Simbolo del Partito della Rifondazione Comunista Il Partito dell Rifondazione Comunista (PRC) rappresenta una pietra miliare nella storia politica italiana, nata nel febbraio 1991 a seguito del XX congresso del Partito Comunista Italiano (PCI) a Rimini.

Inizialmente denominato Movimento per la Rifondazione Comunista (MRC), il partito si formò nel 1991 come risposta all’evoluzione del PCI in Partito Democratico della Sinistra (PDS).

Il nome “Rifondazione Comunista” fu scelto in riferimento alla mozione che si oppose allo scioglimento del PCI voluta da Achille Occhetto.

I fondatori, tra cui Armando Cossutta, Lucio Libertini e Sergio Garavini (il primo coordinatore nazionale), miravano a preservare l’eredità del comunismo antistalinista.

Il partito ha avuto come segretari:  Sergio Garavini, Fausto Bertinotti, Paolo Ferrero, e attualmente Maurizio Acerbo.

Le prime rappresentanze parlamentari di Rifondazione Comunista furono acquisite quando, il 14 maggio 1991, Lucio Magri e Luciana Castellina abbandonarono rispettivamente il gruppo parlamentare del PDS alla Camera dei deputati e al Parlamento europeo per aderire al movimento.

Successivamente, durante l’ottavo congresso di Democrazia Proletaria (DP) nel giugno 1991, il partito si ingrandì ulteriormente con l’adesione di dirigenti provenienti dal Partito di Unità Proletaria per il Comunismo (PdUP).

Rifondazione Comunista si è sempre caratterizzata per la sua coerenza ideologica all’ideale del comunismo antistalinista.

Distinguendosi in tal modo da altre correnti politiche di pseudosinistra atlantiste, ambigue, governative e moderate.

La leadership di Maurizio Acerbo attualmente sottolinea l’impegno del partito nel portare avanti la sua visione politica e sociale di pace e della difesa dei ceti meno abbienti e delle classi lavoratrici che pagano le tasse.

Con una storia ricca di sfide e cambiamenti, Rifondazione Comunista rimane un attore significativo nel panorama politico italiano, continuando a contribuire al dibattito pubblico e alle dinamiche progressiste e democratiche del paese.

Rosa Luxemburg e la rivoluzione

Sergio Dalmasso, storico del movimento operaio, discute con Giulio Cecchi dei Giovani Comunisti sul tema “Rosa Luxemburg e la rivoluzione”, diretta YouTube e Instagram.

L’evento in diretta YouTube è stato programmato dai Giovani Comunisti per:

martedì 26 novembre 2024 alle ore 21:00.

Seminario su Rosa Luxemburg e la Rivoluzione con Sergio Dalmasso e Giulio Cecchi

Rosa Luxemburg e la rivoluzione, Copertina libro Rosa Luxemburg Oggi

Download “Una Rosa che vive (Estratto di Sergio Dalmasso dal libro Rosa Luxemburg oggi)” 2023-in-Rosa-Luxemburg-oggi-Lezioni-teoriche-vive.pdf – Scaricato 24750 volte – 285,03 KB

Sinossi di Una donna chiamata rivoluzione

Malgrado le sue opere siano tra i classici fondamentali del marxismo e la sua vita un esempio di coerenza e coraggio impossibile da mettere in discussione, i libri di Rosa Luxemburg restano misconosciuti e la sua eredità a dir poco problematica.

Ma chi era Rosa Luxemburg?

Quali furono i luoghi in cui avvenne la sua formazione giovanile, quali le temperie culturali che agitarono il suo tempo, chi i suoi inseparabili compagni di strada e chi, al contrario, i suoi principali avversari politici?

In modo agile e documentato, Sergio Dalmasso ricostruisce con la mente e con il cuore la storia di Rosa Luxemburg,

la sua inesauribile battaglia contro il riformismo e la sua inesorabile opposizione al processo di burocratizzazione a cui nessuno struttura può dirsi immune.

Allo stesso modo, nelle pagine del libro, scorre l’epopea della Lega di Spartaco e concorrono al racconto personaggi fondamentali,

da Karl Liebknect a Leo Jogiches, da Clara Zetkin a Franz Mehring.

Insieme a loro, ecco il dissenso da Lenin sulla questione del partito e dell’organizzazione,

la lotta contro la guerra e l’opposizione al cedimento della socialdemocrazia tedesca ed europea,

gli anni del carcere, la tragica sconfitta del tentativo rivoluzionario e, infine,

l’assassinio del gennaio 1919: una perdita di portata epocale per tutta la storia futura del movimento operaio.

