la ristampa del mio libro dedicato alla memoria di Giovanni Ghinamo (“Spartaco”).

Nato a Boves nel 1904, esule antifascista in Francia, combatté nelle Brigate Garibaldine fra il ’36 e il ’39, a difesa della repubblica spagnola.

Ferito sul fronte dell’Ebro (settembre ’38), lascia la Spagna nel febbraio del ’39 ed è internato nei campi di concentramento di S. Cyprien Gurs e di Vernet.

Tradotto in Italia nel 1941, resta per due anni al confino all’isola di Ventotene.

Liberato nell’agosto ’43, combatte nella 177ª Brigata Garibaldi dall’inizio del 1944 sino alla liberazione.

Fondatore della sezione bovesana del P.C.I., esce dal partito, per dissensi politici, nel 1951.

Muore a Boves, il 9 maggio 1978.

Quaderno CIPEC Numero 15. Il caso Giolitti e la sinistra cuneese

Questo quaderno (siamo al quindicesimo numero, quindi compiamo cinque anni!) ristampa il mio testo pubblicato nel lontano 1987 dalla Cooperativa libraria “La Torre” di Alba.

Il lavoro ripercorre, attraverso la vicenda politica di Antonio Giolitti, certo la personalità più significativa della sinistra in provincia di Cuneo, la storia di partiti e sindacati nel cuneese dal ‘45, immediato dopo-liberazione, al 1960 alle soglie cioè, del centro-sinistra che pure, in provincia, non vedrà mai la luce.

La biografia di Giolitti è seguita sin quasi al suo ritorno “da vincitore” nel PCI, come candidato indipendente nelle elezioni politiche del 1987.

Pur con tutti i suoi limiti, di contenuto e di metodo, questo studio rimane l’unico sui PCI PSI nella “provincia bianca” che superi le “colonne d’Ercole” del 1945.

Uno studio successivo , più corposo, sugli anni fra il 1960 e il 1976, giace da anni in un cassetto, alla critica “roditrice dei topi”.

Il libro, comparso nel maggio-giugno 1987, non ha avuto grande audience.

Poche le presentazioni (Boves, Borgo San Dalmazzo, Caraglio), poche le segnalazioni e le recensioni.

Poche, di conseguenza, le copie vendute, con danno economico degli amici della “Torre”.

Scarso, addirittura nullo, l’interesse dei partiti, poco attenti al proprio passato, anche recente, alla propria storia, alle proprie radici.

La tragica alluvione del 1994, colpendo Alba, ha distrutto i pacchi delle copie superstiti, rendendo quelle esistenti una sorta di “rarità bibliografica”. … Sergio Dalmasso 1997

Quaderno n. 61 del CIPEC a stampa

Renato Marchiaro Partigiano Calciatore

E’ uscito a stampa il quaderno n. 61 (una bella cifra) del CIPEC del primo semestre 2019. Il quaderno, già leggibile, da tempo, in internet, contiene:

– la biografia di Renato MARCHIARO (Fede), partigiano a Boves, calciatore giramondo, allenatore di calcio, scomparso a Nizza, all’età di 98 anni.

– i ricordi di Vinicio D’Agostini e di Nello Pacifico, torinesi e della saluzzese Ester Rossi che ci hanno lasciati;

– un breve scritto sul caso Peiper e l’incendio di Boves;

– due brevi articoli “musicali”;

– un più lungo “saggio” sulla rivoluzione russa, frutto di alcune conferenze tenute in occasione del centenario (autunno 2017).

Download “Quaderno CIPEC N. 61 (Partigiano calciatore Renato Marchiaro)” Quaderno-CIPEC-Numero-61.pdf – Scaricato 5358 volte – 10,26 MB

Il quaderno, gratuito, si può ritirare a Cuneo presso la libreria “L’acciuga”, o da me, nei miei giri a Genova o in alcune città.

Ovviamente, è anche scaricabile gratuitamente nella sezione Quaderni CIPEC di questo sito.

Grazie a chi vorrà leggerlo, in tutto o in parte.

Genova, 3 febbraio 2019

Sergio

 

Il Partigiano Calciatore Renato Marchiaro

Renato Marchiaro il partigiano calciatore. Quaderno 61

Nella foto Renato Marchiaro è il primo a sinistra accosciato.

