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Una Rosa che vive, estratto dal libro Rosa Luxemburg oggi, Lezioni teoriche vive, Pontassieve, ed. Prospettiva Edizioni Services & Publishing, 2023.

Sergio Dalmasso

Una Rosa che vive

Mi limito ad alcune considerazioni, brevi e sintetiche, sui motivi che rendono Rosa Luxemburg figura imprescindibile nella ricostruzione, anche se sempre più complessa, di un pensiero ed una pratica alternativi, in questo ventunesimo secolo.

Viene immediatamente alla luce come la più grande figura femminile nella storia del marxismo,

– quella che Lenin, pur nel dissenso, definì aquila e delle opere della quale ha consigliato lo studio alle giovani generazioni,
– quella che Trotskij chiese di preservare (Giù le mani) dall’uso strumentale di socialdemocratici e stalinisti,
– quella che Lukacs (e con lui Lelio Basso) lesse come la maggior continuatrice della concezione dialettica di Marx,
sia stata, per decenni, colpita da critiche e luoghi comuni, additata come portatrice di concezioni e teorie da emarginare (il luxemburghismo, la sifilide luxemburghiana).

Rosa Luxemburg Oggi, una Rosa che viveTutto in lei contrasta con le deformazioni che il pensiero marxista – la concezione per cui la liberazione del proletariato è opera del proletariato stesso – ha subito ad opera del gradualismo meccanicistico della Seconda internazionale e della distorsione staliniana a partire dagli anni ’20, sino alle tragedie dei decenni successivi (si pensi, ma non solamente, alle ondate di processi e alla distruzione di tutto il gruppo dirigente bolscevico).

Una Rosa Luxemburg atipica

Rosa è atipica, già in gioventù, nel movimento socialista polacco, quando rifiuta la priorità dell’impegno sulla questione nazionale.

La sua stessa tesi di laurea inquadra la questione polacca, al centro di tanti documenti dell’internazionale e di scritti di Marx, Engels e Lenin, in termini strutturali: la Polonia è divisa fra tre grandi imperi (Germania, Austria, Russia) e ognuna delle tre parti è legata, economicamente, allo stato di cui fa parte.

L’indipendenza nazionale cozzerebbe contro le strutture economiche ed è, comunque, da collocarsi in secondo piano, rispetto alla centralità della lotta di classe.

Elemento tattico

E’ chiaro come lei (Luxemburg) non colga, a differenza di Lenin, l’elemento tattico: le contraddizioni che la richiesta di indipendenza produce nel reazionario impero zarista. …

Continua …  Saggio completo Una rosa che vive catalogato nella sezione del sito Collaborazioni a testi. Estratti.

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Dettagli di Amazon del libro

Editore ‏ : ‎ Prospettiva Edizioni Services & Publishing (16 giugno 2023).

Lingua ‏ : ‎ Italiano.

Copertina flessibile ‏ : ‎ 220 pagine.

ISBN-10 ‏ : ‎ 8885562167

ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8885562165

Peso articolo ‏ : ‎ 218 g

Dimensioni ‏ : ‎ 20.8 x 1.7 x 15 cm.

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Introduzione al Libro Rosa Luxemburg Oggi, Conoscere, discutere, crescere, Claudio Olivieri

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Libro su Rosa Luxemburg (a cura di) Claudio Olivieri

Rosa Luxemburg oggi a cura di Claudio Olivieri

 

Descrizione del libro

Un libro a più voci, punti di vista diversi a confronto sull’attualità del pensiero di Rosa Luxemburg.

Perché fare i conti con l’opera della rivoluzionaria polacco-tedesca e trarre spunti dalla sua vita è un aiuto per interpretare alcune questioni cruciali per il presente e per tornare su snodi storici fondamentali del novecento.

Autori del libro

Autori Vari: D. Renzi, C. Romanini, A. Savio, G. Russo Spena, I. Barbarossa, N. Simeone, S. Dalmasso, R. Pesenti, L. Minguzzi, M. Santamaria, G. Di Benedetto, F. Grisolia, R. D’Alessandro.

