Rifondazione Comunista (PRC) rappresenta una pietra miliare nella storia politica italiana, nata nel febbraio 1991 a seguito del XX congresso del Partito Comunista Italiano (PCI) a Rimini.
Inizialmente denominato Movimento per la Rifondazione Comunista (MRC), il partito si formò nel 1991 come risposta all’evoluzione del PCI in Partito Democratico della Sinistra (PDS).
Il nome “Rifondazione Comunista” fu scelto in riferimento alla mozione che si oppose allo scioglimento del PCI voluta da Achille Occhetto.
I fondatori, tra cui Armando Cossutta, Lucio Libertini e Sergio Garavini (il primo coordinatore nazionale), miravano a preservare l’eredità del comunismo antistalinista.
Il partito ha avuto come segretari: Sergio Garavini, Fausto Bertinotti, Paolo Ferrero, e attualmente Maurizio Acerbo.
Le prime rappresentanze parlamentari di Rifondazione Comunista furono acquisite quando, il 14 maggio 1991, Lucio Magri e Luciana Castellina abbandonarono rispettivamente il gruppo parlamentare del PDS alla Camera dei deputati e al Parlamento europeo per aderire al movimento.
Successivamente, durante l’ottavo congresso di Democrazia Proletaria (DP) nel giugno 1991, il partito si ingrandì ulteriormente con l’adesione di dirigenti provenienti dal Partito di Unità Proletaria per il Comunismo (PdUP).
Rifondazione Comunista si è sempre caratterizzata per la sua coerenza ideologica all’ideale del comunismo antistalinista.
Distinguendosi in tal modo da altre correnti politiche di pseudosinistra atlantiste, ambigue, governative e moderate.
La leadership di Maurizio Acerbo attualmente sottolinea l’impegno del partito nel portare avanti la sua visione politica e sociale di pace e della difesa dei ceti meno abbienti e delle classi lavoratrici che pagano le tasse.
Con una storia ricca di sfide e cambiamenti, Rifondazione Comunista rimane un attore significativo nel panorama politico italiano, continuando a contribuire al dibattito pubblico e alle dinamiche progressiste e democratiche del paese.
Sta di fatto che la scelta di alterità espressa fra il 2001 e il 2003, cessa, proprio nel 2003, quando il PRC (Partito della Rifondazione Comunista), con pochi appoggi e l’adesione tardiva della CGIL, tenta la strada del referendum per l’estensione dello Statuto dei lavoratori alle piccole imprese, Il lavoratore. Rifondazione Comunista.
La campagna contraria è intensissima: giornali, radio, TV, partiti, lo stesso Cofferati invitano al non voto.
Partecipa un quarto dell’elettorato (il 25%). Bertinotti rifiuta la strada, impervia, del tentare di aggregare quest’area alternativa, e dichiara immediatamente che l’ipotesi di autosufficienza non può più essere percorsa.
Le istanze di movimento debbono essere portate all’interno del governo e Rifondazione ne sarà il tramite. Su questa base si va alle elezioni europee del 2004 che vedono una discreta crescita (6,1%),
EVENTO ONLINE LUNEDÌ 11 APRILE 2022 DALLE ORE 18:30 ALLE 19:30
Presentazione del libro “Rifondazione Comunista. Dal movimento dei movimenti alla chiusura di «Liberazione», storia di un partito nella crisi della sinistra italiana”, di Sergio Dalmasso (Red Star Press, 2021).
Con l’autore, Daniela Chironi (assegnista di ricerca Scuola Normale di Pisa) e Paolo Ferrero (direttore Su la Testa).
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio Dalmassohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio Dalmasso2022-04-06 23:54:022022-10-01 21:30:56Su La Testa presenta libro Rifondazione
Il 2021 è stato un anno attraversato da importanti anniversari per coloro che si richiamano al comunismo: i 150 anni della Comune di Parigi, i 100 anni dalla fondazione del PCI, ma anche i 30 anni dalla nascita del PRC, una delle varie (forse troppe) formazioni comuniste del nostro Paese.
Inoltre, l’anno che volge al termine ha visto anche alcune scadenze congressuali: in queste settimane s’è avviata la fase congressuale del PCI e si sono già tenuti i congressi nazionali di Sinistra Anticapitalista e del PRC.
Per quanto riguarda quest’ultimo Partito, la recente uscita del libro di Sergio Dalmasso (“Rifondazione comunista”, edizioni Red Star Press) è stata pressoché coincidente con entrambe le occasioni: da un lato, il trentennale del Partito, nato nel dicembre 1991, dall’altro, la citata scadenza dell’ XI Congresso nazionale del PRC conclusosi lo scorso ottobre.
Nell’approccio storico, uno degli scogli che tradizionalmente s’incontra è sicuramente la scelta del tipo di periodizzazione per individuare le caratteristiche di questa o quella fase nel suo collegamento con il contesto sociale, istituzionale, nazionale e internazionale.
L’autore ha scelto la suddivisione decennale della storia di Rifondazione.
