Diego GiachettiDiego Giachetti che vive a Torino, storico e autore prolifico, ha lasciato un’impronta significativa nel panorama della ricerca storica contemporanea.

Ha difatti scritto una serie di libri che esplorano le tumultuose dinamiche degli anni ’60 e ’70 in Italia.

Alcune opere di Giachetti

Nel suo libro del 1997, “Il giorno il più lungo. La rivolta di corso Traiano,” coautore con Marco Scavino, si addentra nella rivolta di Corso Traiano del 3 luglio 1969, offrendo un’analisi dettagliata di quel momento cruciale.

Con “Oltre il ’68. Prima, durante e dopo il movimento” (1998), Giachetti offre una visione approfondita della stagione dei movimenti, esaminando il contesto prima, durante e dopo il ’68.

Nel libro “La Fiat in mano agli operai” (1999), scritto in collaborazione con Marco Scavino, si focalizza sul ruolo degli operai nella storia della Fiat.

Il suo interesse per le dinamiche culturali emerge in “Siamo solo noi, Vasco Rossi, un mito per le generazioni di sconvolti” (1999) e “Caterina Caselli: una protagonista del beat italiano” (2006), che esplorano il ruolo di Vasco Rossi e Caterina Caselli nelle dinamiche culturali dell’epoca.

Giachetti prosegue il suo esame dei cambiamenti sociopolitici con “Un rosso relativo: anime, coscienze, generazioni nel movimento dei movimenti” (2003) e “Un Sessantotto e tre conflitti.

Generazione, genere, classe” (2008). Nel libro “Venti dell’Est.

Il 1968 nei paesi del socialismo reale” (2008), esplora il contesto internazionale del ’68 nei paesi del socialismo reale.

Opere recenti

Con “Il ’68 in Italia. Le idee, i movimenti, la politica” (2018) offre un’ampia panoramica delle idee, dei movimenti e della politica dell’epoca.

Nel 2019, ha pubblicato “La rivolta di Corso Traiano. Torino, 3 luglio 1969,” un’opera che ritorna sulle radici della rivolta di Corso Traiano.

Il suo impegno nella ricerca storica prosegue con “Il sapere della libertà. Vita e opere di Charles Wright Mills” (2021), che offre una prospettiva illuminante sulla vita e le opere di Charles Wright Mills.

Recentissimo (2024) è il suo libro su Vasco Rossi intitolato: Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta contenente una lunga intervista al grande cantante italiano.

Diego Giachetti, con la sua vasta produzione letteraria, si conferma come una figura di spicco nell’approfondimento storico, offrendo contributi significativi alla comprensione di periodi cruciali nella storia italiana contemporanea.

Articoli

Il Ciclostile n 15 settembre 2024, libro di Diego Giachetti

Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta

Il Ciclostile n 15 settembre 2024 contiene, tra l’altro, le recensioni  del libro di Diego Giachetti Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta.

Recensioni di Sergio Dalmasso (pubblicata anche nella sezione del sito Archivio, Scritti storici, Schede e recensioni)

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e Mary Abbondanza.

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Ciclostile n. 15 settembre 2024, Copertina Partecipazione

Sommario de Il Ciclostile n. 15 settembre 2024

 

Sommario Ciclostile n. 15 settembre 2024

EDITORIALE pag. 3

La CES e le elezioni europee del 2024. pag. 6 Andrea Malpassi

La crisi francese post elezioni vista da un sindacalista della CGT. Pag.10 intervista di Mariella Palmieri

Labirinto politico nello stato spagnolo pag. 14 Fabrizio Burattini

La esperanza está en la calle (La speranza è nella strada) pag. 18 Gianmarco Pisa

Contro l’autonomia differenziata, per un altro modello di sviluppo. Pag. 24 Rosario Marra

Il Fascismo eterno. Pag. 28 Luca Pastore

Diego Giachetti. Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta. Pag. 31 recensione di Sergio Dalmasso

Diego Giachetti. Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta. Pag. 33 recensione di Mary Abbondanza

Per Attilio Bonadies. Pag. 36 Maria Teresa Schiavino per associazione Off/cine

L’eredita’ politica di Margaret Cittadino. Pag. 40 Salvatore Raimondi

Antonio Caiella: operaio, rivoluzionario, dirigente sindacale. Un compagno. Pag. 44 Carlo Barone

CONTROVENTO. Pag. 46 Ciro Romaniello

Questo Magistero non s’ha da fare. Pag. 54 Vittorio Salemme

Recensione libro su Vasco Rossi

Recensioni di Sergio Dalmasso dei libri di Diego Giachetti, Giuseppe Gambino, Valentina Stecchi

In “Il lavoratore”, n. 6 anno XXIV – 03.09.2024,

1) Giuseppe Gambino, Parigi 1871. Per una storia della Comune, Roma, Odradek, 2023, pp. 376;

2) Valentina Stecchi, Lidia, Busto Arsizio, People, 2023, pp. 120;

3) Diego Giachetti, Odio i lunedì Con Vasco Rossi negli anni Ottanta, Bologna, MachinaLibro, Derive/Approdi, 2024, pp. 160.

Queste 3 recensioni  di Sergio Dalmasso sono presenti anche nella sezione del sito: Archivio, Scritti storici, Schede e recensioni.

Odio i lunedì Con Vasco Rossi negli anni Ottanta

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Recensione libro su Vasco Rossi, di Diego Giachetti
Diego Giachetti, storico e sociologo torinese,

si è occupato della stagione dei movimenti, delle lotte operaie alla FIAT, del movimento trotskista in Italia, dell’emergere del protagonismo femminile, del sociologo Wright Mills.

Originale è il suo interesse per la canzone di consumo come espressione di sentimenti, vissuti, idee e modi di vita di un’intera generazione.

Anni Sessanta, comincia la danza.

