Esplora il pensiero di Sergio Dalmasso, storico e scrittore impegnato, proveniente dalla nuova sinistra e attualmente membro del Partito della Rifondazione Comunista. Con una vasta produzione letteraria, Dalmasso ha scritto 9 libri che spaziano dalla storia della sinistra italiana al ritratto di figure chiave come Lucio Libertini e Rosa Luxemburg.
Tra le sue opere più recenti, spicca ‘RIFONDAZIONE COMUNISTA’ (Ed. RedStar Press, Roma, 2021), un’analisi approfondita sullo stato attuale del movimento comunista.
Approfondisci la storia della sinistra italiana con ‘LUCIO LIBERTINI. Lungo viaggio nella sinistra italiana’ (Edizioni Punto Rosso, Milano, 2020) e scopri la vita e le opere di Rosa Luxemburg con ‘UNA DONNA CHIAMATA RIVOLUZIONE’ (RedStar Press, Roma, 2019).
Sergio Dalmasso ha contribuito in modo significativo alla comprensione della storia politica e sociale italiana, focalizzandosi su figure come Lelio Basso e esaminando la rifondazione comunista dallo scioglimento del PCI al ‘movimento dei movimenti’.
Con libri come ‘Il PCI dalla legge truffa alla morte del migliore’ e ‘Il caso Manifesto e il PCI degli anni ’60’, ha analizzato criticamente momenti cruciali nella storia politica del paese.
Il suo impegno nella divulgazione storica si riflette anche nella cura dei Quaderni semestrali del CIPEC, giunti al numero 72 nel 30° anno di pubblicazione (2024). Esplora gli scritti di Dalmasso per accedere a un ricco patrimonio di conoscenze sulla storia politica italiana e alla vasta produzione letteraria di Sergio Dalmasso.
Ho conosciuto Beppe Dutto a metà anni ’60. Io studentino, tra i pochissimi liceali di Boves, lui di dieci anni più vecchio di me, giovane iscritto al minuscolo PCI locale, in una delle realtà più difficili, quella di un paese cattolico, in gran parte contadino, privo di tradizioni operaie, dove anche il movimento resistenziale era passato senza lasciare radici politiche.
Debole e coraggiosa presenza: Manduca, i due Giuliano, Vivenza, Foncio e Rita, Oreste…
Non so se fosse già piccolo imprenditore edile, ma l’esperienza per lui fondamentale era stata quella della FIAT, da cui operaio, era uscito comunista, iscritto al PCI.
Ne parlava spesso, dicendo di avere in quegli anni di fabbrica, modificato modo di pensare “visione del mondo” (si diceva così), amicizie, giudizio sui compagni (erano tutto il contrario delle calunnie dette su di loro).
Matrimonio civile
In paese aveva suscitato scandalo (ma non so datarlo) il suo matrimonio civile, in Municipio.
La “gente” ne aveva parlato con toni drammatici.
Come potevano questi comunisti non celebrare un matrimonio benedetto? E i figli?
Il PCI locale (comune e provincia) era gracile, ma “l’immaginario” era ben diverso:
L’URSS e metà dell’Europa erano socialiste, così la Cina, il paese più popoloso del mondo.
Anche nel continente americano un piccolo paese, Cuba, si era liberato e in Asia, Africa, America latina grandi masse stavano dando vita a enormi processi storici, contro il colonialismo, il neocolonialismo, l’oppressione politica ed economica.
Beppe era affascinato dalle “imprese spaziali” (si diceva così) sovietiche.
Un paese che 40 anni prima aveva enormi livelli di analfabetismo, che era stato distrutto dalla guerra mondiale, produceva il più alto numero di tecnici, la più grande ricerca scientifica:
il primo satellite, le prime foto dell’altra faccia della Luna, il primo uomo, poi la prima donna, nello spazio:
Erano i segni, con altri (pace, scuola, sanità…) della superiorità di un sistema sociale.
Vi era, in questa formazione, una forte visione scientista.
L’azione dell’uomo poteva forzare la natura, piegarla, utilizzarla a giusto fine.
Quante dighe erano state costruite?
Non si era modificato il corso di qualche fiume?
E non si tentava di rendere fertili le aree più gelide?
Il nucleare non si usava a fini di pace?
E l’URSS non aveva aiutato l’Egitto, costruendo la diga di Assuan?
