Articoli

Libertini atti convegno Pistoia

Lucio Libertini e … Un protagonista della sinistra italiana nel centesimo anniversario della nascita.

Libertini Presentazione degli Atti del convegno svoltosi a Pistoia il 2 dicembre 2022 (libro curato da Barbara Nikolava) in data 1 dicembre 2023 ore 17:00.

L’Evento Lucio Libertini atti convegno Pistoia è gratuito. Per maggiori informazioni rivolgersi ad Archivio Roberto Marini Pistoia, direttore Roberto Niccolai.

Libertini atti convegno Pistoia, venerdì 1 dicembre 2023 atti del convegno Su Lucio Libtini

Scarica la Locandina dell’evento LIBERTINI’S ELECTRONICS TOWN MEETING in formato pdf

Interventi


Roberto Niccolai

Direttore

Riferimenti organizzatori dell’evento:

Archivio Roberto Marini “Oltre il Secolo Breve”
Galleria Nazionale 9 Pistoia
Tel. 0573 766349
Sito: https://archiviomarinioltreilsecolobreve.it
Facebook: Archivio Roberto Marini
Instagram: Archivio Marini

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Quarta di copertina del libro su Libertini di Dalmasso

Lucio Libertini (Catania 1922 – Roma 1993) ha militato, dall’immediato dopoguerra alla morte, nella sinistra italiana, da una corrente socialista minoritaria alla sinistra socialdemocratica, dall’eresia dell’USI di Magnani e Cucchi alla sinistra socialista, dall’eretica collaborazione con Panzieri al PSIUP, dal PCI a Rifondazione comunista.

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(Recensione Libertini su Le Monde diplomatique di Alessandro Barile:)

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Al di là delle banali accuse di essere uno “scissionista”, un “globe trotter della politica”, Libertini rivendicava una coerenza, una continuità davanti ai tanti che avevano modificato non sigle di partito, ma posizioni e scelte ideali, sostenendo una fedeltà ai propri riferimenti sociali e una linearità, nel doppio rifiuto dello stalinismo e della compromissione socialdemocratica.

Attivismo di Libertini

Il suo grande attivismo, le capacità giornalistiche espresse da “Iniziativa socialista” a “Risorgimento socialista”, da “Mondo operaio” all’“Avanti!”, da “Mondo nuovo” a “Liberazione”, la intensa produzione di testi, sempre legati alla contingenza politica, ma molto spesso di prospettiva (per tutti le “Tesi sul controllo” e “Due strategie”) hanno fatto di lui, per anni, un riferimento importante.

Se molte delle formazioni in cui ha militato sono oggi sconosciute ai più, sommerse nelle infinite scissioni, divisioni e rimozioni della sinistra, alcune tematiche mantengono una specifica attualità: la ricerca di una via autonoma e non subordinata; il legame costante con la classe; la necessità di un protagonismo della stessa espressa dai suoi strumenti di controllo e di auto organizzazione; una lettura dei temi internazionali che esca dai limiti del campo e dello stato-guida.

Il libro Libertini

Il testo passa in rassegna “eresie” dimenticate, dibattiti, scelte generose anche se minoritarie, figure della sinistra maggioritaria e di un’altra sinistra (Magnani, Codignola, Maitan, Panzieri, Ferraris) sconfitta ed emarginata, con opzioni differenti, ma capace di analizzare la realtà nazionale e internazionale, le sue trasformazioni, le prospettive.

Attraverso il percorso di Lucio Libertini, il testo ripercorre mezzo secolo di storia, di successi, errori, scacchi, potenzialità, speranze, occasioni mancate dell’intera sinistra italiana.

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(Quaderno CIPEC numero 67 contenente gli interventi di Lucio Libertini al consiglio regionale del Piemonte 1975-1976:

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Demoni di Danilo Zannoni è il titolo del Quaderno CIPEC N. 71 di novelle pubblicato on line.

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Demoni di Zannoni Quaderno CIPEC N. 71
Stralcio dell’introduzione al Quaderno 71 di Sergio Dalmasso.

“Danilo scriveva novelle (e non solo). Vi era il ricordo della sua gioventù, del DAMS, della passione per il teatro (era stato fondatore di una esperienza locale), la critica alla gestione del teatro “ufficiale”.

Fra le tante idee, aveva espresso più volte quella di organizzare cicli di film (in quale sala, con quali mezzi?). L’aspetto letterario si legava inevitabilmente alla passione politica.

Dietro ad ogni racconto era facile cogliere la critica morale, l’attenzione al disastro climatico, l’amarezza per l’aggravarsi delle differenze sociali e la decadenza morale complessiva.
I racconti comparivano on line, frequentemente.

Poi, la decisione di leggere in pubblico alcuni racconti. Nasceva una “compagnia di giro”: Danilo, Antonella e Cristina leggevano le novelle, Rosario cantava, con la chitarra, le sue canzoni. A me toccava introdurre, cercare di legare i vari brani e testi. Serata splendida al circolo PRC della Val Polcevera, nel piccolo cortile, poi a Genova, Savona, al circolo ARCI di Ceriale.
Proponevo a Danilo di pubblicare i testi, pur nella versione spartana dei quaderni CIPEC. Ne era contento. I tempi erano un po’ lunghi. Nel frattempo, mi mandava altre novelle, dicendomi che forse erano migliori delle precedenti. Sono rimaste in attesa sino ad oggi.