L’attuale volume è così il secondo dell’opera e affronta il periodo 2001-2011 (il sottotitolo è “Dal Movimento dei Movimenti alla chiusura di Liberazione, storia di un Partito nella crisi della sinistra italiana”).
Il precedente volume, “Rifondare è difficile”, uscito nel 2002, si soffermava sul primo decennio: dal 1991 al 2001. (E si trova anche nel Quaderno CIPEC 31 di seguito, ndr)
È ovvio che le periodizzazioni, per quanto utili, sono convenzionali,
e quelle riguardanti l’arco temporale decennale sono una delle più usate (non a caso, ad esempio, si parla di anni ’60, anni ’70, ecc.).
C’è chi nella storia dei Partiti lega le periodizzazioni soprattutto ai Congressi o ai cambi di segretario, o, ancora, ai risultati delle varie scadenze elettorali, alle scissioni o alle fusioni con altre forze.
L’approccio di Dalmasso cerca però di evitare un’eccessiva accentuazione di questo o quell’aspetto della storia del PRC, pur individuando con chiarezza i punti di snodo del dibattito e degli orientamenti politici assunti nell’arco del decennio.
In effetti, l’autore fornisce una sorta di guida per approfondire l’aspetto o gli aspetti della vita del Partito che maggiormente possono interessare i lettori.
Il libro ha tre introduzioni (Musacchio, Russo Spena, Dalmasso stesso ) ed è articolato in sei capitoli e delle conclusioni.
È corredato da una robusta bibliografia di oltre 200 articoli di riviste, quotidiani e volumi che vengono parzialmente passati in rassegna nell’introduzione dell’autore.
È proprio dall’iniziale rassegna storico-critica (ma, ancora di più, dalla lettura del testo) che si comprende l’impostazione data alla pubblicazione.
Ad esempio, si criticano alcuni scritti su Rifondazione – citandone titoli ed autori – evidenziando magari che si tratta di un testo “tutto autocentrato e insufficiente nel motivare i continui passaggi politici” oppure che siamo in presenza di un “lettura tutta soggettiva e di parte”.
Ma, contemporaneamente, non si lesinano apprezzamenti ad altri lavori di ricostruzione critica.
Bartolino, ad esempio, viene lodato perché costruisce “un lavoro organico e approfondito sulpartito e permette di comprenderne modificazioni, comportamenti, strutture”, come pure si valuta positivamente lo studio del sociologo Fabio De Nardis perché “segue con attenzione il dibattito del settimo Congresso (2008) la dialettica interna, i meccanismi di elaborazione e funzionamento”.
Parimenti elogiati sono i contributi di Raul Mordenti, soprattutto “Non è che l’inizio.- Vent’anni di Rifondazione Comunista“.
Biografia ragionata
Insomma, Dalmasso fornisce anche una sintetica bibliografia ragionata per chi vuole approfondire la storia di Rifondazione e giungere ad un serio bilancio critico ed autocritico.
Va comunque sottolineato che il libro, per una chiara e condivisibile scelta dell’autore,
non prende parte per nessuna delle posizioni politiche interne al dibattito del PRC, né vuole trarre conclusioni su quanto accuratamente descritto.
È una scelta che va apprezzata, poiché, a parere di chi scrive, il compito di un bilancio è sì sempre prevalentemente politico, ma deve anche colmare la mancanza di “uno studio che racconti nel modo più oggettivo possibile la storia, i fatti”, per dirla con l’introduzione stessa di Dalmasso.
Peraltro, è proprio su come intendere il bilancio critico ed autocritico che si situa uno dei limiti maggiori della storia di Rifondazione.
Un esempio, per chiarirci: il problema non è, riferendoci alle “innovazioni teoriche” del periodo bertinottiano,
di criticarle mummificando l’esperienza novecentesca del Movimento operaio con atteggiamenti nostalgici e folcloristici; e, parallelamente,
verso il secolo scorso non si può nemmeno dare l’impressione di una posizione “filo-veltroniana” di sinistra, dove può sembrare che il vero scopo non sia tanto la riflessione teorica e strategica, bensì rendersi politicamente affidabili verso il centro-sinistra dell’epoca.
Sul piano dell’autocritica ragionata, uno dei più noti dirigenti del PRC, Paolo Ferrero,
riferendosi al Movimento No Global – che per quanto sviluppatosi solo nei primi anni del decennio ha avuto conseguenze politiche che temporalmente sono andate ben oltre – ha puntualmente osservato (sulla rivista “Su la testa” del luglio 2021):
“Sul piano istituzionale, lo sbocco proposto da Rifondazione fu quello di costruire il programma comune con il centro-sinistra in vista di un’alleanza di governo…
Pensavamo che si potesse determinare un circolo virtuoso e, invece, si determinò un riflusso del Movimento e una limitata capacità contrattuale sul piano politico.
Si può discutere a lungo dei singoli errori tattici, ma a me pare che il problema stesse nel manico e cioè nell’aver pensato di poter far vivere l’alternativa dentro l’alternanza.
