Esplora il pensiero di Sergio Dalmasso, storico e scrittore impegnato, proveniente dalla nuova sinistra e attualmente membro del Partito della Rifondazione Comunista. Con una vasta produzione letteraria, Dalmasso ha scritto 9 libri che spaziano dalla storia della sinistra italiana al ritratto di figure chiave come Lucio Libertini, Lelio Basso e Rosa Luxemburg.

Tra le sue opere più recenti, spicca ‘RIFONDAZIONE COMUNISTA’ (Ed. RedStar Press, Roma, 2021), un’analisi approfondita sullo stato attuale del movimento comunista.
Approfondisci la storia della sinistra italiana con ‘LUCIO LIBERTINI. Lungo viaggio nella sinistra italiana’ (Edizioni Punto Rosso, Milano, 2020) e scopri la vita e le opere di Rosa Luxemburg con ‘UNA DONNA CHIAMATA RIVOLUZIONE’ (RedStar Press, Roma, 2019).

Sergio Dalmasso ha contribuito in modo significativo alla comprensione della storia politica e sociale italiana, focalizzandosi su figure come Lelio Basso e esaminando la rifondazione comunista dallo scioglimento del PCI al ‘movimento dei movimenti’.

Con libri come ‘Il PCI dalla legge truffa alla morte del migliore’ e ‘Il caso Manifesto e il PCI degli anni ’60’, ha analizzato criticamente momenti cruciali nella storia politica del paese.

Il suo impegno nella divulgazione storica si riflette anche nella cura dei Quaderni semestrali del CIPEC, giunti al numero 72 nel 30° anno di pubblicazione (2024) e tanto altro. Esplora gli scritti di Dalmasso per accedere a un ricco patrimonio di conoscenze sulla storia politica italiana e alla vasta produzione letteraria di Sergio Dalmasso.

Articoli

Sergio Dalmasso su Le Monde diplomatique

Recensione Le monde diplomatique di Libertini, Una limpida storia minore di Alessandro Barile

Download “Lucio Libertini su Le monde diplomatique (di Alessandro Barile)” Lucio-Libertini-di-Alessandro-Barile-Le-Monde-diplomatique-Sergio-Dalmasso.pdf – Scaricato 18572 volte – 2,27 MB

Una limpida storia minore di Alessandro Barile

Recensione su Le Monde diplomatique. Libro su Lucio Libertini di Sergio Dalmasso.

Pubblicata una bella recensione di Alessandro Barile su Le Monde diplomatique, edizione italiana, supplemento de Il manifesto, 15 luglio 2020.

Lucio Libertini fa parte di una storia minore della sinistra italiana del dopoguerra: quella della sinistra socialista,
corrente eretica del Psi prima, protagonista della breve stagione del Psiup poi (dal ’64 al ’72), e infine confluita nel Pci una volta fallita ogni speranza di incunearsi tra i due partiti del riformismo operaio.
Una storia onorevole, dai molti meriti e con l’importante demerito di essere arrivata sempre troppo presto, o troppo tardi, agli eventi politici decisivi.

Troppo presto, ad esempio, quando nel febbraio del ’58 lo stesso Libertini e Raniero Panzieri pubblicarono quelle Sette tesi sulla questione del controllo operaio che costituirono l’antefatto dell’operaismo italiano.

Insieme davvero a pochi altri (Fortini, ad esempio), il gruppo legato alla sinistra del Psi – tra gli altri Vecchietti, Ferraris, Panzieri, Lussu, in parte anche Lelio Basso – fu tra i pochissimi che tentò di rispondere alla “crisi dello stalinismo” non cedendo alle ragioni della socialdemocrazia, e anzi rilanciando l’opzione del conflitto in fabbrica e tra le nuove generazioni proletarie.

Continua …

Recensione Le Monde diplomatique: Una limpida storia minore

Il libro di Sergio Dalmasso è acquistabile nelle librerie servite da Edizioni Punto Rosso od online, presente su Amazon.

Libro Lucio Libertini. Lungo viaggio nella sinistra italiana di Sergio Dalmasso 2020

Acquistalo su Amazon

 

Postfazione del libro Lucio Libertini. Lungo viaggio nella sinistra italiana di Luigi Vinci.

In appendice vi sono alcuni articoli di Libertini usciti sulla rivista “La sinistra“.

Nel quaderno CIPEC 67 vi sono gli interventi in consiglio regionale del Piemonte di Lucio Libertini 1975-1976:

Download “Quaderno CIPEC N. 67 (Lucio Libertini. Interventi al consiglio regionale del Piemonte 1975-1976)” Quaderno-CIPEC-Numero-67.pdf – Scaricato 19739 volte – 1,72 MB

Quaderno CIPEC 67

Publicato in anteprima web il quaderno 67 contenente gli interventi di Lucio Libertini al consiglio regionale del Piemonte negli anni 1975-1976.

Questo quaderno uscirà a stampa ad inizio 2022.

Stralcio di uno dei primi interventi al Consiglio regionale del Piemonte di Lucio Libertini.


Seduta n. 3 del 24/07/75 – Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all’art. 32 dello Statuto per l’elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale (seguito)

Signor Presidente, Consiglieri poiché, come è abbastanza naturale, il compagno Minucci stamattina ha esposto in modo compiuto il pensiero del nostro Gruppo, io prendo qui la parola unicamente per alcune repliche, non necessariamente polemiche, anzi prevalentemente politiche che si riferiscono all’andamento del dibattito ai quesiti che ci sono stati posti dai Consiglieri dei vari Gruppi.