All’uscita del quaderno (il numero 65), eravamo partiti da Genova, lui, Antonella ed io per andarlo a ritirare alla tipografia di Cuneo. Eravamo passati alla locale sede di Rifo, accolti come vecchi amici, invitati a pranzo sulla terrazza della sede (era una giornata di sole). Danilo aveva firmato le copie.”

Dodicesima disposizione Costituzione italiana

Il libro Dodicesima disposizione è stato presentato al Circolo Prc di Grosseto in una bella iniziativa con Sergio Dalmasso (coautore) il 4 dicembre 2022.

LIBRERIA POPOLARE DEL FORUM CITTADINI DEL MONDO
PROMOZIONE DEL LIBRO :

“Dodicesima disposizione”

– Di AAVV – Coordinatore Raul Mordenti
– A cura del Dipartimento antifascismo del Partito della Rifondazione Comunista

Dodicesima disposizione libro copertina
Video del Convegno dell’incontro al circolo PRC di Grosseto sul libro Dodicesima disposizione:

Parte prima:

Seconda parte:

Libri sui crimini fascisti in Italia Dodicesima disposizione libro

Canale YouTube Sergio Dalmasso

Il Canale YouTube di Sergio Dalmasso è una preziosa risorsa che offre un affascinante viaggio nel mondo della storia, della politica e della cultura attraverso gli occhi dello stimato storico. Con ben 86 video (attualmente), il canale si presenta come un archivio ricco di conoscenze, in cui Sergio Dalmasso presenta i suoi nuovi volumi, esplora i Quaderni del CIPEC e approfondisce l’attualità del pensiero di figure iconiche come Antonio Gramsci e Rosa Luxemburg, Che Guevara e altre figure importanti per il movimento operaio.

Gli spettatori avranno l’opportunità di immergersi nelle riflessioni di Dalmasso sulla storia politica italiana e internazionale, con particolare attenzione a eventi cruciali come i cento anni dalla Rivoluzione Russa. Le presentazioni di nuovi volumi offrono uno sguardo privilegiato sulle idee fresche e gli approfondimenti dell’autore, contribuendo a rendere accessibile un sapere di grande valore.

Il canale non si limita a trattare solo di teoria politica, ma esplora anche il patrimonio culturale italiano attraverso la lente di figure come il poeta Rocco Scotellaro.

La varietà di argomenti presenti nei video crea un ambiente educativo e informativo che copre una vasta gamma di temi, contribuendo così a una comprensione più profonda della storia e della società.

Sergio Dalmasso emerge come una guida autorevole, fornendo non solo informazioni storiche accuratamente documentate, ma anche interpretazioni illuminate che stimolano la riflessione critica.

Raccolta firme Unione Popolare, Gianni Ferretti segretario provinciale Genova di Rifondazione Comunista intervistato da FivedabliuTV il 13 agosto 2022 sulla lista Unione Popolare con Luigi De Magistris.

Elezioni politiche, Unione Popolare punta a salario minimo e patrimoniale

 

 

Raccolta firme Unione Popolare Genova, Gianni Ferretti e Guevara figlia del CHE

Intervista a Gianni Ferretti in Fivedabliu, Raccolta firme Unione Popolare

Nella foto Giovanni Ferretti e Aleida Guevara figlia del CHE Guevara, video intervista sulla Raccolta firme per presentare la lista UP alle elezioni politiche del 2022, a Genova,

https://fivedabliu.it/2022/08/13/elezioni-politiche-unione-popolare-punta-a-salario-minimo-e-patrimoniale/

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Quaderno CIPEC 66

Gianni Ferretti segretario provinciale di Rifondazione Comunista è anche l’autore di, un attuale e interessante, libro intitolato: a sinistra di internet pubblicato nel quaderno CIPEC numero 66 che si può scaricare di seguito:

Download “Quaderno CIPEC 66 (Libro a sinistra di Internet di Gianni Ferretti)” Quaderno-CIPEC-Numero-66.pdf – Scaricato 18816 volte – 3,84 MB

Luciana Toselli Cuneo per i beni comuni

Amministrative 12 giugno 2022. Questa domenica si vota a Cuneo e sono candidato in Consiglio Comunale per la lista Cuneo per i Beni Comuni.
Il nostro programma è in continuità con quanto proposto 5 anni fa con la mia candidatura a Sindaco.
Questa volta abbiamo provato a costruire una coalizione più ampia attorno alla figura di Luciana Toselli, che ringrazio per il lavoro svolto in questi anni in consiglio comunale e per l’impegno dato in campagna elettorale.