Le imprese spaziali aprivano un nuova tappa nella storia dell’umanità.
Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio, era il simbolo dell’uomo sovietico, dell’uomo nuovo, teso al benessere del mondo intero.
Non è un caso che il suo primo figlio abbia avuto il nome dell’eroe sovietico.
PERSONAGGI DI UNA ALTRA SINISTRA LIBERTARIA, ERETICA, RIVOLUZIONARIA: LUCIO LIBERTINI di Sergio Dalmasso
Nel 2020 ho pubblicato, presso Punto Rosso, Milano, la biografia di Lucio Libertini in cui ho tentato, “in sedicesimo”, di riprendere quel Lungo viaggio nella sinistra italiana che lui stesso intendeva scrivere e di cui restano pochissime pagine, interrotte dalla morte improvvisa.
La domanda più comune è stata: Chi era?
Altr* ricordavano la sua attività nel PCI e, quindi quella, purtroppo breve, in Rifondazione (fondatore e presidente del gruppo al Senato).
Nessun* ricordava, invece, un percorso, di circa trent’anni (1944-1972) in cui era passato per esperienze eterodosse, che possono parere anche contraddittorie, ma che erano legate alla volontà di costruire una forza di classe e di uscire dalla stretta stalinismo/ socialdemocrazia.
Libertini rispondeva alle accuse, vergognose, di essere stato un globetrotter della politica, di essere passato per numerosi partiti e sigle, di avere prodotto scissioni continue, rivendicando una continuità e una coerenza ben superiori a quelle di tant* che hanno sempre militato in un solo partito.
CONTINUA …
Scheda pubblicata nel mensile “Il Lavoratore ” di Trieste n. Anno XXIV n. 8 – 12.11.2024.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2024-11-15 20:07:332024-11-15 20:12:18Personaggi di una altra sinistra Libertini
Quando il cielo era con noi. Un outsider del Sessantotto
Angelo GUALTIERI, Quando il cielo era con noi. Un outsider del Sessantotto, Formigine, Infinito edizioni, 2024, pp. 171, 18 euro.
La lettura di Quando il cielo era con noi di Angelo Gualtieri mi ha interessato per vari motivi.
Innanzi tutto, siamo esattamente coetanei il che significa che siamo passati per le stesse sollecitazioni, abbiamo vissuto gli stessi fatti, conserviamo ricordi comuni.
Poi, abbiamo vissuto i mitici anni ’60, venendo ambedue da piccoli centri e trovandoci in una grande città (non cito Giorgio Gaber), Genova per me, Bologna per lui, con l’inevitabile confronto tra la realtà di paese e il dibattito vivo, non solo nel movimento studentesco, che esplodeva in quel particolare momento storico.
Ancora, tutto il racconto di Gualtieri è costellato da continui riferimenti alla grande musica di quegli anni, a cominciare dal titolo che si riferisce a Canzone per te di Sergio Endrigo (festival di Sanremo 1968). Ogni capitolo inizia con la citazione di una canzone:
Compagno di scuola di Venditti,
Contessa di Paolo Pietrangeli,
Eve of destruction di Barry Mc Guire, A whiter shade of pale.
Mi ha rovinato il sessantotto degli Squallor, Quelli eran gorni; continui sono i riferimenti alle canzoni che ci hanno accompagnati nel corso del racconto, quasi una colonna sonora di un film biografico: Furono le canzoni a costituire la colonna sonora di quel periodo (p. 92).
CONTINUA …
Download della Scheda completa di Sergio Dalmasso, Quando il cielo era con noi:
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio DALMASSOhttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio DALMASSO2024-11-12 22:15:022024-11-12 22:38:41Quando il cielo era con noi
La ragazza occitana presentazione domenica 15 settembre 2024, con l’autore del libro Nando Mainardi converserà Sergio Dalmasso a Genova alle ore 21.00 in Piazza Romagnosi.
Interventi musicali di Rosario “Roy” Russo.
Sinossi del libro di Mainardi
“La ragazza occitana” racconta la parabola rocambolesca e appassionante di Dominique Boschero, attrice molto nota negli anni Sessanta e Settanta:
dall’infanzia a Parigi, figlia di emigrati piemontesi, alla scoperta delle valli dell’Occitania italiana; dall’esordio nel teatro di rivista francese all’arrivo a Cinecittà negli anni della “dolce vita”;
dal successo grazie a film commerciali e di cassetta all’adesione alla stagione del Sessantotto e della contestazione, fino al ritiro definitivo dalle scene e alla scelta di fare la contadina.