Giovani, capelloni, studenti ed estremisti negli anni della contestazione (2002) e Un rosso relativo, anime, coscienza, generazioni nel movimento dei movimenti (2003) percorrono attraverso trasmissioni radiofoniche e televisive, testi, festival giovanili, comportamenti di massa, la traiettoria di una generazione passata attraverso l’impegno politico, dalle magliette a strisce, alla musica rock e beat, al movimento studentesco, sino alla ribellione degli anni Settanta, al riflusso, sino al “movimento dei movimenti” che segna la crisi delle ideologie novecentesche, sull’esaurimento e del socialismo realizzato e delle socialdemocrazie.

Su Vasco Rossi, Giachetti è “recidivo”,

avendo pubblicato, nel 1999, Siamo solo noi. Vasco Rossi, un mito per la generazione di sconvolti e nel 2005, Ognuno col suo viaggio.

Il cantante emiliano diventa emblema delle speranze e dell’immaginario dei giovani, tanto che la sua evoluzione è letta come sintomatica delle trasformazioni sociali e culturali che hanno segnato
l’Italia dagli anni Settanta a oggi e che sono passate per la ribellione giovanile,

le radio, le discoteche, il movimento delle donne e la modificazione dei rapporti di coppia, l’edonismo degli anni Ottanta,

il rifiuto delle forme tradizionali dell’organizzazione politica (partito e sindacato), Tangentopoli e lo sdegno contro la corruzione, l’esaurirsi di nuove speranze.

Il testo di Siamo solo noi è esemplificativo

del passaggio dalla speranza /militanza politica alle scelte individuali, della perdita di miti, punti fermi, riferimenti:

generazione di sconvolti senza santi né eroi. Odio i lunedì, che evoca, nel titolo, il disagio nei confronti del lavoro e dello studio, è aperto da un’interessante intervista in cui Vasco Rossi riepiloga le tappe centrali della propria vita:

il paese, Zocca, il rapporto con la città, Bologna, la scoperta della musica, gli anni ’70, le discoteche, le radio libere, la scelta per le frange più creative del movimento.

Il successo, i dischi, i concerti, le tematiche toccate, i rapporti con le donne, il passare degli anni e i cambiamenti personali.

I testi delle canzoni sono lo strumento che Giachetti usa per tracciare le trasformazioni economiche,
sociologiche, politiche che percorrono i decenni.

La seconda metà degli anni ’70 vede la fine della fabbrica fordista, la frantumazione della classe operaia, il crescere di individualismo e narcisismo.

I giovani non si riconoscono nel modello dominante, ma, al tempo stesso, rifiutano i progetti politici alternativi che hanno caratterizzato il ’68.

È rifiutata la politica come scelta di vita che comporta sacrificio, uso del tempo, impegno.

La società produce il vomito (Stupendo!), ma politici e sindacalisti vengono evitati, ritenuti superati (Colpa di Alfredo), nella ricerca del divertimento, del tempo libero (Voglio andare al mare).

Il saggio percorre la sconfitta delle lotte operaie, la fine della centralità della fabbrica (autunno ’80 alla FIAT), l’ulteriore calo dell’impegno politico,

le contraddizioni innestate dal diverso rapporto uomo /donna,

le crisi individuali, l’aumento dell’uso di stupefacenti e tranquillanti, la progressiva crisi dell’immagine del socialismo,

dall’URSS brezneviana alla Cina, allo stesso Vietnam, la scomparsa dei partiti che hanno caratterizzato la vita politica in Italia per quasi mezzo secolo.

La mancanza di riferimenti e punti fermi è espressa nella assenza di senso dell’esistenza:

Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ha, sino all’espressione di un “male di vivere”,

dato dalla difficoltà ad adeguarsi al modello sociale prevalente negli anni ’80- ’90 e dalla costatazione del passare del tempo, dell’essere diversi, in un mondo che pare non offrire più prospettive storiche, nella fine della “vita spericolata”.

La laurea honoris causa a Vasco Rossi,

conferita nel 2005 dalla IULM di Milano, è motivata dal fatto che le sue canzoni costituiscono un “rispecchiamento”, cioè permettono a chi le ascolta di trovare quello che ha già in animo di sentire e di dire.

Questo libro è una sintesi di oltre 40 anni di canzoni, spettacoli, concerti (dalle discoteche ai teatri agli stadi) che offrono a Giachetti la chiave per offrire un originale saggio storico e soprattutto sociologico sul nostro Paese e sulle nostre vite.

Giuseppe Gambino, Parigi 1871. La Comune, Recensione libro su Vasco Rossi

Lidia Menapace di Valentina Stecchi, Recensione libro su Vasco Rossi

Sergio Dalmasso

Download de “Il Lavoratore” di Trieste numero 6 del 3 settembre 2024:

Download “Il lavoratore di Trieste n. 6 - 3 settembre 2024” IL-LAVORATORE-SETTEMBRE-2024.pdf – Scaricato 2946 volte – 1,80 MB

Il Calendario del popolo n. 615, 1997

Mentre si scrive è presente in Ebay il numero 615 de “Il Calendario del popolo” del dicembre 1997.

In esso vi è – fra gli altri – il saggio di Sergio Dalmasso intitolato: Bernstein, Kautsky e Rosa Luxemburg catalogato nella sezione Archivio, Scritti storici e Articoli e saggi di questo sito.

Gli autori del numero 615, dicembre 1997, del Calendario del popolo sono stati: Sergio Dalmasso, Giorgio Bini, Sergio Giangirolami,  Franco Della Peruta, Mario R. Storichi, Antonello Rossetti, Diego Giachetti.

 

Bernstein Kautsky e Rosa Luxemburg copertina calendario del popolo 615

CALENDARIO DEL POPOLO 615, 12/1997: SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO. Scuola di BARBIANA
Franco Della Peruta (direttore), Nicola Teti (direttore responsabile).

A tal proposito si ripropone il saggio di Sergio Dalmasso  in esso pubblicato intitolato:

Il primo dibattito sul “revisionismo”: Bernstein, Kautsky, Rosa Luxemburg.

Il primo dibattito teorico nel movimento socialista compie ormai 100 anni.