Il programma elettorale

Il nostro programma è fortemente centrato sulle questioni sociali e ambientali, gli anni della pandemia ed ora della guerra ci dimostrano che è urgente intervenire a favore del territorio, dei servizi pubblici e dei beni comuni.
Nel mio piccolo ho provato a dare il mio contributo, se volete/potete darmi il vostro voto lo raccolgo come segno di fiducia e sostegno alle battaglie che ho portato avanti.
Diversamente la nostra Lista ha donne e uomini validə, compagne e compagni che da tanti anni sono l’esempio dell’alternativa che immaginiamo per la nostra città.
Forza che possiamo farcela, vi voglio bene.
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Paolo Ferrero e la deputata Simona Suriano chiudono la campagna elettorale a Cuneo a sostegno della lista Cuneo per i beni comuni.

Paolo Ferrero, Cuneo 10 giugno 2022 con la militante del PRC Nadia Revello a fine manifestazione di chiusura della campagna elettorale a sostegno della lista Cuneo per i Beni Comuni.

Paolo Ferrero assime ai compagni di Cuneo per i beni comuni

Foto di un gruppo di militanti nella sede cuneese del PRC amministrative Cuneo 2022.

Circolo PRC Cuneo amministrative 12 giugno 2022

Fonte Facebook, 10 giugno 2022
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La lista Cuneo per i beni comuni ha avuto oltre il 16% dei voti validi, una bella, coerente e positiva esperienza premiata dall’elettorato.

Il primo maggio 2022 a Torino

Fausto Cristofari, segretario provinciale PRC-SE sul Primo Maggio a Torino: “E’ stata una giornata di lotta per la Pace e contro il governo del carovita”; Partigiano Cottino al primo maggio.

Un grande spezzone pacifista ha caratterizzato la manifestazione di Torino, dove si è tornati a sfilare su via Po e via Roma dopo due anni di interruzione.

Rifondazione Comunista era presente, con lo slogan: Giù le armi, Su salari e spesa sociale!

Partigiano Cottino al primo maggio Rifondazione Comunista

Partigiano Cottino al primo maggio

“Una grande mobilitazione – continua Cristofari – nonostante l’ennesima provocazione poliziesca che, senza motivo alcuno, ha voluto dividere violentemente il corteo.

A questa provocazione Rifondazione Comunista ha risposto rivendicando l’unità del corteo del primo maggio contro la guerra e il governo che la sostiene, condannando l’intervento della polizia, con le parole del partigiano Gastone Cottino, concluse scandendo lo slogan: ora e sempre Resistenza!

Da questo primo maggio deve partire un grande movimento popolare contro la Guerra e per impedire che i costi di guerra e sanzioni vengano fatti pagare ai lavoratori e ai ceti popolari!”

1 maggio 2022

Fonte: Rifondazione Comunista Torino – facebook.

Maurizio Acerbo segretario nazionale Rifondazione ComunistaCi hanno tolto il 2 per 1000. Una palese ingiustizia

Acerbo tolti i finanziamenti pubblici – Care compagne e cari compagni,

con grande amarezza vi comunichiamo che il nostro partito è stato escluso per l’anno in corso dalla possibilità di beneficiare delle risorse del 2×1000.

Purtroppo non potrete destinare nella vostra dichiarazione dei redditi il 2×1000 come avete fatto in tante/i negli anni scorsi e, per le stesse ragioni, non potrete nemmeno portare in detrazione le erogazioni liberali effettuate nel 2021.

Per il nostro partito è un duro colpo, visto che negli ultimi anni eravamo risultati al quarto posto per numero di contribuenti che ci hanno scelto.

Paradossalmente, eravamo agli ultimi posti per quantità di finanziamento ricevuto; questo grazie a un meccanismo discriminatorio che, di fatto, distribuisce risorse pubbliche sulla base del censo.

Il nostro è, infatti, un partito della classe lavoratrice e di popolo, quindi più apprezzato tra le persone a basso reddito.

PERCHE’ SIAMO STATI ESCLUSI DAL 2 PER MILLE

La nostra esclusione è una palese ingiustizia, conseguenza del progressivo restringimento degli spazi democratici.

La legge che regola il finanziamento pubblico è una legge ingiusta che esclude i partiti che non hanno eletto in parlamento, cosa che non accade in altri paesi come la Germania.

Segnaliamo che da anni votiamo con leggi incostituzionali che penalizzano le liste che non sono interne ai due poli principali.

Negli anni scorsi eravamo riusciti a ottenere comunque entrambi i benefici – 2×100 e detrazioni fiscali – grazie alla norma che prevede che vi possano accedere anche i partiti che possono contare almeno su una componente nel gruppo misto di una delle due camere.

Purtroppo a escluderci è giunta la determinazione, prima della giunta per il regolamento del Senato e poi del Presidente della Camera, di restringere arbitrariamente il riconoscimento di nuove componenti parlamentari.

In sintesi, hanno deciso di non riconoscere le componenti non corrispondenti a una lista presente alle ultime elezioni politiche.

Grazie a questo orientamento arbitrario è diventato di fatto inesigibile per noi il diritto che la legge ci riconosceva.

Il gruppo di deputate che hanno presentato la richiesta di costituire la componente entro i termini non ha ricevuto risposta se non dopo che ha aderito anche Potere al popolo col cui simbolo ci eravamo presentati nel 2018.