A cura di Claudio Olivieri, Prospettiva Edizioni, 2023

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Dettagli del libro su Rosa Luxemburg

Editore ‏ : ‎ Prospettiva Edizioni Services & Publishing (16 giugno 2023)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 220 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8885562167
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8885562165
Peso articolo ‏ : ‎ 218 g
Dimensioni ‏ : ‎ 20.8 x 1.7 x 15 cm

Contributo al libro Rosa Luxemburg oggi (Claudio Olivieri a cura) di Sergio Dalmasso presente nella pagina del sito web: Collaborazioni a testi. Estratti

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Da Wikipedia:

«Quando si ha la cattiva abitudine di cercare una gocciolina di veleno in ogni fiore schiuso, si trova, fino alla morte, qualche motivo per lamentarsi. Guarda quindi le cose da un angolo diverso e cerca il miele in ogni fiore: troverai sempre qualche motivo di sereno buonumore. (…).

Alla fine, tutto sarà ben ricapitolato; e se così non sarà io proprio me ne infischio, anche senza la vita è per me una tale fonte di gioia: tutte le mattine ispeziono scrupolosamente le gemme di ogni mio arbusto e verifico dove ce ne sono; ogni giorno faccio visita a una coccinella rossa con due puntini neri sul dorso che da una settimana mantengo in vita su un ramo, in un batuffolo di calda ovatta nonostante il vento e il freddo;

osservo le nuvole, sempre più belle e senza sosta diverse, e in fondo io non mi considero più importante di quella piccola coccinella e, piena del senso della mia infima piccolezza, mi sento ineffabilmente felice.»

Franco Di Giorgi – Riflessione intorno alla Shoah

È stato pubblicato il nuovo volume intitolato: “Il negativo e l’attesa. Riflessione intorno alla Shoah a partire da Primo Levi” dell’autore Franco Di Giorgi pubblicazione del 21 luglio 2023.Il negativo e l'attesa. Riflessioni intorno alla Shoah a partire da Primo Levi Franco Di Giorgi

Copertina del testo di 404 pagine

Sinossi

Questo lavoro muove una critica nei confronti della logica dialettica che vede nel negativo, soprattutto quello di Auschwitz, la conditio sine qua non del positivo: logica terribilmente assurda – un’antica “superstizione”, un’acrobazia dialettica, un’interpretazione sofistico-dialettica la definisce infatti Hannah Arendt – che si riflette nei più diversi piani culturali (filosofico, pedagogico, storico, politico, militare) al punto da generarlo preventivamente e opportunamente – ecco l’assurdità – anche là ove esso, questo negativo, di fatto non si dà.

Come a dire, ad esempio, che la guerra è necessaria o indispensabile per ottenere una condizione umana migliore.

Eppure questa è stata (e purtroppo continua a essere) l’idea bizzarra presente nella mente di molti tra i migliori rappresentanti della filosofia occidentale (Eraclito, Hegel, Nietzsche, ecc.).

A un siffatto negativo si intende contrapporre il concetto leopardiano di attesa, il quale si esprime in un atteggiamento capace di svelare quell’assurdità logico-dialettica, giacché con il proprio attendere essa non ha alcun bisogno di generare appositamente un negativo per ricavarne un positivo.

***

  • Editore ‏ : ‎ Mimesis (21 luglio 2023)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 404 pagine
  • ISBN-10 ‏ : ‎ 8857598837
  • ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8857598833
  • Peso articolo ‏ : ‎ 492 g
  • Dimensioni ‏ : ‎ 14.1 x 5.8 x 21.1 cm

Per informazioni sull’autore visitare la seguente pagina web:

Acquista il volume su Amazon o dall’editore Mimesis

Bookdealer

Lucio Libertini, attività a Torino

Lucio Libertini PCI

Video del mio intervento nel convegno di Torino del 20 ottobre 2022 per ricordare i 100 anni dalla nascita di Lucio Libertini, fonte Archivio Roberto Marini di Pistoia:

Breve stralcio di un mio saggio, a stampa nei quaderni del Cipec 2024, sui convegni sulla figura di Lucio Libertini.

LUCIO LIBERTINI

l’attività a Torino

Un lungo percorso

Ho scritto un testo su Lucio Libertini per ricordare pagine di storia del socialismo poco note, dimenticate, per richiamare figure e tematiche di quel socialismo di sinistra che pare scomparso, ma che ha costituito una matrice specifica, atipica per le radici teoriche e per le proposte strettamente politiche.

Il mio testo riprende il titolo della autobiografia politica che Libertini avrebbe voluto scrivere e di cui ha lasciato pochissime pagine e uno schema sintetico, scritto a mano.

Protagonismo della classe operaia

Il filo conduttore è la permanenza nel tempo di un filone socialista di sinistra, classista e antistalinista, centrato sul protagonismo della classe operaia.

Questo indirizzo ha sempre seguito, in un percorso coerente e travagliato.