È stato un errore drammatico e a vincere è stato il bipolarismo e il liberismo”.
In realtà, uno dei problemi politici dei bilanci autocritici è che non sempre ad una correttezza formale degli stessi corrispondono comportamenti conseguenti,
e ciò sia detto senza alcun intento polemico, ma come mera constatazione del fatto incontestabile che il “governismo” rimane una politica dura a morire.
In ogni caso, al di là delle singole questioni, il fattore “bilancio” è uno dei contributi che può dare un’attenta lettura del libro, soprattutto per chi ha vissuto direttamente o indirettamente le vicende del 2001-2011.
E tuttavia ci sono altri fattori non meno importanti che rafforzano l’utilità del lavoro di Dalmasso:
mi riferisco alla costruzione/ricostruzione di una memoria storica attiva e dinamica seppure su un periodo temporalmente abbastanza recente.
Per lettori e lettrici più giovani, la trasmissione della memoria soprattutto rispetto a quei momenti che hanno visto il protagonismo di una nuova generazione,
come avvenne a Genova 2001 e nei Social Forum, può aiutare, entro certi limiti, anche la pratica, ad esempio, dalle recenti mobilitazioni contro il G-20.
Ho già detto che le periodizzazioni, per quanto utili, sono convenzionali.
E forse possono essere eccessivamente schematiche.
In questo caso, sarebbe utile rileggere/procurarsi anche il primo volume del 2002, opportunamente richiamato dall’autore, e ciò per avere una visione unitaria dei primi venti anni del PRC.
Infatti, è chiaro che tra il primo e il secondo decennio della storia del PRC, come ci sono elementi di diversità, così ce ne sono di continuità.
Ad esempio, la segreteria Bertinotti, durata ben 12 anni dal 1994 al 2006, attraversa entrambi i decenni. E in entrambi i decenni si colloca anche la maledizione delle scissioni, i cui nodi sono sostanzialmente sempre gli stessi:
il rapporto coi Democratici di sinistra prima e col PD dopo, così come il rapporto col governo Dini prima e quello coi governi Prodi e d’Alema nel secondo decennio.
Va altresì detto che il periodo 2001-2011 si caratterizza anche per un tentativo di inversione della tendenza alla frammentazione:
l’esperienza della Federazione della Sinistra incentrata soprattutto su PRC e Comunisti Italiani.
Si trattò di un’esperienza nata già in una fase calante della sinistra d’alternativa e, in particolare, dei comunisti, e dopo alcuni anni cadde sia sul problema delle “cessioni di sovranità” dai singoli Partiti alla Federazione e sia, ancora una volta, per visioni diverse sul rapporto col centro-sinistra.
Ma va comunque ricordato il buon risultato che ebbe la Federazione della Sinistra nelle amministrative del 2011 proprio a Napoli, dove riuscì ad avere un ruolo rilevante nell’avvio di quella esperienza di rottura che è stata la prima giunta De Magistris.
Riflettere su quella esperienza federativa, di cui i promotori non hanno mai fatto un bilancio comune, ci sembra importante se si vuol rilanciare una politica di unità dei comunisti che, altrimenti, si riduce a mero auspicio.
Il libro si chiude con la fine delle pubblicazioni di “Liberazione”, il quotidiano del Partito.
Si tenterà l’avventura di un’edizione online, ma anche quella non sarà coronata da successo.
In sintesi, sull’insieme del volume, penso che si possa condividere la valutazione di Russo Spena:
“Il lavoro certosino di Dalmasso è importante perché riannoda i fili di una memoria che ci appare confusa, fagocitata dall’ipostatizzazione del presente senza futuro. È essenziale, poi, per Rifondazione Comunista che ha avuto come orizzonte il “comunismo diffuso“”.
L’augurio, ora, è che l’autore proceda anche col terzo volume per il successivo decennio 2011-2021, in modo da fornire un ulteriore contributo per il bilancio condiviso di un’esperienza ancora in corso.
L’Italia, in generale, che per decenni era stata un laboratorio di dibattito politico- culturale e di lotte sociali interessanti per tutto il mondo, è oggi declassata al rango di un paese minore e a volte un po’ indecente.
Appare, quindi, improbabile che, nel caos di una crisi mondiale, di qui si avvii un nuovo ciclo storico; è, invece, probabile che da qui, per il momento, maturi piuttosto il peggio. (Lucio MAGRI, Il sarto di Ulm, p. 387).
Ho fatto parte del manifesto dalla fondazione e del PdUP sino al 1977.
Ho partecipato, allora studente, alla fondazione del circolo di Genova (ricordo Franco Carlini, brillante giornalista, scomparso da tempo) e – dopo l’università – tornato nella provincia di Cuneo, tradizionalmente bianca, e conservatrice, alla formazione di circoli locali.
Tra questi, quello di Bra, realtà quasi unica, nel panorama della nuova sinistra italiana, per capacità di radicamento e di presenza.