Inutile era risultata la presentazione che attestava che Pap era allora una coalizione di cui facevano parte vari partiti tra cui Rifondazione.

Purtroppo il riconoscimento della nostra Componente “Manifesta” è arrivato solo quando era troppo tardi per essere ammessi per questo anno mentre ci darà la possibilità di accedere per quello prossimo.

La decisione di restringere gli spazi di democrazia parlamentare si aggiunge all’oscuramento mediatico che subiamo da anni e alle leggi elettorali incostituzionali che hanno penalizzato le voci fuori dal bipolarismo.

CAMPAGNA STRAORDINARIA DI SOTTOSCRIZIONE

Questa grave discriminazione antidemocratica rende drammatica la nostra situazione economica, costituendo il 2×1000 e le sottoscrizioni le nostre principali entrate insieme a quelle derivanti dal lavoro militante e dal tesseramento.

Per fronteggiare questa emergenza abbiamo lanciato una campagna di sottoscrizione straordinaria sulla quale invitiamo tutte le compagne e i compagni ad impegnarsi.

Non ci rivolgiamo soltanto alle iscritte e agli iscritti per un contributo.

Chiediamo un sostegno economico – piccolo o grande che sia – a chi condivide le nostre lotte.

Ci rivolgiamo anche a chi non la pensa come noi ma ritiene che l’esistenza di un partito che non si rassegna all’esistente e che continua ad andare “in direzione ostinata e contraria” sia una risorsa per la democrazia nel nostro paese.

Sostenere Rifondazione Comunista serve a dare forza a un partito che lavora per la ricostruzione, nel nostro Paese, di una sinistra che sia effettivamente tale per valori, programmi, comportamenti.

Chiediamo un contributo – da ciascuno secondo le proprie possibilità – per un partito che lotta per la pace, i diritti civili e sociali, l’ambiente, per l’attuazione della Costituzione, contro le politiche neoliberiste portate avanti dai governi di centrodestra e centrosinistra, contro ogni forma di discriminazione, razzismo e fascismo.

Siamo presenti in tutte le lotte e nei movimenti.

Nelle nostre sedi, in tutto il territorio nazionale, pratichiamo la solidarietà attiva e il mutualismo, diamo spazio a realtà che altrimenti non lo avrebbero. Facciamo politica pulita senza sponsor ricchi e potenti.

Chiediamo un contributo per un partito che, dall’opposizione, cerca di costruire una forza unitaria e plurale dell’alternativa nel nostro paese.

Siamo un partito povero ma che non si è mai arreso e omologato.

Chiediamo a tutte e tutti di fare uno sforzo solidale.

Grazie in anticipo, compagne e compagni!

Maurizio Acerbo, segretario nazionale

Vito Meloni, tesoriere nazionale

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COME SOTTOSCRIVERE

tramite bonifico sul cc intestato al PRC-SE al seguente IBAN:
IT74E0501803200000011715208 presso Banca Etica.
collegandoti al sito www.rifondazione.it e seguendo le istruzioni
con cellulare tramite l’app Rifondazione (scaricabile da Google Play o da App Store)
attivando un RID dalla pagina
http://web.rifondazione.it/home/images/2017/modulo_sepa2017i.pdf

Ricordiamo che le sottoscrizioni eseguite con la causale “erogazione liberale a favore di partito
politico” potranno essere detratte con la dichiarazione dei redditi del prossimo anno.

 

Pubblicato il 13 apr 2022:

Fonte: http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=50226

 

Rifondare è difficile, fonte, http://www.comune.bologna.it/iperbole/asnsmp/rifondaredifficile.html

Rifondare è difficile

Sergio Dalmasso, Rifondare è difficile. Rifondazione comunista dallo scioglimento del PCI al “movimento dei movimenti”, Torino, Edizioni Centro di Documentazione di Pistoia e CRIC, 2002

Dieci anni dopo la nascita di Rifondazione Comunista giunge puntuale il libro di Sergio Dalmasso sulla storia del partito che ricostruisce, con la pazienza verso i fatti

che si dovrebbe pretendere sempre dagli storici, i passaggi politici più importanti di questa vicenda inserendola nella cornice nazionale e internazionale. Un’opera meritevole, la prima che affronta in termini esaurienti e complessivi l’intero percorso compiuto in questo decennio denso di avvenimenti nazionali e internazionali che hanno accompagnato la nascita e il percorso del PRC.

Poco finora si è scritto sul PRC e la sua storia, e quel poco è stato spesso stimolato da bisogni di affermare la propria identità politica che hanno stravolto quella che è la serena, per quanto possibile ai contemporanei, ricostruzione dei fatti e delle loro successioni intrinseche.

Nell’introduzione l’autore cita due di questi esempi: il libro dei fratelli Diliberto, Oliviero e Alessio, La fenice rossa (Robin, 1998), e quello di Alessandro Valentini, La vecchia talpa e l’araba fenice (Città del sole, 2000), entrambi testi di “storia militante” di una stessa corrente, quella cossuttiana, spaccatasi in due dopo la scissione operata da Cossutta e Diliberto nel 1998. L’attuale segretario del PdCI e suo fratello promettevano in quarta di copertina di svelare la “storia segreta della nascita del PRC. Gli antefatti, gli incontri clandestini, chi era dentro, chi era fuori. I documenti riservati, gli appunti dei capi”.