La storia di Dominique Boschero è anche una sorprendente foto di gruppo, in cui compaiono Alain Delon, le donne e gli uomini che liberarono Parigi dal nazismo, Gian Maria Volonté, Frank Sinatra, gli attivisti occitani, Luigi Tenco, Gino Paoli, i marxisti-leninisti, Charles Aznavour e altri ancora.
Viene fuori il ritratto di una donna anticonformista e ribelle, sempre spiazzante e mai allineata.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2024-09-10 23:22:252024-09-11 00:16:09Ciclostile n 15 settembre 2024
si è occupato della stagione dei movimenti, delle lotte operaie alla FIAT, del movimento trotskista in Italia, dell’emergere del protagonismo femminile, del sociologo Wright Mills.
Originale è il suo interesse per la canzone di consumo come espressione di sentimenti, vissuti, idee e modi di vita di un’intera generazione.
Anni Sessanta, comincia la danza.
Giovani, capelloni, studenti ed estremisti negli anni della contestazione (2002) e Un rosso relativo, anime, coscienza, generazioni nel movimento dei movimenti (2003) percorrono attraverso trasmissioni radiofoniche e televisive, testi, festival giovanili, comportamenti di massa, la traiettoria di una generazione passata attraverso l’impegno politico, dalle magliette a strisce, alla musica rock e beat, al movimento studentesco, sino alla ribellione degli anni Settanta, al riflusso, sino al “movimento dei movimenti” che segna la crisi delle ideologie novecentesche, sull’esaurimento e del socialismo realizzato e delle socialdemocrazie.
Su Vasco Rossi, Giachetti è “recidivo”,
avendo pubblicato, nel 1999, Siamo solo noi. Vasco Rossi, un mito per la generazione di sconvolti e nel 2005, Ognuno col suo viaggio.
Il cantante emiliano diventa emblema delle speranze e dell’immaginario dei giovani, tanto che la sua evoluzione è letta come sintomatica delle trasformazioni sociali e culturali che hanno segnato l’Italia dagli anni Settanta a oggi e che sono passate per la ribellione giovanile,
le radio, le discoteche, il movimento delle donne e la modificazione dei rapporti di coppia, l’edonismo degli anni Ottanta,
il rifiuto delle forme tradizionali dell’organizzazione politica (partito e sindacato), Tangentopoli e lo sdegno contro la corruzione, l’esaurirsi di nuove speranze.
Il testo di Siamo solo noi è esemplificativo
del passaggio dalla speranza /militanza politica alle scelte individuali, della perdita di miti, punti fermi, riferimenti:
generazione di sconvolti senza santi né eroi. Odio i lunedì, che evoca, nel titolo, il disagio nei confronti del lavoro e dello studio, è aperto da un’interessante intervista in cui Vasco Rossi riepiloga le tappe centrali della propria vita:
il paese, Zocca, il rapporto con la città, Bologna, la scoperta della musica, gli anni ’70, le discoteche, le radio libere, la scelta per le frange più creative del movimento.
Il successo, i dischi, i concerti, le tematiche toccate, i rapporti con le donne, il passare degli anni e i cambiamenti personali.
I testi delle canzoni sono lo strumento che Giachetti usa per tracciare le trasformazioni economiche, sociologiche, politiche che percorrono i decenni.
La seconda metà degli anni ’70 vede la fine della fabbrica fordista, la frantumazione della classe operaia, il crescere di individualismo e narcisismo.
I giovani non si riconoscono nel modello dominante, ma, al tempo stesso, rifiutano i progetti politici alternativi che hanno caratterizzato il ’68.
È rifiutata la politica come scelta di vita che comporta sacrificio, uso del tempo, impegno.
La società produce il vomito (Stupendo!), ma politici e sindacalisti vengono evitati, ritenuti superati (Colpa di Alfredo), nella ricerca del divertimento, del tempo libero (Voglio andare al mare).