Da questo, con progressivi passaggi, attraverso giornale, la pionieristica Radio Bra onderosse, forte impatto elettorale, giornale, spaccio, ARCI, ARCI gola, slow food, “Gambero rosso”, Università di scienze gastronomiche, è nata una grande realtà internazionale che, per paradosso, ha sede in una piccola cittadina, per di più geograficamente marginale.
La marginalità della provincia di Cuneo ha fatto sì che poche fossero le frequentazioni da parte dei dirigenti nazionali, tranne Lidia Menapace, che si definiva una giramondo e che ricordiamo in tante iniziative, in particolare sulla scuola.
Magri è stato a Cuneo (città) una volta sola, il 22- 23 febbraio 2002 per discutere con l’autore, Marco Revelli, il libro sul Novecento. Penso molti ricordino la stroncatura di Luigi Pintor Il libro più anticomunista che abbia letto e la recensione più dialogante di Rossanda sulla “Rivista del manifesto”.
Si confrontarono due mondi, due concezioni sulla storia del secolo, del movimento operaio, dell’organizzazione e delle prospettive politiche, in particolare sul “soggetto” (o sui soggetti).
Fu quella l’unica volta in cui, con Magri, parlai a lungo.
Era preoccupato per le posizioni di Rifondazione, per l’isolamento e la mancanza di interlocuzione, politica e culturale, a cui la avevano portata, a parer suo, le scelte isolazioniste di Bertinotti.
Nel 2006, pochi mesi dopo la risicata vittoria elettorale del centro- sinistra e la nascita del governo Prodi, da un anno consigliere regionale in Piemonte, gli avevo telefonato, proponendogli, dati i suoi frequenti passaggi in val di Susa (brevi vacanze sciistiche), di fermarsi una sera a Torino, per un dibattito sulla situazione politica. Mi aveva risposto che non voleva nulla di pubblico, nulla più di una chiacchierata con 4- 5 persone.
Magri Era deluso, amareggiato
“La rivista del manifesto” aveva chiuso da circa due anni, la spinta sociale che si era manifestata negli anni precedenti, si stava esaurendo. Per un paradosso, la critica a Rifondazione, si era rovesciata: senza risultati la collocazione all’interno del governo che aveva assunto un immediato ruolo moderato.
Nei suoi ultimi anni, lo ho visto una sola volta, a Torino, al circolo L’anatra zoppa. Per la presentazione de “Il sarto di Ulm”, splendido testo, atto d’amore ad un partito che l’aveva radiato, non privo di nodi su cui porrò alcune domande.
Ho tentato un sintetico parallelo fra le due Riviste del manifesto, la prima dal 1969 al 1971 (di fatto), la seconda dal 1999 al 2004.
Ne emerge una continuità profonda, una impostazione non dissimile su molti temi. Per motivi di tempo, mi limito a tre questioni: sbocco politico, scuola, analisi dell’eredità gramsciana.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio DALMASSOhttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio DALMASSO2022-01-15 20:32:482024-02-13 12:55:23Intervento al seminario su LUCIO MAGRI
Il libro di Sergio Dalmasso sulla storia di Rifondazione Comunista dal 2001 (con i fatti del G8 di Genova) al 2011 (chiusura – dopo l’avvento al governo di Monti – del quotidiano Liberazione) acquistato in Amazon, è arrivato in tempi brevi e da me letto in questo triste fine e inizio anno 2021/2022che stiamo vivendo per la pandemia Covid-19.
Periodo quello raccontato nel testo (che si aggancia coerentemente al decennio precedente narrato nel suo libro Rifondare è difficile (2002)) di fervido protagonismo della formazione politica RC con a guida Fausto Bertinotti, a mio avviso, con la sua “ondivaga” linea politica e con la difficile guida di Paolo Ferrero.
Difficile in seguito alle scissioni di pancia e provocate, avvenute queste ultime in seguito al forte attacco alla formazione comunista da parte del PD governista, liberista, centrista e bipolarista.
Il racconto del decennio
Dalmasso racconta con maestria di questo decennio facendo parlare i protagonisti della storia, NON interpretandoli, con i principali fatti avvenuti perfettamente incastonati cronologicamente nel contesto italiano e mondiale.
Dati al lettore usando come linea guida il quotidiano ufficiale del partito “Liberazione”, ma non soltanto – la bibliografia è molto ricca.
(Download gratis del primo capitolo del libro sulla storia di Rifondazione Comunista: )
Mancano nel libro i racconti orali (le interviste ai protagonisti della storia – quel che avveniva dietro le quinte tra i protagonisti) che alcuni ritengono potrebbero arricchire maggiormente la storia di Rifondazione.
Non necessariamente, io penso, poiché il libro, dà ugualmente al lettore – nelle sue 303 pagine – la possibilità di comprendere gli avvenimenti accaduti, di valutare i pro e i contro e di farsi un’autonoma idea cogliendone i meriti e i demeriti di ognuno se non, diversamente da quanto con modestia sostiene l’autore nelle sue conclusioni, dare indicazioni sul come proseguire positivamente la storia evitando gli errori commessi.
