Dalmasso

Esplora il pensiero di Sergio Dalmasso, storico e scrittore impegnato, proveniente dalla nuova sinistra e attualmente membro del Partito della Rifondazione Comunista. Con una vasta produzione letteraria, Dalmasso ha scritto 9 libri che spaziano dalla storia della sinistra italiana al ritratto di figure chiave come Lucio Libertini e Rosa Luxemburg.

Tra le sue opere più recenti, spicca ‘RIFONDAZIONE COMUNISTA’ (Ed. RedStar Press, Roma, 2021), un’analisi approfondita sullo stato attuale del movimento comunista.
Approfondisci la storia della sinistra italiana con ‘LUCIO LIBERTINI. Lungo viaggio nella sinistra italiana’ (Edizioni Punto Rosso, Milano, 2020) e scopri la vita e le opere di Rosa Luxemburg con ‘UNA DONNA CHIAMATA RIVOLUZIONE’ (RedStar Press, Roma, 2019).

Sergio Dalmasso ha contribuito in modo significativo alla comprensione della storia politica e sociale italiana, focalizzandosi su figure come Lelio Basso e esaminando la rifondazione comunista dallo scioglimento del PCI al ‘movimento dei movimenti’.

Con libri come ‘Il PCI dalla legge truffa alla morte del migliore’ e ‘Il caso Manifesto e il PCI degli anni ’60’, ha analizzato criticamente momenti cruciali nella storia politica del paese.

Il suo impegno nella divulgazione storica si riflette anche nella cura dei Quaderni semestrali del CIPEC, giunti al numero 72 nel 30°  anno di pubblicazione (2024). Esplora gli scritti di Dalmasso per accedere a un ricco patrimonio di conoscenze sulla storia politica italiana e alla vasta produzione letteraria di Sergio Dalmasso.

Articoli

Pubblicata l’introduzione di Sergio Dalmasso anche nella sezione del sito Collaborazione a testi Estratti, presente In Paul FRÖLICH, Rosa Luxemburg, Firenze, goWare, 2023.

Bisogna che sappiamo che poggiamo tutte, in qualche modo, sul corpo fracassato di Rosa Luxemburg (Rossana Rossanda)

Il comunismo ha sbagliato, ma non era sbagliato (Rossana Rossanda)

Un altro comunismo? Il messaggio di Rosa

Nello tsunami e nella assenza di riferimenti che ha colpito, non da oggi, il movimento di classe e le forze che tentano di richiamarsi al socialismo, nella giusta critica a tutti i regimi di socialismo reale e alla mancata transizione da essi operata, tre figure continuano ad essere non toccate da una critica radicale e sembrano ancora parlarci :

  • quella di Antonio Gramsci, che muore dopo anni di carcere e di clinica ed è il comunista a riflettere maggiormente sulle ragioni della mancata rivoluzione nell’Europa del primo dopoguerra e su possibilità e modalità di una trasformazione radicale nei paesi a capitalismo avanzato;

  • quella di Che Guevara che dobbiamo leggere superando la semplice immagine del guerrigliero eroico, cogliendo in lui soprattutto l’internazionalismo e la critica, in nuce, delle deformazioni burocratiche che hanno conosciuto tutte le esperienze di società post- capitaliste. Il suo fascino deriva anche dalla coerenza estrema che lo conduce a combattere per un “altro” paese, a vincere e, divenuto ministro, ad affrontare una nuova disperata avventura, in una dialettica continua che può avere termine solamente nella rivoluzione internazionale;

  • quella, appunto, di Rosa Luxemburg, uccisa in un tentativo rivoluzionario da lei stessa criticato, presente al suo posto, con e fra le masse, sino al sacrificio estremo, sempre avversa ai compromessi, ai cedimenti e – come nessun altr*, capace di cogliere i limiti profondi e intrinseci alle organizzazioni del movimento operaio, nei rischi di burocratizzazione e di omologazione.

La “fortuna”

Paul FRÖLICH, Rosa Luxemburg, Firenze, goWare, 2023, su Amazon, contiente il saggio Il messaggio di Rosa di Sergio Dalmasso.La scarsa attenzione prestata alla sua figura ed al suo pensiero è cartina di tornasole dei ritardi e dei drammatici errori di prospettiva compiuti, a livello politico e culturale, dalle forze maggioritarie del movimento operaio.