La pubblicazione offriva il pretesto ad Alessandro Valentini per mettere mano a carte e documenti e scrivere un saggio al fine di confutare imprecisioni, inesattezze e superficialità contenute nell’opera dei fratelli Diliberto, i quali avrebbero prodotto, secondo il parere di Claudio Grassi, “un piccolo bignami dell’opportunismo” («Liberazione», 5 febbraio 2000).

Fuori di quest’ambito, tutto interno alla ricostruzione della storia della corrente cossuttiana e del suo ruolo giocato nella fondazione del PRC, si muove il lavoro di Dalmasso che ha come scopo primo l’esposizione e la narrazione dei fatti e degli eventi. Il libro inizia delineando la crisi interna che lacera il PCI prima del cambiamento del nome, il sorgere delle correnti (fenomeno maledetto e combattuto come “frazionismo” nei decenni precedenti) che costituirono il Movimento per la Rifondazione Comunista e il PRC nel corso del primo congresso del 1991.

Prosegue analizzando il dibattito interno al partito, sempre vivace e prolifico, soprattutto in concomitanza con le varie assisi congressuali, la prima vittoria delle destre nel 1994, il passaggio da Berlusconi al governo dell’Ulivo e la desistenza elettorale praticata dal PRC nelle elezioni del 1996, la rottura successiva col governo Prodi del 1998, la scissione dei comunisti italiani, il difficile riposizionamento del partito, la seconda vittoria delle destre e al ritorno di Berlusconi a capo del governo, i fatti di Genova del luglio 2001 e, infine, il dibattito attorno alle tesi dell’ultimo congresso.

Capitolo dopo capitolo sono raccontate le vicende che hanno attraversato, tra slanci, delusioni e scissioni, la storia di questo partito nato dalla crisi del PCI e, più in generale, dei partiti italiani i quali, nel 1991, stavano per essere travolti da tangentopoli.

Il termine Rifondare connotava già fin dall’inizio l’intenzionalità dell’opera. Non si trattava di ricostruire il partito comunista, ma di rifondarlo, considerando in ogni modo conclusa quell’esperienza nata e sorta in un arco storico del secolo 900 che, con la fine dell’URSS (1991), stava esaurendosi.

La stessa chiusura della formula PCI era l’espressione delle trasformazioni strutturali, politiche e culturali della società italiana negli anni Ottanta e della crisi in cui precipitava il movimento dei lavoratori dopo l’ascesa degli anni Settanta, che si accompagnava all’inadeguatezza della strategia del compromesso storico e dei governi di solidarietà nazionale nel garantire un processo di trasformazione dei meccanismi statali e capitalistici.

Un pezzo di storia nazionale che si affiancava alla destrutturazione dell’equilibrio internazionale stabilito ai tempi della guerra fredda, provocato dalla crisi e dalla caduta dei regimi cosiddetti socialisti. Il crollo del muro di Berlino e quella dell’URSS rappresentavano per i comunisti italiani la fine di un’epoca che si era aperta a Yalta con la spartizione del mondo in zone d’influenza. Infine, si delineava una ridisegnazione del funzionamento del capitalismo internazionale che apriva la via alla globalizzazione dell’economia.

 
Per anni la politica del PCI aveva dovuto tener conto della convergenza di tre grandi variabili: la presenza dei movimenti di massa, la politica estera della direzione sovietica e gli interessi specifici di autoconservazione degli apparati di partito.

Alle soglie degli anni Novanta, la dinamicità dei movimenti di massa era molto ridimensionata, l’URSS scompariva dallo scenario internazionale, rimanevano gli interessi specifici di un ceto politico e degli apparati di partito che provavano a giocare la carta della ricollocazione in un “nuovo mercato” politico liberandosi di un nome e di una tradizione che giudicavano conclusa e ingombrante. Un’operazione non facile nel breve e nel lungo periodo, ne sono d’esempio le ultime sfortune elettorali dei Democratici di Sinistra; così come non era semplice rifondare il comunismo.

Superato, non senza difficoltà, l’atteggiamento di chi pensava che tutto fosse come prima, una volta scrollatosi di dosso la polvere provocata dal crollo del muro di Berlino, iniziava un difficile cammino in un contesto sociale e politico che non facilitava certo l’impresa.

Non a caso e opportunamente, fin dal titolo, siamo avvertiti della difficoltà insita nell’opera intrapresa; rifondare è stato ed è difficile perché il processo politico di costruzione del partito avviene in un quadro nazionale e internazionale segnato, nell’ultimo decennio, da una netta inversione dei rapporti di forza tra le classi a tutto vantaggio di quelle dominanti, sotto il segno del nuovo imperialismo nella versione modernissima della globalizzazione.