Copertina del libro Rosa luxemburg e la rivoluzione, di Dalmasso
Dal 12 dicembre 2024 il libro su Rosa Luxemburg è stato reso disponibile anche in formato Kindle su Amazon a soli 6,49 euro:
Dettagli prodotto

ASIN ‏ : ‎ B0DQBT12GZ
Editore ‏ : ‎ Red Star Press (12 dicembre 2024)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Dimensioni file ‏ : ‎ 15378 KB
Da testo a voce ‏ : ‎ Abilitato
Screen Reader ‏ : ‎ Supportato
Miglioramenti tipografici ‏ : ‎ Abilitato
Word Wise ‏ : ‎ Non abilitato
Lunghezza stampa ‏ : ‎ 106 pagine

Canale YouTube dei Giovani Comunisti/e

Beppe Dutto, un uomo onesto

Ho conosciuto Beppe Dutto a metà anni ’60. Io studentino, tra i pochissimi liceali di Boves, lui di dieci anni più vecchio di me, giovane iscritto al minuscolo PCI locale, in una delle realtà più difficili, quella di un paese cattolico, in gran parte contadino, privo di tradizioni operaie, dove anche il movimento resistenziale era passato senza lasciare radici politiche.

Beppe Dutto uomo onesto

Debole e coraggiosa presenza: Manduca, i due Giuliano, Vivenza, Foncio e Rita, Oreste…

Non so se fosse già piccolo imprenditore edile, ma l’esperienza per lui fondamentale era stata quella della FIAT, da cui operaio, era uscito comunista, iscritto al PCI.

Ne parlava spesso, dicendo di avere in quegli anni di fabbrica, modificato modo di pensare “visione del mondo” (si diceva così), amicizie, giudizio sui compagni (erano tutto il contrario delle calunnie dette su di loro).

Matrimonio civile

In paese aveva suscitato scandalo (ma non so datarlo) il suo matrimonio civile, in Municipio.

La “gente” ne aveva parlato con toni drammatici.

Come potevano questi comunisti non celebrare un matrimonio benedetto? E i figli?

Il PCI locale (comune e provincia) era gracile, ma “l’immaginario” era ben diverso:

L’URSS e metà dell’Europa erano socialiste, così la Cina, il paese più popoloso del mondo.

Anche nel continente americano un piccolo paese, Cuba, si era liberato e in Asia, Africa, America latina grandi masse stavano dando vita a enormi processi storici, contro il colonialismo, il neocolonialismo, l’oppressione politica ed economica.

Beppe era affascinato dalle “imprese spaziali” (si diceva così) sovietiche.

Un paese che 40 anni prima aveva enormi livelli di analfabetismo, che era stato distrutto dalla guerra mondiale, produceva il più alto numero di tecnici, la più grande ricerca scientifica:

il primo satellite, le prime foto dell’altra faccia della Luna, il primo uomo, poi la prima donna, nello spazio:

Erano i segni, con altri (pace, scuola, sanità…) della superiorità di un sistema sociale.

Vi era, in questa formazione, una forte visione scientista.

L’azione dell’uomo poteva forzare la natura, piegarla, utilizzarla a giusto fine.

Quante dighe erano state costruite?

Non si era modificato il corso di qualche fiume?

E non si tentava di rendere fertili le aree più gelide?

Il nucleare non si usava a fini di pace?

E l’URSS non aveva aiutato l’Egitto, costruendo la diga di Assuan?

Le imprese spaziali aprivano un nuova tappa nella storia dell’umanità.

Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio, era il simbolo dell’uomo sovietico, dell’uomo nuovo, teso al benessere del mondo intero.

Non è un caso che il suo primo figlio abbia avuto il nome dell’eroe sovietico.

CONTINUA.

Articolo completo di Sergio Dalmasso:

Download “Morte di Beppe Dutto, il ricordo di Sergio Dalmasso” Beppe-Dutto-morto-un-uomo-onesto.pdf – Scaricato 474 volte – 136,60 KB

La ragazza occitana.

Vita movimentata di Dominique Boschero

La ragazza occitana, Mainardi e Dalmasso

La ragazza occitana presentazione domenica 15 settembre 2024, con l’autore del libro Nando Mainardi converserà Sergio Dalmasso a Genova alle ore 21.00 in Piazza Romagnosi.

