Esplora il pensiero di Sergio Dalmasso, storico e scrittore impegnato, proveniente dalla nuova sinistra e attualmente membro del Partito della Rifondazione Comunista. Con una vasta produzione letteraria, Dalmasso ha scritto 9 libri che spaziano dalla storia della sinistra italiana al ritratto di figure chiave come Lucio Libertini, Lelio Basso e Rosa Luxemburg.

Tra le sue opere più recenti, spicca ‘RIFONDAZIONE COMUNISTA’ (Ed. RedStar Press, Roma, 2021), un’analisi approfondita sullo stato attuale del movimento comunista.
Approfondisci la storia della sinistra italiana con ‘LUCIO LIBERTINI. Lungo viaggio nella sinistra italiana’ (Edizioni Punto Rosso, Milano, 2020) e scopri la vita e le opere di Rosa Luxemburg con ‘UNA DONNA CHIAMATA RIVOLUZIONE’ (RedStar Press, Roma, 2019).

Sergio Dalmasso ha contribuito in modo significativo alla comprensione della storia politica e sociale italiana, focalizzandosi su figure come Lelio Basso e esaminando la rifondazione comunista dallo scioglimento del PCI al ‘movimento dei movimenti’.

Con libri come ‘Il PCI dalla legge truffa alla morte del migliore’ e ‘Il caso Manifesto e il PCI degli anni ’60’, ha analizzato criticamente momenti cruciali nella storia politica del paese.

Il suo impegno nella divulgazione storica si riflette anche nella cura dei Quaderni semestrali del CIPEC, giunti al numero 72 nel 30° anno di pubblicazione (2024) e tanto altro. Esplora gli scritti di Dalmasso per accedere a un ricco patrimonio di conoscenze sulla storia politica italiana e alla vasta produzione letteraria di Sergio Dalmasso.

Articoli

Opuscolo La Sinistra

“La sinistra” di Sergio Dalmasso. Un libro da leggere

Opuscolo La Sinistra, copertina con CHE GUEVARA

Non sono molti i ricercatori che ancora si ostinano (meritoriamente) a lavorare sulla storia del movimento operaio della seconda metà del Novecento.

Un lavoro controcorrente, ma necessario per sfatare quella pesante leggenda nera su presunti “anni di piombo” in cui ogni forma di dissenso viene ormai direttamente o indirettamente assimilata al terrorismo.

I più interessanti, almeno per me, sono i “non accademici” proprio perché ancora mantengono un approccio “politico” e non banalmente sociologico o culturale a quella stagione.

Politico ovviamente nel senso più autentico del termine, non certo un appiattimento nostalgico del tipo “come eravamo” su quei personaggi e quei fatti, ma piuttosto la volontà di farne risaltare l’autentica natura che appunto fu di aperta contestazione dell’ordine sociale esistente e di ripensamento delle esperienze del movimento operaio ufficiale, partiti e sindacati, che ormai mostrava i segni di una crisi che si sarebbe presto rivelata, come testimonia lo stato attuale della sinistra, irreversibile.

Un tentativo esauritosi velocemente, ma di tutto rispetto soprattutto se confrontato ai balbettii inconcludenti della sinistra attuale che si dichiara ancora alternativa, ma non sa andare oltre i richiami moralistici alle esternazioni di Papa Bergoglio contro le ingiustizie sociali o nei casi peggiori mettersi a rimorchio dei No vax e persino dei Talebani.

Una sinistra prigioniera di un eterno presente e di un analfabetismo politico che davvero fa impressione.

Non si può quindi che segnalare con estremo piacere “La Sinistra. Una stagione troppo breve”, l’ultimo lavoro di Sergio Dalmasso, da decenni impegnato,

lo ricordiamo fra l’altro redattore della bella rivista “Per il sessantotto”, nella ricostruzione attenta delle voci più interessanti di quella “altra sinistra”, alternativa ai grandi partiti ufficiali.

Una realtà fatta di organizzazioni, riviste e personaggi che rischiano oggi di essere dimenticati o trascurati proprio da chi ogni giorno proclama la necessità di un rilancio di un sinistra autentica ancora capace di riflettere sul presente in un rapporto autentico con la classe.

Nel suo libro, agile, ma estremamente attento ai dettagli, Dalmasso ricostruisce la genesi e la storia di una rivista che tra il 1966 e la fine del 1967 più di ogni altre seppe documentare cosa stava incubando nelle viscere di un neocapitalismo che pareva aver risolto le sue contraddizioni a partire dal conflitto capitale-lavoro.

E lo fece non limitandosi ad un’Italia dove si manifestavano i primi importanti segnali di una ripresa di combattività operaia e soprattutto di un crescente disagio giovanile che iniziava a trasformarsi in protesta organizzata,

ma offrendo ogni mese una analisi attenta di ciò che di significativo avveniva nel mondo: dalle guerriglie latinoamericane, alla rivolta dei neri negli Stati Uniti, alla Rivoluzione culturale cinese, alla guerra del Vietnam.

Articoli ovviamente non esenti da critiche, “La Sinistra” contribuì molto al diffondersi di quella mitologia terzomondista fonte poi di errori anche gravi,

tipo l’esaltazione acritica della lotta armata come pianta trapiantabile a piacere in ogni clima che avrebbe poi generato una deriva tragica.

Ma cosa molto più importante per quella generazione, la mia, che si apriva allora alla politica,

“La sinistra” rappresentò una boccata d’aria fresca e una vera e propria iniziazione ad una militanza rivoluzionaria che nell’internazionalismo, ovvero in una visione globale della lotta di classe a livello planetario, trovava il suo principale fondamento.

Grazie a “La sinistra” iniziammo a sentirci parte di un movimento di lotta che travalicava i confini nazionali.

E questo per chi militava in piccole organizzazioni o ancor più piccoli collettivi locali, non poteva che essere motivo di speranza e stimolo a continuare senza timori ad avanzare sul cammino intrapreso.

“La sinistra” prepara il ’68 e per questo muore proprio nel momento in cui le armi della critica si stavano trasformando con una rapidità travolgente in pratica di massa.

“Ben scavato, vecchia talpa” verrebbe da dire riprendendo una celebre frase del padre di tutti i futuri cattivi maestri.

***

Sergio Dalmasso, La sinistra. Una storia troppo breve, Edizioni Punto Rosso, Milano, 2021.

Download gratis del primo capitolo dell’opuscolo LA RIVISTA. La Sinistra:

Download “Capitolo primo RIVISTA LA SINISTRA” Opuscolo-La-Rivista-La-SINISTRA-capitolo-primo.pdf – Scaricato 38708 volte – 177,37 KB

 

Opuscolo La sinistra recensito da Giorgio Amico

Giorgio Amico

Download, recensione di Giorgio Amico, pubblicata il 21 agosto 2021 su VENTO LARGO

Download “La Sinistra di Sergio Dalmasso. Un libro da leggere (di Giorgio Amico)” opuscolo-di-Sergio-Dalmasso-LA-RIVISTA.-LA-SINISTRA.-Una-stagione-troppo-breve-di-Giorgio-Amico.pdf – Scaricato 22347 volte – 273,36 KB

Di seguito si mostra la copertina Anno II – N. 4/5, aprile-maggio 1967 Colletti Lucio (direttore) della rivista LA SINISTRA:

copertina Anno II - N. 4/5, aprile-maggio 1967 Colletti Lucio (direttore) della rivista LA SINISTRA, Che Guevara e Fidel Castro

 

 

La Comune di Parigi

I 150 anni della Comune di Parigi

L’Unigramsci sezione di Genova ha trasmesso in diretta YouTube (18 maggio 2021) il seminario sulla Comune di Parigi con intervento del prof. Sergio Dalmasso.

