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Claudio Costantini, professore ed amico, in Claudio Costantini, storia, politica, insegnamento (1933-2009), Genova, Archivio dei movimenti, 2022.

Claudio Costantini, professore ed amico

Arrivo a Genova, dalla provincia, all’inizio del novembre 1967.

L’avventura universitaria è una incognita totale. Non ho idea di struttura, organizzazione, modalità degli esami.

Saggio su Costantini, nel libro dedicato al Professore universitarioAllora, Lettere è a Balbi 5, gli istituti sono un po’ sparsi, tra palazzo Raggio (italiano e storia) e Santa Sabina (filosofia).

Le aule sono tutte a Balbi 5, sopra al rettorato. La più grande (“da Prati”, il bidello) è per le lezioni di italiano (Croce), latino (Della Corte), storia romana (Forni).

È però l’anno dell’esplosione dell’università, dell’enorme aumento di iscritt*. Non riesce a contenerci tutt*. Della Corte promette che presto verrà aperto, per l’università, il teatro Falcone.

Noi “filosof*” siamo facilmente riconoscibili dalla maggioranza di chi è iscritto a legge e frequenta lo stesso palazzo.

Altri abiti, altri capelli, altro linguaggio, altre scelte di vita, altre prospettive professionali.

Il mondo ribolle. Nel 1967, la guerra in Vietnam si aggrava, vi è il colpo di stato in Grecia, la guerra dei sei giorni ci ha fatto scoprire che esiste la Palestina, si sono moltiplicate le rivolte dei ghetti neri negli USA.

A gennaio si è ucciso Luigi Tenco, facendoci riflettere su tematiche esistenziali e mettendoci davanti al rapporto arte/industria dello spettacolo (nessuno di noi ha cognizione della scuola di Francoforte), ma, soprattutto, allo sdegno per i massacri in Vietnam, si somma, moltiplicata, la frustata che ci produce, ai primi di ottobre, la morte del Che. Il suo sacrificio estremo richiama immagini cristiane, riporta l’attenzione sulle vene aperte di un continente intero, sul rapporto sviluppo/sottosviluppo.

La prima assemblea studentesca

Partecipo alla mia prima assemblea. Non conosco il numero dell’aula. Seguo una studentessa che ha sottobraccio (siamo la generazione delle riviste) “La Sinistra”, il mensile di Savelli e Colletti (non commento le loro scelte successive).

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Grande subbuglio. Ai problemi di facoltà si sommano quelli complessivi, lo scacco del centro- sinistra, i temi internazionali, questioni generazionali (l’autoritarismo), sociali (la Bibbia per noi è la Lettera a una professoressa che svela il carattere classista, anche nei contenuti, della scuola).

Assemblee e assemblee, nell’aula grande (“da Prati”) o a palazzo Raggio (ora vi è una biblioteca).

Conosco immediatamente Giacomo Casarino, Manlio Calegari, Roberto Speciale, Rodolfo Savelli, Renato Midoro, Punny Semeraro, Carlo Penco, Franco Surdich, negli incontri “interfacoltà”, Franco Carlini, Bruno Piotti, Franco Cifatte, Pietro Marcenaro. … Continua.

Scarica il SAGGIO COMPLETO ESTRATTO DAL LIBRO:

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Estratto di Sergio Dalmasso pubblicato anche nel Quaderno del Cipec numero 72

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LA SINISTRA

Quando c’era La Sinistra di Diego Giachetti

Spesso gli storici sono portati a scegliere determinati argomenti di studio, rispetto ad altri, perché mossi consapevolmente o meno da ragioni attinenti alla propria esperienza di vita, tanto è vero che si è coniata la dizione di “storia come autobiografia”.

Raccontando di fatti specifici, collocati nelle loro circostanze storiche, nello spirito del tempo, lo storico, sovente restio a produrre memoria, ci parla alla lontana di se stesso, di eventi vissuti e formativi.

Lo confessa, con discrezione, Sergio Dalmasso (La Sinistra, una stagione troppo breve,

Edizioni Punto Rosso, Milano 2021) quando ricorda che ai tempi in cui era studente liceale aspettava l’uscita del mensile La Sinistra con interesse, ancora consapevole oggi che quella lettura gli è stata molto utile, come probabilmente lo fu a quel tempo per un’area di militanti politici in quel particolare momento storico di fine anni Sessanta, caratterizzato da importanti avvenimenti nel mondo e in Italia.

