Esplora il pensiero di Sergio Dalmasso, storico e scrittore impegnato, proveniente dalla nuova sinistra e attualmente membro del Partito della Rifondazione Comunista. Con una vasta produzione letteraria, Dalmasso ha scritto 9 libri che spaziano dalla storia della sinistra italiana al ritratto di figure chiave come Lucio Libertini e Rosa Luxemburg.
Tra le sue opere più recenti, spicca ‘RIFONDAZIONE COMUNISTA’ (Ed. RedStar Press, Roma, 2021), un’analisi approfondita sullo stato attuale del movimento comunista.
Approfondisci la storia della sinistra italiana con ‘LUCIO LIBERTINI. Lungo viaggio nella sinistra italiana’ (Edizioni Punto Rosso, Milano, 2020) e scopri la vita e le opere di Rosa Luxemburg con ‘UNA DONNA CHIAMATA RIVOLUZIONE’ (RedStar Press, Roma, 2019).
Sergio Dalmasso ha contribuito in modo significativo alla comprensione della storia politica e sociale italiana, focalizzandosi su figure come Lelio Basso e esaminando la rifondazione comunista dallo scioglimento del PCI al ‘movimento dei movimenti’.
Con libri come ‘Il PCI dalla legge truffa alla morte del migliore’ e ‘Il caso Manifesto e il PCI degli anni ’60’, ha analizzato criticamente momenti cruciali nella storia politica del paese.
Il suo impegno nella divulgazione storica si riflette anche nella cura dei Quaderni semestrali del CIPEC, giunti al numero 72 nel 30° anno di pubblicazione (2024). Esplora gli scritti di Dalmasso per accedere a un ricco patrimonio di conoscenze sulla storia politica italiana e alla vasta produzione letteraria di Sergio Dalmasso.
Sta di fatto che la scelta di alterità espressa fra il 2001 e il 2003, cessa, proprio nel 2003, quando il PRC (Partito della Rifondazione Comunista), con pochi appoggi e l’adesione tardiva della CGIL, tenta la strada del referendum per l’estensione dello Statuto dei lavoratori alle piccole imprese, Il lavoratore. Rifondazione Comunista.
La campagna contraria è intensissima: giornali, radio, TV, partiti, lo stesso Cofferati invitano al non voto.
Partecipa un quarto dell’elettorato (il 25%). Bertinotti rifiuta la strada, impervia, del tentare di aggregare quest’area alternativa, e dichiara immediatamente che l’ipotesi di autosufficienza non può più essere percorsa.
Le istanze di movimento debbono essere portate all’interno del governo e Rifondazione ne sarà il tramite. Su questa base si va alle elezioni europee del 2004 che vedono una discreta crescita (6,1%),
EVENTO ONLINE LUNEDÌ 11 APRILE 2022 DALLE ORE 18:30 ALLE 19:30
Presentazione del libro “Rifondazione Comunista. Dal movimento dei movimenti alla chiusura di «Liberazione», storia di un partito nella crisi della sinistra italiana”, di Sergio Dalmasso (Red Star Press, 2021).
Con l’autore, Daniela Chironi (assegnista di ricerca Scuola Normale di Pisa) e Paolo Ferrero (direttore Su la Testa).
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2022-04-06 23:54:022022-10-01 21:30:56Su La Testa presenta libro Rifondazione
E’ uscito a stampa il quaderno 67 del CIPEC, che contiene gli interventi di Lucio LIBERTINI al consiglio regionale del Piemonte (luglio 1975/marzo 1976).
La mole del quaderno indica la grande attività di Libertini, per pochi mesi vicepresidente della giunta regionale (diventò parlamentare con la politiche del giugno 1976, quelle del PCI al 34%).
La lettura degli interventi è certamente difficile, ma il testo serve come documentazione di una attività instancabile, in particolare nell’anno del centenario della nascita. Spero vi saranno incontri e convegni per ricordarlo.
Ricordo il mio TESTO “Lucio Libertini. Lungo viaggio nella sinistra italiana“, l’unico a raccontare il suo percorso politico di mezzo secolo, attraverso formazioni maggioritarie e minoritarie della sinistra italiana, stretta fra socialdemocrazia e stalinismo.