Non ha alcun diritto di richiamarsi a lei la socialdemocrazia, che infatti ne isola strumentalmente alcune specifiche opere (La rivoluzione russa, Problemi di organizzazione della socialdemocrazia russa).

Non solamente essa è complice della sua morte, ma è sempre oggetto delle polemiche sulla degenerazione politica, teorica e organizzativa, sull’abbandono della prospettiva rivoluzionaria e della cancellazione del marxismo teorico.

Non possono riferirsi a lei gli epigoni dello stalinismo che hanno irrigidito il marxismo a dogma, che hanno ridotto a catechismo il pensiero e l’opera di Lenin, senza mai coglierne le scelte contingenti e tattiche, inevitabilmente condizionate1.

Già nel 1925, l’Esecutivo allargato della terza Internazionale mette in guardia contro il luxemburghismo, sottolineando gli errori sulle questioni contadina e nazionale, ma soprattutto il modo non bolscevico in cui vengono trattate le questioni della spontaneità, della coscienza e dell’organizzazione.

Queste deformazioni impediscono l’assimilazione del leninismo (in realtà di quello che sta divenendo un dogma irrigidito).

È durissima Ruth Fischer, segretaria del Partito comunista tedesco: il luxemburghismo è malattia da estirpare, bacillo di sifilide.

È Stalin, nel 1931, a sintetizzare le colpe, in A proposito di alcuni problemi della storia del bolscevismo:

I sinistri della socialdemocrazia tedesca, Parvus e Rosa Luxemburg… fabbricarono lo schema utopistico e semimenscevico della rivoluzione permanente… più tardi questo schema venne ripreso da Trotskij (in parte da Martov) e trasformato in strumento di lotta contro il leninismo.

In questo quadro, la sua figura è ricordata, per decenni, quasi solamente per la tragica morte e sempre associata alle accuse di spontaneismo, romanticismo rivoluzionario, opposizione a Lenin su questioni centrali. Ancora in una biografia, edita in Italia nel 1953, si legge:

Il luxemburghismo non rappresenta altro che una variante del socialdemocratismo2.

Anche in Italia l’attenzione è scarsa. Nel 1921, su Critica comunista, rivista del PCd’I, compare un saggio di Gyorgy Lukacs3 che esalta in lei la categoria di totalità, per cui la totalità della forma di produzione capitalistica, dotata di una profonda logica interna, può essere interpretata, combattuta e superata solo dal punto di vista di un’altra totalità concreta, costituita dal punto di vista della classe operaia, senza il quale si cade nel pragmatismo e nel revisionismo.

In seguito, il quasi totale silenzio, rotto solamente dal singolare interesse da parte di Lelio Basso4.

Non è un caso che l’interesse per la grande rivoluzionaria rinasca negli anni ’60, in cui convivono l’emergere di una nuova generazione e la messa in discussione di un socialismo ossificato.

La denuncia dello stalinismo, lo scacco e del modello sovietico e di quello socialdemocratico, l’emergere di spinte e movimenti non “ortodossi” portano a cercare, nella storia delle organizzazioni operaie, figure e tematiche per lungo tempo rimosse.

Si riflette sul dibattito degli anni ’20, l’ondata rivoluzionaria mancata, sull’involuzione dell’URSS (ricompare il fantasma del vecchio Trotskij), si rilegge Gramsci in chiave diversa dall’interpretazione ufficiale, tornano alla luce le vecchie “eresie”, si considera con più attenzione il marxismo della periferia, alla luce delle lotte anticoloniali.

La figura di Rosa riemerge in tutta la sua grandezza. In Italia escono due antologie dei suoi scritti, curate (non è un caso) da esponenti della sinistra socialista, Luciano Amodio (1963) e Lelio Basso (1967); l’introduzione complessiva di Basso, sommata a quella ai singoli testi, è, a distanza di oltre mezzo secolo, uno dei maggiori contributi internazionali alla conoscenza della rivoluzionaria polacca.

In Francia è oggetto di grande attenzione da parte di “Socialisme ou barbarie” e del movimento trotskista5, in ogni paese i suoi ritratti compaiono nei cortei studenteschi.

Rudi Dutschke la legge come unica rifondatrice del pensiero rivoluzionario e definisce il Discorso sul programma come testo centrale per la ricostruzione, dalle fondamenta, della sinistra, nel rapporto tra base e vertice, basso e alto.