Una riflessione su questo e sui nodi che ha aperto ha significato non solo come riflessione sulla storia del movimento di classe e sulle sue grandi figure, ma anche per gli elementi di attualità che a distanza di cento anni, conserva.

Già negli ultimi anni della sua vita, Marx vede parzialmente modificato e stravolto il suo pensiero.

La crescita della socialdemocrazia tedesca, nata dalla unificazione dei due filoni di Bebel e di Lassalle propone a tutto il movimento operaio un modello sostanzialmente riformista e gradualista, legato al pensiero positivista.

La polemica di Marx espressa nella Critica al programma di Gotha è centrata sulla rivendicazione della dittatura del proletariato, sull’affermazione di un diritto diseguale (essendo diseguale la natura), sulla celebre affermazione “da ognuno secondo le sue possibilità, ad ognuno uno secondo i suoi bisogni”.

La sferzante conclusione “Dixi et salvavi animam meam” è una chiara presa di distanza rispetto alla deriva teorico-pratica verso cui muove il nuovo partito. …

CONTINUA

Download saggio completo Il primo dibattito sul “revisionismo”: Bernstein, Kautsky, Rosa Luxemburg:

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Lucio Libertini, Torino lo ricorda a 100 anni dalla nascita

Protagonista della sinistra italiana e del movimento operaio

Locandina Convegno Torino sui 100 anni dalla nascita di Lucio Libertini organizzato da Archivio Marini Pistoria

Il 20 ottobre 2022 Torino presso Palazzo Lascaris, Sala Viglione ha ospitato il Comitato Nazionale e l’Archivio Roberto Marini, che ne è stato il promotore: un’intensa e interessante giornata, nel ricordo di Lucio Libertini, attraverso gli interventi di chi lo conobbe e degli storici che hanno sistematizzato il suo percorso politico e umano.

I doverosi ringraziamenti vanno al Ministero della Cultura, alla Regione Piemonte per la gentile ospitalità nelle sue bellissime sale, a tutti gli autorevoli relatori e ai molti intervenuti.

 Prossimo appuntamento al Convegno internazionale di Pistoia, il prossimo 2 dicembre.

Presenti Fausto Bertinotti, presidente del Comitato Nazionale del Centenario, Piero Fassino, Gabriella Pistone, Mario Virano, Sergio Dalmasso, Diego Giachetti, Aldo Agosti, Paolo Ferrero, Marco  Rizzo, Angelo d’Orsi, Franco Turigliatto e altri/e.


Intervento dello storico Dalmasso autore di Lucio Libertini. Lungo viaggio nella sinistra italiana

Diego Giachetti, storico Paolo Ferrero Piero Fassino Aldo Agosti

Foto Comitato Nazionale e L’Archivio Roberto Marini

PS.

Il quaderno 67 raccoglie gli interventi di Lucio Libertini al Consiglio regionale del Piemonte 1975-1976

Inoltre, vi è il libro di Sergio Dalmasso: Lucio Libertini. Lungo viaggio nella sinistra italiana

 

Una biografia politica Karl Liebknecht

Una biografia politica Karl Liebknecht, in anteprima sulla pubblicazione a stampa – prevista per il prossimo anno (2023) – si può scaricare gratis il quaderno cipec n. 70 con scritti su:

Gianni Alasia. Versi e Pensieri (Gianni Alasia), Karl Liebknecht (Giuseppe Gambino), Mario Giovana nell’USI, Consiglio provinciale Cuneo 1995-1997 (Sergio Dalmasso), Recensioni del libro Rifondazione Comunista (Giachetti e Marra).

Download “Quaderno CIPEC N. 70” Quaderno-CIPEC-Numero-70.pdf – Scaricato 18071 volte – 4,11 MB

Copertina del quaderno cipec n. 70, Una biografia politica Karl Liebknecht

Indice generale del quaderno 70

Introduzione (Sergio Dalmasso) pag. 5

Gianni Alasia. Versi e pensieri (Gianni Alasia) pag. 7

24 maggio: I socialisti nel momento della guerra (Franco Astengo) pag. 14

Una biografia politica. Karl Liebknecht: un politico poco conosciuto (Giuseppe Gambino) pag. 17

Karl Liebknecht “Malgrado tutto” (Giuseppe Gambino) pag. 35

Sintesi di “Militarismo ed antimilitarismo” di Liebknecht (Giuseppe Gambino) pag. 38

Mario Giovana nell’U.S.I. (1951/1957) (Sergio Dalmasso) pag. 47

Consiglio provinciale di Cuneo, 1995/1997 (Sergio Dalmasso) pag. 61

Storia di Rifondazione comunista (Diego Giachetti) pag. 75

Un utile libro sulla storia di Rifondazione Comunista (Rosario Marra) pag. 79

***

Giovanni Alasia

Gianni Alasia

Citazione. Gianni Alasia: “Scusate se mi alzo in piedi, ma io sono educato.”

Gianni Alasia, quaderno 53.

Download “Quaderno CIPEC N. 53 Gianni Alasia” Quaderno-CIPEC-Numero-53-1.pdf – Scaricato 4899 volte – 12,26 MB

***
(Contiene anche l’indice dei nomi).

Buona lettura.

Rifondare è difficile, fonte, http://www.comune.bologna.it/iperbole/asnsmp/rifondaredifficile.html

Rifondare è difficile

Sergio Dalmasso, Rifondare è difficile. Rifondazione comunista dallo scioglimento del PCI al “movimento dei movimenti”, Torino, Edizioni Centro di Documentazione di Pistoia e CRIC, 2002

Dieci anni dopo la nascita di Rifondazione Comunista giunge puntuale il libro di Sergio Dalmasso sulla storia del partito che ricostruisce, con la pazienza verso i fatti

che si dovrebbe pretendere sempre dagli storici, i passaggi politici più importanti di questa vicenda inserendola nella cornice nazionale e internazionale. Un’opera meritevole, la prima che affronta in termini esaurienti e complessivi l’intero percorso compiuto in questo decennio denso di avvenimenti nazionali e internazionali che hanno accompagnato la nascita e il percorso del PRC.