—— E’ in rete (uscirà a stampa il prossimo anno il quaderno 69. Oltre a riportare l’indice dei quaderni precedenti e le attività svolte, contiene una sintetica storia di RIFONDAZIONE IN PROVINCIA DI CUNEO. Il testo è ovviamente parziale e soggettivo. Altri/e potranno aggiungere, correggere, criticare…
Tenta, però, di raccontare una storia locale, certamente non maggioritaria, che si lega ai miei due testi sui primi venti anni (1991/2001, 2001/2011).
Un piccolo spaccato di un difficile cammino. L’idea mi è nata dalla presentazione, a Napoli, del mio ultimo libro, quando dal pubblico è venuta la sollecitazione di avere storie locali- di città o province- tasselli di una vicenda nazionale e complessiva.
Lo scritto è ovviamente dedicato ai/alle tanti/e che ci hanno lasciato in questi trenta anni: per tutti/e Concetta Giaccone, Alessio Revelli, Luigi Dalmasso, Andrea Patrone… Spero che quando usciranno a stampa, queste pagine serviranno per una discussione nel cuneese. prenoto da ora la libreria dell’Acciuga di Nello.
Sergio Dalmasso nuovo segretario regionale del PRC Liguria
Dalmasso classe 1948, cuneese di nascita e genovese di adozione, è un insegnante di lettere in pensione che milita nel Partito della Rifondazione Comunista dalla sua fondazione
Questa mattina si è riunito il nuovo comitato politico regionale ligure del Partito della Rifondazione Comunista, organismo eletto durante lo scorso congresso regionale del 27 Febbraio, con all’ordine del giorno l’elezione del nuovo segretario.
Il parlamentino del PRC ligure ha eletto Sergio Dalmasso nuovo segretario regionale.
Sergio, classe 1948, cuneese di nascita e genovese di adozione, è un insegnante in pensione che milita nel Partito della Rifondazione Comunista dalla sua fondazione, ha ricoperto incarichi politici come segretario provinciale della federazione di Cuneo all’inizio degli anni ’90 e degli anni 2000; ed istituzionali in qualità di consigliere comunale a Boves, Cuneo e come consigliere provinciale; mentre dal 2005 al 2010 è stato consigliere regionale per la Regione Piemonte.
In questi ultimi anni, all’attività politica ha accompagnato quella divulgativa in quanto autore di diversi saggi e riviste sul movimento operaio, quali i quaderni del Centro di Iniziativa Politica e Culturale, i libri su Lelio Basso, Rosa Luxemburg e Lucio Libertini, o quelli sulla storia del Partito della Rifondazione Comunista dalla sua fondazione sino agli anni più recenti.
Tutto il partito ligure fa gli auguri a Sergio di buon lavoro!
La Rivista Su la testa, Argomenti per la Rifondazione Comunista, bimestrale diretta da Paolo Ferrero, presenta il suo ottavo numero intitolato Cambia il sistema, non il clima!
Di seguito il video di presentazione del numero 8 della rivista Su la testa.
Nei numeri 1, 2, 3, 5, 6 e 7 della rivista sono state pubblicate alcune mie recensioni di libri.
Recensioni che si possono leggere ANCHE nella sezione Archivio, Scritti storici, Schede e recensioni di questo sito alla voce “Su la testa, nuova serie”.
Recensioni pubblicate anche dalla rivista Il presente e la storia Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Cuneo.
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Segui il canale YouTube Sergio Dalmasso
Il Canale YouTube di Sergio Dalmasso è una preziosa risorsa che offre un affascinante viaggio nel mondo della storia, della politica e della cultura attraverso gli occhi dello stimato storico.
Importanza dei video del canale
Gli spettatori avranno l’opportunità di immergersi nelle riflessioni di Dalmasso sulla storia politica italiana e internazionale, con particolare attenzione a eventi cruciali come i cento anni dalla Rivoluzione Russa.
Le presentazioni di nuovi volumi offrono uno sguardo privilegiato sulle idee fresche e gli approfondimenti dell’autore, contribuendo a rendere accessibile un sapere di grande valore.