Non manca l’attenzione ad aspetti “non politici” della sua personalità, dall’interesse per la natura all’amore per gli animali (ecologismo e antispecismo?), dai suoi sentimenti personali alla specificità di genere. Karl Kraus parla dell’osservazione delle piante e degli animali come un abbraccio amoroso all’intera natura. Continua è la riflessione “femminista”6.

Note all’estratto dal saggio Il messaggio di Rosa di Sergio Dalmasso

1 I confusionisti del più recente modello di spontaneità hanno altrettanto poco il diritto di richiamarsi a Rosa Luxemburg quanto ne hanno i miserabili burocrati del Komintern di richiamarsi a Lenin (Leone TROTSKIJ, Rosa Luxemburg e la quarta Internazionale, 24 giugno 1935).

2 Fred OELSSNER, Rosa Luxemburg, Roma, Editori Riuniti, 1953.

3 È il primo dei tre saggi su Rosa che compaiono in Storia e coscienza di classe e che vedono un progressivo slittamento del filosofo ungherese verso posizioni “leniniste”.

4 Suoi un articolo sull’Avanti! nel 1946 e il numero della rivista “Quarto stato” nel 1949, trentesimo della morte.

5 Per limitarci a pochi nomi, il dibattito coinvolge Claude Lefort, Robert Paris, Daniel Bensaid, Daniel Guerin, Michael Lowy, Lucien Goldmann.

6 Cfr. La Rosa e le spine, atti del seminario del 4 dicembre 2004, Milano, ed. Punto rosso, 2005; La rosa d’inverno. Attualità di Rosa Luxemburg, atti del convegno del 24 ottobre 2009, Milano, ed. Punto rosso, 2010; Raya DUNAYEVSKAYA, Rosa Luxemburg, women’s liberation and Marx philosophy of revolution, inedito in italiano.

Scarica gratis il documento completo presente in: Collaborazione a testi Estratti

Download completo saggio di Sergio Dalmasso, Un altro comunismo? Il messaggio di Rosa

Download Il messaggio di Rosa Luxemburg di Sergio Dalmasso:

 

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Claudio Costantini, professore ed amico, in Claudio Costantini, storia, politica, insegnamento (1933-2009), Genova, Archivio dei movimenti, 2022.

Claudio Costantini, professore ed amico

Arrivo a Genova, dalla provincia, all’inizio del novembre 1967.

L’avventura universitaria è una incognita totale. Non ho idea di struttura, organizzazione, modalità degli esami.

Saggio su Costantini, nel libro dedicato al Professore universitarioAllora, Lettere è a Balbi 5, gli istituti sono un po’ sparsi, tra palazzo Raggio (italiano e storia) e Santa Sabina (filosofia).

Le aule sono tutte a Balbi 5, sopra al rettorato. La più grande (“da Prati”, il bidello) è per le lezioni di italiano (Croce), latino (Della Corte), storia romana (Forni).

È però l’anno dell’esplosione dell’università, dell’enorme aumento di iscritt*. Non riesce a contenerci tutt*. Della Corte promette che presto verrà aperto, per l’università, il teatro Falcone.

Noi “filosof*” siamo facilmente riconoscibili dalla maggioranza di chi è iscritto a legge e frequenta lo stesso palazzo.

Altri abiti, altri capelli, altro linguaggio, altre scelte di vita, altre prospettive professionali.

Il mondo ribolle. Nel 1967, la guerra in Vietnam si aggrava, vi è il colpo di stato in Grecia, la guerra dei sei giorni ci ha fatto scoprire che esiste la Palestina, si sono moltiplicate le rivolte dei ghetti neri negli USA.

A gennaio si è ucciso Luigi Tenco, facendoci riflettere su tematiche esistenziali e mettendoci davanti al rapporto arte/industria dello spettacolo (nessuno di noi ha cognizione della scuola di Francoforte), ma, soprattutto, allo sdegno per i massacri in Vietnam, si somma, moltiplicata, la frustata che ci produce, ai primi di ottobre, la morte del Che. Il suo sacrificio estremo richiama immagini cristiane, riporta l’attenzione sulle vene aperte di un continente intero, sul rapporto sviluppo/sottosviluppo.