Interventi musicali di Rosario “Roy” Russo.

Sinossi del libro di Mainardi

“La ragazza occitana” racconta la parabola rocambolesca e appassionante di Dominique Boschero, attrice molto nota negli anni Sessanta e Settanta:

dall’infanzia a Parigi, figlia di emigrati piemontesi, alla scoperta delle valli dell’Occitania italiana; dall’esordio nel teatro di rivista francese all’arrivo a Cinecittà negli anni della “dolce vita”;

dal successo grazie a film commerciali e di cassetta all’adesione alla stagione del Sessantotto e della contestazione, fino al ritiro definitivo dalle scene e alla scelta di fare la contadina.

La storia di Dominique Boschero è anche una sorprendente foto di gruppo, in cui compaiono Alain Delon, le donne e gli uomini che liberarono Parigi dal nazismo, Gian Maria Volonté, Frank Sinatra, gli attivisti occitani, Luigi Tenco, Gino Paoli, i marxisti-leninisti, Charles Aznavour e altri ancora.

Viene fuori il ritratto di una donna anticonformista e ribelle, sempre spiazzante e mai allineata.

Il Ciclostile n 15 settembre 2024, libro di Diego Giachetti

Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta

Il Ciclostile n 15 settembre 2024 contiene, tra l’altro, le recensioni  del libro di Diego Giachetti Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta.

Recensioni di Sergio Dalmasso (pubblicata anche nella sezione del sito Archivio, Scritti storici, Schede e recensioni)

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e Mary Abbondanza.

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Ciclostile n. 15 settembre 2024, Copertina Partecipazione

Sommario de Il Ciclostile n. 15 settembre 2024

 

Sommario Ciclostile n. 15 settembre 2024

EDITORIALE pag. 3

La CES e le elezioni europee del 2024. pag. 6 Andrea Malpassi

La crisi francese post elezioni vista da un sindacalista della CGT. Pag.10 intervista di Mariella Palmieri

Labirinto politico nello stato spagnolo pag. 14 Fabrizio Burattini

La esperanza está en la calle (La speranza è nella strada) pag. 18 Gianmarco Pisa

Contro l’autonomia differenziata, per un altro modello di sviluppo. Pag. 24 Rosario Marra

Il Fascismo eterno. Pag. 28 Luca Pastore

Diego Giachetti. Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta. Pag. 31 recensione di Sergio Dalmasso

Diego Giachetti. Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta. Pag. 33 recensione di Mary Abbondanza

Per Attilio Bonadies. Pag. 36 Maria Teresa Schiavino per associazione Off/cine

L’eredita’ politica di Margaret Cittadino. Pag. 40 Salvatore Raimondi

Antonio Caiella: operaio, rivoluzionario, dirigente sindacale. Un compagno. Pag. 44 Carlo Barone

CONTROVENTO. Pag. 46 Ciro Romaniello

Questo Magistero non s’ha da fare. Pag. 54 Vittorio Salemme

Lo scontro con Berlinguer, pp. 118-119 quaderno n. 38

Download “Quaderno CIPEC N. 38, I decenni della nostra storia (di S. Dalmasso)” Quaderno-CIPEC-Numero-38.pdf – Scaricato 3196 volte – 814,85 KB

Lo scontro con Enrico Berlinguerc) Lo scontro con Berlinguer, Nel febbraio 1984 il governo e le parti sociali raggiungono una intesa sulla politica economica, predeterminando i punti di scala mobile per l’anno in corso.

Contraria la sola componente comunista della CGIL.

Il decreto legge governativo del 14 febbraio (di San Valentino) è fortemente avversato per il contenuto (colpisce unilateralmente il lavoro dipendente) e per il merito ritenuto autoritario.

L’opposizione del PCI è fortissima alle Camere e si lega nel paese alla spinta della maggioranza della CGIL. Imponente la manifestazione nazionale, a Roma, il 24 marzo.

Berlinguer, dopo la sconfitta delle precedenti ipotesi politiche,

rilancia una forte opposizione sociale,

profondamente legata alla riaffermazione della “questione morale” e della “diversità” del PCI rispetto alle altre forze politiche (123) e da un impegno contro l’installazione degli «euromissili» sul territorio italiano.