Seminario moderato da Giovanni (detto Gianni) Ferretti autore del libro: A sinistra di Internet pubbicato nel quaderno CIPEC numero 66.

Download “Quaderno CIPEC 66 (Libro a sinistra di Internet di Gianni Ferretti)” Quaderno-CIPEC-Numero-66.pdf – Scaricato 26560 volte – 3,84 MB

La Comune

“La Comune di Parigi è la forma di organizzazione autogestionaria, di stampo socialista libertario, che assunse la città di Parigi dal 18 marzo al 28 maggio 1871.

È considerata la prima grande esperienza di autogoverno della storia contemporanea.

A seguito delle sconfitte militari sofferte dalla Francia nella guerra franco-prussiana contro la Prussia, il 4 settembre 1870 la popolazione di Parigi impose la proclamazione della Repubblica,

contando di ottenere riforme sociali e la prosecuzione della guerra.

Quando il governo provvisorio deluse le sue aspettative e l’Assemblea nazionale, eletta l’8 febbraio 1871, impose la pace e minacciò il ritorno della monarchia, il 18 marzo 1871 Parigi insorse,

cacciando il governo Thiers, che aveva tentato di disarmare la città, e il 26 marzo elesse direttamente il governo cittadino, sopprimendo l’istituto parlamentare.

La Comune, che adottò a proprio simbolo la bandiera rossa, eliminò l’esercito permanente e armò i cittadini, stabilì l’istruzione laica e gratuita, rese elettivi e revocabili i magistrati e tutti i funzionari,

retribuì i funzionari pubblici e i membri del Consiglio della Comune con salari prossimi a quelli operai,

favorì le associazioni dei lavoratori e iniziò l’epurazione degli oppositori, quali i cittadini fedeli al Governo legittimo e i rappresentanti religiosi.

L’opera della Comune fu interrotta dalla reazione del governo e dell’Assemblea nazionale, stabiliti a Versailles.

Iniziati i combattimenti nei primi giorni di aprile, l’esercito comandato da Mac-Mahon pose fine all’esperienza della Comune,

entrando a Parigi il 21 maggio e massacrando in una settimana almeno 20.000 parigini compromessi con la rivolta durante la cosiddetta semaine sanglante, settimana sanguinosa.

Seguirono decine di migliaia di condanne e di deportazioni, mentre migliaia di parigini fuggirono all’estero. “

La Comune di Parigi, Procamazione della Repubblica Parigi
Fonte Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Comune_di_Parigi_(1871)

LA SINISTRA

Quando c’era La Sinistra di Diego Giachetti

Spesso gli storici sono portati a scegliere determinati argomenti di studio, rispetto ad altri, perché mossi consapevolmente o meno da ragioni attinenti alla propria esperienza di vita, tanto è vero che si è coniata la dizione di “storia come autobiografia”.

Raccontando di fatti specifici, collocati nelle loro circostanze storiche, nello spirito del tempo, lo storico, sovente restio a produrre memoria, ci parla alla lontana di se stesso, di eventi vissuti e formativi.

Lo confessa, con discrezione, Sergio Dalmasso (La Sinistra, una stagione troppo breve,

Edizioni Punto Rosso, Milano 2021) quando ricorda che ai tempi in cui era studente liceale aspettava l’uscita del mensile La Sinistra con interesse, ancora consapevole oggi che quella lettura gli è stata molto utile, come probabilmente lo fu a quel tempo per un’area di militanti politici in quel particolare momento storico di fine anni Sessanta, caratterizzato da importanti avvenimenti nel mondo e in Italia.

A spingere La Sinistra c’era una giovane casa editrice, la Samonà e Savelli (poi solo Savelli); essa favorì la discussione politica e teorica dando spazio, accanto alla ristampa di classici di Marx, Engels, Lenin, Trotsky, ad autori non solo di area trotskista ma di diverse sensibilità politiche e culturali del movimento operaio e della sinistra rivoluzionaria, pubblicando a caldo anche testi di Fidel Castro e Che Guevara.

La Sinistra fu un azzeccato “prodotto commerciale”.

Subito mille abbonati, destinati in breve tempo a diventare 2600, secondo quanto si leggeva nel resoconto comparso sull’ultimo numero del mensile del novembre-dicembre 1967.

Le vendite oscillavano tra le 7-8 mila copie, specie in occasione di numeri dedicati al Vietnam e all’America Latina.

Si trattava di dati che reggevano bene il confronto con altre riviste di partito come il settimanale comunista Rinascita, Mondo Operaio del Partito socialista e Mondo Nuovo del Partito socialista di unità proletaria (Psiup).

Prima rivista mensile (di questa si occupa l’autore), dall’ottobre 1966 al dicembre 1967,

poi settimanale, cessa le pubblicazioni nella primavera del 1968.

I temi dominanti della prima serie sono la guerra nel Vietnam, la situazione nei paesi dell’America Latina, la giovane rivoluzione cubana, la lotta di classe negli Stati Uniti e il black power, il contrasto Cina-Unione Sovietica, la rivoluzione culturale, il Medio Oriente.

Rispetto alla politica interna primeggiano le analisi critiche sulla partecipazione socialista al governo e la relativa programmazione economica, sul ruolo e la strategia dei sindacati nella lotta operaia, sul nuovo Psiup.

Sul piano teorico-storico studi su Gramsci e il dissenso nel Pci negli anni Trenta, su Lenin e l’imperialismo.

Vi collaborano esponenti del dissenso ingraiano maturato nel PCI, del Psiup, della sinistra sindacale Cgil, della sezione italiana della IV Internazionale, inizialmente i più convinti promotori della rivista, sia Savelli che Samonà ne fanno parte, nonché alcuni intellettuali e studiosi di fama internazionale.

La dirige Lucio Colletti, che per molti anni aveva militato nel Pci, ed era noto come teorico marxista rigoroso, di cui Dalmasso traccia impietosamente la sua successiva parabola declinante, che lo porterà, come Giulio Savelli d’altronde, nelle file berlusconiane.

Mal accolta dai comunisti, l’uscita del primo numero provoca la radiazione dal partito dell’editore Giulio Savelli, la rivista si propone di rilanciare il discorso unitario di una sinistra operaia e di classe, nella prospettiva di favorire l’incontro tra tutte le forze deluse dalle vie riformiste al socialismo di matrice socialista e comunista.