La varietà di argomenti presenti nei video crea un ambiente educativo e informativo che copre una vasta gamma di temi, contribuendo così a una comprensione più profonda della storia e della società.
Il canale rappresenta una piattaforma imprescindibile per chiunque desideri approfondire la propria comprensione della storia e della politica attraverso la prospettiva di un esperto appassionato.
Il 2021 è stato un anno attraversato da importanti anniversari per coloro che si richiamano al comunismo: i 150 anni della Comune di Parigi, i 100 anni dalla fondazione del PCI, ma anche i 30 anni dalla nascita del PRC, una delle varie (forse troppe) formazioni comuniste del nostro Paese.
Inoltre, l’anno che volge al termine ha visto anche alcune scadenze congressuali: in queste settimane s’è avviata la fase congressuale del PCI e si sono già tenuti i congressi nazionali di Sinistra Anticapitalista e del PRC.
Per quanto riguarda quest’ultimo Partito, la recente uscita del libro di Sergio Dalmasso (“Rifondazione comunista”, edizioni Red Star Press) è stata pressoché coincidente con entrambe le occasioni: da un lato, il trentennale del Partito, nato nel dicembre 1991, dall’altro, la citata scadenza dell’ XI Congresso nazionale del PRC conclusosi lo scorso ottobre.
Nell’approccio storico, uno degli scogli che tradizionalmente s’incontra è sicuramente la scelta del tipo di periodizzazione per individuare le caratteristiche di questa o quella fase nel suo collegamento con il contesto sociale, istituzionale, nazionale e internazionale.
L’autore ha scelto la suddivisione decennale della storia di Rifondazione.
L’attuale volume è così il secondo dell’opera e affronta il periodo 2001-2011 (il sottotitolo è “Dal Movimento dei Movimenti alla chiusura di Liberazione, storia di un Partito nella crisi della sinistra italiana”).
Il precedente volume, “Rifondare è difficile”, uscito nel 2002, si soffermava sul primo decennio: dal 1991 al 2001. (E si trova anche nel Quaderno CIPEC 31 di seguito, ndr)
È ovvio che le periodizzazioni, per quanto utili, sono convenzionali,
e quelle riguardanti l’arco temporale decennale sono una delle più usate (non a caso, ad esempio, si parla di anni ’60, anni ’70, ecc.).
C’è chi nella storia dei Partiti lega le periodizzazioni soprattutto ai Congressi o ai cambi di segretario, o, ancora, ai risultati delle varie scadenze elettorali, alle scissioni o alle fusioni con altre forze.
L’approccio di Dalmasso cerca però di evitare un’eccessiva accentuazione di questo o quell’aspetto della storia del PRC, pur individuando con chiarezza i punti di snodo del dibattito e degli orientamenti politici assunti nell’arco del decennio.
In effetti, l’autore fornisce una sorta di guida per approfondire l’aspetto o gli aspetti della vita del Partito che maggiormente possono interessare i lettori.
Il libro ha tre introduzioni (Musacchio, Russo Spena, Dalmasso stesso ) ed è articolato in sei capitoli e delle conclusioni.
È corredato da una robusta bibliografia di oltre 200 articoli di riviste, quotidiani e volumi che vengono parzialmente passati in rassegna nell’introduzione dell’autore.
È proprio dall’iniziale rassegna storico-critica (ma, ancora di più, dalla lettura del testo) che si comprende l’impostazione data alla pubblicazione.
Ad esempio, si criticano alcuni scritti su Rifondazione – citandone titoli ed autori – evidenziando magari che si tratta di un testo “tutto autocentrato e insufficiente nel motivare i continui passaggi politici” oppure che siamo in presenza di un “lettura tutta soggettiva e di parte”.
Ma, contemporaneamente, non si lesinano apprezzamenti ad altri lavori di ricostruzione critica.
Bartolino, ad esempio, viene lodato perché costruisce “un lavoro organico e approfondito sulpartito e permette di comprenderne modificazioni, comportamenti, strutture”, come pure si valuta positivamente lo studio del sociologo Fabio De Nardis perché “segue con attenzione il dibattito del settimo Congresso (2008) la dialettica interna, i meccanismi di elaborazione e funzionamento”.