***

  • Saggio sulle stragi nazifasciste di Boves, pubblicato nel n. 5, 2014, “La Rafanhauda”, 70 anni dopo: il sacrificio di Boves. I primi scontri della guerra partigiana, l’eccidio, la battaglia di Boves, il perché di un ricordo
Download “70 anni dopo, il sacrificio di Boves” n.-5-2014-La-Rafanhauda-70-anni-dopo-il-sacrificio-di-Boves..pdf – Scaricato 21794 volte – 125,61 KB

Quaderno CIPEC Numero 60

Di seguito le foto di Isabel Modigliani sulla serata di presentazione del Quaderno Numero 60 cartaceo sui socialisti nel cuneese svoltosi al QI Centro di Aggregazione Giovanile a Cuneo.

Presenti  Nello Fierro consigliere al Comune di Cuneo con Sergio Dalmasso.

Download “Quaderno CIPEC N. 60 (Il Partito Socialista nella Granda)” Quaderno-cipec-60.pdf – Scaricato 17474 volte – 1,75 MB

Socialisti del cuneese, Quaderno CIPEC Numero 60

Momenti della presentazione Quaderno CIPEC Numero 60 1

 Quaderno CIPEC Numero 60, Momenti della presentazione 2

Socialisti del cuneese, Momenti della presentazione Quaderno CIPEC Numero 60 3

Parte introduzione Quaderno 60

Alcune tra le interviste presenti nel Quaderno CIPEC 60 sono state pubblicate in precedenti quaderni (verificate i siti), tutte mi hanno aiutato nella stesura del saggio Le vicende politiche (1946-1958) che ripercorre, in meno di trenta pagine, il percorso di tutti i partiti nel primo quindicennio repubblicano.

Riporto, in questo quaderno, quasi come prefazione e per offrire un quadro d’insieme, quel vecchio scritto, seguito da un paragrafo, estratto dal quaderno 17, relativo alle forze socialiste in un periodo successivo.

Seguono nel quaderno le interviste svolte nel lontano 1989 a sei militanti e dirigenti del PSI cuneese.

Presentazione Quaderno 60 Cuneo

Riprendono le attività dell’Associazione culturale CIPEC (Centro di Iniziativa Politica e Culturale) lunedì 7 maggio 2018 alle ore 21 al Centro di Aggregazione QI in Corso Vittorio Emanuele II 33 Cuneo, dove si terrà la presentazione del quaderno numero 60 di “Storia, politica, cultura”.
Quaderni pubblicati dal 1995 grazie alla disponibilità dell’Amministrazione Provinciale e del Centro Stampa della Provincia di Cuneo.
L’ultimo numero del quaderno a stampa è dedicato a “Il Partito Socialista nella Granda” ed è stato curato da Sergio Dalmasso, ex consigliere regionale e professore di storia in pensione, che ha raccolto una serie di interviste fatte nel 1989 ad alcuni esponenti e militanti socialisti cuneesi.
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Tra gli intervistati sono presenti le testimonianze dell’ex senatore Alberto Cipellini, di Franco Viara,
dell’avvocato Duccio Sciolla, di Domenico Romita, dell’ex consigliere regionale Marcello Garino,
dell’ex vicepresidente dell’amministrazione provinciale e attuale Sindaco di Sambuco Giovanbattista Fossati e dell’ex assessore provinciale Marco Carpani e di Eugenio Boselli, riferimento della sinistra lombardiana in provincia.

Il quaderno contiene inoltre una una nota storica introduttiva per inquadrare il movimento socialista nella provincia di Cuneo dal dopoguerra in avanti.

All’incontro organizzato dal CIPEC, in collaborazione con Laboratorio Democratico, saranno presenti:
Sergio Dalmasso, l’ex vice-sindaco di Cuneo Giancarlo Boselli, Giovanbattista Fossati e l’avvocato Antonio Vetrone Segretario Provinciale del PSI.

Alla serata è stata inoltre invitata l’Amministrazione Provinciale per i saluti istituzionali.

Il quaderno verrà distribuito gratuitamente durante la presentazione; è possibile ritirarne una copia presso la Libreria dell’Acciuga in Via Dronero 1 a Cuneo.

L’incontro è aperto a tutta la cittadinanza.
Per informazioni il contatto dell’Associazione è : cipec.cuneo@yahoo.it
Aniello Fierro presidente CIPEC
Locandina della Presentazione Quaderno 60 Cuneo