Consiglio per gli acquisti
Consiglio di acquistare il testo, principalmente se si vogliano comprendere i travagli che hanno portato, gli attori del recente passato, a delle scelte senza fermarsi alla superficialità con cui sono stati e sono ancora narrate dalle fonti mediatiche di parte.
Avvenimenti occorsi in Italia in quel decennio che hanno ripercussioni nell’attualità politica dell’oggi, nella vita delle persone di oggi.
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Domenico Capanohttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngDomenico Capano2022-01-09 00:54:382024-02-05 18:32:34Secondo decennio di Rifondazione
e il primo (2002), di cui ho artigianalmente ristampato alcune copie, servano ad una riflessione collettiva, aperta.
Mi auguro che gli incontri svolti sino ad oggi : Piemonte: Cuneo, Torino, Asti, Mondovì; Liguria: Genova centro storico, val Polcevera, S. Teodoro, Rapallo Resto del mondo: Bologna, Napoli,
non siano stati inutili e che il Covid ci permetta di averne altri, da nord a sud, da est ad ovest.
Un grazie alle persone che ho incontrato e conosciuto in queste chiacchierate e a chi mi ha cercato per prossime avventure.
Si rendono disponibili il libro sul primo decennio di Rifondazione presente nel Quaderno CIPEC numero 31 e il primo capitolo del recente libro Rifondazione Comunista che tratta della storia del secondo decennio dal 2001 al 2011:
https://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.png00Sergio DALMASSOhttps://www.sergiodalmasso.com/wp-content/uploads/2022/01/Sergio-Dalmasso.pngSergio DALMASSO2021-12-14 15:42:052024-02-22 09:01:1430 anni di Rifondazione
Libro sulla storia di RIFONDAZIONE COMUNISTA presentato a Torino
Alla Poderosa
Il 2 dicembre 2021 vi è stata la presentazione (grazie all’associazione no profit de “La Poderosa”) a Torino del nuovo libro di Sergio Dalmasso: Rifondazione Comunista. Dal movimento dei movimenti alla chiusura di “Liberazione”.
Storia di un partito nella crisi della sinistra italiana. Scritti introduttivi di Roberto Musacchio e Giovanni Russo Spena.
Gratis il primo capitolo del libro sulla storia di Rifondazione Comunista:
Relatori: Paolo Ferrero vicepresidente della Sinistra Europea e già Segretario di Rifondazione Comunista e direttore della rivista bimestrale Su la testa, Sergio Dalmasso, l’autore del libro, e lo storico Diego Giachetti come moderatore della presentazione.
Breve introduzione di Stefano Alberione.
L’incontro è stato videoripreso e trasmesso Live sulla pagina facebook La Poderosa – Associazione di Promozione Sociale, (superando ad oggi le ottocento visualizzazioni e collocandosi ai primi posti tra i loro video-eventi pubblicati sulla loro pagina fb – Da notare che Paolo Ferrero ha condiviso sulla sua pagina facebook il video evento).
Incontro lunghissimo, iniziato dopo le ore 21.00 e conclusosi oltre la mezzanotte. Interessanti i temi trattati e suscitati durante la presentazione del libro. Dibattito presente nel seguente video:
Paolo Ferrero molto citato nel libro di Dalmasso
Paolo Ferrero, diverse volte citato nel testo, come protagonista della parte finale della storia raccontata (che spazia dagli anni 2001 con i fatti di Genova e del movimento NO Global di allora fino al 2011) a cui il libro è piaciuto, afferma che merita d’essere letto altrimenti non avrebbe partecipato alla presentazione, vi trova il limite di avere poco attinto alle fonti orali – a suo dire – che racconterebbero metà parte della storia di Rifondazione Comunista mancante nel testo.
Su intervento di Diego Giachetti
Il moderatore e storico Diego Giachetti contrario a questa tesi di Paolo Ferrero sul grandissimo valore delle fonti orali, ritenute dall’ex segretario di RC essere superiori alle fonti documentarie, anche se prese dai quotidiani ufficiali del partito, sottolinea tra l’altro la mancanza di un archivio del partito che quest’anno compie il suo trentesimo compleanno.
E, mostra, dimostra, i pregi del libro (che ha una lunghissima bibliografia) in cui l’autore fa raccontare la storia ai protagonisti della storia stessa. Sostiene che: l’autore non li interpreta, l’autore fa raccontare loro quel che hanno detto o fatto.
E, questo è per egli cosa molto raffinata da fare per un autore che – pur essendo stato protagonista in in qualche misura di quel periodo – sfugge da considerazioni personali, tifo per questa o altra fazione. Sottolinea, inoltre, che essendo questo un libro che fa discutere ha già assolto al suo compito, quindi è un libro di successo poiché compito dei libri – di storia, in particolare – è suscitare la discussione per confrontare tesi diverse, per andare avanti nel prosieguo della storia nel modo migliore.
L’autore appare nel video ascoltare con grande interesse, sia le critiche, sia i pregi che i due colleghi relatori espongono.
Intanto l’ora si è fatta tardi e deve concludersi la bella presentazione.