Poco finora si è scritto sul PRC e la sua storia, e quel poco è stato spesso stimolato da bisogni di affermare la propria identità politica che hanno stravolto quella che è la serena, per quanto possibile ai contemporanei, ricostruzione dei fatti e delle loro successioni intrinseche.

Nell’introduzione l’autore cita due di questi esempi: il libro dei fratelli Diliberto, Oliviero e Alessio, La fenice rossa (Robin, 1998), e quello di Alessandro Valentini, La vecchia talpa e l’araba fenice (Città del sole, 2000), entrambi testi di “storia militante” di una stessa corrente, quella cossuttiana, spaccatasi in due dopo la scissione operata da Cossutta e Diliberto nel 1998. L’attuale segretario del PdCI e suo fratello promettevano in quarta di copertina di svelare la “storia segreta della nascita del PRC. Gli antefatti, gli incontri clandestini, chi era dentro, chi era fuori. I documenti riservati, gli appunti dei capi”.

La pubblicazione offriva il pretesto ad Alessandro Valentini per mettere mano a carte e documenti e scrivere un saggio al fine di confutare imprecisioni, inesattezze e superficialità contenute nell’opera dei fratelli Diliberto, i quali avrebbero prodotto, secondo il parere di Claudio Grassi, “un piccolo bignami dell’opportunismo” («Liberazione», 5 febbraio 2000).

Fuori di quest’ambito, tutto interno alla ricostruzione della storia della corrente cossuttiana e del suo ruolo giocato nella fondazione del PRC, si muove il lavoro di Dalmasso che ha come scopo primo l’esposizione e la narrazione dei fatti e degli eventi. Il libro inizia delineando la crisi interna che lacera il PCI prima del cambiamento del nome, il sorgere delle correnti (fenomeno maledetto e combattuto come “frazionismo” nei decenni precedenti) che costituirono il Movimento per la Rifondazione Comunista e il PRC nel corso del primo congresso del 1991.

Prosegue analizzando il dibattito interno al partito, sempre vivace e prolifico, soprattutto in concomitanza con le varie assisi congressuali, la prima vittoria delle destre nel 1994, il passaggio da Berlusconi al governo dell’Ulivo e la desistenza elettorale praticata dal PRC nelle elezioni del 1996, la rottura successiva col governo Prodi del 1998, la scissione dei comunisti italiani, il difficile riposizionamento del partito, la seconda vittoria delle destre e al ritorno di Berlusconi a capo del governo, i fatti di Genova del luglio 2001 e, infine, il dibattito attorno alle tesi dell’ultimo congresso.

Capitolo dopo capitolo sono raccontate le vicende che hanno attraversato, tra slanci, delusioni e scissioni, la storia di questo partito nato dalla crisi del PCI e, più in generale, dei partiti italiani i quali, nel 1991, stavano per essere travolti da tangentopoli.

Il termine Rifondare connotava già fin dall’inizio l’intenzionalità dell’opera. Non si trattava di ricostruire il partito comunista, ma di rifondarlo, considerando in ogni modo conclusa quell’esperienza nata e sorta in un arco storico del secolo 900 che, con la fine dell’URSS (1991), stava esaurendosi.

La stessa chiusura della formula PCI era l’espressione delle trasformazioni strutturali, politiche e culturali della società italiana negli anni Ottanta e della crisi in cui precipitava il movimento dei lavoratori dopo l’ascesa degli anni Settanta, che si accompagnava all’inadeguatezza della strategia del compromesso storico e dei governi di solidarietà nazionale nel garantire un processo di trasformazione dei meccanismi statali e capitalistici.

Un pezzo di storia nazionale che si affiancava alla destrutturazione dell’equilibrio internazionale stabilito ai tempi della guerra fredda, provocato dalla crisi e dalla caduta dei regimi cosiddetti socialisti. Il crollo del muro di Berlino e quella dell’URSS rappresentavano per i comunisti italiani la fine di un’epoca che si era aperta a Yalta con la spartizione del mondo in zone d’influenza. Infine, si delineava una ridisegnazione del funzionamento del capitalismo internazionale che apriva la via alla globalizzazione dell’economia.

 
Per anni la politica del PCI aveva dovuto tener conto della convergenza di tre grandi variabili: la presenza dei movimenti di massa, la politica estera della direzione sovietica e gli interessi specifici di autoconservazione degli apparati di partito.

Alle soglie degli anni Novanta, la dinamicità dei movimenti di massa era molto ridimensionata, l’URSS scompariva dallo scenario internazionale, rimanevano gli interessi specifici di un ceto politico e degli apparati di partito che provavano a giocare la carta della ricollocazione in un “nuovo mercato” politico liberandosi di un nome e di una tradizione che giudicavano conclusa e ingombrante. Un’operazione non facile nel breve e nel lungo periodo, ne sono d’esempio le ultime sfortune elettorali dei Democratici di Sinistra; così come non era semplice rifondare il comunismo.

Superato, non senza difficoltà, l’atteggiamento di chi pensava che tutto fosse come prima, una volta scrollatosi di dosso la polvere provocata dal crollo del muro di Berlino, iniziava un difficile cammino in un contesto sociale e politico che non facilitava certo l’impresa.

Non a caso e opportunamente, fin dal titolo, siamo avvertiti della difficoltà insita nell’opera intrapresa; rifondare è stato ed è difficile perché il processo politico di costruzione del partito avviene in un quadro nazionale e internazionale segnato, nell’ultimo decennio, da una netta inversione dei rapporti di forza tra le classi a tutto vantaggio di quelle dominanti, sotto il segno del nuovo imperialismo nella versione modernissima della globalizzazione.

Una rifondazione che cerca di combinare resistenza e offensiva politica, che deve fare i conti con le lotte e la pratica quotidiana per tenere in vita il partito e la ricerca teorica e ideologica, indispensabile in una situazione storica e politica completamente nuova rispetto agli assetti che regolavano il mondo dopo la seconda Guerra mondiale.