La prima assemblea studentesca

Partecipo alla mia prima assemblea. Non conosco il numero dell’aula. Seguo una studentessa che ha sottobraccio (siamo la generazione delle riviste) “La Sinistra”, il mensile di Savelli e Colletti (non commento le loro scelte successive).

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Grande subbuglio. Ai problemi di facoltà si sommano quelli complessivi, lo scacco del centro- sinistra, i temi internazionali, questioni generazionali (l’autoritarismo), sociali (la Bibbia per noi è la Lettera a una professoressa che svela il carattere classista, anche nei contenuti, della scuola).

Assemblee e assemblee, nell’aula grande (“da Prati”) o a palazzo Raggio (ora vi è una biblioteca).

Conosco immediatamente Giacomo Casarino, Manlio Calegari, Roberto Speciale, Rodolfo Savelli, Renato Midoro, Punny Semeraro, Carlo Penco, Franco Surdich, negli incontri “interfacoltà”, Franco Carlini, Bruno Piotti, Franco Cifatte, Pietro Marcenaro. … Continua.

Scarica il SAGGIO COMPLETO ESTRATTO DAL LIBRO:

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Estratto di Sergio Dalmasso pubblicato anche nel Quaderno del Cipec numero 72

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Una Rosa che vive, estratto dal libro Rosa Luxemburg oggi, Lezioni teoriche vive, Pontassieve, ed. Prospettiva Edizioni Services & Publishing, 2023.

Sergio Dalmasso

Una Rosa che vive

Mi limito ad alcune considerazioni, brevi e sintetiche, sui motivi che rendono Rosa Luxemburg figura imprescindibile nella ricostruzione, anche se sempre più complessa, di un pensiero ed una pratica alternativi, in questo ventunesimo secolo.

Viene immediatamente alla luce come la più grande figura femminile nella storia del marxismo,

– quella che Lenin, pur nel dissenso, definì aquila e delle opere della quale ha consigliato lo studio alle giovani generazioni,
– quella che Trotskij chiese di preservare (Giù le mani) dall’uso strumentale di socialdemocratici e stalinisti,
– quella che Lukacs (e con lui Lelio Basso) lesse come la maggior continuatrice della concezione dialettica di Marx,
sia stata, per decenni, colpita da critiche e luoghi comuni, additata come portatrice di concezioni e teorie da emarginare (il luxemburghismo, la sifilide luxemburghiana).

Rosa Luxemburg Oggi, una Rosa che viveTutto in lei contrasta con le deformazioni che il pensiero marxista – la concezione per cui la liberazione del proletariato è opera del proletariato stesso – ha subito ad opera del gradualismo meccanicistico della Seconda internazionale e della distorsione staliniana a partire dagli anni ’20, sino alle tragedie dei decenni successivi (si pensi, ma non solamente, alle ondate di processi e alla distruzione di tutto il gruppo dirigente bolscevico).

Una Rosa Luxemburg atipica

Rosa è atipica, già in gioventù, nel movimento socialista polacco, quando rifiuta la priorità dell’impegno sulla questione nazionale.

La sua stessa tesi di laurea inquadra la questione polacca, al centro di tanti documenti dell’internazionale e di scritti di Marx, Engels e Lenin, in termini strutturali: la Polonia è divisa fra tre grandi imperi (Germania, Austria, Russia) e ognuna delle tre parti è legata, economicamente, allo stato di cui fa parte.

L’indipendenza nazionale cozzerebbe contro le strutture economiche ed è, comunque, da collocarsi in secondo piano, rispetto alla centralità della lotta di classe.

Elemento tattico

E’ chiaro come lei (Luxemburg) non colga, a differenza di Lenin, l’elemento tattico: le contraddizioni che la richiesta di indipendenza produce nel reazionario impero zarista. …

Continua …  Saggio completo Una rosa che vive catalogato nella sezione del sito Collaborazioni a testi. Estratti.

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Dettagli di Amazon del libro

Editore ‏ : ‎ Prospettiva Edizioni Services & Publishing (16 giugno 2023).

Lingua ‏ : ‎ Italiano.

Copertina flessibile ‏ : ‎ 220 pagine.

ISBN-10 ‏ : ‎ 8885562167

ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8885562165

Peso articolo ‏ : ‎ 218 g

Dimensioni ‏ : ‎ 20.8 x 1.7 x 15 cm.