Dove trovare il libro?
Questo nuovo libro che racconta la storia degli anni (2001/2011) lo puoi trovare nelle librerie od acquistarlo online; è presente sul sito della casa editrice RedStar Press come pure su Amazon al seguente RIFONDAZIONE COMUNISTA.
Mentre il primo libro che racconta la storia di Rifondazione comunista dagli anni 1991 al 2001 è disponibile gratis in formato pdf nel quaderno 31
Dieci anni di Rifondazione Comunista raccontati da Sergio Dalmasso
di Franco Ferrari
24/11/2021
Sergio Dalmasso prosegue da anni il suo prezioso impegno di ricostruzione di aspetti più o meno noti delle vicende della sinistra italiana con una particolare attenzione a tutte quelle correnti che vanno dal socialismo di sinistra al dissenso comunista e alla nuova sinistra sorta negli anni sessanta.
Lo sguardo è quello di chi, pur essendo anche militante, riesce ad osservare gli eventi, le idee, i personaggi con il giusto distacco critico, senza farsi coinvolgere dal desiderio di tifare per l’uno o per l’altro.
Un addio a Paolo Pietrangeli
Tra gli “oggetti” a cui ha dedicato la propria attenzione vi è anche il Partito della Rifondazione Comunista.
Dopo un precedente lavoro (Rifondare è difficile) (ndr, ripubblicato nel quderno CIPEC numero 31) nel quale aveva seguito le premesse della nascita del PRC, maturate già nella storia finale del Partito Comunista Italiano, fino all’emergere del movimento “altermondialista” all’inizio del nuovo millennio, ora ne riprende la storia e la ricostruisce per un ulteriore decennio.
Il nuovo libro, pubblicato da RedStarPress (pp. 303, € 22,00) si intitola semplicemente Rifondazione Comunista ed è aperto da due interventi di Roberto Musacchio e Giovanni Russo Spena.
(ndr, Gratis il primo capitolo sulla storia di Rifondazione Comunista:)
Se l’inizio si riallaccia alla fine del testo precedente, Dalmasso ha scelto come termine quel 31 dicembre 2011 che sancì, dolorosamente, la chiusura del quotidiano Liberazione.
Nella ricostruzione di vicende ancora aperte (non quella del quotidiano, ma quella del Partito) scegliere un punto di finale è necessario, ma pone anche qualche limite, nel momento in cui alcuni degli eventi raccontati hanno prodotto conseguenze anche in una fase che fuoriesce dall’arco temporale del libro.
D’altronde è questo uno degli effetti ineliminabili nel fare storiografia di eventi ancora così vicini e (fortunatamente in questo caso) non ancora conclusi.
La scelta di far concedere la fine della storia raccontata con la cessazione del quotidiano del PRC è forse legata (supponiamo) al venir meno del principale strumento di lavoro, grazie al quale l’autore ha potuto ricostruire le prese di posizione del partito ed anche gran parte del suo dibattito interno che poi, in Rifondazione, tanto interno non è mai stato.
Dalmasso dichiara apertamente, nel capitoletto conclusivo, di aver voluto innanzitutto “raccontare i fatti specifici” del decennio, lasciando ad altri esprimere posizioni critiche, interpretative o “ricette per l’avvenire” (che tutti vorremmo avere ma che forse, in questo momento, nessuno ha).
Un lavoro più ampio avrebbe forse richiesto di ricorrere, per quanto le testimonianze vadano sempre prese con la dovuta prudenza, alla memoria diretta dei protagonisti e avrebbe forse aiutato ad arricchire la valutazione dei passaggi nodali del decennio, un utilizzo più ampio degli studi di taglio politologico o sociologico che, pur non abbondanti, sono comunque disponibili.
Alcuni citati dall’autore, come i lavori di Bertolino e De Nardis, altri no, forse perché inseriti in testi non specificamente dedicati al PRC (come Damiani e Ignazi) o non disponibili in italiano come i capitoli dedicati a Rifondazione all’interno di ricerche che esaminano l’insieme della sinistra radicale in Europa (Chiocchetti, Newell, Hudson, Broder tra gli altri).
Il decennio ricostruito da Dalmasso è stato largamente dominato dalla leadership di Fausto Bertinotti, che è stato segretario del PRC fino al 2006, al momento in cui ha assunto il ruolo di Presidente della Camera dei Deputati.
Anche da questa postazione istituzionale ha continuato a influire sulla politica del partito fino alla rottura provocata dalla sconfitta della Sinistra-l’Arcobaleno e poi la divaricazione incomponibile prodottasi con il successivo Congresso di Chianciano del 2008.
Quali sono stati i tratti caratterizzanti la direzione di Bertinotti? Innanzitutto un tentativo molto forte di rinnovare la cultura politica di Rifondazione Comunista.
Questo obbiettivo si è espresso con la decisione di sostenere e partecipare attivamente al cosiddetto “movimento dei movimenti”, la prima mobilitazione di massa a livello mondiale che ha messo in discussione l’egemonia liberista e la sua proiezione globale.