Infelice comizio di Occhetto

Davanti alle accuse, da più parti riprese dopo la sua morte- e purtroppo presenti anche nell’infelice comizio di Achille Occhetto alle porte della FIAT, nella campagna elettorale del 1992- di avere cambiato partiti e sigle e di essere un globetrotter della politica, la risposta era sempre di avere, al contrario, dimostrato una coerenza superiore a tanti, sempre rimasti nello stesso partito, ma approdati a posizioni ben diverse da quelle iniziali.

Dopo un brevissimo passaggio nella Democrazia del lavoro di Ivanoe Bonomi e Meuccio Ruini, la cui tematica democratico- liberale, sostanzialmente prefascista non soddisfa i giovani che ne escono, l’approdo del giovane Libertini, catanese, studente a Roma, è nel PSIUP, il nome assunto dall’unificazione delle forze socialiste.

Due anime del PSIUP

Il partito ha due anime: quella di sinistra, unitaria verso il PCI (è forte il trauma del ventennio fascista) ed appiattita sull’URSS, quella tradizionalmente riformista, guidata da Giuseppe Saragat, invece critica verso l’URSS e favorevole ad una netta autonomia nei confronti del PCI e ad un “socialismo dei ceti medi”.

Accanto e in contrapposizione a queste, è la corrente di Iniziativa socialista, che rifiuta l’egemonia staliniana, la subordinazione all’URSS, si colloca in posizione critica verso l’unità nazionale, i governi ciellennisti (chiede che il PSI non ne faccia parte), propone la neutralità fra i due blocchi che si stanno formando in Italia e nel mondo.

Posizione europeista del PSIUP

Netta è la posizione europeista (alle spalle vi è la figura di Eugenio Colorni, ucciso nella resistenza romana e tra gli autori del Manifesto di Ventotene).

La corrente ottiene buoni risultati al congresso del 1946, ma è schiacciata da bipolarismo, a livello nazionale e internazionale, dalla inesperienza dei suoi dirigenti, tutti giovani, dal precipitare della scissione “socialdemocratica” nel gennaio 1947, cui aderisce nella speranza di poter costruire una autentica forza socialista autonoma e innovativa.

Distrutta dalla gestione di Saragat e dalla accettazione, da parte del nuovo partito della presenza in governi centristi e dell’adesione al Patto atlantico, la componente si disperde. Significativi, anche per il loro ruolo futuro, i nomi dei principali componenti: Bonfantini, Vassalli, Solari, Zagari, Matteotti, Formica, Mineo, Ruffolo, Russo, Arfé, Quazza.

Download “Quaderno CIPEC N. 72” Quaderno-CIPEC-Numero-72.pdf – Scaricato 30569 volte – 1,69 MB Download “Quaderno CIPEC N. 67 (Lucio Libertini. Interventi al consiglio regionale del Piemonte 1975-1976)” Quaderno-CIPEC-Numero-67.pdf – Scaricato 19739 volte – 1,72 MB

Sergio Dalmasso

Libro sulla storia di RIFONDAZIONE COMUNISTA presentato a Torino

Alla Poderosa

Il 2 dicembre 2021 vi è stata la presentazione (grazie all’associazione no profit de “La Poderosa”) a Torino del nuovo libro di Sergio Dalmasso: Rifondazione Comunista. Dal movimento dei movimenti alla chiusura di “Liberazione”.

Storia di un partito nella crisi della sinistra italiana. Scritti introduttivi di Roberto Musacchio e Giovanni Russo Spena.

Gratis il primo capitolo del libro sulla storia di Rifondazione Comunista:

Download “Capitolo 1 storia di Rifondazione Comunista” Storia-di-Rifondazone-Comunista-Capitolo-1.pdf – Scaricato 29702 volte – 402,02 KB

Rifondazione Comunista Sergio Dalmasso

I relatori

Relatori: Paolo Ferrero vicepresidente della Sinistra Europea e già Segretario di Rifondazione Comunista e direttore della rivista bimestrale Su la testa, Sergio Dalmasso, l’autore del libro, e lo storico Diego Giachetti come moderatore della presentazione.
Breve introduzione di Stefano Alberione.

L’incontro è stato videoripreso e trasmesso Live sulla pagina facebook La Poderosa – Associazione di Promozione Sociale, (superando ad oggi le ottocento visualizzazioni e collocandosi ai primi posti tra i loro video-eventi pubblicati sulla loro pagina fb – Da notare che Paolo Ferrero ha condiviso sulla sua pagina facebook il video evento).