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Introduzione al Libro Rosa Luxemburg Oggi, Conoscere, discutere, crescere, Claudio Olivieri

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QUADERNO CIPEC 72

E’ online il quaderno del CIPEC numero 72, 30-esimo anno.

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Quaderno cipec 72, copertina con Dalmasso e Zannoni

Introduzione

Quaderno CIPEC 72, Non so se questo sarà l’ultimo quaderno, dopo un percorso di trent’anni, o se continueremo per il prossimo quinquennio (2025- 2029) o almeno per qualche anno.

Attendiamo le decisioni dell’Amministrazione provinciale di Cuneo che, in ogni caso, ringraziamo, come quelle precedenti, insieme ai dipendenti della stamperia, per i tanti numeri usciti che speriamo siano stati utili.

Vedo che le ricostruzioni di parti della storia della provincia, le interviste a militanti politici e sindacali, le statistiche elettorali, per quanto ferme a parecchi anni fa, vengono ancor oggi, utilizzate per studi, ricerche, tesi di laurea.

In attesa di una eventuale (e sperata) continuazione, procediamo con il ricordo dell’amico Danilo Zannoni, scomparso nell’aprile 2023.

A lui abbiamo dedicato già il quaderno 65 (primo semestre 2021) che conteneva numerosi racconti e l’ultimo numero (primo semestre 2024) con un lungo racconto (il termine è, forse, riduttivo), Demoni e due brevi ricordi, il mio e quello di Antonella Marras.

In questo quaderno compaiono altri suoi scritti, mai pubblicati, che sempre dimostrano la fantasia (gli ho chiesto più volte come facesse a scrivere continuamente, senza interruzione e su soggetti così diversi) e soprattutto l’interesse per temi sociali, ambientali, legati a una impostazione morale che sembra richiamarsi ad esempi letterari illustri.

L’amico prete: Gianni Russotto

Vi era l’idea di un ricordo di Gianni Russotto, anch’egli mancato lo scorso anno.

Gianni è stato sacerdote, prima a Genova, poi in Cile, da lui scelto per avere una esperienza di vita e di fede in un paese del “terzo mondo”.

Qui ha conosciuto e sposato una donna, scelta che lo ha collocato tra i tanti preti sposati di una stagione in cui molti credenti si sono interrogati sulle scelte di fede, sul rapporto religione/politica e sul modo migliore di interpretare la fede stessa nella propria vita personale.

Il ritorno in Italia, l’impegno politico- sociale.

Ci manca lo spazio.

Gianni Russotto con Roberta Piazzi

Mi limito ad un ricordo personale, rinviando ai prossimi, eventuali, quaderni, testimonianze, ricordi, memorie collettive e personali che hanno riempito una commovente serata al circolo ARCI Barabini, a Trasta, in val Polcevera, il giorno successivo alla sua scomparsa.

Sergio Dalmasso

Nel secondo semestre del 2024 il quaderno 72 sarà a stampa in un numero di copie limitate grazie al lavoro del Centro Stampa della PROVINCIA DI CUNEO

Buona lettura.

Sergio

Valdo Magnani. Una eresia comunista

Saggio di Sergio Dalmasso pubblicato nella rivista mensile:Mondoperaio”, n.9, settembre 2018.

Valdo Magnani, una eresia comunista in mondoperaio settembre 2028

Stralcio del saggio su Magnani

Già dagli anni ‘30 i rapporti di forza nel Partito comunista illegale vedono uno spostamento del baricentro dal triangolo industriale all’Emilia, che diviene la regione con il maggior numero di iscritti e con la più significativa presenza organizzata.

Teresa Noce, in un rapporto sulla realtà emiliana e reggiana, sottolinea la presenza organizzata, ma non tace il problema dato dal passaggio al partito di tanti ex socialisti formati al riformismo prampoliniano.

Residui del riformismo della Seconda Internazionale debbono essere superati nella formazione e nella azione.

La resistenza

La resistenza vede l’esistenza di gruppi gappisti che operano in pianura e una successiva presenza di brigate in montagna. Ovvie le differenze, che permarranno poi nel partito, tra le forme di relativa democrazia proprie della guerra partigiana e la realtà del gappismo.

Il gruppo dirigente è quindi composto da compagni della clandestinità, delle carceri, da altri arrivati al partito durante la lotta di liberazione, da altri ancora aderenti solo nel 1945, con le ovvie differenze di esperienza, di formazione, di prassi politica.