Un generoso tentativo di inserire una “terza via” politica e culturale rispetto all’operaismo e al marxismo-leninismo importato dalla Cina maoista.

Si ricava quindi un suo spazio in quella che a posteriori verrà chiamata la stagione delle riviste,

iniziata nella metà degli anni Cinquanta e in piena fioritura negli anni Sessanta, ricchi di dibattito culturale, politico, di tensioni a livello nazionale e internazionale, di rimessa in discussione di certezze e dogmi ingessati dagli anni della Guerra fredda.

Un “disgelo” di domande, di creatività, di proposte e di propositi facilitati dalla speranza di vivere in un mondo che sarebbe presto cambiato, rinnovandosi e ponendo fine a vecchie diseguaglianze, oppressioni, guerre e violenze.

Si trattò di una stagione intensa ma breve, di un’esperienza di confronto politico e di elaborazione che non trovò seguito nel biennio delle lotte studentesche e operaie di lì a venire, quando collaboratori e lettori di quella rivista si dispersero nel mare del nascente movimento studentesco per poi riaggregarsi nel variegato e vivacissimo arcipelago dei “gruppi” della nuova sinistra rivoluzionaria.

Forse questa è una delle ragioni per cui, tra le riviste di quella stagione, essa è la meno ricordata.

Benvenuto quindi lo strappo dall’oblio di Sergio Dalmasso.

4 maggio 2021

DIEGO GIACHETTI

Fonte: dalla parte del torto

Download “Capitolo primo RIVISTA LA SINISTRA” Opuscolo-La-Rivista-La-SINISTRA-capitolo-primo.pdf – Scaricato 38708 volte – 177,37 KB

Incontro Rosa Luxemburg

Incontro Luxemburg – Il circolo di Rifondazione Comunista levante savonese ha organizzato il 26 aprile 2021 un evento sulla figura di Rosa Luxemburg in diretta facebook.

L’evento online su Rosa Luxemburg è stato presentato da Martin Zanchetta segretario del circolo levante savonese intitolato alla grande rivoluzionaria polacca.

È stato moderato da Franco Zunino del Partito della Rifondazione comunista di Savona.

Ha avuto come relatori: Paolo Ferrero vicepresidente del Partito della Sinistra Europea e il prof. Sergio Dalmasso autore del libro: Una donna chiamata rivoluzione. Vita e opere di Rosa Luxemburg.

Incontru su Rosa Luxemburg, copertina libro di Sergio Dalmasso

***

Canale YouTube Sergio Dalmasso

La varietà di argomenti presenti nei video del canale Sergio Dalmasso crea un ambiente educativo e informativo che copre una vasta gamma di temi, contribuendo così a una comprensione più profonda della storia e della società.

Sergio Dalmasso emerge come una guida autorevole, fornendo non solo informazioni storiche accuratamente documentate, ma anche interpretazioni illuminate che stimolano la riflessione critica.

Il canale rappresenta una piattaforma imprescindibile per chiunque desideri approfondire la propria comprensione della storia e della politica attraverso la prospettiva di un esperto appassionato.

TG2 Sangiuliano

Domenica 11 aprile 2021, TG2 delle ore 13:00.

La conduttrice del TG2 Sangiuliano (quella che, poco laicamente, ha sempre una enorme croce) annuncia un libro di Mario Segni che riporta la verità sui fatti dell’estate 1964, intervista di Luciano Ghelfi.

Conduttrice TG2 con collana e croce

Mario SEGNI, democristiano di destra, conservatore, principale attore dell’infausto referendum del 1993 che cancellò il sistema proporzionale (vediamo i risultati), poi lanciatosi in avventure politiche finite male (almeno quello!) svela, dopo lunghi e documentati studi, la verità: – nel 1964 non vi fu alcun tentativo di colpo di stato, – il PIANO SOLO è una invenzione, – suo padre, allora Presidente della repubblica, è stato oggetto di calunnie.

Mario Segni

Vi erano semplicemente diverse valutazioni sul governo, sul centro- sinistra, come conferma lo stesso Nenni.

Non dice che colpevoli delle calunnie erano i soliti comunisti, ma poco ci manca.
Che simili panzane vengano veicolate è grave.

Che l’informazione su questo e altro, non preveda neppure un contraddittorio, un dubbio è segno dei tempi.
La storia è ormai raccontata in questo modo (pensate alle vicende jugoslave, agli anni ’70, solo di piombo, al 68 padre di ogni male.

Che cosa possono fare le piccole minoranze che tentano ancora di ragionare?

Sergio Dalmasso

Facebook

Commentatori del post si dicono allibiti da quella intervista!

AVANGUARDIA OPERAIA

 

Volevamo cambiare il mondo, Storia di Avanguardia Operaia 1968-1977

In “La Sinistra in Zona / CostituzioneBeniComuni”, Finalmente un libro su Avanguardia Operaia, 4 aprile 2021.

Volevamo cambiare il mondo. Storia di Avanguardia Operaia 1968-1977, (a cura di) Roberto Borcio e Matteo Pucciarelli, ed. Mimesis, 302 p., 2020.

Download “Avanguardia Operaia (Scheda di Sergio Dalmasso)” Volevamo-cambiare-il-mondo-Avanguardia-Operaia.pdf – Scaricato 20820 volte – 730,31 KB

E’ numerosa, anche se non numerosissima, la pubblicistica sulle formazioni della nuova sinistra (o estrema sinistra o sinistra extraparlamentare) italiana.

Numerosi i testi su Lotta Continua, indubbiamente la formazione che ha maggiormente espresso, in positivo ed in negativo lo spirito del periodo storico, non pochi, soprattutto presso Derive e approdi, quelli sull’operaismo che molt* considerano la matrice più originale del neo-marxismo italiano.

Sull’arcipelago marxista-leninisita, gli studi e le testimonianze sono piuttosto datati, propri della fortuna del maoismo in Italia e nel mondo occidentale, legata alle diverse interpretazioni della rivoluzione culturale e del conflitto URSS-Cina.

Avanguardia Operaia recensione di Sergio Dalmasso
Anche su PdUP e manifesto, le formazioni che mantenevano un maggiore legame con matrici della sinistra storica e maggioritaria (ricordate i dibattiti sulla storia del PCI,

su Togliatti e il togliattismo, la singolarità e radicalità della sinistra socialista, le polemiche sull’esistenza o meno di un filo rosso?)

i testi più noti risalgono a decenni or sono, ma l’interesse per la figura di Lucio Magri (da Il sarto di Ulm, ad Alla ricerca di un altro comunismo,

sino alla recente biografia, ad opera di Simone Oggionni), oltre al cinquantesimo del quotidiano hanno riportato alla luce alcuni temi e passaggi.

Su Avanguardia operaia, una delle maggiori formazioni dell’area e certo tra le più significative ed interessanti, mancava uno studio di insieme.

Esistevano solamente qualche breve passaggio nel testo di Giuseppe Vettori La sinistra extraparlamentare in Italia (1973) e qualche memoria, oltre all’interessante studio sui CUB torinesi, frutto di testimonianze personali e di racconti di tante vite che confluivano contemporaneamente nella Torino, allora operaia.