Parimenti elogiati sono i contributi di Raul Mordenti, soprattutto “Non è che l’inizio.- Vent’anni di Rifondazione Comunista“.
Biografia ragionata
Insomma, Dalmasso fornisce anche una sintetica bibliografia ragionata per chi vuole approfondire la storia di Rifondazione e giungere ad un serio bilancio critico ed autocritico.
Va comunque sottolineato che il libro, per una chiara e condivisibile scelta dell’autore,
non prende parte per nessuna delle posizioni politiche interne al dibattito del PRC, né vuole trarre conclusioni su quanto accuratamente descritto.
È una scelta che va apprezzata, poiché, a parere di chi scrive, il compito di un bilancio è sì sempre prevalentemente politico, ma deve anche colmare la mancanza di “uno studio che racconti nel modo più oggettivo possibile la storia, i fatti”, per dirla con l’introduzione stessa di Dalmasso.
Peraltro, è proprio su come intendere il bilancio critico ed autocritico che si situa uno dei limiti maggiori della storia di Rifondazione.
Un esempio, per chiarirci: il problema non è, riferendoci alle “innovazioni teoriche” del periodo bertinottiano,
di criticarle mummificando l’esperienza novecentesca del Movimento operaio con atteggiamenti nostalgici e folcloristici; e, parallelamente,
verso il secolo scorso non si può nemmeno dare l’impressione di una posizione “filo-veltroniana” di sinistra, dove può sembrare che il vero scopo non sia tanto la riflessione teorica e strategica, bensì rendersi politicamente affidabili verso il centro-sinistra dell’epoca.
Sul piano dell’autocritica ragionata, uno dei più noti dirigenti del PRC, Paolo Ferrero,
riferendosi al Movimento No Global – che per quanto sviluppatosi solo nei primi anni del decennio ha avuto conseguenze politiche che temporalmente sono andate ben oltre – ha puntualmente osservato (sulla rivista “Su la testa” del luglio 2021):
“Sul piano istituzionale, lo sbocco proposto da Rifondazione fu quello di costruire il programma comune con il centro-sinistra in vista di un’alleanza di governo…
Pensavamo che si potesse determinare un circolo virtuoso e, invece, si determinò un riflusso del Movimento e una limitata capacità contrattuale sul piano politico.
Si può discutere a lungo dei singoli errori tattici, ma a me pare che il problema stesse nel manico e cioè nell’aver pensato di poter far vivere l’alternativa dentro l’alternanza.
È stato un errore drammatico e a vincere è stato il bipolarismo e il liberismo”.
In realtà, uno dei problemi politici dei bilanci autocritici è che non sempre ad una correttezza formale degli stessi corrispondono comportamenti conseguenti,
e ciò sia detto senza alcun intento polemico, ma come mera constatazione del fatto incontestabile che il “governismo” rimane una politica dura a morire.
In ogni caso, al di là delle singole questioni, il fattore “bilancio” è uno dei contributi che può dare un’attenta lettura del libro, soprattutto per chi ha vissuto direttamente o indirettamente le vicende del 2001-2011.
E tuttavia ci sono altri fattori non meno importanti che rafforzano l’utilità del lavoro di Dalmasso:
mi riferisco alla costruzione/ricostruzione di una memoria storica attiva e dinamica seppure su un periodo temporalmente abbastanza recente.
Per lettori e lettrici più giovani, la trasmissione della memoria soprattutto rispetto a quei momenti che hanno visto il protagonismo di una nuova generazione,
come avvenne a Genova 2001 e nei Social Forum, può aiutare, entro certi limiti, anche la pratica, ad esempio, dalle recenti mobilitazioni contro il G-20.
Ho già detto che le periodizzazioni, per quanto utili, sono convenzionali.
E forse possono essere eccessivamente schematiche.
In questo caso, sarebbe utile rileggere/procurarsi anche il primo volume del 2002, opportunamente richiamato dall’autore, e ciò per avere una visione unitaria dei primi venti anni del PRC.