E intendo fare, da questo punto di vista, quattro rapidi ordini di osservazioni: 1) noi abbiamo sentito ancora ripetere oggi, da parecchi colleghi della D.C. (lo avevamo già sentito l’altro giorno da Bianchi) un esercizio aritmetico di somme e, devo dire, piuttosto arbitrarie, perché vede collega Bianchi, è vero che la somma dei partiti del centro-sinistra è maggiore della somma del PS e del PC. ma se vogliamo soltanto fare delle somme aritmetiche io le dirò che per esempio, la somma che noi proponevamo del PCI, del PSI e della D.C. e dei partiti minori e ancora più grande, il guaio è che la D.C. non ci sta e quella somma è aritmetica e non politica.

Lo stesso problema si pone per il centro-sinistra, lei lo somma sulla carta, ma il P.S.I., per ragioni che sono politiche, non ci sta e allora quella somma e solo aritmetica e non è politica. Ma c’è di più, perché se noi consideriamo, e non polemicamente, l’andamento del dibattito di oggi e vorrei porre questo all’attenzione dei colleghi della D.C. in un discorso costruttivo – ci accorgiamo che in verità, qui, più che di somme bisogna parlare di sottrazioni.

Qui si è fatto molto chiasso sul 31° voto e io voglio dire a Zanone che non c’era stamattina, che Minucci stamani è stato chiarissimo, noi non abbiamo chiesto e non chiediamo voti surrettizi, chiediamo rapporti politici.

Ma il fatto più importante non è il 31° voto il fatto è che in realtà di fronte ai 30 voti socialisti e comunisti, non vi sono 28 voti, non solo non si sono trovati nell’urna, ma il Consigliere Zanone ha spiegato, dal suo punto di vista che è difficile che la D.C. sommi insieme i liberali quando vuole preparare la resurrezione del centro sinistra.

Inoltre abbiamo sentito oggi accenti estremamente diversi e che credo seri, dei socialdemocratici; sarebbe molto difficile assimilare il discorso del collega Cardinali con quello, non dico di Picco, che ho l’impressione non abbia letto i giornali in questi giorni e non si sia accorto di quello che è capitato nel Consiglio nazionale della D.C., ma con gli interventi anche di altri colleghi della D.C.

Per cui la verità – ed è un punto politico che noi portiamo qui non per polemica, lo vedrete nello sviluppo del ragionamento – è che a fronte di una maggioranza di 30 (che è una maggioranza relativa e sappiamo il limite di questo) non esistono 28, non esistono 26 come blocco omogeneo capace di un’alternativa e (non lo dico con soddisfazione) a veder bene bene non ne esistono neppure venti perché la D.C. oggi è intervenuta nel dibattito con un’articolazione tale di voci che sarebbe stato difficile cogliere un comune denominatore.

E badate, questo non lo diciamo affatto per polemica o con un senso di disprezzo, ma ci rendiamo conto di ciò che capita, ci rendiamo conto che la crisi della D.C., che oggi in quest’aula è apparsa visibilmente a chi avesse orecchie per sentire, è in realtà la crisi che segna la fine di un periodo nella storia della società italiana.

In questo senso io credo che Moro abbia lucidamente colto il fondo della questione quando nel suo discorso al Consiglio nazionale della D.C. ha detto che nella storia italiana vi sono state due fasi dopo il fascismo: il centrismo e il centro-sinistra che la seconda fase si è chiusa e che se ne inizia una terza; e la D.C., vincolata – questo è il punto – a una fase storica che si è chiusa, avendo delle difficoltà (che noi comprendiamo) a darsi un’impostazione politica corrispondente ai nuovi tempi, mostra oggi tutte le sue contraddizioni. Questa è la situazione che abbiamo qui.

La verità è che oggi il dibattito dimostra che se socialisti e comunisti non avessero preso la decisione di formare una maggioranza, la Regione Piemonte si sarebbe trascinata in una crisi lunga e senza sbocco. E voglio dire che a questa crisi della D.C., noi guardiamo, al di là degli uomini e dei comportamenti individuali, come problema di forze sociali (perché questo è il problema che c’è dietro, è quello che Minucci stamattina ricordava e che del resto Moro ricordava nel Consiglio nazionale della D.C., il mutamento della base oggettiva del Paese; qualcuno dei colleghi D.C. parlava un po’ come ha parlato Fanfani alla TV, un fantasma che parlava ad un Paese che non esiste più perché l’Italia non è più quella del ’48 e non è più neppure quella del ’53 o del ’64) noi a questa crisi guardiamo con rispetto, con interesse e ci auspichiamo che la nostra azione politica e la stessa formazione di una maggioranza di sinistra e la sua iniziativa sia un elemento che concorra a creare le condizioni perché la crisi della D.C., di una grande forza politica del nostro Paese, con grandi radici popolari, si evolva nella direzione democratica e progressista che noi auspichiamo, anche se sappiamo che questo non sarà né un processo facile, né un processo indolore.

Su questo primo punto vorrei anche aggiungere che quando alcuni colleghi si sono preoccupati (e questo è venuto fuori anche dai giornali ma mi pare che Beltrami l’abbia proprio detto) del fatto che intorno a socialisti e comunisti non solo si è raccolto il consenso della stragrande maggioranza della classe operaia, di grande parte dei ceti produttivi, ma che addirittura vi è un atteggiamento, che io non definirei di simpatia, ma per lo meno di cauta attesa, perfino dei settori industriali, la risposta alla domanda perché questo si verifica non sta affatto nella condizione che il nostro programma avrebbe realizzato una possibilità di convergenza, ma sta in un altro fatto: che anche da parte dei gruppi industriali operanti nella nostra Regione, si guarda con grande preoccupazione alla possibilità di una carenza del potere che duri per mesi e mesi, perché ogni persona che ha la testa sul collo sa che né l’Italia né il Piemonte potrebbe permettersi in questa situazione di ripetere una delle terribili esperienze delle crisi laceranti che hanno segnato la passata legislatura.