Volevamo cambiare il mondo copre, anche se parzialmente, questo vuoto.

Il merito è di Giovanna Moruzzi, moglie di uno dei fondatori di A.O, Michele Randazzo, da anni scomparso, e di Fabrizio Billi che cura l’Archivio Marco Pezzi di Bologna ed ha all’attivo numerosi studi,

oltre che di Roberto Biorcio, insegnante a Milano-Bicocca e di Matteo Pucciarelli, giornalista di “Repubblica” che hanno curato il testo.

Il metodo scelto ricalca quello della storia orale e della conricerca ed è il prodotto di 110 interviste (tutte consultabili nell’archivio Pezzi),

raccolte tra ex militanti e dirigenti del movimento, con una opportuna scelta “scientifica” che ha reso il campione particolarmente realistico (età, formazione, famiglia, occupazione…).

Nascita di Avanguardia operaia

Avanguardia operaia nasce a Milano nel 1967, fra un gruppo legato alla IV Internazionale (Gorla, Vinci) e avanguardie (si diceva così) di alcune fabbriche.

Autonomizzatosi dalla IV Internazionale, che, nel 1968, conosce in Italia una crisi frontale, A.O. inizia a costruire i primi CUB nei luoghi di lavoro, cresce nelle facoltà scientifiche (alla Statale l’egemonia è di Capanna),

dà vita ad una rivista, inizia i collegamenti con formazioni locali affini, nell’ipotesi di costruire una struttura nazionale che si richiami al marxismo rivoluzionario, in modo non dogmatico alla rivoluzione culturale, che rifiuti lo stalinismo

(da qui i dissensi con il movimento della statale e con il MLS) e lo spontaneismo di Lotta Continua.

La formazione ha una progressiva crescita, coprendo quasi tutto il territorio nazionale grazie alla confluenza di tante formazioni locali ed allargando il quadro dirigente

(Corvisieri, Rieser, Pugliese…) divenendo una delle tre maggiori formazioni dell’area (con L.C. E il PdUP-manifesto).

Nel 1974 nasce il “Quotidiano dei lavoratori” (vivrà circa cinque anni) che si somma agli altri due (in una breve fase anche più) quotidiani dell’estrema sinistra.

In questo periodo, si ha una oggettiva modificazione della linea politica.

Se nei primi anni si ha una concezione astensionistica, se I CUB sono letti come contrapposti ai sindacati e la crescita avviene in contrapposizione alle altre formazioni politiche dell’area, ora si opera una svolta per cui si parla di area della rivoluzione,

con altre formazioni anche non espressamente leniniste e si aderisce criticamente ai sindacati (CGIL, ma nella particolare situazione del momento, anche alla CISL).

Da questa scelta deriva la presentazione alle elezioni del 1975, in alcune regioni con il PdUP (sigla Democrazia Proletaria), in altre non in alleanza, con la sigla Democrazia operaia.

È l’anno della grande crescita del PCI, della conquista delle “giunte rosse”.

Le liste di nuova sinistra si collocano al 2% circa.

Significativo il dato di Milano, con l’elezione di tre consiglieri comunali, frutto della grande presenza sul territorio.

L’anno successivo, alle politiche, la sigla D.P. raccoglie tutta la nuova sinistra, ma il risultato è modesto (1,5%).

L’unità della formazione va in frantumi, davanti alla modificazione della realtà, alla caduta di speranze e di prospettive.

A.O. si divide: la “sinistra”, con parte del PdUP forma Democrazia Proletaria.

La minoranza confluisce nel PdUP (segretario Magri).

I meriti del testo

Le 300 pagine del libro sono dense e ricche, anche se diseguali. La scelta è stata quella di non ripercorrere la storia in ordine cronologico, ma di analizzare i singoli temi.

Dopo l’introduzione dei due curatori e l’analisi di Biorcio circa i rapporti fra l’organizzazione, la nuova sinistra e i movimenti,

Franco Calamida analizza la vicenda dei CUB, come nuova forma di democrazia (diretta) e di partecipazione dei lavoratori, Marco Paolini le lotte studentesche,

Grazia Longoni il movimento delle donne e il suo impatto nell’organizzazione (conflittuale, anche se meno esplosivo che in Lotta Continua), nella messa in discussione della centralità del conflitto capitale/lavoro.

Ha suscitato grande interesse l’analisi di Vincenzo Vita sulla politica culturale, di cui fu giovanissimo responsabile nazionale.

Sorprende, oggi, leggere i nomi dei/delle tant* artist*, personaggi dello spettacolo e della cultura che hanno lavorato nella commissione cultura e nelle iniziative sul tema (dalla famiglia Rossellini ad Ottavia Piccolo a Lino Del Fra…).

I due fratelli Madricardo trattano della politica sul territorio (case, affitti, bollette, carovita, costruzione dell’Unione Inquilini) e dell’intervento politico nelle forze armate che riprende la storica tradizione socialista e antimilitarista, tesa a combattere il condizionamento, la distruzione della personalità, l’autoritarismo.

Il tema più delicato è quello dell’antifascismo e del servizio d’ordine, affidato a Paolo Miggiano.

Il suo saggio ha prodotto dibattito e interpretazioni anche differenziate.

Ferita ancora aperta è la morte del fascista Sergio Ramelli (si veda, di molti anni successivo, il convegno, anche autocritico, di D.P.)

e il violentismo dei servizi d’ordine, indotto e dalle violenze poliziesche e dalla presenza fascista (da S. Babila ai tanti militanti di sinistra uccisi).

Da analizzare resta il rapporto fra gruppo dirigente e un relativo autonomizzarsi del servizio d’ordine (è stato sciolto dopo il caso Ramelli?)

Il libro non pretende di esaurire il tema di una storia esaustiva dell’organizzazione. Il limite di una carenza del quadro complessivo in cui si inseriscono i fatti raccontati è ovvio.

Così, alcuni saggi (i lavoratori studenti…) non hanno trovato spazio.

Forse altri sudi potranno coprire le parziali lacune. Ancora, non vi è una analisi delle riviste (per anni, per un vecchio principio “egualitario”, gli scritti compaiono senza firma) e del quotidiano.

Il taglio di storia orale ricostruisce il quadro di una organizzazione priva di leaderismi, di quel narcisismo tanto addebitato (ricordo l’analisi di Massimo Bontempelli).

Ha il merito di dare una immagine reale della stagione sessantottesca, spesso ridotto con una voluta operazione storiografico-politica a pura violenza (la formula degli anni di piombo è l’unica usata mediaticamente.

Parla, invece, di un fenomeno di massa, della presa di coscienza di masse giovanili, della riscossa della classe operaia,

piegata per decenni, della politicizzazione di ceti professionali tradizionalmente conservatori (gli anni di Magistratura democratica, di Psichiatria democratica, del movimento nelle caserme, nella polizia, tra i credenti…).

Parla della crescita del movimento delle donne che chiede l’uscita da una concezione economicistica della politica.