A spingere La Sinistra c’era una giovane casa editrice, la Samonà e Savelli (poi solo Savelli); essa favorì la discussione politica e teorica dando spazio, accanto alla ristampa di classici di Marx, Engels, Lenin, Trotsky, ad autori non solo di area trotskista ma di diverse sensibilità politiche e culturali del movimento operaio e della sinistra rivoluzionaria, pubblicando a caldo anche testi di Fidel Castro e Che Guevara.

La Sinistra fu un azzeccato “prodotto commerciale”.

Subito mille abbonati, destinati in breve tempo a diventare 2600, secondo quanto si leggeva nel resoconto comparso sull’ultimo numero del mensile del novembre-dicembre 1967.

Le vendite oscillavano tra le 7-8 mila copie, specie in occasione di numeri dedicati al Vietnam e all’America Latina.

Si trattava di dati che reggevano bene il confronto con altre riviste di partito come il settimanale comunista Rinascita, Mondo Operaio del Partito socialista e Mondo Nuovo del Partito socialista di unità proletaria (Psiup).

Prima rivista mensile (di questa si occupa l’autore), dall’ottobre 1966 al dicembre 1967,

poi settimanale, cessa le pubblicazioni nella primavera del 1968.

I temi dominanti della prima serie sono la guerra nel Vietnam, la situazione nei paesi dell’America Latina, la giovane rivoluzione cubana, la lotta di classe negli Stati Uniti e il black power, il contrasto Cina-Unione Sovietica, la rivoluzione culturale, il Medio Oriente.

Rispetto alla politica interna primeggiano le analisi critiche sulla partecipazione socialista al governo e la relativa programmazione economica, sul ruolo e la strategia dei sindacati nella lotta operaia, sul nuovo Psiup.

Sul piano teorico-storico studi su Gramsci e il dissenso nel Pci negli anni Trenta, su Lenin e l’imperialismo.

Vi collaborano esponenti del dissenso ingraiano maturato nel PCI, del Psiup, della sinistra sindacale Cgil, della sezione italiana della IV Internazionale, inizialmente i più convinti promotori della rivista, sia Savelli che Samonà ne fanno parte, nonché alcuni intellettuali e studiosi di fama internazionale.

La dirige Lucio Colletti, che per molti anni aveva militato nel Pci, ed era noto come teorico marxista rigoroso, di cui Dalmasso traccia impietosamente la sua successiva parabola declinante, che lo porterà, come Giulio Savelli d’altronde, nelle file berlusconiane.

Mal accolta dai comunisti, l’uscita del primo numero provoca la radiazione dal partito dell’editore Giulio Savelli, la rivista si propone di rilanciare il discorso unitario di una sinistra operaia e di classe, nella prospettiva di favorire l’incontro tra tutte le forze deluse dalle vie riformiste al socialismo di matrice socialista e comunista.

Un generoso tentativo di inserire una “terza via” politica e culturale rispetto all’operaismo e al marxismo-leninismo importato dalla Cina maoista.

Si ricava quindi un suo spazio in quella che a posteriori verrà chiamata la stagione delle riviste,

iniziata nella metà degli anni Cinquanta e in piena fioritura negli anni Sessanta, ricchi di dibattito culturale, politico, di tensioni a livello nazionale e internazionale, di rimessa in discussione di certezze e dogmi ingessati dagli anni della Guerra fredda.

Un “disgelo” di domande, di creatività, di proposte e di propositi facilitati dalla speranza di vivere in un mondo che sarebbe presto cambiato, rinnovandosi e ponendo fine a vecchie diseguaglianze, oppressioni, guerre e violenze.

Si trattò di una stagione intensa ma breve, di un’esperienza di confronto politico e di elaborazione che non trovò seguito nel biennio delle lotte studentesche e operaie di lì a venire, quando collaboratori e lettori di quella rivista si dispersero nel mare del nascente movimento studentesco per poi riaggregarsi nel variegato e vivacissimo arcipelago dei “gruppi” della nuova sinistra rivoluzionaria.