Ecco perché intorno a noi si raccoglie un vasto consenso, che è quello di coloro che ci hanno votato, si raccoglie un interesse più largo, io per esempio rilevo, nel collega Chiabrando, l’espressione non di un’opinione personale, ne ho colto anche le critiche, ma negli apprezzamenti positivi del programma rilevo l’espressione di forze sociali precise che vedono nelle nostre indicazioni un termine di riferimento.

Ecco perché noi crediamo che l’operazione che andiamo a compiere (se vi saranno i voti necessari) di costruzione di una maggioranza di sinistra sia pure maggioranza relativa, è una operazione che non va misurata col 31°, che è un modo sciocco di vedere le cose, ma va misurata nel rapporto tra ciò che accade in questo Consiglio e i grandi movimenti che sono in corso nella società e nei partiti.

Il secondo tipo di osservazioni, è stato fatto da più d’uno ed in particolare, con acutezza direi, dal Consigliere Zanone che del resto faceva per questo punto, un po’ la sua parte perché quando si parla di divisione di poteri, di equilibri di esecutivo e di legislativo è chiaro che i liberali hanno storicamente una parola da dire.

Io vorrei rassicurare il Consigliere Zanone e tutti gli altri: intanto se noi avremo i voti per costruire una maggioranza questa maggioranza nascerà, dal punto di vista della Giunta, in termini rigorosamente statutari e la Giunta è fatta dal punto di vista statutario, da un Presidente e da 12 Assessori; e noi non intendiamo in nessun modo diminuire o svalutare la figura del Presidente per due ragioni: la prima, l’impegno che abbiamo ad un rigoroso rispetto del quadro legislativo e degli obblighi statutari; la seconda per la stima profonda e fraterna che tutto il gruppo comunista ha nei confronti del compagno Viglione che noi abbiamo concordemente indicato come Presidente della Giunta.

Download “Quaderno CIPEC N. 67 (Lucio Libertini. Interventi al consiglio regionale del Piemonte 1975-1976)” Quaderno-CIPEC-Numero-67.pdf – Scaricato 19739 volte – 1,72 MB

Schede ISRCN

Schede ISRCN di libri in “Il presente e la storia”, Notiziario dell’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Cuneo Dante Livio Bianco di Sergio Dalmasso.

Download Schede ISRCN Istituto Cuneo

 In “Il presente e la storia”, n. 98, 2021, Cesare BERMANI, Bella ciao. Storia e fortuna di una canzone, Novara, Interlinea ed., 2020, pp. 92;

Cesare Bermani è tra i maggiori (se non il maggiore) esponenti del metodo storiografico della storia orale.

Ha lavorato alla stagione dei Dischi del sole, con Gianni Bosio, allo spettacolo Ci ragiono e canto di Dario Fo, a riviste, oggi, purtroppo poco note quali “Il nuovo canzoniere italiano”, “Primo maggio”, “Il de Martino”.

Il suo lavoro antropologico lo ha portato ad occuparsi della migrazione interna, in particolare dell’emarginazione dei bambini nelle “Coree” (i quartieri periferici) di molte città del nord Italia.

 Il lavoro di ricerca sulla musica popolare, in una irripetibile stagione che ha prodotto studi, scoperte e cantanti quali Ivan Della Mea e Giovanna Marini, ..

 

Schede Bella ciao. Storia e fortuna di una canzone

Manlio CALEGARI, L’equilibrio mobile: Storie a confronto. Carlo, Minetto e la sesta zona partigiana, Acqui terme, Impressioni grafiche, 2020, pp. 101;

L'equilibrio mobile: Storie a confronto. Carlo, Minetto e la sesta zona partigiana

Angelo CALVISI, Roberto LAUCIELLO, Don Gallo. Sulla cattiva strada, Il fatto quotidiano, Round Robin ed., 2020, pp. 124;

Schede Don Gallo. Sulla cattiva strada

Francesco GILIANI, Cercando la rivoluzione. Vita di Enrico Russo, un comunista tra la guerra civile spagnola e la resistenza antifascista europea (1895-1973), Roma, Redstarpress, 2019, pp. 246;

Francesco Giliani ine Cercando la rivoluzione

Paolo FERRERO, 1969: quando gli operai hanno rovesciato il mondo. Sull’attualità dell’autunno caldo, Roma, Derive approdi, 2019, pp. 284;

1969: quando gli operai hanno rovesciato il mondo

Giovanni SCIROCCO, Una rivista per il socialismo. “Mondo operaio” (1957-1969), Roma, Carocci ed., 2019, pp. 197;

Una rivista per il socialismo

Giorgio AMICO, Azione comunista. Da Seniga a Cervetto (1954-1966), Bolsena, Massari ed., 2020, pp. 350;

Libro Azione comunista

Franco BERTOLUCCI (a cura di), Gruppi Anarchici di Azione Proletaria. Le idee, i militanti, l’ organizzazione. 1. Dal Fronte popolare alla “legge truffa”. La crisi politica e organizzativa dell’anarchismo, Pisa, Biblioteca Franco Serantini, Milano, ed Pantarei, 2017, pp. 774.

Libro sui Gruppi Anarchici di Azione Proletaria

Schede ISRCN (Istituto Storico Resistenza Cuneo) di Sergio DALMASSO presenti in archivio sin dal 13 giugno 2020.