Ricorda che gli anni ’70 non sono solamente quelli dei terrorismi (la pubblicistica dimentica sempre quello di destra e il ruolo dello Stato e del quadro internazionale), ma vedono grandi riforme: ente regionale, divorzio, Statuto dei lavoratori, diritto di famiglia, “legge Basaglia”, sanità, aborto,.. e che anche i parziali spostamenti politici (crescita del PCI, giunte di sinistra) sono il prodotto della grande spinta sociale e culturale che in Italia è data dal “68 lungo”.

Ancora ne emerge il quadro di un gruppo molto attento all’organizzazione, alla formazione, allo studio, alla teoria, al confronto anche netto, con altre formazioni, sui “fondamentali”, di un impegno spesso totalizzante.

Non credo sia un caso se, tra le tante (troppe) formazioni della nuova sinistra è quella che meno è stata percorsa da pentitismi, carrierismi dei/delle tant* finit* dalla certezza nella rivoluzione a scelte opportunistiche (evito un triste elenco anche parziale).

Il libro offre anche uno spaccato “sociologico”.

L’età dei/delle militanti intervistat* era “allora” molto bassa, dai 20 ai 25 anni, e dai 25 ai 30, a dimostrazione di una politicizzazione molto veloce.

Le famiglie di provenienza erano in maggioranza operaie o piccolo borghesi. Se forte era la presenza di genitori comunisti, fortissima è la matrice iniziale cattolica che vede una rapidissima e radicale trasformazione.

Un lavoro di cui non possiamo che essere grati a chi lo ha pensato, voluto, costruito con un lavoro certosino (110 interviste).

Sarebbe opportuno che i mille filoni in cui si è divisa una storia così significativa usassero questi strumenti per una discussione collettiva, per una riflessione sulle forme di democrazia di base, del tutto in antitesi con i leaderismi populistici di oggi.

La storia, in parte ancora da approfondire dell’Organizzazione comunista Avanguardia operaia merita conoscenza, studio e riflessione.

Sergio Dalmasso

RANIERO PANZIERI

 

L’iniziatore dell’altra sinistra

PAOLO FERRERO Panzieri, l’iniziatore dell’altra sinistra, Shake ed., 2021, 320 pp.

 

RANIERO PANZIERI

Paolo Ferrero ripubblica, aggiornato, un importante testo sulla grande figura di Raniero Panzieri, uscito nel 2006 per Punto Rosso, con il titolo Un uomo di frontiera, contenente testimonianze, una breve antologia, una nota biografica, la prefazione di Marco Revelli, l’introduzione dello stesso Ferrero.

La ripubblicazione di questo testo, ampliato ed aggiornato, costituisce uno dei pochi segni di interesse per il centenario della nascita di Panzieri che non ha prodotto dibattito, confronti, ricordi, anche valutazioni critiche che una pietra miliare nella storia della sinistra italiana avrebbe meritato.

Anche Panzieri è stato colpito dalla amnesia che ormai avvolge personaggi e fasi di quello che fu il movimento operaio più interessante e originale a livello europeo.

In qualche raro caso, la sua figura è stata ricordata per la fase più significativa, quella dei “Quaderni rossi”, dal 1961, letti semplicisticamente come prodromo dell’operaismo, dimenticando tutta l’attività politica precedente nasce nell’immediato dopoguerra, nel PSI, su posizioni morandiane (nella fase dei Consigli di gestione), prosegue a Messina presso la cattedra di Galvano Della Volpe e nel PSI siciliano impegnato nell’occupazione delle terre.

Persa la possibilità di carriera accademica, per il continuo impegno politico (segretario regionale siciliano), nel 1953 si trasferisce a Roma come funzionario di partito incaricato della stampa e propaganda, quindi nel 1955 della commissione cultura (cfr. Mariamargherita SCOTTI, Da sinistra. Intellettuali, PSI e organizzazione della cultura -1953/1960-, Roma, Ediesse, 2011) che tenta una politica culturale non subordinata a quella del PCI.

Download “Scheda, Mariamargherita SCOTTI, Da sinistra. Intellettuali, PSI e organizzazione della cultura (1953/1960)” n.-81-2012-Da-sinistra.-Intellettuali-Partito-socialista-italiano-e-organizzazione-della-cultura.pdf – Scaricato 29694 volte – 857,94 KB

Ancora la pubblicazione, dopo la morte prematura, delle opere di Rodolfo Morandi, il lavoro, dal 1956, per evitare l’identificazione stalinismo/comunismo e per l’uscita a sinistra dallo stalinismo, la co-direzione della rivista “Mondo operaio” che, nel biennio 1957-1958, conosce il suo periodo più innovativo.

Sette tesi sul controllo operaio

Le Sette tesi sulla questione del controllo operaio, (in “Mondo operaio, febbraio 1958) scritte in una preziosa collaborazione con Lucio Libertini, costituiscono il tentativo più ricco e più organico di una ipotesi alternativa a quelle maggioritarie nella sinistra, legate anche alle Tredici tesi sul partito di classe (in “Mondo operaio”, novembre 1958).

Dal 1961, Panzieri si sente estraneo al partito, incamminato verso la partecipazione ai governi di centro-sinistra.

Il lavoro di consulente presso l’Einaudi, a Torino, lo mette in contatto con la realtà viva di fabbrica nella fase di rilancio del protagonismo operaio, dopo l’estate del 1960, nel pieno della migrazione interna, del prezioso lavoro del sindacato torinese, dell’espansione industriale che produce il moltiplicarsi di problemi sociali (casa, servizi…).

Si lega a lui un gruppo di giovani torinesi (Rieser, Mottura, i Lanzardo, Soave…) che coglie la originalità della sua analisi e della pratica.

Nascono contatti con posizioni simili che stanno maturando a Roma (Tronti, Asor Rosa) e in Veneto (Negri).

L’analisi panzieriana che si esprime nei “Quaderni rossi” è innovativa

Va intanto alle fonti, alla lettura diretta e non travisata di Marx, a parti del Capitale mai analizzate.

Rompe totalmente con la interpretazione della seconda e della terza Internazionale centrate sull’ipotesi del partito guida.

Il rilancio della via consiliare con riferimenti alla stagione dell’”Ordine nuovo”, all’autogestione jugoslava, ai consigli polacchi e ungheresi del 1956, indirettamente a tutta la tradizione consiliare che percorre l’intero secolo, permette di ipotizzare una classe operaia che costruisca i propri istituti, una democrazia che si basi su un rapporto fra istituti elettivi e di base.

Dopo il 1956

E’ chiaro, dopo il 1956, un passaggio dalla morandiana politica unitaria di classe al controllo operaio e quindi ad un particolare “leninismo” centrato su un “dualismo di potere”, ma sono evidenti elementi di continuità di un percorso teorico- politico che sarebbe errore limitare agli ultimi tre anni di vita.

E’ fondamentale, al di là dell’interpretazione che poi alcune formazioni politiche ne daranno, l’analisi della tecnologia, della non neutralità della scienza (L’uso delle macchine nel neocapitalismo) che tanto peso avrà negli anni successivi.

Lo sviluppo tecnologico non è neutro.