Un partito e una rifondazione che hanno dovuto imparare a rapportarsi con sedimentazioni di culture politiche non sempre omogenee tra loro, perché provenienti da forme organizzative e ideologiche diverse, di cui Dalmasso segnala citando riviste e appartenenze, il contributo, a volte critico, apportato. Un processo di ricostruzione politica e organizzativa che ha comportato, in determinati e difficili passaggi, rotture, lacerazioni nei gruppi dirigenti e nella base.

Un libro da cui partire per capire la storia del PRC, riflettere sulle vicende accadute per cominciare a trarre un bilancio; un libro che si spera sia di stimolo anche alla riflessione storica, alla ricerca, alla nascita di una memoria collettiva del proprio passato, feconda di identità, solidarietà e appartenenza; in questo senso, fa ben sperare la decisione finalmente presa, come si è letto su «Liberazione» nei giorni del quinto congresso, di costituire un archivio centrale che raccolga tutti i materiali e i documenti prodotti dal partito e dalle sue varie sensibilità e/o tendenze.

Aprile 2002

Diego Giachetti

***

Il libro è stato ristampato nel 2005 nel Quaderno CIPEC 31

Download “Quaderno CIPEC Numero 31 (Libro sul primo decennio di Rifondazione di S. Dalmasso)” Quaderno-CIPEC-Numero-31.pdf – Scaricato 23193 volte – 1,03 MB

Primo capitolo del libro sulla storia del secondo decennio di Rifondazione Comunista, autore Sergio Dalmasso.

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Libro sulla storia di RIFONDAZIONE COMUNISTA presentato a Torino

Alla Poderosa

Il 2 dicembre 2021 vi è stata la presentazione (grazie all’associazione no profit de “La Poderosa”) a Torino del nuovo libro di Sergio Dalmasso: Rifondazione Comunista. Dal movimento dei movimenti alla chiusura di “Liberazione”.

Storia di un partito nella crisi della sinistra italiana. Scritti introduttivi di Roberto Musacchio e Giovanni Russo Spena.

Gratis il primo capitolo del libro sulla storia di Rifondazione Comunista:

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Rifondazione Comunista Sergio Dalmasso

I relatori

Relatori: Paolo Ferrero vicepresidente della Sinistra Europea e già Segretario di Rifondazione Comunista e direttore della rivista bimestrale Su la testa, Sergio Dalmasso, l’autore del libro, e lo storico Diego Giachetti come moderatore della presentazione.
Breve introduzione di Stefano Alberione.

L’incontro è stato videoripreso e trasmesso Live sulla pagina facebook La Poderosa – Associazione di Promozione Sociale, (superando ad oggi le ottocento visualizzazioni e collocandosi ai primi posti tra i loro video-eventi pubblicati sulla loro pagina fb – Da notare che Paolo Ferrero ha condiviso sulla sua pagina facebook il video evento).

La Poderosa Associazione Torino

Incontro lunghissimo, iniziato dopo le ore 21.00 e conclusosi oltre la mezzanotte. Interessanti i temi trattati e suscitati durante la presentazione del libro. Dibattito presente nel seguente video:

Paolo Ferrero molto citato nel libro di Dalmasso

Paolo Ferrero, diverse volte citato nel testo, come protagonista della parte finale della storia raccontata (che spazia dagli anni 2001 con i fatti di Genova e del movimento NO Global di allora fino al 2011) a cui il libro è piaciuto, afferma che merita d’essere letto altrimenti non avrebbe partecipato alla presentazione, vi trova il limite di avere poco attinto alle fonti orali – a suo dire – che racconterebbero metà parte della storia di Rifondazione Comunista mancante nel testo.

Su intervento di Diego Giachetti

Il moderatore e storico Diego Giachetti contrario a questa tesi di Paolo Ferrero sul grandissimo valore delle fonti orali, ritenute dall’ex segretario di RC essere superiori alle fonti documentarie, anche se prese dai quotidiani ufficiali del partito, sottolinea tra l’altro la mancanza di un archivio del partito che quest’anno compie il suo trentesimo compleanno.

E, mostra, dimostra, i pregi del libro (che ha una lunghissima bibliografia) in cui l’autore fa raccontare la storia ai protagonisti della storia stessa. Sostiene che: l’autore non li interpreta, l’autore fa raccontare loro quel che hanno detto o fatto.

E, questo è per egli cosa molto raffinata da fare per un autore che – pur essendo stato protagonista in in qualche misura di quel periodo – sfugge da considerazioni personali, tifo per questa o altra fazione.
Sottolinea, inoltre, che essendo questo un libro che fa discutere ha già assolto al suo compito, quindi è un libro di successo poiché compito dei libri – di storia, in particolare – è suscitare la discussione per confrontare tesi diverse, per andare avanti nel prosieguo della storia nel modo migliore.

L’autore appare nel video ascoltare con grande interesse, sia le critiche, sia i pregi che i due colleghi relatori espongono.

Intanto l’ora si è fatta tardi e deve concludersi la bella presentazione.

Pagine 170 E 171 del libro Rifondazione Comunista

Amazon libro in classifica

 

Dove trovare il libro?

Questo nuovo libro che racconta la storia degli anni (2001/2011) lo puoi trovare nelle librerie od acquistarlo online; è presente sul sito della casa editrice RedStar Press come pure su Amazon al seguente RIFONDAZIONE COMUNISTA.

Mentre il primo libro che racconta la storia di Rifondazione comunista dagli anni 1991 al 2001 è disponibile gratis in formato pdf nel quaderno 31

Download “Quaderno CIPEC Numero 31 (Libro sul primo decennio di Rifondazione di S. Dalmasso)” Quaderno-CIPEC-Numero-31.pdf – Scaricato 23193 volte – 1,03 MB

Sono gradite le recensioni sui siti online, e non solo, sostiene l’autore.