Il prezzo della libertà

Jorn Schutrumpf, Il prezzo della libertà. Rosa Luxemburg

Supplemento al n. 10 di “LEFT”, 2020.

Prezzo libertà

Download “Jorn Schutrumpf, Il prezzo della libertà. Rosa Luxemburg, (di S. Dalmasso) nel supplemento al n. 10 di “LEFT”” Scheda-Rosa-Luxemburg-LETF-giugno-2020.pdf – Scaricato 17239 volte – 629,84 KB

Il prezzo della libertà – “LEFT” pubblica un interessante supplemento, sulla grande figura di Rosa Luxemburg, scritto da Jorn Schutrumpf, storico, direttore del settore scientifico della Fondazione Rosa Luxemburg di Bruxelles, vicina alla Linke tedesca e alla sinistra europea.

Il prezzo della libertà

Il centenario della morte/assassinio degli spartachisti (oltre a Rosa, Karl Liebknecht, Leo Jogiches, Franz Mehring e tanti dirigenti e militanti operai) è passato piuttosto in sordina in una sinistra italiana debole, afasica e priva di dibattito storico-politico.

Guido Liguori ha curato una antologia degli scritti luxemburghiani (Socialismo, democrazia, rivoluzione, Roma, ed Riuniti), la Redstarpress di Roma, oltre al mio Una donna chiamata rivoluzione, ha ripubblicato la Juniusbrochure”, la rivista “Alternative per il socialismo” ha dedicato alla rivoluzionaria polaccca un numero speciale (dicembre 2019-marzo 2020).

Pochi i convegni, i dibattiti, rare, anche se meritorie, le iniziative.

Il merito del testo di “Left” è di essere molto agile e soprattutto espressione di una fondazione e di uno storico non italiani, capaci, quindi, di un respiro europeo.

Il testo segue le tappe della vita della grande rivoluzionaria, iniziando dalla posizione atipica sulla questione nazionale polacca, che la distingue, da subito, dalle tesi prevalenti nella prima e nella seconda Internazionale e dal maggiore senso tattico di Lenin che vede nella spinta per l’indipendenza polacca una contraddizione nell’impero zarista, centro della reazione europea.

Quindi, la formazione universitaria in Svizzera, l’ingresso nel movimento socialista tedesco, la polemica contro il revisionismo di Eduard Bernstein.

Se i papi del socialismo (Kautsky) rispondono a Bernstein riproponendo una lettura ortodossa, la giovane socialista in Riforma sociale o rivoluzione? espone una ipotesi nuova, radicale, nel legame tra lotte politico-sociali ed obiettivo finale (il concetto metodologico lukacsiano di totalità).

La certezza nella prospettiva rivoluzionaria sembra trovare espressione nelle lotte che nell’Europa intera si accendono ad inizio secolo e nello strumento dello sciopero generale di massa, oggetto di discussione in tutto il movimento socialista del tempo.

Qui, il testo sottolinea il secondo nodo del pensiero luxemburghiano: all’antiriformismo, alla critica all’opportunismo socialdemocratico, elettoralistico, parlamentarista, ministerialista, alla opposizione frontale al burocratizzarsi del movimento operaio

(che Luxemburg coglie per prima, notandone il legame con il corrompimento politico) si somma la critica alla concezione leniniana (alcuni la ritengono anche kautskiana) dell’organizzazione in cui il centralismo autoritario si contrappone al protagonismo delle masse.

In Problemi organizzativi della socialdemocrazia russa,

“Rosa” contrappone all’ultracentralismo, allo spirito sterile del guardiano notturno di Lenin, l’autodisciplina volontaria, la attiva partecipazione delle masse come unico antidoto al pericolo del riformismo e dell’opportunismo (la concezione leniniana della coscienza esterna è risposta deformata).

La rivoluzione russa del 1905 sembra confermare la tesi del protagonismo di massa e dell’apertura di una fase rivoluzionaria a livello internazionale.

L’ottimismo rivoluzionario sopravvive anche alla sconfitta, ai massacri, alla restaurazione dell’autorità zarista.

La struttura del Soviet (l’autore non fa cenno, qui come altrove, al ruolo di Trotskij) come strumento di democrazia di base diviene elemento di scontro politico e di contrapposizione progressiva all’involuzione della socialdemocrazia tedesca.

Non è indifferente, nel dibattito sulle trasformazioni strutturali di inizio ‘900 (la fase imperialistica) la posizione, ancora una volta atipica, espressa negli scritti economici (L’accumulazione del capitale, L’anticritica),

in cui ipotizza che il circuito capitalista si sarebbe fermato se non avesse continuato a sfruttare il “terzo mondo” non capitalista, fornitore di materie prime e mercato.

Anche la guerra non nasce da scelte soggettive, ma da necessità strutturali, nel momento in cui tutti i paesi “non capitalistici” sono stati conquistati dalle grandi potenze e queste entrano inevitabilmente, in conflitto tra loro per la spartizione dei mercati.

Da qui l’atipicità dei suoi scritti economici, oggetto di critica, ma anche strumento preveggente della globalizzazione capitalistica.

L’autore ricorda la formula Socialismo o barbarie, che richiederebbe, però, una maggiore analisi (è un vero tornante nel pensiero luxemburghiano tra un oggettivismo iniziale, proprio di tutto il socialismo, e il dramma innestato dal crollo della socialdemocrazia,

nella sua accettazione della guerra mondiale), gli anni del carcere (quasi tutto il periodo della guerra), aspetti significativi della vita personale, testimoniati soprattutto dalle tante lettere.