Una rifondazione che cerca di combinare resistenza e offensiva politica, che deve fare i conti con le lotte e la pratica quotidiana per tenere in vita il partito e la ricerca teorica e ideologica, indispensabile in una situazione storica e politica completamente nuova rispetto agli assetti che regolavano il mondo dopo la seconda Guerra mondiale.

Un partito e una rifondazione che hanno dovuto imparare a rapportarsi con sedimentazioni di culture politiche non sempre omogenee tra loro, perché provenienti da forme organizzative e ideologiche diverse, di cui Dalmasso segnala citando riviste e appartenenze, il contributo, a volte critico, apportato. Un processo di ricostruzione politica e organizzativa che ha comportato, in determinati e difficili passaggi, rotture, lacerazioni nei gruppi dirigenti e nella base.

Un libro da cui partire per capire la storia del PRC, riflettere sulle vicende accadute per cominciare a trarre un bilancio; un libro che si spera sia di stimolo anche alla riflessione storica, alla ricerca, alla nascita di una memoria collettiva del proprio passato, feconda di identità, solidarietà e appartenenza; in questo senso, fa ben sperare la decisione finalmente presa, come si è letto su «Liberazione» nei giorni del quinto congresso, di costituire un archivio centrale che raccolga tutti i materiali e i documenti prodotti dal partito e dalle sue varie sensibilità e/o tendenze.

Aprile 2002

Diego Giachetti

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Il libro è stato ristampato nel 2005 nel Quaderno CIPEC 31

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Primo capitolo del libro sulla storia del secondo decennio di Rifondazione Comunista, autore Sergio Dalmasso.

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Sergio Dalmasso nuovo segretario regionale del PRC Liguria

Dalmasso classe 1948, cuneese di nascita e genovese di adozione, è un insegnante di lettere in pensione che milita nel Partito della Rifondazione Comunista dalla sua fondazione

Dalmasso Segretario Regionale LIGURIA

Questa mattina si è riunito il nuovo comitato politico regionale ligure del Partito della Rifondazione Comunista, organismo eletto durante lo scorso congresso regionale del 27 Febbraio, con all’ordine del giorno l’elezione del nuovo segretario.

Il parlamentino del PRC ligure ha eletto Sergio Dalmasso nuovo segretario regionale.

Sergio, classe 1948, cuneese di nascita e genovese di adozione, è un insegnante in pensione che milita nel Partito della Rifondazione Comunista dalla sua fondazione, ha ricoperto incarichi politici come segretario provinciale della federazione di Cuneo all’inizio degli anni ’90 e degli anni 2000; ed istituzionali in qualità di consigliere comunale a Boves, Cuneo e come consigliere provinciale; mentre dal 2005 al 2010 è stato consigliere regionale per la Regione Piemonte.

In questi ultimi anni, all’attività politica ha accompagnato quella divulgativa in quanto autore di diversi saggi e riviste sul movimento operaio, quali i quaderni del Centro di Iniziativa Politica e Culturale, i libri su Lelio Basso, Rosa Luxemburg e Lucio Libertini, o quelli sulla storia del Partito della Rifondazione Comunista dalla sua fondazione sino agli anni più recenti.

Tutto il partito ligure fa gli auguri a Sergio di buon lavoro!

Fonte: Comitato Ligure del Partito della Rifondazione Comunista

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Dieci anni di Rifondazione Comunista raccontati da Sergio Dalmasso

di Franco Ferrari

24/11/2021

Sergio Dalmasso prosegue da anni il suo prezioso impegno di ricostruzione di aspetti più o meno noti delle vicende della sinistra italiana con una particolare attenzione a tutte quelle correnti che vanno dal socialismo di sinistra al dissenso comunista e alla nuova sinistra sorta negli anni sessanta.

Lo sguardo è quello di chi, pur essendo anche militante, riesce ad osservare gli eventi, le idee, i personaggi con il giusto distacco critico, senza farsi coinvolgere dal desiderio di tifare per l’uno o per l’altro.

Morto Paolo PietrangeliUn addio a Paolo Pietrangeli

Tra gli “oggetti” a cui ha dedicato la propria attenzione vi è anche il Partito della Rifondazione Comunista.

Dopo un precedente lavoro (Rifondare è difficile) (ndr, ripubblicato nel quderno CIPEC numero 31) nel quale aveva seguito le premesse della nascita del PRC, maturate già nella storia finale del Partito Comunista Italiano, fino all’emergere del movimento “altermondialista” all’inizio del nuovo millennio, ora ne riprende la storia e la ricostruisce per un ulteriore decennio.

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Il nuovo libro, pubblicato da RedStarPress (pp. 303, € 22,00) si intitola semplicemente Rifondazione Comunista ed è aperto da due interventi di Roberto Musacchio e Giovanni Russo Spena.

(ndr, Gratis il primo capitolo sulla storia di Rifondazione Comunista:)

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Se l’inizio si riallaccia alla fine del testo precedente, Dalmasso ha scelto come termine quel 31 dicembre 2011 che sancì, dolorosamente, la chiusura del quotidiano Liberazione.

Nella ricostruzione di vicende ancora aperte (non quella del quotidiano, ma quella del Partito) scegliere un punto di finale è necessario, ma pone anche qualche limite, nel momento in cui alcuni degli eventi raccontati hanno prodotto conseguenze anche in una fase che fuoriesce dall’arco temporale del libro.