Infatti, è chiaro che tra il primo e il secondo decennio della storia del PRC, come ci sono elementi di diversità, così ce ne sono di continuità.
Ad esempio, la segreteria Bertinotti, durata ben 12 anni dal 1994 al 2006, attraversa entrambi i decenni. E in entrambi i decenni si colloca anche la maledizione delle scissioni, i cui nodi sono sostanzialmente sempre gli stessi:
il rapporto coi Democratici di sinistra prima e col PD dopo, così come il rapporto col governo Dini prima e quello coi governi Prodi e d’Alema nel secondo decennio.
Va altresì detto che il periodo 2001-2011 si caratterizza anche per un tentativo di inversione della tendenza alla frammentazione:
l’esperienza della Federazione della Sinistra incentrata soprattutto su PRC e Comunisti Italiani.
Si trattò di un’esperienza nata già in una fase calante della sinistra d’alternativa e, in particolare, dei comunisti, e dopo alcuni anni cadde sia sul problema delle “cessioni di sovranità” dai singoli Partiti alla Federazione e sia, ancora una volta, per visioni diverse sul rapporto col centro-sinistra.
Ma va comunque ricordato il buon risultato che ebbe la Federazione della Sinistra nelle amministrative del 2011 proprio a Napoli, dove riuscì ad avere un ruolo rilevante nell’avvio di quella esperienza di rottura che è stata la prima giunta De Magistris.
Riflettere su quella esperienza federativa, di cui i promotori non hanno mai fatto un bilancio comune, ci sembra importante se si vuol rilanciare una politica di unità dei comunisti che, altrimenti, si riduce a mero auspicio.
Il libro si chiude con la fine delle pubblicazioni di “Liberazione”, il quotidiano del Partito.
Si tenterà l’avventura di un’edizione online, ma anche quella non sarà coronata da successo.
In sintesi, sull’insieme del volume, penso che si possa condividere la valutazione di Russo Spena:
“Il lavoro certosino di Dalmasso è importante perché riannoda i fili di una memoria che ci appare confusa, fagocitata dall’ipostatizzazione del presente senza futuro. È essenziale, poi, per Rifondazione Comunista che ha avuto come orizzonte il “comunismo diffuso“”.
L’augurio, ora, è che l’autore proceda anche col terzo volume per il successivo decennio 2011-2021, in modo da fornire un ulteriore contributo per il bilancio condiviso di un’esperienza ancora in corso.
L’Italia, in generale, che per decenni era stata un laboratorio di dibattito politico- culturale e di lotte sociali interessanti per tutto il mondo, è oggi declassata al rango di un paese minore e a volte un po’ indecente.
Appare, quindi, improbabile che, nel caos di una crisi mondiale, di qui si avvii un nuovo ciclo storico; è, invece, probabile che da qui, per il momento, maturi piuttosto il peggio. (Lucio MAGRI, Il sarto di Ulm, p. 387).
Ho fatto parte del manifesto dalla fondazione e del PdUP sino al 1977.
Ho partecipato, allora studente, alla fondazione del circolo di Genova (ricordo Franco Carlini, brillante giornalista, scomparso da tempo) e – dopo l’università – tornato nella provincia di Cuneo, tradizionalmente bianca, e conservatrice, alla formazione di circoli locali.
Tra questi, quello di Bra, realtà quasi unica, nel panorama della nuova sinistra italiana, per capacità di radicamento e di presenza.
Da questo, con progressivi passaggi, attraverso giornale, la pionieristica Radio Bra onderosse, forte impatto elettorale, giornale, spaccio, ARCI, ARCI gola, slow food, “Gambero rosso”, Università di scienze gastronomiche, è nata una grande realtà internazionale che, per paradosso, ha sede in una piccola cittadina, per di più geograficamente marginale.
La marginalità della provincia di Cuneo ha fatto sì che poche fossero le frequentazioni da parte dei dirigenti nazionali, tranne Lidia Menapace, che si definiva una giramondo e che ricordiamo in tante iniziative, in particolare sulla scuola.