Largo spazio è dato alla controversa opera sulla rivoluzione russa, scritta in carcere con scarsi elementi di conoscenza, non pubblicata in vita, ma solo postuma (da Paul Levi, dopo la sua uscita dal Partito comunista tedesco).

L’opera dimostra la insufficiente documentazione su molti temi,

ma offre squarci preveggenti sul tema della democrazia, della partecipazione, di quel sostitutismo di cui già Trotskij parlava nella sua polemica con Lenin, in I nostri compiti politici.

La maggior responsabilità delle contraddizioni del nuovo potere sovietico è nel proletariato occidentale che non ha compiuto il proprio dovere rivoluzionario, ma le pagine sulla assenza di democrazia, sulla libertà che è sempre libertà di dissentire,

sulla drammatica deriva verso forme dittatoriali, violente e autocratiche sono preveggenti e pongono il problema del fallimento della sinistra nel ‘900, nella involuzione drammatica delle esperienze rivoluzionarie, da cui l’autore salva tre figure, le uniche, “senza macchia” nella nostra storia: oltre a Rosa, Antonio Gramsci e il Che.

Se mi è concessa una nota critica, le valutazioni dell’autore offrono una interpretazione eccessivamente unilaterale, nella totale negazione del bolscevismo, nella affermazione di una linea diretta Lenin-Stalin, da molti contraddetta,

in una sorta di “filosofia della storia” che in un interessante parallelo con la rivoluzione francese (fase giacobina, Termidoro, Napoleone), sembra riproporre come inevitabile l’involuzione di ogni ipotesi di cambiamento.

La distruzione del gruppo spartachista ha privato il movimento comunista dell’unica alternativa alla creazione di un unico centro (quello di Mosca) e di una sorta di “pensiero unico” nella dogmatizzazione del “marxismo leninismo”.

Riscoperta di Rosa

La riscoperta di Rosa Luxemburg, non a caso avvenuta nella temperie degli anni ’60, dopo decenni di vergognoso ostracismo, ripropone un pensiero antidogmatico, è una delle chiave per una riflessione e per la ricostruzione di un pensiero critico.

Altre strade, altri pensieri, altre prassi debbono però essere dialettizzati e non possono essere ridotti ad una notte in cui tutte le vacche sono nere.

Spero che vi siano spazio e interesse per discuterne.

Sergio Dalmasso
7 giugno 2020

Articolo catalogato in Archivio, Scritti storici, Schede e recensioni.

Lungo viaggio

Lucio Libertini. Lungo viaggio nella sinistra italiana

di Sergio DALMASSO.

Il libro su Lucio Libertini, da oggi, dopo lo stop causa COVID, ha iniziato a essere distribuito nelle librerie raggiunte da Edizioni Punto Rosso e disponibile anche nei siti online.

È presente su AMAZON.

Un lungo viaggio nella sinistra italiana che merita essere conosciuto.

Lungo viaggio nella sinistra italiana con il libro su Lucio Libertini di Sergio Dalmasso
 

Sinossi

Lucio Libertini (Catania 1922- Roma 1993).

Ha militato, dall’immediato dopoguerra alla morte, nella sinistra italiana.

Da una corrente socialista minoritaria alla sinistra socialdemocratica, dall’eresia dell’uscita di Magnani e Cucchi alla sinistra socialista, dall’eretica collaborazione con finanzieri al PSIUP, dal PCI a Rifondazione Comunista.

Al di là delle banali accuse di essere uno “scissionista”, un “globe Trotter della politica”, Libertini rivendicava una coerenza.

Una continuity davanti ai tanti che avevano modificato non sigle di partito, ma posizioni e scelte ideali, sostenendo una fedele ai propri riferimenti sociali e una linearità, nel doppio rifiuto dello Stalinismo e della compromissione socialdemocratica.

Il suo grande attivismo, le capacità giornalistiche espresse da “iniziativa socialista” A “Risorgimento socialista”, da”mondo operaio” All'”Avanti!”, da “mondo nuovo” A “Liberazione”,

la intensa produzione di testi, sempre legati alla contingenza politica, ma molto spesso di prospettiva (per tutti le “tesi sul controllo” E “due strategie”) hanno fatto di lui, per anni, un riferimento importante.

Se molte delle formazioni in cui ha militato sono oggi sconosciute ai più, sommerse nelle infinite scissioni, divisioni e rimozioni della sinistra, alcune tematiche mantengono una specifica attualità:

A) la ricerca di una via autonoma e non subordinata;

B) il legame costante con la classe;

C) la necessità di un protagonismo della stessa espressa dai suoi strumenti di controllo e di auto organizzazione;

D) una lettura dei temi internazionali che esca dai limiti del campo e dello stato-guida.

Il testo passa in rassegna “eresie” dimenticate, dibattiti, scelte generose anche se minoritarie, figure della sinistra maggioritaria.

E, di un’altra sinistra (Magnani, Codignola, Maitan, Panzieri, Ferraris) sconfitta ed emarginata, con opzioni differenti, ma capace di analizzare la realtà nazionale e internazionale, le sue trasformazioni, le prospettive.

Attraverso il percorso di Lucio Libertini, il testo ripercorre mezzo secolo di storia, di successi, errori, scacchi, potenzialità, speranze, occasioni mancate dell’intera sinistra italiana.

Caratteristiche del libro

Copertina flessibile: 250 pagine

Editore: Edizioni Punto Rosso (28 aprile 2020)

Lingua: Italiano

ISBN-10: 8883512413

ISBN-13: 978-8883512414

Quarta di Copertina Lucio Libertini. Lungo viaggio nella sinistra italiana

Roy Russo

GENOVA PER ME.