D’altronde è questo uno degli effetti ineliminabili nel fare storiografia di eventi ancora così vicini e (fortunatamente in questo caso) non ancora conclusi.

rifondazione comunista storia sergio dalmasso

La scelta di far concedere la fine della storia raccontata con la cessazione del quotidiano del PRC è forse legata (supponiamo) al venir meno del principale strumento di lavoro, grazie al quale l’autore ha potuto ricostruire le prese di posizione del partito ed anche gran parte del suo dibattito interno che poi, in Rifondazione, tanto interno non è mai stato.

Dalmasso dichiara apertamente, nel capitoletto conclusivo, di aver voluto innanzitutto “raccontare i fatti specifici” del decennio, lasciando ad altri esprimere posizioni critiche, interpretative o “ricette per l’avvenire” (che tutti vorremmo avere ma che forse, in questo momento, nessuno ha).

Un lavoro più ampio avrebbe forse richiesto di ricorrere, per quanto le testimonianze vadano sempre prese con la dovuta prudenza, alla memoria diretta dei protagonisti e avrebbe forse aiutato ad arricchire la valutazione dei passaggi nodali del decennio, un utilizzo più ampio degli studi di taglio politologico o sociologico che, pur non abbondanti, sono comunque disponibili.

Alcuni citati dall’autore, come i lavori di Bertolino e De Nardis, altri no, forse perché inseriti in testi non specificamente dedicati al PRC (come Damiani e Ignazi) o non disponibili in italiano come i capitoli dedicati a Rifondazione all’interno di ricerche che esaminano l’insieme della sinistra radicale in Europa (Chiocchetti, Newell, Hudson, Broder tra gli altri).

Il decennio ricostruito da Dalmasso è stato largamente dominato dalla leadership di Fausto Bertinotti, che è stato segretario del PRC fino al 2006, al momento in cui ha assunto il ruolo di Presidente della Camera dei Deputati.

Anche da questa postazione istituzionale ha continuato a influire sulla politica del partito fino alla rottura provocata dalla sconfitta della Sinistra-l’Arcobaleno e poi la divaricazione incomponibile prodottasi con il successivo Congresso di Chianciano del 2008.

Quali sono stati i tratti caratterizzanti la direzione di Bertinotti? Innanzitutto un tentativo molto forte di rinnovare la cultura politica di Rifondazione Comunista.

Questo obbiettivo si è espresso con la decisione di sostenere e partecipare attivamente al cosiddetto “movimento dei movimenti”, la prima mobilitazione di massa a livello mondiale che ha messo in discussione l’egemonia liberista e la sua proiezione globale.

Questo movimento, da Seattle a Genova a Firenze, si è poi innestato con la netta collocazione contro la guerra in Irak e si è dato una forma organizzativa nello schema dei Social Forum.

Sul piano teorico Bertinotti ha cercato di individuare un asse nell’adozione della teoria della nonviolenza, vista come passaggio per una revisione dell’idea del potere, all’interno di una sostanziale archiviazione di gran parte dell’esperienza storica del movimento operaio e comunista del novecento.

Veniva in sostanza individuata la necessità di mettere in atto delle cesure ideologiche e simboliche (non solo nei confronti dello stalinismo) e di costruire una nuova strumentazione per rilanciare una forza politica antagonista a partire dai due punti cardine: l’opposizione al liberismo e alla guerra.

Per far questo era necessario rivedere anche la struttura organizzativa del partito introiettando alcuni degli elementi apportati dalle teorie elaborate dai “nuovi movimenti sociali” (femminismo, ambientalismo, ecc.).

Questa revisione ha portato la direzione di Bertinotti a considerare inevitabile un superamento di Rifondazione Comunista, come ricostruisce Dalmasso, prima attraverso la cosiddetta “sezione italiana della Sinistra Europea” e poi, sull’onda dei mutamenti in atto nel sistema politico (formazione del PD veltroniano con “vocazione maggioritaria” e superamento della coalizione di centro-sinistra) per dar vita ad un nuovo soggetto di sinistra. Questa nuova formazione veniva sollecitata dalla confluenza elettorale dei vari soggetti politici esistenti a sinistra del PD ma veniva azzoppata dal catastrofico risultato elettorale del 2008.

Questa prospettiva strategica, che si sviluppava con una certa coerenza di fondo, si intrecciava con una svolta politica tale da determinare la partecipazione del PRC all’Unione (vasta ed eterogenea coalizione di centro-sinistra) e poi al governo diretto da Romano Prodi. L’idea portante era che lo sviluppo dei movimenti anti-liberisti dell’inizio del nuovo millennio richiedesse una rappresentanza politica in sede istituzionale (Parlamento e Governo) e che a loro volta, la presenza di questi stessi movimenti potesse modificare i rapporti di forza all’interno della coalizione tra forze moderate e forze radicali.

La decisione di partecipare al governo costituiva un indubbio ripensamento rispetto a quanto veniva detto da Bertinotti in occasione del quinto Congresso del 2001 (e citato da Dalmasso a pag. 42) sulla natura “rifondativa” della precedente rottura con Prodi.