Copertina Libro sulla storia di Rifondazione Comunista

Storia di Rifondazione comunista

di Diego Giachetti

Rifondazione Comunista Dalmasso

Se le memorie, i “mi ricordo” e i “secondo me” spesso non si conciliano e Libro Sergio Dalmasso sulla Storia di Rifondazione Comunistaannullano la costruzione di una conoscenza condivisa e attendibile, la storia e la storiografia possono impegnarsi a chiarire l’andamento dei fatti in tutti i loro risvolti. Non è cosa da poco, anzi è essenziale ed è ciò che Sergio Dalmasso ha fatto con questo libro sulla storia di Rifondazione comunista (Redstarpress, Roma 2021) nel decennio compreso tra l’ascesa del movimento dei movimenti e la chiusura del giornale «Liberazione» nel 2011. Una storia ancora in farsi, difatti Rifondazione comunista vive ancora e se ne trova anche traccia nelle molteplici anime sparpagliate della diaspora di quel settore della sinistra. Trent’anni di vita di Rifondazione comunista sono la sofferta verifica empirica delle difficoltà a fare i conti col fallimento dei tentativi novecenteschi dell’uscita dal capitalismo. È un problema che riguarda tutti, sia quelli “dentro” che quelli “fuori”, a testimonianza che la difficoltà non è stata superata cambiando strumento e sigla.

L’autore affronta il secondo decennio di vita di questo partito sfuggendo con eleganza alla lusinga ingannatrice del presentismo storico che ipoteca il passato nell’odierno senza divenire. Non ha voluto fare il “tifo” per questa o quella posizione, né impugnare la bacchetta del maestro che giudica e interpreta. Uno sforzo di avalutatività ammirevole da parte di chi ha partecipato alla storia narrata, per lasciare il posto ai “protagonisti” con le loro analisi, interpretazioni, strategie e tattiche politiche, così come sono emerse nel corso del farsi degli eventi raccontati.

Rifondare è difficile

Il libro si pone in continuità col precedente lavoro, pubblicato nel 2002, nel quale aveva ricostruito la storia dei primi dieci anni di vita di Rifondazione comunista, con un titolo premonitore circa le difficoltà che l’impresa incontrava e avrebbe incontrato: Rifondare è difficile (Centro di documentazione di Pistoia-Cric editrice). In quel lavoro aveva ricostruito i passaggi politici più importanti della vicenda inserendola nella cornice nazionale e internazionale: crollo del muro di Berlino (1989), fine dell’Unione Sovietica (1991), scioglimento del Pci, nascita del Partito democratico di sinistra e, per reazione contraria, costituzione del Prc. Si avviò la rifondazione mentre la storia voltava le spalle e procedeva sulla via della restaurazione neoliberista, della globalizzazione capitalistica, con la lotta di classe rovesciata dall’alto verso il basso.

Il termine “rifondazione” connotava l’intenzionalità del disegno politico. Non si trattava di ricostruire il partito comunista, ma di rifondarlo, considerando conclusa l’esperienza cresciuta in un arco storico del secolo Novecento. La fine per scelta presa a maggioranza del Pci segnava la cesura con una parte importante della storia contemporanea italiana. D’altro canto, chi non si rassegnò al progetto dei democratici di sinistra, intraprese un percorso di rifondazione in un contesto nazionale e internazionale segnato da una netta inversione dei rapporti di forza tra le classi a tutto vantaggio di quelle dominanti. Col senno di poi si può dire che allora era già in corso l’offensiva neoliberista, ma non era ancora paragonabile alla “sfacciataggine” assunta con la crisi del 2007-2008, con le relative politiche di austerità decise e invasive. Anche il movimento operaio, i suoi sindacati e la sinistra stavano mutando pelle, tuttavia ancora rimanevano parti consistenti di strutture organizzate della classe lavoratrice e la frattura tra la sinistra e vasti settori sociali non aveva ancora le dimensioni odierne. Rifondazione poteva quindi proporsi di operare per riorientare le forze del movimento operaio e rilanciare le lotte in una prospettiva antisistema, combinando resistenza e offensiva politica, costruire il partito nella pratica quotidiana delle lotte e produrre ricerca teorica più che mai necessaria per orientarsi in un contesto nuovo rispetto agli assetti geopolitici che avevano regolato il mondo dopo la Seconda guerra mondiale.

La storia continua

Il libro appena pubblicato racconta di un partito che ha dovuto rapportarsi con sedimentazioni di culture politiche non sempre omogenee tra loro, perché provenienti da forme organizzative e ideologiche diverse. Un processo di ricostruzione che ha comportato, in determinati e difficili passaggi, rotture, lacerazioni nei gruppi dirigenti e nella base, che l’autore indaga e descrive così da consentire, per chi vuole farlo, una riflessione sulle vicende accadute, trarre un bilancio e “rifondare” una memoria collettiva del proprio passato, che recuperi solidarietà e appartenenza.

Alle soglie del nuovo millennio Rifondazione comunista è partecipe e protagonista del movimento altermondialista, presente nel corso delle giornate di protesta genovesi dell’estate 2001. Si intravvede la possibilità di fare un salto di qualità e quantità nella partecipazione ai movimenti contro le politiche neoliberiste e dell’Unione europea, per dare linfa a un soggetto rivoluzionario che integri le nuove forze movimentiste giovanili, nelle quali Rifondazione si qualifica per credibilità e presenza con la sua organizzazione giovanile radicata dentro il movimento dei movimenti. Partecipa attivamente ai successivi movimenti contro la guerra e non solo. Il sindacato metalmeccanici della Fiom-Cgil manifesta contro le politiche di concertazione con le scelte padronali e governative; la stessa Cgil, attaccata dal governo di centro destra presieduto da Berlusconi, organizza nel 2002 una grande manifestazione (si disse di tre milioni di manifestanti a Roma) per la difesa dello Statuto dei lavoratori. Sull’onda di queste mobilitazioni il partito promuove un referendum per l’estensione ai lavoratori delle piccole aziende delle tutele dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che non ottiene un risultato utile perché solo il 25% degli aventi diritto va a votare.