Rosario Russo in arte Roy Russo cantautore genovese.

Voce e chitarra acustica del gruppo Lanuovabandgenovese composta da: Saverio Farina al basso, Guido Sciaccaluga alla batteria, Massimo Bracco alle tastieste e Nico Gulfo alla chitarra elettrica ha inciso, tra gli altri, il CD: GENOVA PER ME.

Roy Russo con Don Andrea GalloDon Andrea Gallo e Rosario Russo

Roy amministra un gruppo facebook, Quelli che la Rai …. non li chiama, in cui organizza delle dirette con diversi piccoli-grandi personaggi, sia della musica, sia della cultura.

Tra le informazioni si trova la ‘modesta’ frase: “Il gruppo nasce per regalare uno spazio ai piccoli e sconosciuti artigiani dell’arte e per poter far sentire anche la loro voce.” Anche se questo gruppo è un work in progress in cerca di un approdo di più elevato spessore.

Fra i brani ascoltiamo Genova per me, nel seguente video, che dà il titolo all’album: Genova per me.

 

Il cantautore Russo si ispira alla tradizione cantautorale genovese cantando anche brani degli indimenticati Luigi Tenco, Frabrizio De André ad esempio.

Altri ispiratori sono: Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Giorgio Calabrese, i fratelli Reverberi e altri, fu uno degli esponenti della cosiddetta “scuola genovese“, un nucleo di artisti che rinnovò profondamente la musica leggera italiana a partire dagli anni sessanta.

Nel video una giovane Antonella Marras, candidata a sindaca di Genova amministrative 2022

Quaderno CIPEC numero 65

Download “Quaderno CIPEC N. 65 - (Novelle di Danilo Zannoni)” Quaderno-CIPEC-Numero-65-Zannoni.pdf – Scaricato 9723 volte – 6,49 MB


Cari/e tutti/e ho il piacere di comunicarvi che il Quaderno Numero 65 “Scrivere è come vivere, solo che è più semplice” del’amico scrittore Danilo Zannoni ha visto la luce in versione digitale.
Quanto prima, Covid permettendo, avremo anche l’edizione a stampa.

Quaderno CIPEC numero 65, Scrivere è come vivere, solo che è più semplice

Quaderno CIPEC numero 65, Scriveve è come vivere solo che è più semplice

Di seguito due mie righe di introduzione ai bei racconti di Danilo:

Ho conosciuto Danilo Zannoni a fine 2013, poco dopo il mio arrivo/ritorno a Genova, ad una conferenza in cui Antonio Ingroia presentava il proprio movimento, Azione civile.

Lo ho poi rincontrato pochi giorni dopo, alla prima riunione di quella che sarebbe stata la lista l’Altra Europa, bella avventura poi finita nel nulla, dopo un buon inizio.

Ricordo con nostalgia la sede collettiva di via S. Luca, dove si incontravano il circolo Thomas Sankara, pezzi diversi di sinistra, comitati che si erano formati dopo il lontano luglio 2001 (i convegni, le manifestazioni, i “fatti” di Genova, la morte di Carlo Giuliani).

È stato l’inizio di un impegno comune, le elezioni europee del 2014, le assemblee, i convegni, il tentativo di contatti con pezzi di società (ambiente, pace, partecipazione, lavoro), le presentazioni di libri (su Syriza, su Podemos, su Pietro Secchia, su problemi amministrativi torinesi che richiamavano Genova), gli incontri con Vittorio Agnoletto, Alfio Nicotra, l’avv. Flick…, la mancata (per decisioni dall’alto) candidatura di Pagano alle regionali, le solite, immancabili difficoltà successive.

Danilo scrive novelle

Ho scoperto, con una certa sorpresa, che Danilo scrive novelle. Con passione, continuità, puntualità. Una produzione che cresce ogni giorno. Prima su Facebook, poi con un opuscolo “autoprodotto”, ora con questo quaderno che potete leggere in carta e sul sito del CIPEC.

Sono racconti diversi per lunghezza, impostazione, contenuto. A tratti cambia parzialmente anche lo stile. Sono stati presentati in pubblico in alcune occasioni, al circolo “Gramsci” in val Polcevera, alla libreria Ubik di Savona, al circolo ARCI di Ceriale. Poco o tanto il pubblico, è stata l’occasione per tornare sui temi toccati, con cari amici/he, da Rosario con la sua chitarra, alle letture dello stesso Danilo, di Cristina e Antonella. Poi è arrivato il Covid ad impedire altre serate.

È impossibile riassumere oltre 100 pagine di racconti

Fermiamoci sul 30 giugno, data storica per l’antifascismo genovese, incontro di tre generazioni, quella partigiana, quella del 1960, quella di oggi, sconfitta, ma ancora colma di volontà e di speranze. Raccontalo a tuo figlio tocca il tema dei migranti, di chi a loro contrappone l’ordine, l’”uomo forte al comando”, in un mondo in cui le malattie nascono dall’inquinamento, in cui l’unica religione è “lo sviluppo senza se e senza ma” e la tecnologia non è strumento di liberazione.

Il tema torna nel Cormorano. A questo piccolo essere viene consigliato di non volare vicino a quanto costruito dall’uomo, perché l’uomo Qualsiasi cosa tocchi, la distrugge.

Julia e il Caimano è l’incontro tra il grande (il caimano) e il piccolo (la farfalla), tra il mondo visto dal fiume e dall’alto, tra una vita che sta finendo perché mi sento così vicino al buio, al non essere più, perché tutto ciò che mi piaceva…e una esistenza che dura un attimo. I loro cuori smisero di battere all’unisono.