La Poderosa Associazione Torino

Incontro lunghissimo, iniziato dopo le ore 21.00 e conclusosi oltre la mezzanotte. Interessanti i temi trattati e suscitati durante la presentazione del libro. Dibattito presente nel seguente video:

Paolo Ferrero molto citato nel libro di Dalmasso

Paolo Ferrero, diverse volte citato nel testo, come protagonista della parte finale della storia raccontata (che spazia dagli anni 2001 con i fatti di Genova e del movimento NO Global di allora fino al 2011) a cui il libro è piaciuto, afferma che merita d’essere letto altrimenti non avrebbe partecipato alla presentazione, vi trova il limite di avere poco attinto alle fonti orali – a suo dire – che racconterebbero metà parte della storia di Rifondazione Comunista mancante nel testo.

Su intervento di Diego Giachetti

Il moderatore e storico Diego Giachetti contrario a questa tesi di Paolo Ferrero sul grandissimo valore delle fonti orali, ritenute dall’ex segretario di RC essere superiori alle fonti documentarie, anche se prese dai quotidiani ufficiali del partito, sottolinea tra l’altro la mancanza di un archivio del partito che quest’anno compie il suo trentesimo compleanno.

E, mostra, dimostra, i pregi del libro (che ha una lunghissima bibliografia) in cui l’autore fa raccontare la storia ai protagonisti della storia stessa. Sostiene che: l’autore non li interpreta, l’autore fa raccontare loro quel che hanno detto o fatto.

E, questo è per egli cosa molto raffinata da fare per un autore che – pur essendo stato protagonista in in qualche misura di quel periodo – sfugge da considerazioni personali, tifo per questa o altra fazione.
Sottolinea, inoltre, che essendo questo un libro che fa discutere ha già assolto al suo compito, quindi è un libro di successo poiché compito dei libri – di storia, in particolare – è suscitare la discussione per confrontare tesi diverse, per andare avanti nel prosieguo della storia nel modo migliore.

L’autore appare nel video ascoltare con grande interesse, sia le critiche, sia i pregi che i due colleghi relatori espongono.

Intanto l’ora si è fatta tardi e deve concludersi la bella presentazione.

Pagine 170 E 171 del libro Rifondazione Comunista

Amazon libro in classifica

 

Dove trovare il libro?

Questo nuovo libro che racconta la storia degli anni (2001/2011) lo puoi trovare nelle librerie od acquistarlo online; è presente sul sito della casa editrice RedStar Press come pure su Amazon al seguente RIFONDAZIONE COMUNISTA.

Mentre il primo libro che racconta la storia di Rifondazione comunista dagli anni 1991 al 2001 è disponibile gratis in formato pdf nel quaderno 31

Download “Quaderno CIPEC Numero 31 (Libro sul primo decennio di Rifondazione di S. Dalmasso)” Quaderno-CIPEC-Numero-31.pdf – Scaricato 23841 volte – 1,03 MB

Sono gradite le recensioni sui siti online, e non solo, sostiene l’autore.

Copertina Libro sulla storia di Rifondazione Comunista

Giò. Giobbe

Cari amici,

ho  il piacere di segnalarvi la pubblicazione del mio libro “Gio’. Un Giobbe del nostro tempo”. Già da ora è reperibile e ordinabile sul sito della casa editrice (Caosfera) e sul catalogo online ai seguenti link:

https://www.caosfera.it/libri/gio/

https://www.cinquantuno.it/shop/caosfera-edizioni/gio/

https://www.amazon.it/

 

Giò. Giobbe

Proprio come il Giobbe biblico, anche Giò si trova nel nostro tempo a dover fronteggiare in prima persona un’inattesa piaga maligna, una fragilità mortale, un destino crudele e inesorabile.

Con alcuni amici dibatte sulle imperscrutabili ragioni del destino e su altri temi filosofici come il morire e la morte, la vocazione e la verità.

E come nel testo veterotestamentario, gli amici mettono Giò, il malato terminale, dinanzi alle responsabilità del proprio passato, al tempo in cui erano gli altri a subire in silenzio un destino avverso.

Ritorna anche qui, infine, quella domanda, quel perché intrattenibile che né Giobbe né Giò seppero mai pronunciare a favore del dramma vissuto dagli altri.

Un caro saluto.

Franco Di Giorgi

Ivrea, 15 luglio 2021

PS.
Franco Di Giorgi (1954) è laureato in Filosofia all’Università di Torino e per più di vent’anni ha insegnato Storia e filosofia al Liceo scientifico “Antonio Gramsci” di Ivrea.