Una cesura anche con quella che veniva considerata come “l’eredità togliattiana”. Interpretata questa (in modo riduttivo, a mio modesto parere) come individuazione del terreno del governo come ambito prioritario dell’agire politico mentre si doveva puntare a spostare l’attenzione “dal piano politico parlamentare a quello politico-sociale”.

La scelta di partecipare al governo Prodi è stata quella su cui più si sono appuntate le critiche e le autocritiche successive, sia interne che esterne al PRC.

Un altro elemento sul quale è stata rivendicata da Bertinotti una rottura con la tradizione dominante del PCI ha riguardato il cosiddetto metodo del “rinnovamento nella continuità”, considerato inadeguato a far fronte ai mutamenti della società e del rapporto tra società e politica che richiedeva invece delle rotture radicali.

La fase della leadership di Bertinotti è quella che, essendosi conclusa, permetterebbe una riflessione complessiva più approfondita e anche meno condizionata dai conflitti del tempo. Il libro di Dalmasso offre molti elementi di fatto su cui poterla costruire.

Un bilancio non dovrebbe essere solo misurato sull’esito della sconfitta della lista elettorale del 2008 ma misurarsi con i diversi aspetti della direzione di fondo perseguita dall’ex leader di Rifondazione.

A me pare che alcune scelte mantengano una loro validità: 1) la netta rottura con lo stalinismo; 2) la decisione di essere pienamente interni al movimento altermondialista dei primi anni 2000; 3) l’impulso determinante a dar vita al Partito della Sinistra Europea.

Mentre vedrei molto più criticamente un eccesso di foga liquidatoria verso le esperienze politiche del Novecento come anche, nella gestione del partito, una personalizzazione molto spinta della leadership (pur in presenza di una indubbia dotazione di carisma spendibile nel dibattito pubblico) che non ha aiutato a radicare nel senso collettivo alcune acquisizioni positive di cultura politica.

Lo stesso rapporto con i movimenti dai quali sarebbe dovuto emergere una nuova leva di dirigenti politici tale da rinnovare ed allargare il partito è rimasta una vicende irrisolta e nella quale si sono evidenziati anche non pochi limiti e contraddizioni.

Congresso di Chianciano del 2008

Dalmasso ricostruisce con molto scrupolo le vicende successive alla sconfitta elettorale, con il Congresso di Chianciano del 2008 che portò ad una spaccatura verticale di Rifondazione Comunista aprendo una lunga crisi non solo di quel partito ma dell’intera sinistra radicale.

Le ragioni del conflitto fra la componente raccolta attorno a Vendola e le varie anime e correnti che poi si raccoglieranno nell’elezione di Ferrero a Segretario, si concentravano su un punto principale: se la costruzione di un’aggregazione della sinistra radicale dovesse portare al superamento di Rifondazione Comunista per dar vita ad un nuovo soggetto politico o dovesse assumere una forma federativa.

Una scelta che implicava anche un problema di identità, presumendo da un lato la necessità di un partito che si definisce “comunista” dall’altro la possibilità di far confluire e diluire questa identità in un partito che non sia più tale.

Successivamente alla divisione tra PRC e SEL si è andata anche consolidando una diversa visione rispetto alla partecipazione o meno ad una nuova coalizione di centro-sinistra.

La parte finale del libro di Dalmasso è quindi dedicata alla scissione “al rallentatore” che portò alla fuoriuscita di chi diede vita a SEL (“ancora una scissione” è il titolo sconsolato del capitolo che ne ricostruisce i passaggi) e poi alla formazione della “Federazione della Sinistra”, per la quale l’autore prende atto che “non decolla” e tutti sappiamo quale ne sia stato l’esito finale.

Il Partito uscito da Chianciano fortemente indebolito, individuava tre assi principali:

1) quello della costruzione federativa di un soggetto unitario di sinistra, in piena autonomia dal PD;

2) l’idea del “partito sociale” attraverso il quale si è ritenuto di poter spostare il centro dell’azione dalla rappresentanza istituzionale alla costruzione di forme di solidarietà e di mutualismo;

3) il passaggio da una gestione di maggioranza degli esecutivi del partito ad una condivisa tra tutte le correnti o frazioni.

La fase avviata con il Congresso di Chianciano, che è poi una fase di crisi e frammentazione della sinistra radicale, è ancora aperta e quindi va molto oltre l’arco temporale trattato dall’autore.

Anche in questo caso sarebbe necessario provare a tracciare un bilancio adeguato che non sia né liquidatorio, né consolatorio.

E’ fuor di dubbio che il contesto sociale e politico complessivo non abbia certo aiutato una ripresa della sinistra ma è anche vero che non tutto può essere messo in carico alla situazione nella oggettiva.

Ho già provato in altri occasioni su questo sito ad esprimere qualche opinione in merito e non ci ritorno.

La lettura del libro di Dalmasso non che può stimolare un bilancio che è ancora in larga parte da tracciare.

Fonte Transform! italia

Tranform Italia

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