Segretario è Arrigo Nizzoli, operaio delle Reggiane, militante integerrimo, ma rigido e legato alle regole della clandestinità.

Alla liberazione il Pci ha 6.200 iscritti che diventano 44.000 nell’autunno. Si racconta di code nelle sezioni e nelle fabbriche per il tesseramento. Nascono il Psi, l’Udi, l’Anpi, il Fronte della gioventù.

Esce La Verità, settimanale della federazione provinciale. E’ molto teso il clima per il rinvio dei processi ai fascisti, per la mancata epurazione, per le accuse al movimento partigiano, per l’amnistia.

Continua …

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Saggio catalogato nella sottosezione degli Scritti storici: Articoli e Saggi

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Approfondimento

Se vuoi approfondire sulla figura di Valdo Magnani non perderti la lettura del Quaderno 55 intitolato: Valdo Magnani e l’unione dei socialisti indipendenti (USI):

Valdo Magnani e l'Unione dei Socialisti Indipendenti, USI

 

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Il sindaco leghista con dio, patria e famiglia

Dio, patria, famiglia. Non ho alcuna forma di anticlericalismo ottocentesco.

Mi sento laico al 101%: nessun privilegio e nessun danno per qualunque scelta (o non scelta) religiosa (e non solo).

Ritengo positivo l’intervento di papa Bergoglio a Marsiglia sul tema della migrazione, leggo con interesse aspetti ecologisti nell’ultima enciclica, ritengo interessante il dialogo, alla festa di Liberazione, tra il segretario Acerbo e il presidente della CEI sui temi sociali e della pace.

Sono, da sempre, contrario al Concordato, all’insegnamento di una sola religione nella scuola di stato, al finanziamento -anticostituzionale- alla scuola privata.

Giace, al Consiglio regionale piemontese, una mia proposta (2009) per l’istituzione della giornata per la libertà religiosa e di pensiero, proposta mai discussa perché scomoda per tutti, destra e “sinistra”.

Chiarito ciò, considero grave la scelta del comune di VENTIMIGLIA che reintroduce i crocifissi negli uffici comunali.

La presenza, in ambito pubblico (scuole, tribunali, ospedali, uffici…) del simbolo di una religione è discriminante, lesiva della libertà religiosa e di pensiero e dell’eguaglianza fra tutte le fedi.

Naturalmente, questo si inserisce nel clima del governo di “Dio, patria e famiglia” e dell’odio e dell’intolleranza crescenti.

La rivendicazione di una identità aumenta il pericolo di integrismo e di discriminazione verso “gli altri”, su cui specula chi fa politica nella logica amico/nemico.

Sergio Dalmasso,

Fonte, facebook 17 ottobre 2023

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Articolo dell’Ansa: “Ventimiglia, in Comune torna il crocifisso, sindaco ne compra 35

E’ morto Giuliano Montaldo

Morto Giugliano Montaldo, “Giuliano Montaldo (Genova, 22 febbraio 1930 – Roma, 6 settembre 2023) è stato un regista, sceneggiatore e attore italiano.

Morto Giuliano Montaldo foto Wikipedia 2012

Giuliano Montaldo – Foto di G. M. Ireneo Alessi (Sinix Lab)
CC BY-SA 2.0

Ripenso a “Sacco e Vanzetti”, a “Giordano Bruno”, ma anche, all’allora ingiustamente criticato e sottovalutato, “Tiro al piccione”.

Ricordo una sua conferenza al teatro di Genova, in cui aveva ricordato l’amore per la città in cui era nato e l’apprezzamento per la locale scuola teatrale.

Due aneddoti:
– era stato attore, interpretando un commissario politico, nel film “Achtung! Banditi!” (1951), girato in val Polcevera. Quando, il 30 giugno 1960, si era trovato, a Genova, contro il congresso del MSI, tra i manifestanti, uno di questi aveva gridato: ” Ce la faremo sicuramente, è con noi anche il commissario politico”.

– nel maggio 2010, invitai a Cuneo, per una serata, Francesco Maselli. Ne ho ancora un ricordo bello ed emozionante. Avevo parlato con lui dell’idea di continuare questi incontri. Il primo nome a cui avevamo pensato era quello di Giuliano Montaldo. Poi, non se fece nulla (il Comune, le spese, la sala…), ma oggi ho ripensato tristemente all’occasione mancata.