Ha sempre fatto interagire la memorialistica concentrazionaria e resistenziale con la normale didattica e con i suoi studi personali (confluiti in parte su articoli apparsi in diverse riviste), convinto che nessuna forma di cultura possa esimersi dal confronto con le questioni e con i valori fondamentali scaturiti dalla Resistenza e dalla Deportazione.

La sua riflessione si pone infatti alla ricerca di interferenze tra filosofia, memorialistica, esegesi biblica, estetica letteraria, artistica e musicale.

 Libertini Dalmasso

Presentazione del libro:

Lucio Libertini.

Lungo viaggio nella sinistra italiana

Video intervista di Sergio Contu all’autore del libro Sergio Dalmasso del 4 marzo 2021.

Titolo del libro.

LUCIO LIBERTINI.

Sottotitolo: Lungo viaggio nella sinistra italiana. Il sottotitolo rappresenta il volume a cui Libertini stava lavorando e che non poté pubblicare.

Dopo il testo su Lelio Basso, quello su Rosa Luxemburg esce il libro:

Libertini Dalmasso. Libro

Libertini ha militato in diversi partiti.

Dall’immediato dopoguerra alla morte, nella sinistra italiana, Lucio Libertini da una corrente socialista minoritaria alla sinistra socialdemocratica, dall’eresia dell’USI (Unione Socialisti Indipendenti) di Magnani e Cucchi alla sinistra socialista, dall’eretica collaborazione con Raniero Panzieri al PSIUP, dal PCI a Rifondazione comunista.

La postfazione del libro è di Luigi Vinci.

Membro della Federazione giovanile del Partito Socialista Italiano, nel 1946 diede vita alla corrente “Iniziativa socialista”.

Nella primavera 1952 comincia a collaborare a “Risorgimento Socialista”, il settimanale fondato da Aldo Cucchi e Valdo Magnani.

Settimanale di cui assume la direzione dal 18 dicembre 1954 fino alla chiusura (marzo 1957), occupandosi prevalentemente della politica estera, della decolonizzazione, dei movimenti socialisti a livello internazionale.

Nel 1968 Libertini fu eletto alla Camera dei deputati nelle liste del PSIUP.

Nel 1972 aderisce al Partito Comunista Italiano, divenendo membro del comitato centrale e dove rimase per tre anni.

Ritornò alla Camera dei deputati nel 1976.

Fu eletto questa volta con il Partito Comunista Italiano.

Nel corso della legislatura presiedette la commissione trasporti della Camera.

Alle elezioni del 1979  eletto Senatore con il Partito Comunista Italiano; rieletto nel 1983 e 1987.

Nel 1991 è tra i padri fondatori di Rifondazione Comunista.

In appendice al libro vi sono alcuni articoli di Libertini usciti sulla rivista “La sinistra“.

Download “Capitolo primo RIVISTA LA SINISTRA” Opuscolo-La-Rivista-La-SINISTRA-capitolo-primo.pdf – Scaricato 29591 volte – 177,37 KB

Editore : Edizioni Punto Rosso (28 aprile 2020)
Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 250 pagine
ISBN-10 : 8883512413
ISBN-13 : 978-8883512414
Peso articolo : 340 g

Il libro è disponibile anche su Amazon

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Sergio Dalmasso su Le Monde diplomatique

Recensione Le monde diplomatique di Libertini, Una limpida storia minore di Alessandro Barile

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Una limpida storia minore di Alessandro Barile

Recensione su Le Monde diplomatique. Libro su Lucio Libertini di Sergio Dalmasso.

Pubblicata una bella recensione di Alessandro Barile su Le Monde diplomatique, edizione italiana, supplemento de Il manifesto, 15 luglio 2020.

Lucio Libertini fa parte di una storia minore della sinistra italiana del dopoguerra: quella della sinistra socialista,
corrente eretica del Psi prima, protagonista della breve stagione del Psiup poi (dal ’64 al ’72), e infine confluita nel Pci una volta fallita ogni speranza di incunearsi tra i due partiti del riformismo operaio.
Una storia onorevole, dai molti meriti e con l’importante demerito di essere arrivata sempre troppo presto, o troppo tardi, agli eventi politici decisivi.

Troppo presto, ad esempio, quando nel febbraio del ’58 lo stesso Libertini e Raniero Panzieri pubblicarono quelle Sette tesi sulla questione del controllo operaio che costituirono l’antefatto dell’operaismo italiano.