La macchina e la scienza sono funzioni del capitale: La macchina non libera dal lavoro l’operaio, ma toglie il contenuto del suo lavoro.

Lo strumento di conoscenza non ideologica della realtà è l’inchiesta, soprattutto se diviene co-inchiesta (cfr. Uso socialista dell’inchiesta operaia, sul numero 5 dei Q:R), costruita insieme al soggetto politico e sociale da analizzare che diventa attore esso stesso, superando la visione mistica del soggetto rivoluzionario che spesso nasce dall’esterno.

Le difficoltà, però, si moltiplicano.

Il rapporto con il sindacato torinese si interrompe, già dopo il primo numero, su cui hanno scritto Garavini, Foa, Alasia, Pugno.

Nell’estate 1961, una lettera di Garavini e Pugno accusa la rivista di semplicismo e schematismo, segnando la fine della breve collaborazione.

Ancor più tese divengono le relazioni dopo gli scontri di piazza Statuto ( luglio 1962).

Nel mese di settembre, il servizio d’ordine sindacale impedisce a Panzieri di entrare in un teatro in cui si svolge una manifestazione.

La redazione dei “Quaderni rossi” si divide su linee politiche

La componente che fa capo a Mario Tronti, Toni Negri, Alberto Asor Rosa ritiene che la maturazione politica della classe sia tale da permettere il salto organizzzativo rivoluzionario, accusa di “sociologismo” la pratica panzieriana e darà vita a “Classe operaia”.

Panzieri replica ritenendo queste posizioni frutto di misticismo rivoluzionario, una sorta di filosofia della storia centrata sulla classe operaia, accusa alcune valutazioni di rozza ideologia del sabotaggio.

Panzieri non vede rinnovato il contratto con l’Einaudi, insieme a Renato Solmi, per avere sostenuto la pubblicazione di una inchiesta di Goffredo Fofi sulla migrazione meridionale.

L’accusa è di voler usare la casa editrice per fini ideologici.

Ancora una volta, come dopo la rinuncia alla carriera accademica, l’attività di Panzieri sembra, per coerenza estrema, dover iniziare da capo.

Quando sembra avere allacciato un rapporto con la Nuova Italia di Firenze, arriva improvvisa la morte, per embolia cerebrale, il 9 ottobre 1964.

Libro di Paolo Ferrero

Il libro di Ferrero uscito opportunamente nel centenario della nascita, contiene uno scritto dell’autore che mette in luce gli elementi di attualità del pensiero e della pratica di Panzieri, creando un legame fra le tesi sul controllo operaio e la tematica dei “Quaderni rossi”.

Panzieri è antidoto rispetto alle visioni autoritarie, statolatriche, centralistiche, antidemocratiche del marxismo e del comunismo che è, invece, partecipazione e democrazia dal basso.

Molte le testimonianze, a cominciare dalla moglie Pucci Saija, traduttrice del Capitale, a tant* militanti scompars*, Dario Lanzardo, Giorgio Bouchard, Gianni Alasia, Pino Ferraris, Giovanni Jervis, Edoarda Masi, Vittorio Rieser… a chi lo ha accompagnato in una breve stagione, drammaticamente interrotta: Cesare Pianciola, Giovanni Mottura, Liliana Lanzardo, Sergio Bologna, Goffredo Fofi.

Importanza del testo

Ne emerge un quadro composito che non solamente ci fa ricordare una delle più grandi figure della nostra storia, ma ne fa risaltare i non pochi elementi di attualità, quanto mai da conoscere e discutere nel vuoto attuale.

Consigli, democrazia diretta, Cina, migrazione meridionale, composizione di classe, neocapitalismo, sviluppo economico dell’Italia, coscienza di classe, uso della tecnologia, rapporto tra spinta di massa/partiti di classe/sindacato.

Un testo per una riflessione collettiva.

Sergio Dalmasso

in “Lavoro e Salute” n. 3 Marzo 2021.

Presente anche in Schede e Recensioni

Download “PAOLO FERRERO Panzieri, l'iniziatore dell'altra sinistra” lavoroesalute-RANIERO-PANZIERI.-Idee-di-nuova-sinistra.pdf – Scaricato 28532 volte – 349,66 KB

Quella grande speranza chiamata RIFONDAZIONE

(parte seconda)

Download “Quella grande speranza chiamata RIFONDAZIONE” Quella-speranza-chiamata-rifondazione-parte-2-aprile-2021-1.pdf – Scaricato 25115 volte – 220,59 KB

Lo scioglimento del PCI, dopo 70 anni, vede nascere il PDS e Rifondazione comunista che, sovvertendo tutte le previsioni raggiunge una dimensione inattesa e si configura non solamente come piccolo movimento nostalgico.

La sua composizione è varia e articolata: al nucleo “cossuttiano”, costruito in un lavoro di opposizione e organizzativo di anni si aggiungono settori “ingraiani”, un dirigente sindacale (Sergio Garavini) che nel ’56 fu critico sull’invasione dell’Ungheria e non votò nel 1969 la radiazione del Manifesto, Lucio Libertini il cui antistalinismo data dall’immediato dopoguerra, Democrazia Proletaria che decide il proprio scioglimento nel giugno del 1991, l’ex PdUP, con Lucio Magri, Luciana Castellina e Famiano Crucianelli che aderisce dopo alcuni mesi.

Sono, però, soprattutto prevalenti due elementi: l’enorme adesione spontanea di base di un popolo che tenta di ricostruire una identità svanita negli anni e la necessità di rimettere in discussione certezze, ritenute intoccabili e crollate nel giro di breve tempo (l’URSS, l’infallibilità dei dirigenti, il partito come comunità…) che apre una breve fase di discussione “senza rete”.

I problemi non mancano: diverse sono le proposte organizzative, diverse le letture della realtà internazionale.

Quando, nell’agosto 1991, fallisce un tentativo di golpe a Mosca, ma emerge il ruolo dirigente di Boris Eltsin, la mediazione di Garavini è molto positiva, ma non mancano malumori. Al congresso costitutivo (Roma, dicembre) la diarchia Garavini/Cossutta rischia di esplodere.

Garavini sotto accusa

Sotto accusa è l’apertura di Garavini ad altre formazioni di sinistra e a settori rimasti nel PDS, scelta che metterebbe in discussione la identità comunista che è alla base del partito. Lo scontro si acuisce dopo le elezioni politiche del 1992, quando il PDS non va oltre il 16% e Tangentopoli mette in crisi l’ipotesi di un suo rapporto con i socialisti. Garavini vede nel malessere presente nel partito della Quercia e nell’uscita di Ingrao e Bertinotti, l’occasione per proporre una aggregazione più ampia (Ingrao e “il manifesto” parlano di polo della sinistra antagonista).

E’ l’occasione per l’ala cossuttiana, con forte intervento di Libertini, pochi giorni prima della scomparsa, di proporsi come difesa del partito. Garavini si dimette ed assumerà un ruolo sempre più marginale.