Magri è stato a Cuneo (città) una volta sola, il 22- 23 febbraio 2002 per discutere con l’autore, Marco Revelli, il libro sul Novecento. Penso molti ricordino la stroncatura di Luigi Pintor Il libro più anticomunista che abbia letto e la recensione più dialogante di Rossanda sulla “Rivista del manifesto”.
Si confrontarono due mondi, due concezioni sulla storia del secolo, del movimento operaio, dell’organizzazione e delle prospettive politiche, in particolare sul “soggetto” (o sui soggetti).
Fu quella l’unica volta in cui, con Magri, parlai a lungo.
Era preoccupato per le posizioni di Rifondazione, per l’isolamento e la mancanza di interlocuzione, politica e culturale, a cui la avevano portata, a parer suo, le scelte isolazioniste di Bertinotti.
Nel 2006, pochi mesi dopo la risicata vittoria elettorale del centro- sinistra e la nascita del governo Prodi, da un anno consigliere regionale in Piemonte, gli avevo telefonato, proponendogli, dati i suoi frequenti passaggi in val di Susa (brevi vacanze sciistiche), di fermarsi una sera a Torino, per un dibattito sulla situazione politica. Mi aveva risposto che non voleva nulla di pubblico, nulla più di una chiacchierata con 4- 5 persone.
Magri Era deluso, amareggiato
“La rivista del manifesto” aveva chiuso da circa due anni, la spinta sociale che si era manifestata negli anni precedenti, si stava esaurendo. Per un paradosso, la critica a Rifondazione, si era rovesciata: senza risultati la collocazione all’interno del governo che aveva assunto un immediato ruolo moderato.
Nei suoi ultimi anni, lo ho visto una sola volta, a Torino, al circolo L’anatra zoppa. Per la presentazione de “Il sarto di Ulm”, splendido testo, atto d’amore ad un partito che l’aveva radiato, non privo di nodi su cui porrò alcune domande.
Ho tentato un sintetico parallelo fra le due Riviste del manifesto, la prima dal 1969 al 1971 (di fatto), la seconda dal 1999 al 2004.
Ne emerge una continuità profonda, una impostazione non dissimile su molti temi. Per motivi di tempo, mi limito a tre questioni: sbocco politico, scuola, analisi dell’eredità gramsciana.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio DALMASSOhttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio DALMASSO2022-01-15 20:32:482024-02-13 12:55:23Intervento al seminario su LUCIO MAGRI
L’avventura dei Quaderni del CIPEC curati da Sergio Dalmasso nasce nel lontano aprile 1995 con il quaderno numero 1 dedicato a Lucia Canova.
Ecco un passo di cosa racconta Lucia Canova a Dalmasso in una sua intervista trascritta nel quaderno 1 e in seguito in un video documentario dell’amministrazione provinciale di Cuneo e del Comune di Garessio, mostrato di seguito.
“Se mi guardo indietro e mi domando la ragione del mio essere comunista non posso attribuirla tanto alle mie letture giovanili – Marx e Gramsci li ho letti molto più tardi – quanto alla sensibilità che avevo fin da bambina di cogliere l’ingiustizia profonda che si nasconde nelle pieghe delle differenze sociali.
Nacque presto in me un senso di ribellione; volevo lottare per dare a tutti la possibilità di vivere meglio, di migliorare ed emanciparsi, di scrollarsi di dosso l’ignoranza; per me essere comunista voleva dire tutto questo“.
Lucia Canova nasce il 16 marzo del 1904 a Garessio (Cuneo).
Fin dalla prima giovinezza partecipa attivamente alla vita politica del suo tempo.
Nel 1921 è al Congresso di Livorno dove avrà luogo la scissione del Partito Socialista e la fondazione del Partito Comunista Italiano a cui Lucia aderirà immediatamente.
Perseguitata e imprigionata durante il Ventennio fascista, dopo l’8 settembre 1943 darà il suo contributo al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) locale.
Candidata alla Costituente, nel 1950 viene eletta consigliere provinciale.
Lucia Canova muore nel novembre del 1999. Per l’intensità della sua passione politica e il coraggio dimostrato durante la sua lunga esistenza viene ricordata come la “Pasionaria” dell’Alta Val Tanaro.