Questo movimento, da Seattle a Genova a Firenze, si è poi innestato con la netta collocazione contro la guerra in Irak e si è dato una forma organizzativa nello schema dei Social Forum.
Sul piano teorico Bertinotti ha cercato di individuare un asse nell’adozione della teoria della nonviolenza, vista come passaggio per una revisione dell’idea del potere, all’interno di una sostanziale archiviazione di gran parte dell’esperienza storica del movimento operaio e comunista del novecento.
Veniva in sostanza individuata la necessità di mettere in atto delle cesure ideologiche e simboliche (non solo nei confronti dello stalinismo) e di costruire una nuova strumentazione per rilanciare una forza politica antagonista a partire dai due punti cardine: l’opposizione al liberismo e alla guerra.
Per far questo era necessario rivedere anche la struttura organizzativa del partito introiettando alcuni degli elementi apportati dalle teorie elaborate dai “nuovi movimenti sociali” (femminismo, ambientalismo, ecc.).
Questa revisione ha portato la direzione di Bertinotti a considerare inevitabile un superamento di Rifondazione Comunista, come ricostruisce Dalmasso, prima attraverso la cosiddetta “sezione italiana della Sinistra Europea” e poi, sull’onda dei mutamenti in atto nel sistema politico (formazione del PD veltroniano con “vocazione maggioritaria” e superamento della coalizione di centro-sinistra) per dar vita ad un nuovo soggetto di sinistra. Questa nuova formazione veniva sollecitata dalla confluenza elettorale dei vari soggetti politici esistenti a sinistra del PD ma veniva azzoppata dal catastrofico risultato elettorale del 2008.
Questa prospettiva strategica, che si sviluppava con una certa coerenza di fondo, si intrecciava con una svolta politica tale da determinare la partecipazione del PRC all’Unione (vasta ed eterogenea coalizione di centro-sinistra) e poi al governo diretto da Romano Prodi. L’idea portante era che lo sviluppo dei movimenti anti-liberisti dell’inizio del nuovo millennio richiedesse una rappresentanza politica in sede istituzionale (Parlamento e Governo) e che a loro volta, la presenza di questi stessi movimenti potesse modificare i rapporti di forza all’interno della coalizione tra forze moderate e forze radicali.
La decisione di partecipare al governo costituiva un indubbio ripensamento rispetto a quanto veniva detto da Bertinotti in occasione del quinto Congresso del 2001 (e citato da Dalmasso a pag. 42) sulla natura “rifondativa” della precedente rottura con Prodi.
Una cesura anche con quella che veniva considerata come “l’eredità togliattiana”. Interpretata questa (in modo riduttivo, a mio modesto parere) come individuazione del terreno del governo come ambito prioritario dell’agire politico mentre si doveva puntare a spostare l’attenzione “dal piano politico parlamentare a quello politico-sociale”.
La scelta di partecipare al governo Prodi è stata quella su cui più si sono appuntate le critiche e le autocritiche successive, sia interne che esterne al PRC.
Un altro elemento sul quale è stata rivendicata da Bertinotti una rottura con la tradizione dominante del PCI ha riguardato il cosiddetto metodo del “rinnovamento nella continuità”, considerato inadeguato a far fronte ai mutamenti della società e del rapporto tra società e politica che richiedeva invece delle rotture radicali.
La fase della leadership di Bertinotti è quella che, essendosi conclusa, permetterebbe una riflessione complessiva più approfondita e anche meno condizionata dai conflitti del tempo. Il libro di Dalmasso offre molti elementi di fatto su cui poterla costruire.
Un bilancio non dovrebbe essere solo misurato sull’esito della sconfitta della lista elettorale del 2008 ma misurarsi con i diversi aspetti della direzione di fondo perseguita dall’ex leader di Rifondazione.
A me pare che alcune scelte mantengano una loro validità: 1) la netta rottura con lo stalinismo; 2) la decisione di essere pienamente interni al movimento altermondialista dei primi anni 2000; 3) l’impulso determinante a dar vita al Partito della Sinistra Europea.
Mentre vedrei molto più criticamente un eccesso di foga liquidatoria verso le esperienze politiche del Novecento come anche, nella gestione del partito, una personalizzazione molto spinta della leadership (pur in presenza di una indubbia dotazione di carisma spendibile nel dibattito pubblico) che non ha aiutato a radicare nel senso collettivo alcune acquisizioni positive di cultura politica.
Lo stesso rapporto con i movimenti dai quali sarebbe dovuto emergere una nuova leva di dirigenti politici tale da rinnovare ed allargare il partito è rimasta una vicende irrisolta e nella quale si sono evidenziati anche non pochi limiti e contraddizioni.
Congresso di Chianciano del 2008
Dalmasso ricostruisce con molto scrupolo le vicende successive alla sconfitta elettorale, con il Congresso di Chianciano del 2008 che portò ad una spaccatura verticale di Rifondazione Comunista aprendo una lunga crisi non solo di quel partito ma dell’intera sinistra radicale.