Dopo un breve interregno, la scelta per la segreteria cade su Fausto Bertinotti, nella convinzione che sua sia l’immagine esterna, ma che l’apparato, l’organizzazione, i quadri restino nelle mani della componente cossuttiana.

Il male del referendum Segni

Nell’aprile 1993, il “referendum Segni” contro il sistema proporzionale e a favore del maggioritario ha grande successo.

Sul sistema elettorale e sui partiti si fanno ricadere tutte le cause degli scandali, della crisi politico – istituzionale, anche le difficoltà sociali, nella certezza che altro sistema elettorale, con scelta diretta degli eletti, possa risolverli.

Per un paradosso, questo meccanismo spinge Rifondazione a recuperare elementi di unità, non solamente elettorale, con altre forze politiche, motivo delle accuse a Garavini.

Nasce, per le elezioni anticipate del 1994, la coalizione dei Progressisti, guidata da Achille Occhetto e travolta dalla “rivoluzione liberale” di Silvio Berlusconi che forma con Lega Nord e fascisti il primo organico governo di destra del dopoguerra. Il governo regge per pochi mesi e cade sulla riforma delle pensioni, ma anche sulla critica di settori borghesi (si veda il “Corriere della sera”).

La scelta va sul ministro di Berlusconi Lamberto Dini.

I voti di Rifondazione possono essere determinanti per la sua tenuta, mentre la destra chiede che si torni al voto.

“Il manifesto” titola baciare il rospo

Inizia la logica del meno peggio.

Una parte dei gruppi parlamentari non segue le indicazioni del partito (voto contrario).

Quando Dini procede alla riforma delle pensioni, la divisione si riproduce. 25 dirigenti, fra cui Garavini, Magri, Castellina se ne vanno, accusando Bertinotti e Cossutta di massimalismo e settarismo, di rottura con la storia del comunismo italiano, di riallacciarsi al massimalismo socialista.

Il problema dell’autonomia o dell’adesione, anche critica, al centro sinistra, complici i meccanismi elettorali, dividerà Rifondazione in tutta la sua storia e sarà causa di contraddizioni, polemiche, scissioni continue.

Nascita di Liberazione

Nel 1995 nasce il quotidiano “Liberazione”, segno di autonomia rispetto al “manifesto” e a una generica “unità della sinistra”.

Nel 1996, complice la divisione fra la destra di Berlusconi e Fini e la Lega, il centro sinistra di Prodi (l’Ulivo) vince le elezioni.

Per Rifondazione, anche grazie all’immagine del segretario, è il miglior dato elettorale (8,6%).

Al governo con l’Ulivo

I due anni di governo dell’Ulivo vedono Rifondazione arretrare su molti punti programmatici (dalle finanziarie a Maastricht alla bicamerale), puntare sulla riduzione dell’orario settimanale a 35 ore.

Vedono anche accentuarsi le differenze tra i due maggiori dirigenti, la coppia più bella del mondo, già nel 1997, quando l’ipotesi di rottura con il governo rientra, quindi l’anno successivo, quando davanti alla scelta di non votare la Finanziaria, la minoranza legata a Cossutta, soprattutto per l’iniziativa dei suoi due delfini Oliviero Diliberto e Marco Rizzo, decide una nuova scissione e la formazione del Partito dei Comunisti italiani (PdCI), maggiormente ancorato, simbolicamente, culturalmente, organizzativamente alla tradizione togliattiana.

Allo slogan Svolta o rottura, agitato da Bertinotti, Cossutta ha sempre replicato:

Tirare la corda senza spezzarla e la nascita del PdCI mira a mantenere in vita un governo di centro sinistra, senza precipitare nel rischio di nuove elezioni.

Quella indotta da Bertinotti è una nuova mutazione genetica in una formazione comunista.

Anche il nuovo governo sarà segnato da un deficit di riforme sociali e trasformazioni, oltre che dall’adesione di Cossiga, dalla drammatica guerra contro la Jugoslavia.

Cambi di linea di Bertinotti

Bertinotti ritiene questa rottura (che verrà contraddetta più e più volte) come una nuova rifondazione e dà vita ad un processo di trasformazione del partito, anche se con frequenti ed improvvisi cambi di linea o di accenti.

Nonostante la guerra in Jugoslavia e la consegna del leader curdo Ocalan, nel 2000 Rifondazione, alle regionali, è in alleanza con il centro sinistra. Crollata al 4% alle europee del 1989, torna al 5% (2% al PdCI).

Non in alleanza alle politiche del 2001 (5%) vinte dalle destre che tornano al governo con Berlusconi.

E’ qui il nodo del ruolo di Rifondazione nel movimento altermondialista.

Le giornate di Genova 2001

Nelle giornate di Genova (luglio 2001) è fortemente egemone e coglie le novità che emergono dal “movimento dei movimenti”.

Oltre ai drammatici scontri e alla morte di Carlo Giuliani, le giornate si ricordano per il grande protagonismo di nuove soggettività politiche, per l’aver messo al primo posto la questione ecologica e quelle del rapporto fra nord e sud del pianeta e di genere.

Vi sarebbero le possibilità per costruire, anche all’interno del bipolarismo maggioritario coatto, una alternativa di sinistra che abbia in Rifondazione il centro e leghi esperienze e storie anche diverse.

Articolo 18

Il referendum per estendere l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori alle piccole imprese può costituire elemento di aggregazione. Il risultato è negativo.

Il 15 e 16 giugno 1993 vota solamente il 25,7% degli aventi diritto. Si potrebbe fare appello ai 10 milioni di elettori, ipotizzare una articolazione di questi voti per la costruzione di una alternativa politica e sociale.

La scelta di Bertinotti è opposta ed è l’inizio della china degli anni successivi: non vi è uno spazio autonomo, il ruolo del PRC è nel condizionamento del centro sinistra all’interno del quale deve portare la voce e il peso dei movimenti.

Inizia una nuova fase.

Sergio Dalmasso

Pubblicato su “Il Lavoratore” di Trieste, 31 marzo 2021

Presente in Archivio, Scritti storici, Articoli e saggi

Download “Capitolo 1 storia di Rifondazione Comunista” Storia-di-Rifondazone-Comunista-Capitolo-1.pdf – Scaricato 38998 volte – 402,02 KB

Unigramsci Genova

L’Unigramsci  (Università popolare Antonio Gramsci) ha sede a Roma; è una associazione senza fini di lucro nata nel 2014.

Unigramsci Genova

L’Unigramsci arriva a Genova con una sezione staccata collocata all’interno del progetto casadeipopoli inaugurata il 6 marzo 2021.

La casa dei popoli di Genova organizza un ciclo di 11 lezioni aperto da questo incontro con Sergio Dalmasso intitolato: Vita e pensiero di Rosa Luxemburg.

La lezione di Sergio Dalmasso sulla figura di Rosa Luxemburg è stata trasmessa in diretta streaming YouTube tramite il canale Casa dei Popoli Genova e sulla pagina Facebook il 9 marzo 2021 dalle ore 18:00.

La lezione è stata trasmessa anche in differita da RadioGrAmma-Buridda AM 1359 KHz e resa disponibile sul sito buridda.org.