Insieme davvero a pochi altri (Fortini, ad esempio), il gruppo legato alla sinistra del Psi – tra gli altri Vecchietti, Ferraris, Panzieri, Lussu, in parte anche Lelio Basso – fu tra i pochissimi che tentò di rispondere alla “crisi dello stalinismo” non cedendo alle ragioni della socialdemocrazia, e anzi rilanciando l’opzione del conflitto in fabbrica e tra le nuove generazioni proletarie.

Continua …

Recensione Le Monde diplomatique: Una limpida storia minore

Il libro di Sergio Dalmasso è acquistabile nelle librerie servite da Edizioni Punto Rosso od online, presente su Amazon.

Libro Lucio Libertini. Lungo viaggio nella sinistra italiana di Sergio Dalmasso 2020

Acquistalo su Amazon

 

Postfazione del libro Lucio Libertini. Lungo viaggio nella sinistra italiana di Luigi Vinci.

In appendice vi sono alcuni articoli di Libertini usciti sulla rivista “La sinistra“.

Nel quaderno CIPEC 67 vi sono gli interventi in consiglio regionale del Piemonte di Lucio Libertini 1975-1976:

Download “Quaderno CIPEC N. 67 (Lucio Libertini. Interventi al consiglio regionale del Piemonte 1975-1976)” Quaderno-CIPEC-Numero-67.pdf – Scaricato 19739 volte – 1,72 MB

Sinistra

FERRARIS, DE MONTICELLI E LA CRISI DELLA SINISTRA

 

                      di Franco Di Giorgi

 

La «razionalità ambivalente del progresso (..) soddisfa nel mentre esercita il suo potere repressivo, e reprime nel mentre soddisfa» (H. Marcuse, L’uomo a una dimensione, p. 130).

 

1. – Per uscire dalla crisi in cui oggi si ritrova, la sinistra, secondo Maurizio Ferraris, non dovrebbe più tanto occuparsi della «socializzazione del plusvalore del capitale industriale» – questo compito, secondo l’ontologista torinese, essa lo avrebbe già pienamente assolto nel ventesimo secolo –, quanto piuttosto impegnarsi a socializzare il «plusvalore del capitale documediale», ossia quello cui mettono capo i Big Data, vale a dire quelli che rilasciamo (consapevolmente o no) ogni volta che ci colleghiamo al web o usiamo lo smartphone (cfr. il manifesto 19/4).

Non si pensi però che la differenza “industriale-documediale” corrisponda al rapporto “materiale-immateriale”, perché l’epoca della documedialità – ossia l’epoca «che ha reso possibile la postverità» e in cui la documedialità consiste nell’«unione tra la forza normativa dei documenti e la pervasività dei media nell’epoca del web» – non è affatto “liquida” come supponeva Bauman, ma «è al contrario», scrive il filosofo nel suo ultimo saggio, «l’epoca più granitica della storia, anche quando il granito prende la forma, apparentemente più lieve, del silicio» (Postverità e altri enigmi, il Mulino, Bologna 2017, pp. 13, 100).

Né d’altronde tale differenza epocale (produzione industriale-produzione documediale) si potrebbe far corrispondere al rapporto “reale-virtuale”, giacché il “virtuale”, da questa prospettiva ontologica “neorealista”, ha acquisito pienamente il valore di “reale” e quindi, in stretto senso hegeliano, anche di razionale.

Con la proposta di un neorealismo filosofico, pertanto, lo studioso non intende affatto prendere le distanze dal materialismo tout court: intende solo prendere congedo dal materialismo industriale e tentare di comprendere il nuovo realismo documediale, che ha il suo ontos on, la sua cosa in sé, il nocciolo duro e inemendabile nel silicio.

Con la sua proposta neo-modernista e post-industriale egli vuole dunque contrapporre la sua ontologia realista e documediale all’ontologia irrealista ed ermeneutica che caratterizzava il postmodernismo nell’era ancora industriale. Cerca insomma di confutare, ribaltare e modificare l’assioma nietzscheano “non ci sono fatti ma solo interpretazioni” con “non ci sono interpretazioni ma solo fatti”.

Una tale proposta critica viene inoltre avanzata sulla base di una semplice percezione, secondo cui i lavoratori, intesi come produttori industriali «sono una minoranza in via di estinzione», così come lo sono la fabbrica e il lavoro inteso come attività produttiva industriale.

Si tratterebbe tuttavia di vedere fino a che punto tale constatazione sia attendibile, giacché lo studioso riporta solo tre esempi di lavoratori manuali: i rider, i raccoglitori di pomodori e i magazzinieri di Amazon; i quali, s’affretta a concludere, svolgono un lavoro che ben presto verrà svolto dai droni.

D’altro canto, secondo certi guru creativi della comunicazione come Mooly Eden, anche l’istruzione già oggi sembra essere rimasta al Medioevo a fronte delle ignote new frontiers che le nuove tecnologie spalancano per il futuro (La Stampa 17/7).

Ma se, appunto, ci atteniamo alla realtà dei fatti, ai fatti nudi e crudi, se guardiamo cioè all’oggi del nostro Paese, ci accorgiamo che – almeno, secondo il parere di alcuni studiosi – la sinistra è in crisi proprio perché è stata troppo attenta alla realtà documediale, perché ha trascurato la realtà industriale, è stata troppo incline alla finanziarizzazione del lavoro e non al lavoro in cerca di solidi finanziamenti. Se proviamo ancora a calarci nelle “tiepide” acque di quella cruda realtà, ci avvediamo con sorpresa che i lavoratori esistono ancora, e come!

Così come esistono le industrie.

Il faticoso lavoro dei sindacati è quello di attestarne l’esistenza appellandosi a uno Statuto che la sinistra cool e digitalizzata (la sinistra del modello blairiano) si è premurata irresponsabilmente di archiviare, proprio per sostenere quella digitalizzazione e quella finanziarizzazione.

A creare disoccupazione e a determinare la chiusura delle fabbriche non è poi soltanto la digitalizzazione documediale e l’automazione in generale, ma anche, come si vede ogni giorno che passa, la più rude e selvaggia delocalizzazione (si pensi solo, fra gli ultimi casi, alla Pernigotti di Novi Ligure).

A partire dagli anni ’90, proprio con le politiche ispirate alla deregulation, il concetto di operaio e l’idea stessa di fabbrica sono stati brutalmente raschiati non solo dal vocabolario della destra, ma anche sorprendentemente in quello della sinistra.

E questa sistematica abrasione ha finito con il creare quel terreno comune, traballante e insidioso, in cui cominciò a dissolversi ogni differenza tra destra e sinistra.

Dopo l’89 (con crollo del muro di Berlino) e il 1991 (con la svolta della Bolognina), il saggio di Bobbio su Destra e sinistra, che è del 1994, scorgeva ancora nel valore dell’eguaglianza la «stella polare» della sinistra.

Ma intanto durante il faccia a faccia tra Prodi e Berlusconi in occasione delle elezioni politiche del 2006 si erano potute vedere in tutta la disarmante evidenza (specie nel candidato del centro-sinistra) gli effetti deleteri di quella abrasione concettuale.

Ora, mentre per Ferraris, come si è detto, la sinistra nel ventesimo secolo ha già assolto con successo i suoi compiti, per Bobbio, essa, specie sul fronte dell’eguaglianza, «non solo non ha compiuto il proprio cammino ma lo ha appena iniziato» (Destra e sinistra, Donzelli 1994, p. 86).

E ciò, alla luce delle attuali problematiche sociali e migratorie, non può che essere vero.

Così come non può che risultare vero anche alla luce dell’idea di Ricoeur, secondo cui occorre compiere l’incompiuto della storia, facendo non storia, ma la storia, idea che ha sviluppato in un intervento del 1994 (L’Europa e la sua memoria) e che rielaborerà successivamente anche in un più ampio saggio, Ricordare, dimenticare, perdonare. L’enigma del passato, del 1998.

Ci sembra di capire, insomma, da quanto scrive Ferraris, che se la sinistra vuole recuperare il consenso perduto in questi anni, anche nelle regioni cosiddette “rosse” a favore della Lega, dovrebbe smettere di criticare l’alienazione sociale (che, per quanto detto, non avrebbe più ragion d’essere) e farsi apertamente, ossia realisticamente sostenitrice del più cieco consumismo.

Un consenso che la politica neoliberista ha spostato a destra e del quale si tratta, appunto, di comprendere bene le cause di siffatto spostamento, tra le quali compare certamente quella relativa all’allontanamento della sinistra dal suo terreno naturale, cioè dai lavoratori, dal lavoro umano e materiale.

Giacché ciò che, nonostante tutto, deve continuare a contraddistinguere la sinistra è la tutela del lavoro e dei lavoratori soprattutto in epoche di profonde trasformazioni dell’attività produttiva, mentre tipico della destra è mettere da parte quella tutela al fine di una sempre maggiore e accelerata produzione, e ciò al punto di poter fare a meno anche della componente umana del lavoro, con tutto quello che ne consegue sul piano sociale, della disuguaglianza sociale e della disparità dei diritti.