Michele TERRA (a cura di), Antifascismo e rivoluzione.
Storia critica dei movimenti reazionaridi massa, Roma, Redstarpress, 2021.
Antifascismo e rivoluzione, Michele Terra è attivista politico bolognese e dirige l’Associazione culturale Victor Serge.
Il breve testo, da lui curato, ha il merito di condensare sinteticamente almeno tre temi:
– la presenza di una estrema destra in Italia, nella sua continuità rispetto al ventennio fascista
– il carattere sessista e maschilista di questa area politica, dalle avventure coloniali mussoliniane, alla “difesa della razza”, alle proposizioni leghiste (non solamente di Borghezio)
– l’incomprensione, da parte delle forze di sinistra, delle radici sociali che hanno portato alla affermazione del nazismo.
Ancora: una breve panoramica sullo stragismo fascista, nel nostro paese, nel corso degli anni ’70,
mai perseguito sino in fondo ed oggi dimenticato in una generica valutazione sugli “anni di piombo”.
Terra passa in rassegna la vittoria fascista che segue la frontale sconfitta operaia dopo il “biennio rosso”,
i crimini coloniali, la oggettiva continuità degli apparati statali dopo il 1945 e l’uso del MSI, partito neo-fascista nato già nel 1946, durante tutta la storia repubblicana.
Nel nuovo millennio, l’estrema destra assume connotazioni diverse, sposando le tesi della “sostituzione etnica”, dell’opposizione all’islamismo, della priorità nazionale.
Non mancano i riferimenti ad esponenti della Lega (Borghezio, Savoini),
al legame con la rivista “Orion”, ai richiami alla “stirpe”, a dichiarazioni razziste e antisemite di molt* elett*, al rifiuto populista di distinguere fra destra e sinistra.
Piero Nobili passa in rassegna l’ascesa del nazismo in Germania,
sottovalutata e assecondata dalle forze di sinistra che rifiutano quell’unità di azione che avrebbe, ancora alla vigilia del gennaio 1933, potuto costruire una opposizione efficace all’hitlerismo:
Gli errori del Partito comunista tedesco si intrecciano con quelli dell’Internazionale, per anni legata alla assurda teoria del “socialfascismo”.
Tocca, quindi le potenzialità della Resistenza italiana che l’autore ritiene non compiutamente utilizzate e valorizzate dalle forze politiche e sociali della sinistra.
Dal compromesso con la monarchia, al ritorno del dominio padronale in fabbrica, dalla continuità di tutto l’apparato amministrativo, militare, giudiziario,
scolastico all’uso dell’estrema destra in funzione anticomunista, il panorama del dopoguerra segna l’esaurirsi della spinta propulsiva del “vento del nord”, a favore di una sostanziale restaurazione dei rapporti economici e sociali pre-fascisti.
La strategia della tensione, i tentativi di golpe, dal piano Solo a quello, che l’autore analizza, voluto da Junio Valerio Borghese (7-8 dicembre 1970) sino allo stragismo che costella tutto un decennio (piazza Fontana, piazza della Loggia, le bombe sui treni,
la stazione di Bologna, Peteano…) sono la diretta continuazione, in una fase di forte scontro sociale e di crescita di movimenti di opposizione, della voluta protezione,
a livello nazionale e internazionale, di forze fasciste e golpiste.
Chiara Mazzanti prende in esame i legami fra tematiche proprie del ventennio mussoliniano e della Repubblica sociale e gli attuali slogan della estrema destra.
Ne emerge un doppio “statuto dello straniero, ritenuto pericoloso, ma anche oggetto sessuale (Venere, se donna), in un antifemminismo crescente,
caratterizzato dalla riproposizione del ruolo tradizionale di moglie e madre (si pensi a Vox in Spagna e alle tendenze reazionarie, politiche e culturali, non solamente lepeniste, in Francia).
Chiudono il testo scritti di Gramsci e di Trotskij. Del primo si riportano lo scritto successivo alla morte di Giacomo Matteotti.
La commozione per il suo martirio non nasconde le critiche alle scelte riformiste che hanno sempre sottovalutato la possibilità di un colpo di stato e lo splendido discorso (l’unico) da lui svolto alla Camera (16 maggio 1925).