Hanno partecipato alla videoconferenza: Patrizia Poselli, Cinzia Ronzitti, Giovanni Ferretti, Roberta Piazza, Lautaro Castro.

Le recenti pubblicazioni di Sergio Dalmasso tra cui il libro: Una donna chiamata rivoluzione. Vita e opere di Rosa Luxemburg, edizione RedStar Press Roma sono presenti nella seguente foto.

Unigramsci Genova presenta Libro su Rosa Luxemburg

Corsi e seminari dell’Unigramsci

Antropologia

La costruzione dell’egemonia culturale statunitense in Europa dalla fine della Seconda Guerra mondiale

Alessandra Ciattini

2021

Antropologia

Pandemia e Capitalismo

Alessandra Ciattini
Beniamino Caputo

2021

Economia

I parte del testo Perla Critica (Gianfranco Pala)

Carla Filosa

2021

Economia

II parte del testo Perla Critica (Gianfranco Pala)

Francesco Schettino

2021

Economia

Storia della organizzazione del lavoro: un minicorso

Domenico Laise

2021

Filosofia

Controstoria della filosofia in una prospettiva marxista – Primo ciclo: la filosofia antica dai presocratici a Socrate

Renato Caputo

2021

geoeconomia

Corso di Geoeconomia del terzo millennio

Andrea Vento

2021

Pensiero Politico

Internazionalismo e questione nazionale nella storia del movimento dei lavoratori

Francesco Cori

2021

Antropologia

“Il socialismo e l’uomo a Cuba” di Ernesto Che Guevara, lettera al giornalista uruguayano Carlos Quijano (1965) : Esiste un’etica marxista?

Alessandra Ciattini

2020

Economia

Imperialismo e disuguaglianze

Francesco Schettino

2020

Economia

I paradigmi fondamentali della Organizzazione del Lavoro (OdL)

Domenico Laise

2020

Filosofia

La distruzione della ragione

Renato Caputo

2020

Filosofia

Democrazia e colonialismo. Il lato oscuro dell’occidente. Le ragioni profonde dei fenomeni razzisti

Francesco Cori

2020

Filosofia

Salario minimo e reddito di cittadinanza

Carla Filosa

2020

Antropologia

Le illusioni del postmodernismo

Alessandra Ciattini

2019

Economia

L’organizzazione del Lavoro nella fabbrica capitalistica

Domenico Laise

2019

Filosofia

Le origini filosofiche del marxismo: la filosofia di G.W.F. Hegel

Renato Caputo

2019

Filosofia

Concezione Materialistica della Storia

Carla Filosa

2019

Filosofia

Sull’Egemonia

Francesco Cori

2019

Antropologia

Breve Storia Della Riflessione Sulla Religione

Alessandra Ciattini

2018

Diritto

Corso di Diritto

Claudio De Fiores

2018

Economia

L’attualità di Marx

Francesco Schettino
Carla Filosa
Domenico Laise

2018

Filosofia

Poiesis e Praxis nella cultura occidentale

Felice Renda

2018

Storia

Controstoria del secolo breve (II parte): dal secondo dopoguerra ai giorni nostri

Renato Caputo

2018

Storia

Sovranità e conflitto nella Teoria Politica Moderna

Francesco Cori

2018

Antropologia

La Storia religiosa dell’America Latina e del Caribe

Alessandra Ciattini

2017

Economia

L’attualità di Marx (2017)

Francesco Schettino
Carla Filosa
Domenico Laise

2017

Filosofia

Il concetto marxiano di praxis nelle Tesi su Feuerbach e L’eredità della filosofia classica tedesca

Felice Renda

2017

Storia

Controstoria del secolo breve (I Parte)

Renato Caputo

2017

Economia

Critica al Capitalismo

Carla Filosa
Francesco Schettino

2016

Filosofia

Corso introduttivo di filosofia marxista

Renato Caputo
Rosalinda Renda

2016

Giornalismo

Pratica di Giornalismo

Eugenio Cirese
Paolo Miggiano
Valerio Strinati
Marco Luzzatto

2016

Pensiero Politico

Introduzione a Gramsci

Raul Mordenti

2016

Pensiero Politico

Il pensiero di Lukács

Lelio La Porta
Antonino Infranca

2016

Storia

Un mondo nuovo: istituzioni operaie e popolari nell’Italia post-unitaria

Valerio Strinati
Giacomo Gabbuti

2016

Economia

Critica all’economia politica

Francesco Schettino
Carla Filosa

2015

Storia

Un mondo nuovo: istituzioni operaie e popolari nell’Italia liberale

Giacomo Gabbuti
Valerio Strinati

2015

La rivista “La Sinistra”

Una stagione troppo breve

Download “Capitolo primo RIVISTA LA SINISTRA” Opuscolo-La-Rivista-La-SINISTRA-capitolo-primo.pdf – Scaricato 38708 volte – 177,37 KB

Può sembrare strano – e forse nostalgico – un saggio su una rivista, vissuta per soli quindici mesi nei lontani anni ’60, di cui i più ignorano l’esistenza mentre altri l’hanno completamente dimenticata.

Libro La rivista La sinistra

Ma “La Sinistra” rientra a pieno titolo nella stagione delle riviste degli anni ’60, ricchi di dibattito culturale, politico, di tensioni a livello nazionale e internazionale e di forte rimessa in discussione di certezze e di dogmi.

In questo panorama, segnato ad inizio decennio, dai “Quaderni rossi”, dalla divisione con “Classe operaia”, e quindi dalla forte crescita dei “Quaderni piacentini”, la rivista che più interpreta il movimento del ’68, “La Sinistra”, ha un ruolo minore, ma specifico.

Novità Edizioni Punto Rosso.

In uscita il 21 marzo 2021

(per richiedere i libri scrivere a edizioni@puntorosso.it)

L’autore del libro Sergio Dalmasso è nato a Boves (Cuneo).

Vive a Genova.

È stato per quarant’anni insegnante di scuola media superiore.

Militante della sinistra, dal movimento studentesco a Manifesto, PdUP, DP, Rifondazione.

È stato consigliere comunale, provinciale, regionale.

Già redattore di riviste storiche, si occupa di storia del movimento operaio, della sinistra politica e sociale in Italia, della stagione dei movimenti, di figure dei partiti di sinistra.

Ha recentemente pubblicato per la Redstarpress due brevi biografie su Lelio Basso e Rosa Luxemburg e per le Edizioni Punto Rosso una monografia su Lucio Libertini.

Cura i quaderni “Storia, cultura, politica” del CIPEC.

Formato 11×16, Pagg. 120, 10 euro.

ISBN 9788883512582

Edizioni Punto Rosso

Viale Monza 255 – 20126 Milano

edizioni@puntorosso.it – www.puntorosso.it

Milano, 15 marzo 2021, Roberto Mapelli

Download articolo recensione di Roberto Mapelli

Download “Libro, La rivista “La Sinistra” Una stagione troppo breve (di Roberto Mapelli)” Libro-La-rivista-La-Sinistra.pdf – Scaricato 22202 volte – 116,94 KB