Il saggio percorre la sconfitta delle lotte operaie, la fine della centralità della fabbrica (autunno ’80 alla FIAT), l’ulteriore calo dell’impegno politico,
le contraddizioni innestate dal diverso rapporto uomo /donna,
le crisi individuali, l’aumento dell’uso di stupefacenti e tranquillanti, la progressiva crisi dell’immagine del socialismo,
dall’URSS brezneviana alla Cina, allo stesso Vietnam, la scomparsa dei partiti che hanno caratterizzato la vita politica in Italia per quasi mezzo secolo.
La mancanza di riferimenti e punti fermi è espressa nella assenza di senso dell’esistenza:
Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ha, sino all’espressione di un “male di vivere”,
dato dalla difficoltà ad adeguarsi al modello sociale prevalente negli anni ’80- ’90 e dalla costatazione del passare del tempo, dell’essere diversi, in un mondo che pare non offrire più prospettive storiche, nella fine della “vita spericolata”.
La laurea honoris causa a Vasco Rossi,
conferita nel 2005 dalla IULM di Milano, è motivata dal fatto che le sue canzoni costituiscono un “rispecchiamento”, cioè permettono a chi le ascolta di trovare quello che ha già in animo di sentire e di dire.
Questo libro è una sintesi di oltre 40 anni di canzoni, spettacoli, concerti (dalle discoteche ai teatri agli stadi) che offrono a Giachetti la chiave per offrire un originale saggio storico e soprattutto sociologico sul nostro Paese e sulle nostre vite.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2024-09-05 23:06:012024-09-07 18:40:39Recensione libro su Vasco Rossi
c) Lo scontro con Berlinguer, Nel febbraio 1984 il governo e le parti sociali raggiungono una intesa sulla politica economica, predeterminando i punti di scala mobile per l’anno in corso.
Contraria la sola componente comunista della CGIL.
Il decreto legge governativo del 14 febbraio (di San Valentino) è fortemente avversato per il contenuto (colpisce unilateralmente il lavoro dipendente) e per il merito ritenuto autoritario.
L’opposizione del PCI è fortissima alle Camere e si lega nel paese alla spinta della maggioranza della CGIL. Imponente la manifestazione nazionale, a Roma, il 24 marzo.
Berlinguer, dopo la sconfitta delle precedenti ipotesi politiche,
rilancia una forte opposizione sociale,
profondamente legata alla riaffermazione della “questione morale” e della “diversità” del PCI rispetto alle altre forze politiche (123) e da un impegno contro l’installazione degli «euromissili» sul territorio italiano.
È l’ultima battaglia di Berlinguer che segue l’uscita dalla maggioranza di governo (1978-1979),
l’affermazione,
dopo il terremoto nel Belice e i successivi scandali, che con «questa DC non si può governare» e ipotizza, nei fatti, una alternativa di sinistra e uno scontro netto con DC e PSI,
capace di rovesciare la sfida da questi lanciata.
Morte di Berlinguer
La morte coglie improvvisamente il segretario comunista nel corso della campagna per le elezioni europee.
Il suo funerale, alla vigilia del voto, è una immensa prova di forza del partito,
ma anche dimostrazione della commozione che ha colto il paese intero davanti ad una figura certo contraddittoria e discussa, ma capace di suscitare passione ed emozione per la forte carica morale.
Il risultato delle europee segna, per la prima ed unica volta,
il «sorpasso» del PCI sulla DC ed è certo frutto dell’emozione collettiva, anche se pesano non poco lo scontro sociale e i contrasti interni alla maggioranza.
Il referendum contro il decreto di S. Valentino, indetto immediatamente dal PCI, si svolge nel 1985, in una situazione politica già cambiata.
La tensione sociale si è attenuata, le elezioni regionali hanno fortemente ridimensionato il PCI stesso,
nonostante la confluenza del piccolo PDUP di Lucio Magri e Luciana Castellina (per la prima volta si presentano i Verdi che ottengono il 2%).
Ma soprattutto incidono sulla sconfitta referendaria le divisioni nella CGIL presenti nella stessa componente maggioritaria (anche il segretario Luciano Lama è molto «tiepido»),
i contratti di alcune categorie che hanno attenuato il taglio della scala mobile, la forte campagna governativa, capitanata da Craxi, la poca convinzione,
se non avversione, dell’ ala «migliorista» del PCI stesso, di cui è evidente la malcelata ostilità verso una iniziativa ritenuta volontaristica e tale da isolare il partito e a livello politico e verso alcuni settori sociali,
la stessa segreteria di Alessandro Natta che ha ereditato una situazione esplosiva e al quale sembra mancare il carisma dei segretari precedenti.