L’insieme di questi eventi consolida nella maggioranza del gruppo dirigente la convinzione che i movimenti in atto possano giocare un ruolo nel rapporto tra il nuovo centro sinistra (Ulivo) e Rifondazione a livello programmatico e di governo. Si ripropone a livello di tattica elettorale il “vecchio” tema della scelta tra presentazione autonoma o in coalizione. Una scelta coatta, imposta da un sistema elettorale bipolare con la partecipazione ad alleanze di centro-sinistra e a governi, dimostratisi poi incapaci di produrre trasformazioni reali e sempre condizionati dai poteri economici. Scelta che si rivela inefficace, quanto quella di un posizionamento politico estraneo allo scontro fra i due poli, che porta all’esclusione dalla rappresentanza parlamentare.

L’éclatement

Nell’immediato la scelta della coalizione nelle elezioni politiche del 2006 ha un successo elettorale rilevante: 2 milioni e mezzo di voti, pari al 7,4%, 41 eletti alla Camera e 27 al Senato per Rifondazione. Un’altra volta l’esito dimostra che il partito ottiene risultati elettorali migliori quando unisce la sua partecipazione alle lotte in corso con la presenza elettorale della sinistra nel centro sinistra; era già accaduto ai tempi della desistenza. Funziona la combinazione di diversi settori di elettorato della sinistra che sottostanno alla spinta unitaria mossa dallo spauracchio del centro destra, al governo con presidenza Berlusconi. Un’esigenza avvertita che ha il suo limite nel “meno peggio”, cioè il chiudere più di un occhio verso politiche antipopolari, interne ed estere, adottate dalle forze di maggioranza del centro sinistra. Nel secondo governo Prodi che si forma, Rifondazione vi entra a pieno titolo, ma ben presto le contraddizioni tra aspettative e provvedimenti governativi stridono. È che ormai si è dentro un sistema che non nega i conflitti e le tensioni, ma li risolve al suo interno, cancellando ogni possibilità di trovare soluzioni trasformative del contesto sociale dato.

Alle elezioni politiche del 2008 la lista Arcobaleno, che riunisce Rifondazione, il Partito dei Comunisti Italiani, i Verdi ed altre forze, non supera lo sbarramento del 4%. Né vanno meglio altre due liste di fuoriusciti: Partito comunista dei lavoratori e Sinistra Critica, rispettivamente allo 0,5 e allo 0,46%.

Per la prima volta nella storia del dopoguerra la sinistra non riesce ad eleggere alcun rappresentante in Parlamento. Le ricadute sono pesanti e di lungo periodo in Rifondazione e non solo. Il gruppo dirigente si divide e il congresso del luglio 2008 conta un disaccordo quasi paritario del partito. È il tempo della demoralizzazione dei settori militanti che si erano impegnati nel progetto politico organizzativo. Calano gli iscritti: 87 mila nel 2007, 71 mila nel 2008, 37 mila nel 2009. Si prospetta una unità federativa con altre forze della sinistra radicale, si cerca di tenere assieme quel che resta dopo la sconfitta. Una parte del gruppo dirigente regge, si oppone allo scioglimento del partito, prova a ricostruire un tessuto di militanza e di partecipazione in una situazione più difficile di quella già non facile degli anni precedenti. Con la chiusura del quotidiano «Liberazione», sul finire del dicembre 2011, si conclude anche la storia di Sergio Dalmasso. Non la discussione su che cosa fare e come organizzare un soggetto politico alternativo indipendente e autonomo dal polo del centro sinistra, che prosegue e attraversa quest’ultimo decennio, per trovare una via d’uscita da una società bloccata nel cambiamento di indirizzo sociopolitico e culturale.

21 Novembre 2021

Fonte dallapartedeltorto

LA SINISTRA

Quando c’era La Sinistra di Diego Giachetti

Spesso gli storici sono portati a scegliere determinati argomenti di studio, rispetto ad altri, perché mossi consapevolmente o meno da ragioni attinenti alla propria esperienza di vita, tanto è vero che si è coniata la dizione di “storia come autobiografia”.

Raccontando di fatti specifici, collocati nelle loro circostanze storiche, nello spirito del tempo, lo storico, sovente restio a produrre memoria, ci parla alla lontana di se stesso, di eventi vissuti e formativi.

Lo confessa, con discrezione, Sergio Dalmasso (La Sinistra, una stagione troppo breve,

Edizioni Punto Rosso, Milano 2021) quando ricorda che ai tempi in cui era studente liceale aspettava l’uscita del mensile La Sinistra con interesse, ancora consapevole oggi che quella lettura gli è stata molto utile, come probabilmente lo fu a quel tempo per un’area di militanti politici in quel particolare momento storico di fine anni Sessanta, caratterizzato da importanti avvenimenti nel mondo e in Italia.

A spingere La Sinistra c’era una giovane casa editrice, la Samonà e Savelli (poi solo Savelli); essa favorì la discussione politica e teorica dando spazio, accanto alla ristampa di classici di Marx, Engels, Lenin, Trotsky, ad autori non solo di area trotskista ma di diverse sensibilità politiche e culturali del movimento operaio e della sinistra rivoluzionaria, pubblicando a caldo anche testi di Fidel Castro e Che Guevara.

La Sinistra fu un azzeccato “prodotto commerciale”.

Subito mille abbonati, destinati in breve tempo a diventare 2600, secondo quanto si leggeva nel resoconto comparso sull’ultimo numero del mensile del novembre-dicembre 1967.

Le vendite oscillavano tra le 7-8 mila copie, specie in occasione di numeri dedicati al Vietnam e all’America Latina.

Si trattava di dati che reggevano bene il confronto con altre riviste di partito come il settimanale comunista Rinascita, Mondo Operaio del Partito socialista e Mondo Nuovo del Partito socialista di unità proletaria (Psiup).

Prima rivista mensile (di questa si occupa l’autore), dall’ottobre 1966 al dicembre 1967,

poi settimanale, cessa le pubblicazioni nella primavera del 1968.

I temi dominanti della prima serie sono la guerra nel Vietnam, la situazione nei paesi dell’America Latina, la giovane rivoluzione cubana, la lotta di classe negli Stati Uniti e il black power, il contrasto Cina-Unione Sovietica, la rivoluzione culturale, il Medio Oriente.

