Notre Dame
Lettera al Manifesto di Franco Di Giorgi
A fronte degli 800 milioni di euro raccolti nel giro di poche ore per la ricostruzione del tetto della cattedrale di Notre Dame abbiamo la conferma che a confronto delle opere create dagli uomini, specie quelle di valore sacro, l’esistenza dei corpi umani non ha alcun valore.
Oltre al cielo parigino, quelle fiamme hanno illuminato e rivelato anche questa semplice verità, che grava sull’umanità come un couvercle d’angoisse.
Un’angoscia che, certo, avevamo avvertito anche dinanzi alla demolizione dei templi siriani di Palmira o dei Buddha afghani di Bamiyan, e che temiamo possa riemergere in occasione di ogni guerra, compresa naturalmente quella che si è appena inaugurata in Libia.
Ovvio, la guerra – la Verwirrung – genera caos in un’attività distruttiva che i medesimi esseri umani non riescono ad evitare per difendere i propri interessi; determina condizioni in cui sia le opere d’arte sia le vite umane perdono improvvisamente il valore sacro che in tempo di pace i contendenti sono propensi ad attribuirvi; è quella circostanza nella quale la materia organica dei corpi umani si mischia anzi tempo con la materia inorganica delle opere d’arte; consiste insomma in quella singolare situazione nella quale tutto diventa pattume allo stesso titolo.
Quella generosa e consistente profferta viene pertanto a riconferma di quanto gli uomini sanno sin dalla loro comparsa sulla Terra: le cose (cibo, terra, oro, denaro, simboli del potere e della propria specifica identità) hanno molto più valore degli esseri umani.
E cos’è mai questa, se non la nostra vera dannazione originale, notre damnation?
sabato 20 aprile 2019