È l’ultima battaglia di Berlinguer che segue l’uscita dalla maggioranza di governo (1978-1979),

l’affermazione,

dopo il terremoto nel Belice e i successivi scandali, che con «questa DC non si può governare» e ipotizza, nei fatti, una alternativa di sinistra e uno scontro netto con DC e PSI,

capace di rovesciare la sfida da questi lanciata.

Morte di Berlinguer

La morte coglie improvvisamente il segretario comunista nel corso della campagna per le elezioni europee.

Il suo funerale, alla vigilia del voto, è una immensa prova di forza del partito,

ma anche dimostrazione della commozione che ha colto il paese intero davanti ad una figura certo contraddittoria e discussa, ma capace di suscitare passione ed emozione per la forte carica morale.

Il risultato delle europee segna, per la prima ed unica volta,

il «sorpasso» del PCI sulla DC ed è certo frutto dell’emozione collettiva, anche se pesano non poco lo scontro sociale e i contrasti interni alla maggioranza.

Il referendum contro il decreto di S. Valentino, indetto immediatamente dal PCI, si svolge nel 1985, in una situazione politica già cambiata.

La tensione sociale si è attenuata, le elezioni regionali hanno fortemente ridimensionato il PCI stesso,

nonostante la confluenza del piccolo PDUP di Lucio Magri e Luciana Castellina (per la prima volta si presentano i Verdi che ottengono il 2%).

Ma soprattutto incidono sulla sconfitta referendaria le divisioni nella CGIL presenti nella stessa componente maggioritaria (anche il segretario Luciano Lama è molto «tiepido»),

i contratti di alcune categorie che hanno attenuato il taglio della scala mobile, la forte campagna governativa, capitanata da Craxi, la poca convinzione,

se non avversione, dell’ ala «migliorista» del PCI stesso, di cui è evidente la malcelata ostilità verso una iniziativa ritenuta volontaristica e tale da isolare il partito e a livello politico e verso alcuni settori sociali,

la stessa segreteria di Alessandro Natta che ha ereditato una situazione esplosiva e al quale sembra mancare il carisma dei segretari precedenti.

Risultati referendum sula scala mobile

Il 45,7% ottenuto dai sì al referendum è dimostrazione di contraddizioni, di scollamento con alcuni settori della propria base sociale,

della difficoltà di rifondare una politica e delle molte anime che ormai convivono nella medesima formazione (non a caso sarà sciolta pochi anni dopo).

NOTA ( 123)

 In una intervista rilasciata, meno di tre anni prima, il segretario comunista afferma:
«I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni a partire dal Governo.

Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RAI TV, alcuni grandi giornali …

Insomma tutto è lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico: tutte le operazioni che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica».

E sulla “diversità”: «Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato …

Ho detto che i partiti hanno degenerato, quale più quale meno, dalla funzione costituzionale loro propria, recando così danni gravissimi allo Stato e a se stessi.

Ebbene, il PCI non li ha seguiti in questa degenerazione …

Ai tempi della maggioranza di solidarietà nazionale ci hanno scongiurato in tutti i modi di fornire i nostri uomini per banche, enti, poltrone, di Sottogoverno, per partecipare anche noi al banchetto.

Abbiamo sempre risposto di no …

E ad un certo punto ce ne siamo andati sbattendo la porta, quando abbiamo capito che rimanere, anche senza compromissioni nostre,

poteva significare tener bordone alle malefatte altrui e concorrere anche noi a far danno al paese»

(ENRICO BERLINGUER, Questi partiti degenerati sono l’origine dei nostri mali, intervista ad Eugenio Scalfari, in “Repubblica”, 28 luglio 1981).

Sergio Dalmasso

***
Intervento di Lucio Libertini (14-12-1991) al Congresso Nazionale fondativo di Rifondazione Comunista dopo lo scioglimento del PCI della Bolognina:

Video con registrazione audio dell'intervento di Lucio libertini al congresso fondativo di Rifondazione Comunista dicembre 1991

PROPOSTE DI LETTURA

di Sergio Dalmasso

Valentina Stecchi, Lidia, Busto Arsizio, People, 2023

Chi legge Il Lavoratore conosce bene Lidia Menapace (in questo stesso numero vedi la frase in prima pagina e l’articolo del nostro segretario Maurizio Acerbo).

Lidia Menapace partigiana di Valentina Stecchi

Download “Lidia (Menapace) Valentina Stecchi (Scheda di Sergio Dalmasso)” ValentinaStecchi-Lidia-Menapace.pdf – Scaricato 14409 volte – 75,65 KB

Nata a Novara nel 1924, partigiana (senza l’uso delle armi), iscritta alla Federazione universitaria cattolica e alla DC, si trasferisce, causa matrimonio, a Bolzano.

È insegnante all’università cattolica di Milano e, nel 1964, diventa la prima assessora provinciale a Bolzano.

Durante l’anno accademico 1967/1968 è esonerata dall’insegnamento per avere solidarizzato con le lotte studentesche, su posizioni marxiste.

Viene eletta consigliera regionale indipendente nelle liste del PCI, e dal 1970 aderisce al gruppo “eretico” del Manifesto.

Nel 1973, partecipa alla fondazione di Cristiani per il socialismo, è dirigente del PdUP sino al 1984, quando non aderisce all’ingresso di questo nel PCI.

È consigliera regionale nel Lazio, attivissima nel movimento femminista.

Nel 2006 è eletta senatrice per Rifondazione.

Il veto dell’esercito impedisce che venga eletta presidente della Commissione senatoriale Difesa.

Dirigente dell’ANPI, autrice di libri e saggi (per tutti, Io partigiana, la mia Resistenza, ed. Manni, 2014), attivissima e presente ovunque, nonostante l’età, muore nel dicembre 2020, a 96 anni, per complicazioni da Covid.

Ai tanti sui libri, ai tanti scritti e filmati sulla sua figura, alla sua testimonianza nel film Lunadigas (2016), si aggiunge ora un valido tributo che usa la tecnica del fumetto.

Valentina Stecchi, disegnatrice e vignettista, collaboratrice del quotidiano Alto Adige, autrice di testi soprattutto sulle tematiche di genere (Non sono una signorina, 2019), con un tratto leggero e divertente, ripercorre fasi della vita di Lidia e tocca molti dei temi che hanno caratterizzato il suo impegno.

L’antifascismo è scelta fondamentale, in età giovanile, determinata anche dall’arresto del padre e dall’esclusione, dalla sua classe, di due ragazze ebree.

Da questo, la partecipazione alla guerra partigiana. La partecipazione al movimento delle donne è il tema centrale, nella volontà di eliminazione di tutti i vincoli che impediscono l’attuazione del binomio eguaglianza/differenza, dal lavoro, all’educazione, all’esclusione delle donne dall’ambito decisionale, allo stesso uso della lingua, di una grammatica “inclusiva” che impedisce al femminile di esprimersi.

Il testo ripercorre, a grandi tratti, l’amore per l’insegnamento, la scelta per il manifesto, l’attenzione al pensiero e all’opera di Rosa Luxemburg, l’esperienza,

purtroppo breve, di senatrice, segnata dalla polemica con l’esercito sulle spese militari e le Frecce tricolori, dal riemergere di razzismi, populismi reazionari e maschilismi, sino alla proposta di un autentico stato sociale che riconosca anche il lavoro di cura,

e alle pagine finali che ripropongono il concetto di memoria attiva.

In particolare, viene sottolineata la sua volontà di essere partigiana sempre, perché il fascismo è la negazione di tutti i valori (pace, eguaglianza, nonviolenza, solidarietà) cui ha dedicata tutta la sua lunga e bella vita,

di “vagabonda”, come lei stessa si definiva, sempre pronta a rispondere all’appello di sezioni di partito, di circoli, associazioni…

Il grande successo delle tantissime presentazioni, l’attenzione dell’ANPI nazionale e locale, dimostrano l’utilità di questo inedito strumento per non far dimenticare una delle militanti/dirigenti/amiche che maggiormente hanno segnato il nostro percorso.

Queste diventano non solamente l’occasione per ricordare una figura ed una stagione, rese ancora più ricche dalle tante testimonianze,

ma per riproporre contenuti e temi che l’attuale pensiero unico e il conformismo dell’informazione stanno cancellando.

In, Anno XXIV n. 3 – 25.04.2024, “Il Lavoratore”, Valentina Stecchi, Lidia, Busto Arsizio, People, 2023, pubblicato anche in sergiodalmasso.com, sezione Schede e recensioni.

Amazon

Download “IL LAVORATORE del 25 aprile 2024” IL-LAVORATORE-di-Trieste-25-APRILE-2024.pdf – Scaricato 14711 volte – 2,23 MB

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Raccolta firme Pace Terra Dignità

Pace Terra Dignità, Lidia Menapace partigiana

Presentazione libro di Bertorello e Corradi

Lo strano caso del debito italiano, Storia di un’anomalia divenuta globale, il libro di Marco Bertorello e Danilo Corradi, sarà presentato a Genova il 14 marzo 2024 dalle ore 17.30 al circolo PRC Bianchini.

Sarà presente l’autore Marco Bertorello che dialogherà con Sergio Dalmasso presso il circolo Bianchini, Marassi,  piazza Romagnosi.

Locandina presentazione Strano caso del debito italiano Genova

Sinossi del libro Lo strano caso del debito italiano

La storia del debito pubblico dall’Unità d’Italia a oggi mostra una realtà diversa dalla narrazione secondo cui l’inefficienza dell’economia italiana sia dovuta unicamente alla spesa fuori controllo e alla corruzione.

A essere rimosso è infatti il ruolo dell’impresa privata nostrana e dei suoi protagonisti.

Se dal 1861 alla nascita della Repubblica le impennate dell’indebitamento si spiegano sostanzialmente con le avventure belliche, la sua crescita anomala dopo gli anni Sessanta non fu frutto della spesa sociale – rimasta inferiore agli altri paesi avanzati – ma del sostegno a un’industria privata fragile, che faticava a reggere la conflittualità operaia e la concorrenza internazionale.

Dopo la fine del boom economico l’impresa pubblica assorbì aziende decotte e soccorse un capitale privato in ritirata dal rischio d’impresa, con sussidi diretti alle aziende superiori alla media europea e con una pressione fiscale molto generosa con profitti e rendite.

Nel periodo successivo alla crisi del 2008 i debiti pubblici sono però cresciuti ovunque.

Il mondo tende a italianizzarsi e i vecchi parametri di Maastricht oggi non sarebbero rispettati da quasi nessun paese rilevante.

Per la sua particolare storia economica, l’Italia sembra aver anticipato la tendenza globale di un capitalismo in crisi, sempre più bisognoso di assistenza statale, disposto solo a investimenti a breve termine e ad agire in settori con rendita garantita.

Affrontare il tema del debito pubblico significa allora mettere in discussione il paradigma economico della finanza che, nel tentativo di rinviare problemi strutturali, non ha risolto il problema della crescita e ha aumentato le diseguaglianze.

Tenendoci sempre sul bordo del precipizio.

Copertina del libro Strano caso del debito italiano

Chi ha avversato la Costituzione

Goodmorning Genova intervista allo storico Sergio Dalmasso sul tema i nemici della Costituzione.

Sergio Dalmasso spiega chi sono I nemici della Costituzione

“Nella Charlas di ieri (ndr, Genova, martedì 27 febbraio 2024) intitolata proprio “I nemici della Costituzione” abbiamo chiesto allo storico Sergio Dalmasso di spiegarci:

chi in Italia ha avversato la Costituzione e quali rischi corre quest’ultima.

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Sergiodalmasso.com

Visita e fai conoscere il sito: sergiodalmasso.com

Iscriviti al canale YouTube Sergio Dalmasso.

Sergio Dalmasso ha contribuito in modo significativo alla comprensione della storia politica e sociale italiana.

Il suo costante impegno nella divulgazione storica si riflette anche nella cura dei Quaderni semestrali del CIPEC, giunti al numero 72 nel 30° anno di pubblicazione (2024) e tanto altro.

Esplora gli scritti di Dalmasso per accedere a un ricco patrimonio di conoscenze sulla storia politica italiana e alla significativa produzione letteraria di Sergio Dalmasso.

Il Canale YouTube di Sergio Dalmasso è una preziosa risorsa che offre un affascinante viaggio nel mondo della storia, della politica e della cultura attraverso gli occhi dello stimato storico.

Con i suoi  87 video (attualmente), il canale si presenta come un archivio ricco di conoscenze, in cui Sergio Dalmasso presenta i suoi nuovi volumi, esplora i Quaderni del CIPEC e approfondisce l’attualità del pensiero di figure iconiche come Antonio Gramsci e Rosa Luxemburg, Che Guevara e altre figure importanti per il movimento operaio.

 

 

In “Il Ciclostile”, n. 13, novembre 2023, diretto da Angelo Orientale, Un partito del lavoro?

Un nuovo partito del lavoro? copertina Ciclostile Quarto stato Pelliza da Volpedo

Un partito del lavoro è ancora possibile?

Senza cercare ogni volta, la soluzione miracolistica, il salvatore della patria e senza avere una visione di breve periodo, da tempo la sinistra avrebbe dovuto assumere alcune scelte chiare e lineari, senza rimetterle in discussione ad ogni scadenza:

– totale e irreversibile autonomia rispetto al centrosinistra;

– priorità delle tematiche sociali ed ambientali che debbono essere coniugate;

– politica di piano: transizione ecologica, banca pubblica di investimento, assunzioni per lavori di utilità sociale;

– socializzazione delle utilities pubbliche (energia, gas, acqua), loro pubblicizzazione con gestione democratica e controllo (vecchia proposta) dei lavoratori;

– rilancio del welfare. No alle privatizzazioni e alla mercatizzazione di trasporti, sanità, istruzione…;
– controllo democratico sulla gestione delle imprese;

– tassazione progressiva sui grandi patrimoni e sulle ricchezze finanziarie;

– riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Ricordo la vecchia promessa di Prodi (1997), allegramente dimenticata e mai mantenuta;

– attacco alla precarietà;

– rimessa in discussione immediata della architettura della UE, basata sull’austerità e sul servilismo atlantista.

Occorre cambiare le regole e gli attuali trattati:

– politica di pace, nel ripudio di tutte le guerre, nella messa in discussione dell’atlantismo servile, delle basi militari nucleari presenti sul nostro territorio.

Circa la guerra russo- ucraina, rifiuto di ogni posizione di campo, richiesta di una soluzione di pace che preveda l’autonomia delle due regioni russofone e il non ingresso dell’Ucraina nella NATO (così chiedevano i sempre disattesi accordi di Minsk).

– politica europea sulla migrazione, fenomeno epocale nato da guerre, catastrofe climatica, divario crescente fra aree del mondo.

Questa ipotesi dovrebbe implicare non scioglimenti, nuove sigle, soluzioni miracolistiche…, ma la capacità delle formazioni politiche e sociali esistenti di avere progetti comuni, discussioni (non da intergruppi), un progetto di lungo periodo che eviti rotture, traumi e polemiche ad ogni scadenza.

Pesano i vizi che conosciamo e ci perseguitano da decenni.

La necessità è, però, evidente e dovrebbe permettere di superare estremismi ed opportunismi, pena il ritorno della già sperimentata “politica del pendolo”:

opposizione (doverosa) alle destre, ma nel caso di governi diversi, l’incapacità di produrre politiche alternative, con conseguente distruzione di quello che un tempo era il blocco sociale cui la sinistra faceva riferimento.

Sergio Dalmasso

Documento presente anche nella sezione del sito Archivio, Scritti storici, Articoli e Saggi.

Download del saggio completo: Un partito del lavoro?

Download “Un partito del lavoro? (di Sergio Dalmasso)” Un-partito-del-lavoro.pdf – Scaricato 20421 volte – 294,92 KB

L’ Autonomia Differenziata Spiegata in Parole Semplici

Intervista a Marina Boscaino Comitato No AD

Intervista a Marina Boscaino, portavoce nazionale dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti.

Video YouTube dell’intervista a Marina Boscaino sulla Autonomia Differenziata:

 Moderatore Pasquale Madonna.

No Autonomia Differenziata che divide l'Italia

Fonte, Rifondazione Comunista: http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=55522

***

Lavoroesalute:

In Italia 22 milioni di persone sono intrappolate in liste d’attesa infinite dopo decenni di regionalismo sanitario.

E l’autonomia differenziata del disegno di legge Calderoli peggiora la situazione.

Non sarebbero i LEA o i LEP né il regionalismo fiscale a garantire l’universalismo dei servizi ovunque.

Nel Servizio Sanitario Nazionale, 22 milioni di persone, cioè una su tre in tutto il Paese, sono intrappolate in liste d’attesa senza fine.

Questo dato, più che una rivelazione, è un’ovvia verità.

Le storie di chi aspetta mesi, e persino anni, per un controllo sono note a molti, sia per esperienza personale che per procura.

C’è chi non può permettersi di aspettare e preferisce rivolgersi al privato, pagando di tasca propria.

Altri, circa quattro milioni di persone, non solo non possono attendere, ma non hanno neanche la possibilità economica di considerare alternative.

Questo dato è ancor più inquietante se si pensa che sono proprio coloro che vivono in condizioni di povertà ad avere più bisogno di una sanità accessibile.