 

Facebook, 6 settembre 2023 – Sergio Dalmasso

 

Libro su Rosa Luxemburg (a cura di) Claudio Olivieri

Rosa Luxemburg oggi a cura di Claudio Olivieri

 

Descrizione del libro

Un libro a più voci, punti di vista diversi a confronto sull’attualità del pensiero di Rosa Luxemburg.

Perché fare i conti con l’opera della rivoluzionaria polacco-tedesca e trarre spunti dalla sua vita è un aiuto per interpretare alcune questioni cruciali per il presente e per tornare su snodi storici fondamentali del novecento.

Autori del libro

Autori Vari: D. Renzi, C. Romanini, A. Savio, G. Russo Spena, I. Barbarossa, N. Simeone, S. Dalmasso, R. Pesenti, L. Minguzzi, M. Santamaria, G. Di Benedetto, F. Grisolia, R. D’Alessandro.

A cura di Claudio Olivieri, Prospettiva Edizioni, 2023

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Dettagli del libro su Rosa Luxemburg

Editore ‏ : ‎ Prospettiva Edizioni Services & Publishing (16 giugno 2023)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 220 pagine
ISBN-10 ‏ : ‎ 8885562167
ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8885562165
Peso articolo ‏ : ‎ 218 g
Dimensioni ‏ : ‎ 20.8 x 1.7 x 15 cm

Contributo al libro Rosa Luxemburg oggi (Claudio Olivieri a cura) di Sergio Dalmasso presente nella pagina del sito web: Collaborazioni a testi. Estratti

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Da Wikipedia:

«Quando si ha la cattiva abitudine di cercare una gocciolina di veleno in ogni fiore schiuso, si trova, fino alla morte, qualche motivo per lamentarsi. Guarda quindi le cose da un angolo diverso e cerca il miele in ogni fiore: troverai sempre qualche motivo di sereno buonumore. (…).

Alla fine, tutto sarà ben ricapitolato; e se così non sarà io proprio me ne infischio, anche senza la vita è per me una tale fonte di gioia: tutte le mattine ispeziono scrupolosamente le gemme di ogni mio arbusto e verifico dove ce ne sono; ogni giorno faccio visita a una coccinella rossa con due puntini neri sul dorso che da una settimana mantengo in vita su un ramo, in un batuffolo di calda ovatta nonostante il vento e il freddo;

osservo le nuvole, sempre più belle e senza sosta diverse, e in fondo io non mi considero più importante di quella piccola coccinella e, piena del senso della mia infima piccolezza, mi sento ineffabilmente felice.»

Demoni di Danilo Zannoni è il titolo del Quaderno CIPEC N. 71 di novelle pubblicato on line.

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Demoni di Zannoni Quaderno CIPEC N. 71
Stralcio dell’introduzione al Quaderno 71 di Sergio Dalmasso.

“Danilo scriveva novelle (e non solo). Vi era il ricordo della sua gioventù, del DAMS, della passione per il teatro (era stato fondatore di una esperienza locale), la critica alla gestione del teatro “ufficiale”.

Fra le tante idee, aveva espresso più volte quella di organizzare cicli di film (in quale sala, con quali mezzi?). L’aspetto letterario si legava inevitabilmente alla passione politica.

Dietro ad ogni racconto era facile cogliere la critica morale, l’attenzione al disastro climatico, l’amarezza per l’aggravarsi delle differenze sociali e la decadenza morale complessiva.
I racconti comparivano on line, frequentemente.

Poi, la decisione di leggere in pubblico alcuni racconti. Nasceva una “compagnia di giro”: Danilo, Antonella e Cristina leggevano le novelle, Rosario cantava, con la chitarra, le sue canzoni. A me toccava introdurre, cercare di legare i vari brani e testi. Serata splendida al circolo PRC della Val Polcevera, nel piccolo cortile, poi a Genova, Savona, al circolo ARCI di Ceriale.
Proponevo a Danilo di pubblicare i testi, pur nella versione spartana dei quaderni CIPEC. Ne era contento. I tempi erano un po’ lunghi. Nel frattempo, mi mandava altre novelle, dicendomi che forse erano migliori delle precedenti. Sono rimaste in attesa sino ad oggi.

