DANILO ZANNONI

Danilo Zannoni è autore del testo di novelle e racconti Scrivere è come vivere, soltanto che è più semplice ripubblicato nel quaderno cipec n. 65.

(Nei quaderni CIPEC numero 71 e 72 è stato pubblicato, postumo, il suo secondo volume di novelle intitolato DEMONI.)

Con una certa allergia per le biografie ufficiali scrive Danilo:

“Sono nato tanti anni fa, ho fatto svariati mestieri, penso mi manchino solo il palombaro e l’astronauta, ma non è detto che non mi capiti.

Danilo ZannoniNella vita non ho avuto alti e bassi ma soltanto vette e voragini.

Ora, in tarda età, sono tornato alla mia passione iniziale che è la scrittura.

Una cosa devo dire è che, al di là dei fatti contingenti della vita, la mia passione sociale e politica non è mai venuta meno e, penso che traspaia anche dai miei racconti.

Ho molto amato e quasi mai odiato.

E questo vorrei fosse scritto sulla mia lapide.

Fra una cinquantina di anni.”

Per maggiori informazioni sull’autore e contatti vi è il suo blog danilorealoded, contenente, fra l’altro, alcuni tra i suoi molti racconti.

Riportiamo uno stralcio del racconto Variazione in cui l’autore rivisita il passo dell’incontro tra i due bravi e Don Abbondio dei promessi sposi di Alessandro Manzoni.

Variazioni

I bravi le presero, o mostraron di prenderle nel significato più serio.

«Benissimo, e buona notte, messere», disse l’un d’essi, in atto di partir col compagno.

Don Abbondio, che, pochi momenti prima, avrebbe dato un occhio per iscansarli, allora avrebbe voluto prolungar la conversazione e le trattative.

«Signori…» cominciò, chiudendo il libro con le due mani.

Ma quelli gli mostravano le spalle.

«Signori» disse, in tono più alto

«Vi prego, vorrei ancora se lecito proferir parola»

Uno dei bravi si voltò piccato.

«Mio caro Don, noi abbiamo fatto ciò che ci è stato chiesto, la pagina finisce qui.»
«Quindi devo desumere non abbiate il coraggio di ritornare al mio cospetto?»
I bravi si guardarono l’un l’altro.

Quello che alle viste era il maggior di loro fece per andarsene ma lo sguardo fisso del Don e del suo compare gli trafissero la nuca.

«Pare che far il gradasso sia caricato a molla, finita la carica svanisce la baldanza» disse, a voce squillante Don Abbondio.

Intanto, come capita a quell’ora alcuni contadini e commercianti passavano pel viottolo, chi per tornare a casa chi per andare alle proprie opre.

Come che fu si creò una piccola folla ad assistere alla tenzone.

Il bravo colpito nell’onore davanti ad un pubblico povero ma attento non aveva modo di sottrarsi, pena l’onore infangato da un misero parroco di campagna, descrittogli per altro come un vaso di coccio fra quei di ferro.

Egli si voltò e fatto un cenno al compare tornò indietro.

«Padre» disse «io ho portato una missiva, compito compiuto» avanzò di qualche passo
«Ora però si sfida il mio onore e questo non lo concedo»

«Onore?» rispose il Don

«E che onore v’è nell’opprimere le genti, nell’oziare da mane e sera forti di una pistola ed un coltellaccio, protetti da un signore debosciato e rancoroso?»

Il bravo mise mano al coltello che pendeva dalla sua cintura.

«Non doveva andare così» pensò «ma ormai così è andata, togliamoci il pensiero»

Avanzò verso il curato facendo cenno all’altro di seguirlo.

«Prete» disse «Io ti ho avvertito»

«Ma non vuoi capire e ti pentirai di ciò, noi siamo due e ben armati e ben protetti, di te non resterà che un cadavere di traverso ad un viottolo.»

«Bravo, voglio offrirti una via d’uscita onorevole, so che non è colpa tua ma del tuo mandante, chiedi scusa e ritirati in buon ordine»

Disse Abbondio con una voce dura che non si conosceva.

Il bravo rise, di una risata roca, non sapeva perché ma le parole del curato gli facevano paura.

«E se non mi ritiro che succede?

Gli angeli e gli Arcangeli scenderanno su di me con spade fiammeggianti?»

Rise ancora e volse lo sguardo al suo secondo.

Ma quegli non c’era, molto più in dietro stava discutendo con dei contadini.

«Non servono Arcangeli» disse Abbondio

«Troppo, e per troppo tempo avete schiacciato il popolo sotto il vostro tallone, la misura è ormai colma»

Il bravo si guardò attorno, era stato tanto concentrato sul dialogo che non si era reso conto di essere circondato da ogni parte da villani la cui faccia non faceva presagire nulla di buono.

«Pentiti, o muori!» disse il Don.

Il bravo guardò verso l’alto a cercare il suo creatore.

«Cazzo Alessandro, non erano questi i patti» disse.

Poi estrasse il coltellaccio ed andò a morire.

***

Le novelle di Danilo Zannoni

Scrivere è come vivere, soltanto che è più semplice:

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Opera postuma nei quaderni 71 e 72: Demoni

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