Al di là del contenuto (l’opposizione alla legge che limita l’attività delle associazioni) e delle schermaglie dialettiche con Mussolini e Farinacci, è ammirevole (in particolare oggi) la capacità di analisi strutturale, di lettura delle tendenze delle classi sociali e della questione meridionale.
Di Trotskij gli autori (di matrice trotskista) riportano una attenta valutazione del nazionalsocialismo e frontali critiche all’atteggiamento di Stalin verso di esso (si pensi al patto russo-tedesco dell’agosto 1939).
Un testo agile, sintetico che compendia materiali utili a chiunque si impegni contro il crescente pericolo di destra, non solamente nel nostro paese.
Video di Casa dei Popoli Genova, dal testo di Michele Terra, gli spunti per l’analisi dell’attuale galassia neofascista. Con l’autore ne parlano Alberto Soave, curatore del sito quadernidelcarcere.wordpress.com, Rita Scapinelli, responsabile nazionale Antifascismo del PRC e lo storico Sergio Dalmasso:
In occasione della recente uscita del libro della Red Star Press “Antifascismo e rivoluzione”:
http://bit.ly/3qTzbxT Il video della relazione del curatore, Michele Terra, al seminario online, tenuto nel giugno 2020,
“RESISTERE ALL’ONDA NERA – La nazionalizzazione delle masse: fascismo e antifascismo oggi”.
La relazione di Michele Terra, dal tema “Classe e antifascismo”,
ripercorre alcuni dei temi presenti nel libro, in particolare nella prima parte del saggio “Fascismo e Fascismi, Resistenza e Resistenze”.
A partire dal giorno 19 dicembre e fino al giorno 6 gennaio sarà possibile visitare la mostra fotografica sui trenta anni di Rifondazione Comunista nella provincia di Grosseto.
Domenica 19 dicembre 2021 è stato presente Sergio Dalmasso dalle ore 15:00 con il suo libro sulla storia Rifondazione Comunista (da Genova 2001 alla chiusura del quotidiano di partito Liberazione 2011.
Mostra Rifondazione Grosseto, L’ingresso alla mostra è consentito con mascherina ed esibendo green pass in corso di validità.
Calendario della federazione di Rifondazione Comunista della provincia di Grosseto, calendario che ripercorre la storia della federazione del PRC di Grosseto dalla fondazione ai giorni nostri ; ogni copia può essere richiesta al prezzo di € 10 ciascuna.
Chi fosse interessato a visitare la Mostra Rifondazione Grosseto contatti la segretaria di federazione Stefania Amarugi.
Presentazione del libro moderata da Alessio Buzzani.
Vita sociale in occasione della festa per i 30 anni di Rifondazione a Grosseto 19-12-2021
Mostra di Rifondazione Grosseto
Benvenuti alla Mostra di Rifondazione Comunista a Grosseto, un evento straordinario dedicato alla celebrazione dei 30 anni di impegno e lotta per un’Italia più giusta e solidale.
In questa occasione unica, è stato ospitato lo storico e scrittore Sergio Dalmasso che ha presentato il suo libro “Rifondazione Comunista” all’interno dell’evento di questa straordinaria esposizione.
Sergio Dalmasso, figura di spicco proveniente dalla nuova sinistra e membro attivo del Partito della Rifondazione Comunista, con il suo libro ci guida attraverso tre decenni di storia politica, sociale e culturale.
Il suo libro, presentato in esclusiva per questa mostra, rappresenta un’analisi approfondita e illuminante sul percorso intrapreso dal partito, dallo scioglimento del PCI fino alla formazione della Rifondazione e al suo ruolo nel “movimento dei movimenti”.
La mostra offre una panoramica coinvolgente delle tappe fondamentali di Rifondazione Comunista Grosseto, con documenti, immagini e memorabilia che raccontano la storia di un movimento che ha plasmato il dibattito politico italiano.
Dai primi anni di attivismo alla riflessione critica sulle trasformazioni della società contemporanea, la mostra esplora il contributo unico di Rifondazione Comunista nella costruzione di un’alternativa progressista.
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