Risultati referendum sula scala mobile
Il 45,7% ottenuto dai sì al referendum è dimostrazione di contraddizioni, di scollamento con alcuni settori della propria base sociale,
della difficoltà di rifondare una politica e delle molte anime che ormai convivono nella medesima formazione (non a caso sarà sciolta pochi anni dopo).
NOTA ( 123)
In una intervista rilasciata, meno di tre anni prima, il segretario comunista afferma: «I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni a partire dal Governo.
Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RAI TV, alcuni grandi giornali …
Insomma tutto è lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico: tutte le operazioni che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica».
E sulla “diversità”: «Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato …
Ho detto che i partiti hanno degenerato, quale più quale meno, dalla funzione costituzionale loro propria, recando così danni gravissimi allo Stato e a se stessi.
Ebbene, il PCI non li ha seguiti in questa degenerazione …
Ai tempi della maggioranza di solidarietà nazionale ci hanno scongiurato in tutti i modi di fornire i nostri uomini per banche, enti, poltrone, di Sottogoverno, per partecipare anche noi al banchetto.
Abbiamo sempre risposto di no …
E ad un certo punto ce ne siamo andati sbattendo la porta, quando abbiamo capito che rimanere, anche senza compromissioni nostre,
poteva significare tener bordone alle malefatte altrui e concorrere anche noi a far danno al paese»
(ENRICO BERLINGUER, Questi partiti degenerati sono l’origine dei nostri mali, intervista ad Eugenio Scalfari, in “Repubblica”, 28 luglio 1981).
*** Intervento di Lucio Libertini (14-12-1991) al Congresso Nazionale fondativo di Rifondazione Comunista dopo lo scioglimento del PCI della Bolognina:
in dallapartedeltorto, 13 marzo 2019, Giuseppe MURACA
Con un’introduzione di Piero Basso, è stato da poco pubblicato il libro di Sergio Dalmasso, Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico (Roma, RedStar Press, pp. 195, Euro 16), dedicato a una delle figure più rappresentative del socialismo italiano e della storia del novecento.
Lo storico di Boves segue passo dopo passo la vita e l’attività politica e culturale del dirigente socialista che sin dall’inizio ha posto al centro della sua riflessione il rapporto tra «democrazia e socialismo».
È partendo da questa premessa teorica e politica che bisogna giudicare la sua attività nel contesto della società italiana, dai primi anni venti alla sua morte, avvenuta a Roma alla fine del 1978 (Era nato a Varazze nel 1903).
Iscrittosi al Partito socialista sin dal 1921 e amico e collaboratore di Piero Gobetti, nel 1928 è stato arrestato e confinato nell’isola di Ponza.
Laureato in filosofia e giurisprudenza, nel corso degli anni trenta partecipa con grande passione al dibattito sulla rifondazione del pensiero socialista, stretto fra socialdemocrazia e stalinismo.
La necessità di cercare nuove strade, lo spinge nel corso della guerra a fondare il MUP (Movimento di unità proletaria), con forte impronta classista e ad essere critico verso la politica unitaria del CLN, incarnata in particolare dal PCI.
Membro Assemblea costituente
Nell’immediato dopoguerra viene nominato membro dell’Assemblea costituente e scrive gli articoli 3 e 49 della Carta costituzionale, denunciandone successivamente gli stravolgimenti che essa ha subito.
Nel frattempo, viene eletto segretario nazionale del Partito socialista, una carica che ricopre sino alla sconfitta del Fronte popolare (1948), a cui fa seguito un periodo di isolamento e di
emarginazione politica che si è conclusa solo con la crisi del 1956, quando crescono il suo impegno per l’alternativa socialista e l’opposizione alla scelta del PSI di collaborazione governativa con la DC.
Nel 1958 fonda «Problemi del socialismo», una delle riviste più importanti del panorama politico e culturale italiano.
Nel 1964 è tra i fondatori del PSIUP e viene eletto presidente del nuovo partito.
La delusione seguita alla sconfitta della «Primavera di Praga» lo porta a scegliere nel 1969 di essere un militante senza tessera e parlamentare della sinistra indipendente.
Nel 1966 entra a far parte del Tribunale Russell che condanna le guerre e le dittature, a sostegno dei diritti dei popoli sottomessi.