All’uscita del quaderno (il numero 65), eravamo partiti da Genova, lui, Antonella ed io per andarlo a ritirare alla tipografia di Cuneo. Eravamo passati alla locale sede di Rifo, accolti come vecchi amici, invitati a pranzo sulla terrazza della sede (era una giornata di sole). Danilo aveva firmato le copie.”

Sebastiano Timpanaro, l’inquetudine della ricerca

di Luca Bufarale

Sebastiano Timpanaro, l'inquietudine della ricerca

Nella sezione del sito Schede e recensioni è presente la recensione di Sergio Dalmasso, pubblicata sul numero 11 della rivista Il ciclostile (Salerno, direttore Angelo Orientale) e non solo, di questo libro scritto da Luca Bufarale pubblicato da Edizioni Punto Rosso.

  • SCHEDE, RECENSIONI DI SERGIO DALMASSO PRESENTI nel n. 11, marzo 2023, “IL CICLOSTILE” Luca BUFARALE, Sebastiano Timpanaro, l’inquietudine della ricerca, Pistoia, Centro di documentazione, 2022; Lasciare un segno nella vita. Danilo Monaldi e il Novecento, A cura di Goffredo Fofi e Mariuccia Salvati, Roma, Viella ed., 2021; La moralità come prassi. Carteggio di Ludovico Geymonat – Antonio Giolitti 1941- 1965, A cura di Fabio Minazzi, Milano, Mimesis, 2022.
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Presentazione volume dell’editore Punto Rosso.

Sebastiano Timpanaro jr. (Parma 1923 – Firenze 2000) è stato un intellettuale dagli interessi multiformi: filologo classico di fama internazionale, studioso di linguistica e di letteratura italiana dell’Ottocento, ma anche militante nei partiti della sinistra “radicale”, e autore di numerosi interventi su marxismo e materialismo e su psicoanalisi e critica testuale che hanno suscitato un ampio dibattito non solo in Italia ma anche all’estero, specie in Inghilterra.

Dalla sua scomparsa sono usciti numerosi interventi sui diversi campi della sua attività, tuttavia mancava un testo che ne tracciasse un profilo d’insieme. Il presente volume vuole colmare questa lacuna, concentrandosi su quattro aspetti.

In primo luogo ci si sofferma sulla formazione intellettuale, in una famiglia antifascista nell’Italia del Ventennio, con un padre fisico e storico della scienza e una madre classicista e studiosa dei filosofi antichi.

Successivamente viene indagata – anche con l’ausilio di materiale proveniente dall’archivio Timpanaro conservato presso la Biblioteca della Scuola Normale di Pisa – la sua attività politica: prima nel Partito socialista, poi nel Psiup e nel Pdup sino agli ultimi due decenni da “socialista (ed ecologista) senza partito”, comunque sempre all’insegna di un socialismo libertario ed egualitario.

Il terzo capitolo è dedicato alla sua interpretazione di Giacomo Leopardi, l’autore senz’altro a lui più vicino. Il volume termina con una ricostruzione del pensiero di questo “filosofo non professionale” e “materialista incallito”, come amava a volte definirsi, nella sua rilettura del marxismo, che assume in lui connotati altamente “problematici”, e nella sua critica (militante, certo, ma anche fondata su una scrupolosa acribia nella lettura dei testi) ad alcune delle tendenze culturali dominanti dell’epoca, dal neoidealismo allo strutturalismo sino alla psicanalisi.

E’ grazie a studiosi come lui se nella seconda metà del Novecento molti hanno imparato a leggere con occhi nuovi Leopardi, a sottrarlo al cliché del poeta letterariamente dotatissimo ma chiuso nella sua malinconica cupezza, a vedere invece in lui il pensatore-poeta capace di trasformare la letteratura in un formidabile strumento di conoscenza della condizione umana: “l’attualità del Leopardi consiste nell’aver sollevato ‘gli occhi mortali incontra al comun fato’, nell’aver visto la fragilità dell’uomo di fronte alla natura senza per ciò cercare rifugio in alcuna forma di fideismo, nell’aver posto le basi di una morale consistente in una fraternità laica”.

Dalla intensa corrispondenza epistolare che Timpanaro ha tenuto con grandi intellettuali della sua epoca sono stati pubblicati carteggi con Cesare Cases, Francesco Orlando, Cesare Ramires, Carlo Ginzburg, Augusto Campana, Delio Cantimori, Romano Luperini.

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Wikipedia, Sebastiano Timpanaro