Nella delocalizzazione industriale, infatti, ai proprietari d’azienda non interessano affatto i dipendenti né tanto meno il mantenimento degli stipendi del personale, ma solo la commercializzazione dei prodotti attraverso la terziarizzazione della produzione.

Una volta riconquistato il consenso perduto e con esso quindi anche il potere, la sinistra, si arguisce dal discorso di Ferraris, dovrebbe impegnarsi a fare dei provvedimenti legislativi che abbiano come obiettivo principale la socializzazione dei Big Data e soprattutto (ecco la chiave di volta dell’idea del filosofo) la tassazione delle grandi compagnie di raccolta dei dati.

La cui conservazione o registrazione consentirebbe di poter accumulare un capitale e un nuovo plusvalore, tassando il quale si potrebbe essere in grado di finanziare il welfare del XXI secolo o di coprire, almeno in parte, il costo delle manovre finanziarie.

Ecco, dunque, l’intuizione di fondo di Ferraris per un «welfare digitale», sostenibile, ad esempio, con i 250 milioni di euro che l’Ue chiede ad Amazon non tanto e non solo per i prodotti venduti al dettaglio sulla propria piattaforma, quanto per i market place, ossia per i rivenditori terzi che utilizzano tale piattaforma…. CONTINUA

Romanzo di Flavia Idà

L’ULTIMO GRANELLO DEL MONDO

È stato pubblicato dalla casa editrice americana Paper Angel Press il nuovo romanzo di Flavia Idà in lingua inglese “The Last Speack of the World” e in lingua italiana con il titolo: “L’ultimo granello del mondo”.
L’edizione inglese è disponibile su Amazon, sia in formato Kindle, sia in cartaceo.
L’edizione italiana, ad oggi, è disponibile in formato Kindle sempre su Amazon e tra pochissimi giorni anche in cartaceo.

(Aggiornamento. Oggi 4 marzo 2019 è disponibile su Amazon anche la versione cartacea del romanzo):

Di seguito la mia breve recensione al romanzo in italiano e in inglese:

“Tematiche sociali globali, creatività e poesia, grande cura nella descrizione dei particolari, suspense e umana solitudine: in tutte le sue accezioni, un cocktail emozionante che sospinge il lettore a gustarlo tutto d’un fiato fino all’ultima parola.
Amerai la bellezza e la necessità dell’essere migliori di quanto riusciamo ad esserlo nella frenetica quotidianità odierna.
Coglierai l’importanza e il desiderio del sapere valorizzare le piccole “grandi” cose, spesso oggi date per scontate, che fanno essere meravigliosi la donna, l’uomo, la Terra – la vita! “

Sinossi.
Senza nome. Senza razza. Senza nazionalità. La superstite della catastrofe perfetta lotta per preservare se stessa e la sua speranza di essere trovata – da esseri umani.

Sono femmina, di trentadue anni, sola nell’ultimo granello del mondo. Il mio nome, la mia razza e la mia nazionalità non sono importanti. Non so perché la pestilenza mi abbia risparmiato. Mi ha tolto ogni persona ed ogni cosa. Tutte le macchine e tutti gli orologi sono morti. Ciò che continua a farmi respirare è la speranza che io non sia l’unico custode del pianeta.”

È possibile leggere il primo capitolo del romanzo gratuitamente dal seguente link:

Per acquistarlo in formato Kindle scaricarlo dal seguente link:

Paper Angel Press. We are pleased to announce that the Italian edition of “The Last Speck of the World” (L’ultimo granello del mondo) by Flavia Idà is available now in digital editions. Signed print editions will be available soon.

L_ultimo granello del mondo di Flavia Idà

 

Amazon USA. The Last Speck of the World

No name. No race. No nationality. The survivor of the perfect catastrophe struggles to preserve herself and her hope that she may be found – by humans.

Paper Angel Press. We are pleased to announce that the English edition of “The Last Speck of the World” by Flavia Idà is available. AMAZON:

Flavia Idà present her new novel The Last Speck of the World

Gorgeous book that will make you dream and reflect.

Social themes of global significance, poetry and imagination, great attention to detail, suspense and human loneliness: in its every aspect, a gripping combination that drives you to enjoy the story all in one reading from first to last word. You will love rediscovering the beauty and the need to go beyond the frantic rush of our daily lives, the importance of appreciating all the things that make the world wonderful: women, men, Earth – life itself.
Recommended itself.

Domenico Capano – Turin, Italy.