Rispetto alla politica interna primeggiano le analisi critiche sulla partecipazione socialista al governo e la relativa programmazione economica, sul ruolo e la strategia dei sindacati nella lotta operaia, sul nuovo Psiup.

Sul piano teorico-storico studi su Gramsci e il dissenso nel Pci negli anni Trenta, su Lenin e l’imperialismo.

Vi collaborano esponenti del dissenso ingraiano maturato nel PCI, del Psiup, della sinistra sindacale Cgil, della sezione italiana della IV Internazionale, inizialmente i più convinti promotori della rivista, sia Savelli che Samonà ne fanno parte, nonché alcuni intellettuali e studiosi di fama internazionale.

La dirige Lucio Colletti, che per molti anni aveva militato nel Pci, ed era noto come teorico marxista rigoroso, di cui Dalmasso traccia impietosamente la sua successiva parabola declinante, che lo porterà, come Giulio Savelli d’altronde, nelle file berlusconiane.

Mal accolta dai comunisti, l’uscita del primo numero provoca la radiazione dal partito dell’editore Giulio Savelli, la rivista si propone di rilanciare il discorso unitario di una sinistra operaia e di classe, nella prospettiva di favorire l’incontro tra tutte le forze deluse dalle vie riformiste al socialismo di matrice socialista e comunista.

Un generoso tentativo di inserire una “terza via” politica e culturale rispetto all’operaismo e al marxismo-leninismo importato dalla Cina maoista.

Si ricava quindi un suo spazio in quella che a posteriori verrà chiamata la stagione delle riviste,

iniziata nella metà degli anni Cinquanta e in piena fioritura negli anni Sessanta, ricchi di dibattito culturale, politico, di tensioni a livello nazionale e internazionale, di rimessa in discussione di certezze e dogmi ingessati dagli anni della Guerra fredda.

Un “disgelo” di domande, di creatività, di proposte e di propositi facilitati dalla speranza di vivere in un mondo che sarebbe presto cambiato, rinnovandosi e ponendo fine a vecchie diseguaglianze, oppressioni, guerre e violenze.

Si trattò di una stagione intensa ma breve, di un’esperienza di confronto politico e di elaborazione che non trovò seguito nel biennio delle lotte studentesche e operaie di lì a venire, quando collaboratori e lettori di quella rivista si dispersero nel mare del nascente movimento studentesco per poi riaggregarsi nel variegato e vivacissimo arcipelago dei “gruppi” della nuova sinistra rivoluzionaria.

Forse questa è una delle ragioni per cui, tra le riviste di quella stagione, essa è la meno ricordata.

Benvenuto quindi lo strappo dall’oblio di Sergio Dalmasso.

4 maggio 2021

DIEGO GIACHETTI

Fonte: dalla parte del torto

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Quaderno 66

Il Quaderno numero 66 contiene il libro

A SINISTRA DI INTERNET di Giovanni Ferretti

Download “Quaderno CIPEC 66 (Libro a sinistra di Internet di Gianni Ferretti)” Quaderno-CIPEC-Numero-66.pdf – Scaricato 18167 volte – 3,84 MB

In anticipo, largo, sulla stampa cartacea – a cura del Centro Stampa della Provincia di Cuneo – si rende disponibile il quaderno cipec 66.

Contiente anche alcune recensioni del libro di Sergio Dalmasso su Lucio Libertini e un saggio di Sergio Dalmasso su Rodolfo Morandi.

Quaderno CIPEC Numero 66

Premessa, a sinistra di internet

Queste righe, lungi dal volersi ritenere complete ed esaustive, propongono un compendio degli studi relativi alle conseguenze provocate dall’impatto del digitale sulle nostre vite: scorrono sulle modifiche in atto in alcuni assetti psicologici, antropologici e sociali, e affrontano il rapporto tra digitale, economia e capitalismo del controllo, mettendo in risalto il ruolo del digitale nella creazione del consumo, del consenso e del controllo sociale.

Il testo, anche se di taglio per lo più sociologico, ha la presunzione di avanzare alcune analisi politiche; queste prendono spunto dal lavoro di diversi studiosi, alcuni dei quali potrebbero non gradire l’accostamento alla sinistra, presupposto nel titolo, soprattutto se accostata ad aggettivi quali radicale o anticapitalista 1: pur avendo provato ad essere accurato nelle citazioni, la loro selezione e il filo logico utilizzato per collegarle tra loro è ovviamente di esclusiva mia responsabilità.

Gap generazionale

Vale la pena puntualizzare che le analisi che vengono riportate e le statistiche sulle quali si basano, sono fortemente influenzate da quello che potremmo definire gap generazionale: è chiaro che l’impatto dei media digitali, soprattutto sul nostro modo di interpretare il rapporto con il nostro prossimo, è molto diverso se riferito alle generazioni Y (nati dopo il 1981, cresciuti con il web, creato nel 1991) e Z (i digital native, nati dopo 1995) o, viceversa, se osservato nelle generazioni maturate nel secolo ventesimo.

I ragazzi non leggono i giornali cartacei

Un esempio: i ragazzi di oggi difficilmente comprano giornali; quelli più sensibili sono comunque orientati a consultare giornali on-line o, più spesso, aggregatori di notizie tipo Google News.

Questo ovviamente non vale per persone che hanno più di 50-60 anni: troveremo anche tra di loro fruitori delle news on-line ma statisticamente il loro numero sarà molto meno rilevante.

Più in generale, possiamo cinicamente dire che ogni persona che muore è un fruitore di tecnologia broadcast (TV tradizionale, radio…), mentre ogni persona che nasce sarà fruitore di tecnologie di nuova generazione (streaming, podcasting, social o altro che sia o che sarà).

Nota

1 Anche se c’è da chiedersi che cosa sia una sinistra non anticapitalista.

Giovanni Ferretti

Nella foto seguente la figlia di CHE GUEVARA Aleida con Giovanni Ferretti: