COVID19
Quanto resta della notte?
Franco Di GIORGI
Già per tutta la prima fase del disumano lockdown, costernati dalla normalità con la quale il Coronavirus falcidiava quotidianamente la vita dei più anziani e dei più fragili, gli Italiani, pur senza poter ottenere alcuna risposta certa, continuavano a domandare ai loro governanti e ai numerosi virologi: A che punto è la notte? (https://www.sergiodalmasso.com/30/03/2020/coronavirus/). Vale a dire, quanto durerà questa pandemia?
Abituati ai tempi rapidi dettati dai loro dispositivi smart, dai loro sempre aggiornati device, formati soprattutto nel pragmaticismo esasperato da una verità intesa come utile, essi rimasero esterrefatti di fronte all’insicurezza in cui li aveva gettati da un giorno all’altro il virus, all’incertezza delle risposte dei politici e degli esperti, ai tempi biblici che si profilavano dinanzi alle loro menti, rese ancora più confuse dall’intrattenibile e monotono trascorrere del tempo, come pure dal restringersi angoscioso dello spazio all’interno delle loro case e delle loro stesse scatole craniche.
Quasi a voler gettare svogliatamente alle spalle quella lunga notte che si prospettava ben più durevole di una primavera, nella seconda fase, quella estiva, essi, ostinati e pur inondati dal limo atmosferico, vollero illudersi che quella notte era ormai finita, che la nottata stava per passare, e che nella solita spensieratezza estiva, nell’intoccabile ritualità delle ferie, si poteva intravedere l’aurora, l’alba di un nuovo giorno in cui poter continuare a fare quanto avevano sin qui fatto e commesso.
Ma ora, in questo autunno dell’umanità, in questa terza fase che si annuncia più tremenda della prima, perché li coglie ancora impreparati nonostante la pur affannosa preparazione; ora che il Covid-19 esprime davvero la sua pandemica carica distruttiva; ebbene ora, come gli Edomiti dinanzi a Isaia, gli Italiani ritornano a rivolgere agli stessi politici e ai soliti medici del comitato scientifico il medesimo e assillante interrogativo: Sentinelle, quanto resta della notte? Sta finendo o no questa notte? Si diradano o no queste tenebre?
Questa volta però, sconvolti dalle dure conseguenze dell’ultimo dpcm, non lo fanno più cantando allegramente dai balconi, ma occupando rabbiosamente le piazze e le vie delle città.
Come il profeta, anche gli interpellati rispondono alle loro richieste enigmaticamente: ‘atàch boqèr vegàm-lailàh, “Viene il mattino, poi anche la notte”. È la traduzione letterale della Conferenza Episcopale Italiana. Ma, come al solito, quella di Lutero è assai più significativa: “Wenn auch der Morgen kommt, so wird es doch Nacht bleiben”, “Anche se giunge il mattino, permarrà pur sempre la notte”. Sarà dunque facile ingannarsi alla dubbia luce del crepuscolo, vedere l’alba nel tramonto.