Anniversario

Diverso è il tono di Anniversario. Un amore è finito e il ricordo dell’incontro di dieci anni prima non può riportarlo in vita. Anzi. La donna scopre la propria libertà, un nuovo inizio, il ritorno alla vita.

Padre e figlio ripropone il tema politico, le scelte esistenziali. Danilo legge, per una volta, la realtà da un punto di vista opposto al suo, proprio di quel mondo di quelle classi sociali che non ama.

Si potrebbe continuare. Lascio a chi legge di scoprire e valutare altri racconti, altre storie, altre osservazioni.

Questo quaderno diverso da quelli che ci hanno accompagnato per un quarto di secolo, ci propone per la prima volta, racconti, novelle, osservazioni morali sulla nostra realtà.

Torneremo, nei prossimi, ai temi storici, a presentare documenti, magari aridi, ma che rischierebbero di perdersi se non esistessero queste pagine (fate il conto di quante sono, dal lontano quaderno n. 1, dedicato a Lucia Canova).

Buona e piacevole lettura.

Sergio Dalmasso

Novità Edizioni Punto Rosso

maggio 2020

Sergio Dalmasso

LUCIO LIBERTINI

Lungo viaggio nella sinistra italiana

Postfazione di Luigi Vinci

In appendice alcuni articoli di Libertini usciti sulla rivista “La sinistra

Lucio Libertini libro di Sergio Dalmasso

Lucio Libertini (Catania 1922-Roma 1993) ha militato, dall’immediato dopoguerra alla morte, nella sinistra italiana, da una corrente socialista minoritaria alla sinistra socialdemocratica, dall’eresia dell’USI di Magnani e Cucchi alla sinistra socialista, dall’eretica collaborazione con Panzieri al PSIUP, dal PCI a Rifondazione comunista.

Al di là delle banali accuse di essere uno “scissionista”, un “globe trotter della politica”, Libertini rivendicava una coerenza, una continuità davanti ai tanti che avevano modificato non sigle di partito, ma posizioni e scelte ideali, sostenendo una fedeltà ai propri riferimenti sociali e una linearità, nel doppio rifiuto dello stalinismo e della compromissione socialdemocratica.

Il suo grande attivismo, le capacità giornalistiche espresse da “Iniziativa socialista” a “Risorgimento socialista”, da “Mondo operaio” all’”Avanti!”, da “Mondo nuovo” a “Liberazione”, la intensa produzione di testi, sempre legati alla contingenza politica, ma molto spesso di prospettiva (per tutti le “Tesi sul controllo” e “Due strategie”) hanno fatto di lui, per anni, un riferimento importante.

Attualità di alcune tematiche

Se molte delle formazioni in cui ha militato sono oggi sconosciute ai più, sommerse nelle infinite scissioni, divisioni e rimozioni della sinistra, alcune tematiche mantengono una specifica attualità:

  • la ricerca di una via autonoma e non subordinata;
  • il legame costante con la classe;
  • la necessità di un protagonismo della stessa espressa dai suoi strumenti di controllo e di auto organizzazione;
  • una lettura dei temi internazionali che esca dai limiti del campo e dello stato-guida.

Il testo passa in rassegna “eresie” dimenticate, dibattiti, scelte generose anche se minoritarie, figure della sinistra maggioritaria e di un’altra sinistra (Magnani, Codignola, Maitan, Panzieri, Ferraris) sconfitta ed emarginata, con opzioni differenti, ma capace di analizzare la realtà nazionale e internazionale, le sue trasformazioni, le prospettive.

Attraverso il percorso di Lucio Libertini, il testo ripercorre mezzo secolo di storia, di successi, errori, scacchi, potenzialità, speranze, occasioni mancate dell’intera sinistra italiana.

Roberto Mapelli

***

L’autore

Sergio Dalmasso è nato a Boves (Cuneo). Vive a Genova.

E’ stato per quarant’anni insegnante di lettere nella scuola media superiore.

Militante della sinistra, dal movimento studentesco a Manifesto, PdUP, DP, Rifondazione.

È stato consigliere comunale, provinciale, regionale.

Già redattore di riviste storiche, si occupa di storia del movimento operaio, della sinistra politica e sociale in Italia, della stagione dei movimenti, di figure dei partiti di sinistra.

Ha recentemente pubblicato per la Redstarpress due biografie su Lelio Basso e Rosa Luxemburg.

Cura i quaderni “Storia, cultura, politica” del CIPEC.

Pagg. 250, 18 euro.

ISBN 9788883512414

Per ordinarne una copia scrivere a

edizioni@puntorosso.it

www.puntorosso.it/edizioni

Video con registrazione audio dell'intervento di Lucio libertini al congresso fondativo di Rifondazione Comunista dicembre 1991
Puoi acquistare il libro anche su Amazon

Di seguito gli interventi di Lucio Libertini nel consiglio regionale del Piemonte da consigliere del Partito Comunista Italiano 1975-1976 pubblicati nel quaderno CIPEC numero 67:

Download “Quaderno CIPEC N. 67 (Lucio Libertini. Interventi al consiglio regionale del Piemonte 1975-1976)” Quaderno-CIPEC-Numero-67.pdf – Scaricato 19739 volte – 1,72 MB

E, un saggio su Libertini pubblicato su Critica Sociale (2023):

Download “Saggio su Libertini - Critica sociale, parte prima” Critica-sociale-Libertini-Dalmasso-prima-parte.pdf – Scaricato 33548 volte – 190,45 KB

 

Orizzonte della sinistra

 

PER UN 25 APRILE ALTERNATIVO !!!