Le ragioni del conflitto fra la componente raccolta attorno a Vendola e le varie anime e correnti che poi si raccoglieranno nell’elezione di Ferrero a Segretario, si concentravano su un punto principale: se la costruzione di un’aggregazione della sinistra radicale dovesse portare al superamento di Rifondazione Comunista per dar vita ad un nuovo soggetto politico o dovesse assumere una forma federativa.
Una scelta che implicava anche un problema di identità, presumendo da un lato la necessità di un partito che si definisce “comunista” dall’altro la possibilità di far confluire e diluire questa identità in un partito che non sia più tale.
Successivamente alla divisione tra PRC e SEL si è andata anche consolidando una diversa visione rispetto alla partecipazione o meno ad una nuova coalizione di centro-sinistra.
La parte finale del libro di Dalmasso è quindi dedicata alla scissione “al rallentatore” che portò alla fuoriuscita di chi diede vita a SEL (“ancora una scissione” è il titolo sconsolato del capitolo che ne ricostruisce i passaggi) e poi alla formazione della “Federazione della Sinistra”, per la quale l’autore prende atto che “non decolla” e tutti sappiamo quale ne sia stato l’esito finale.
Il Partito uscito da Chianciano fortemente indebolito, individuava tre assi principali:
1) quello della costruzione federativa di un soggetto unitario di sinistra, in piena autonomia dal PD;
2) l’idea del “partito sociale” attraverso il quale si è ritenuto di poter spostare il centro dell’azione dalla rappresentanza istituzionale alla costruzione di forme di solidarietà e di mutualismo;
3) il passaggio da una gestione di maggioranza degli esecutivi del partito ad una condivisa tra tutte le correnti o frazioni.
La fase avviata con il Congresso di Chianciano, che è poi una fase di crisi e frammentazione della sinistra radicale, è ancora aperta e quindi va molto oltre l’arco temporale trattato dall’autore.
Anche in questo caso sarebbe necessario provare a tracciare un bilancio adeguato che non sia né liquidatorio, né consolatorio.
E’ fuor di dubbio che il contesto sociale e politico complessivo non abbia certo aiutato una ripresa della sinistra ma è anche vero che non tutto può essere messo in carico alla situazione nella oggettiva.
Ho già provato in altri occasioni su questo sito ad esprimere qualche opinione in merito e non ci ritorno.
La lettura del libro di Dalmasso non che può stimolare un bilancio che è ancora in larga parte da tracciare.
Nel lontano 2002, ho pubblicato la prima puntata della storia di Rifondazione comunista, “Rifondare è difficile” che copriva gli anni 1991/2001. (Reperibile in formato pdf nel Quaderno CIPEC 31.)
Tra pochi giorni uscirà la seconda puntata, edita dalla Redstarpress di Roma che racconta gli anni dal 2001 (Genova) al 2011 (triste chiusura di “Liberazione“, passando per il movimento dei movimenti, il ruolo di Rifondazione, la “svolta” di Bertinotti, il governo Prodi, la sconfitta del 2008, il difficile tentativo di rilancio (Chianciano 2008 e la Federazione della sinistra).
Il libro dovrebbe arrivare, in anteprima, al congresso nazionale di Rifondazione Comunista (ancora) Chianciano tra il 22 e il 24 ottobre 2021 ed essere in libreria da novembre.
Non ha “svolazzi” interpretativi, ricette per il futuro. Semplicemente racconta i fatti, spesso dimenticati, non conosciuti, sovrapposti.
Ringrazio Giovanni Russo Spena e Roberto Musacchio che hanno scritto le due introduzioni e chi vorrà leggere, discutere, criticare, cestinare il testo.
Spero che, nella difficilissima situazione in cui siamo, possa essere strumento utile.
Disponibile, nei miei limiti (non attiro folle) a partecipare a presentazioni, discussioni, tavole rotonde, convegni, se qualcun* vorrà, dalle Alpi alla Piramidi, nella nostra piccola comunità e all’esterno di questa.
Incontro Luxemburg – Il circolo di Rifondazione Comunista levante savonese ha organizzato il 26 aprile 2021 un evento sulla figura di Rosa Luxemburg in diretta facebook.
L’evento online su Rosa Luxemburg è stato presentato da Martin Zanchetta segretario del circolo levante savonese intitolato alla grande rivoluzionaria polacca.
È stato moderato da Franco Zunino del Partito della Rifondazione comunista di Savona.
La varietà di argomenti presenti nei video del canale Sergio Dalmasso crea un ambiente educativo e informativo che copre una vasta gamma di temi, contribuendo così a una comprensione più profonda della storia e della società.
Sergio Dalmasso emerge come una guida autorevole, fornendo non solo informazioni storiche accuratamente documentate, ma anche interpretazioni illuminate che stimolano la riflessione critica.
Il canale rappresenta una piattaforma imprescindibile per chiunque desideri approfondire la propria comprensione della storia e della politica attraverso la prospettiva di un esperto appassionato.
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.SìNoLeggi di più