Dalmasso sottolinea le peculiarità del pensiero di Basso senza trascurare il suo singolare interesse per la tematica religiosa, un laicismo senza compromessi, basato sul rifiuto della equazione
Democrazia cristiana/partito cattolico e del rapporto privilegiato con essa, teso, al contrario, a proporre l’emancipazione dei lavoratori dalla sua egemonia.
Da qui la costante attenzione alla libertà delle minoranze religiose e la ferma richiesta di superamento del regime concordatario.
Inoltre, bisogna ricordare che Basso è uno dei maggiori interpreti del pensiero di Rosa Luxemburg, da lui considerata come l’unica continuatrice del pensiero di Marx.
La sua originale interpretazione del marxismo è presente nella sua azione politica, nei suoi scritti, nei convegni organizzati, nell’attività della Fondazione Basso da lui stesso fondata nel 1969.
Gli ultimi anni della sua vita sono segnati da un sempre più accentuato isolamento.
Tra i suoi libri ricordiamo Il Principe senza scettro. Democrazia e sovranità popolare nella Costituzione e nella realtà italiana (1958),
Introduzione a R. Luxemburg, Scritti politici (1967, 3ª ed. 1976),
Per conoscere Rosa Luxemburg (1977) e Socialismo e rivoluzione (post. 1980).
Il libro di Dalmasso non ha un taglio specialistico, ma costituisce una monografia agile e certamente utile per riscoprire questa figura di socialista eretico, da tempo ingiustamente dimenticata.
Matteotti 100 anni dopo. Se il cinquantenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti era passato in sordina, anche a causa della complessa situazione politica italiana,
se per decenni la sua figura è stata ricordata limitandola agli ultimi, drammatici, giorni (discorso alla Camera, rapimento, uccisione),
il centenario permette una riflessione più ampia sulla sua figura e sulle vicende del socialismo italiano negli anni che vanno dal primo dopoguerra all’avvento del regime fascista.
Matteotti nasce nel 1885 a Fratta Polesine, da una famiglia benestante, di possidenti.
La ricchezza della famiglia e i sospetti sulle sue origini, legati alla accusa di usura, gli costeranno attacchi e calunnie sino alla definizione di socialista milionario, legata anche al suo portamento aristocratico.
Il bisogno di giustizia e di solidarietà, in un’area geografica segnata da povertà del mondo contadino, malattie endemiche, disoccupazione, gli fanno considerare come privilegio la propria condizione e lo spingono, giovanissimo, ad iscriversi alla organizzazione giovanile del PSI e, nel 1904, al partito.
Laureato precocemente, nel 1907, è incerto tra la carriera accademica e l’impegno politico,
ma scioglie l’incertezza con molti incarichi amministrativi, con l’assidua collaborazione al periodico polesano “La lotta”, nel 1914 con la partecipazione al congresso nazionale del partito, sino all’elezione al parlamento, nel 1919 (rinnovata, quindi, nel 1921 e nel 1924).
Nel PSI, Matteotti si colloca nella componente riformista.
Questa perde la maggioranza nel 1912, al congresso di Reggio Emilia, quando viene espulsa la corrente di destra (Bissolati) accusata di appoggiare il governo Giolitti anche dopo l’inizio della guerra di Libia.
L’accusatore più netto e reciso è il romagnolo Benito Mussolini, nominato direttore dell’“Avanti!” che modificherà nettamente nell’impostazione e nello stile giornalistico.
Segretario politico è Costantino Lazzari.
Questo riformismo si caratterizza per il rifiuto del massimalismo, dell’estremismo verbale, per l’attenzione alle questioni amministrative, ai temi tecnici, economici,
finanziari, per l’opposizione alla proposta dello sciopero generale che l’“Avanti” reitera con insistenza (prova generale della grande rivoluzione che sostituirà la classe dominata alla dominante).
È netta la sua opposizione all’intervento nella grande guerra.
È durissimo contro il trasformismo di Mussolini, passato nel giro di breve tempo Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante (fondo sull’“Avanti” del 18 ottobre 1914) … CONTINUA.
Download completo saggio di SERGIO DALMASSO di Giacomo Matteotti, cento anni dopo:
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2024-06-23 12:34:392024-07-08 11:33:48Matteotti 100 anni dopo
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