ANPI Ivrea e Basso Canavese

Un contributo dello Storico del Movimento Operaio

Sergio Dalmasso

Il mondo come orizzonte della sinistra

Orizzonte della sinistra
Orizzonte della sinistra. Il settantacinquesimo anniversario non deve essere affrontato retoricamente, ma con la consapevolezza della posta in gioco e della necessità di cercare insieme nuovi paradigmi…

Sono iscritto all’ANPI da quando l’adesione è aperta a figli di ex partigiani.

ANPI nazionale, Orizzonte della sinistra

Nella crisi totale, se non assenza, della sinistra politica, sociale e culturale, l’ANPI resta una struttura unitaria, garanzia democratica, strumento di lavoro, di discussione.

Questi anni saranno ricordati, sui futuri libri di storia, non solamente come quelli della progressiva distruzione/catastrofe ambientale, ma come quelli in cui grandi masse popolari, anziché avere un riferimento in una ipotesi di cambiamento sociale (la rivoluzione sovietica, la lotta antifascista, il riscatto del terzo mondo, la protesta giovanile ed operaia…) sono stati consegnati ad una destra reazionaria, parafascista, fondamentalista, sovranista, populista (in senso deteriore).

Il 25 aprile e la valenza internazionalista del primo maggio debbono servirci a ripensare alcuni fondamentali: – il significato dei beni comuni – il primato del collettivo sul privato – uno sguardo non limitato al “particulare” nazionale, ma capace di abbracciare il mondo – il rilancio di un pensiero laico e critico.

Anche l’attuale emergenza mette in luce: – i rischi causati dalla progressiva distruzione dell’ambiente – i danni prodotti dalle progressive logiche privatistiche – i rischi di una chiusura democratica, dell’aumento del controllo sociale (una sorta di “grande fratello” planetario con crescita di poteri personali e autocratici) – il tentativo di far ricadere la crisi ambientale e sociale sulla parte più povera del mondo e sulle classi subalterne (il parallelo con gli anni trenta non è forzato).

Il settantacinquesimo anniversario non deve, quindi, essere affrontato retoricamente, ma con la consapevolezza della posta in gioco e della necessità di cercare insieme nuovi paradigmi.

Sergio Dalmasso, Genova 9 aprile 2020

Mario Beiletti, presidente ANPI Ivrea e Basso Canavese

Grazie all’amico Sergio dall’Anpi”.

Articolo pubblicato il 21 aprile 2020.

Download articolo Orizzone della sinistra:

Download “25 aprile, Orizzonte della sinistra (di Sergio Dalmasso)” Per-un-25-aprile-alternativo-Sergio-Dalmasso-2020.pdf – Scaricato 16871 volte – 469,88 KB

Addio Bruno Cristofanini

È morto a Cogoleto (Genova), Bruno Cristofanini

 

Addio Cristofanini
Addio Bruno Cristofanini. Pochi anni fa era scomparsa la moglie Clara infaticabile attivista, organizzatrice di feste dell’Unità, figura centrale della sinistra di questa cittadina partigiana, antifascista, un tempo operaia.

Lo scorso anno era morta, prematuramente, la figlia Iris, fondatrice della Rifondazione locale, consigliera comunale, maestra elementare, colonna dell’ARCI e della casa del popolo.

Bruno era stato partigiano a 16 anni, poi operaio, sempre iscritto al PCI.

Nel ’91, la scelta per Rifondazione, poi lasciata dopo una delle tante tristi scissioni.

Anni fa gli avevo chiesto di raccontarmi la sua vita, la scelta partigiana, la fabbrica, il PCI locale, il sindacato.

Mi aveva risposto di avere troppi impegni.

Avevo chiesto alla figlia, Iris, di mandarmi almeno la testimonianza del periodo partigiano, ma questa non mi è mai arrivata.

Vi era il ritegno, proprio di tanti militanti, nel raccontare la propria vita, ritenendo che le scelte, i sacrifici, le lotte fossero cosa di poco conto, quasi insignificante.

Il 9 gennaio, ho ricordato, alla casa del popolo di Cogoleto l’eccidio di Modena 1950.

Abbiamo messo fiori alla lapide che ricorda i lavoratori uccisi dalla polizia di Scelba.

La testimonianza di Bruno sul dopoguerra, le elezioni del 1948, gli anni duri del centrismo e delle ristrutturazioni industriali, è stata magnifica e commovente.

Lo avevo ringraziato, ricordandogli che – anche quando sembra tutto finito – la memoria ha una funzione importante e sarebbe stato utile riprendere il filo dei ricordi e scriverli.

Lo ho visto e salutato a fine febbraio, quando, nello stesso luogo, con Cristina Campanile, ho ricordato le figure di Rosa Luxemburg e degli spartachisti.

Mai avrei pensato che fosse il nostro ultimo incontro.

Saremmo dovuti tornare, per altra iniziativa pubblica, a marzo, ma non è stato, ovviamente possibile.

Leggo della sua morte.

Quando andavo a Cogoleto, il pensiero correva sempre ad Iris.

Ora correrà anche a Bruno, alla moglie, alle fotografie delle feste dell’Unità – anni ’50 – che nel corridoio della casa del popolo, parlano della nostra storia, della nostra sconfitta che dobbiamo cercare di non rendere irreversibile.

C’è sempre più bisogno di Iris, di Bruno, di questa epopea di persone semplici che – per un mondo diverso – hanno dato tutto.

Sergio Dalmasso,

notizia da facebook

Sabato 18 aprile 2020

download articolo Addio Cristofanini

Addio Stefanini download articolo