Forse questa è una delle ragioni per cui, tra le riviste di quella stagione, essa è la meno ricordata.

Benvenuto quindi lo strappo dall’oblio di Sergio Dalmasso.

4 maggio 2021

DIEGO GIACHETTI

Fonte: dalla parte del torto

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Libro su Lelio Basso a Genova

Prosegue il tour italiano di presentazione dei libri di Sergio DALMASSO a Genova con

Lelio Basso. Un socialista eretico

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LELIO BASSO A GENOVA PRA’, Sabato 6 aprile 2019 alle ore 18.00 presentazione, presso il Circolo PRC Curiel – Casa della Sinistra Orsola Paone in Piazza Sciesa Amatore, Genova, del libro Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico.

 

Lelio Basso Genova Pra'

Seguirà Apericena di autofinanziamento

Un cordiale invito a tutti coloro che vorrano e potranno esserci.

Sergio

 

Libro Lelio Basso presentazione a Genova Pra'

Non aveva ancora compiuto 25 anni, Lelio Basso, quando venne tratto in arresto e confinato all’isola di Ponza.

La sua “colpa”, nel 1928, era quella di essere un convinto antifascista e di comportarsi come tale.

Intanto, se allo studioso Lelio Basso si dovrà, tra le tante cose, la diffusione del pensiero di Rosa Luxemburg in Italia, fu grazie alla sua visione della lotta partigiana se la Resistenza guadagnò un respiro di massa.

Ancora, per comprendere la complessità e l’importanza del personaggio, è a Lelio Basso, in quanto membro della Costituente, che si devono gli articoli 3 e 49 della Costituzione mentre, da strenuo difensore dei diritti umani quale fu, diede un contributo fondamentale alla fondazione di organismi quali il Tribunale Russell, chiamato a giudicare i crimini statunitensi in Vietnam.

Con partecipazione e competenza, Sergio Dalmasso rievoca la vita di Lelio Basso, dà voce alle sue lotte e entra nei particolari del suo lavoro politico, spiegando le rielaborazione bassiana del materialismo storico e restituendo il giusto merito a una delle figure più importanti della storia italiana contemporanea.

Prefazione di Piero Basso.

Libro disponibile anche su AMAZON

Sergio DALMASSO

LELIO BASSO. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico

(Roma, Redstarpress, 2018)

Può sembrare anacronistico, nella attuale assenza di riferimenti e di richiami alle nostre radici, politiche e culturali, nella mancanza di riferimenti partitici e nello tsunami culturale che ha colpito e travolto la sinistra, tornare a riflettere su una grande figura del socialismo, dell’antifascismo e del movimento operaio italiano e internazionale quale Lelio Basso è stato dagli anni ’20 alla morte (1978).

Nascita del PCd’I

Socialista sin dalla gioventù, critico verso la scissione comunista (Livorno, 1921), antifascista, amico e collaboratore di Gobetti, attento alla moralità luterana, laureato in filosofia e giurisprudenza, viene confinato dal fascismo e – nel corso degli anni ’30 – partecipa al grande dibattito sulla rifondazione del pensiero socialista, stretto fra socialdemocrazia e stalinismo.

La necessità di cercare nuove strade, di uscire da quelle vecchie, sconfitte dall’avvento della dittatura fascista, lo porta, nel corso della guerra, a fondare il MUP (Movimento di unità proletaria) con forte impronta classista e ad essere critico verso la politica unitaria del CLN, incarnata in particolare dal P.C.I. (da qui le polemiche con Pietro Secchia).

Segretario nazionale PSI

Nonostante questo e nonostante una posizione non appiattita sull’URSS è segretario nazionale del Partito socialista sino alla sconfitta del Fronte popolare (1948), quando iniziano anni di isolamento e di emarginazione politica che terminano solamente alla metà del decennio successivo, quando crescono il suo impegno per l’alternativa socialista, posizione originale nel panorama nazionale, e l’opposizione alla scelta del PSI per la collaborazione governativa con la DC.

È Basso a motivare alla Camera il rifiuto della sinistra socialista verso il primo governo di centro sinistra e a divenire presidente del nuovo partito, il PSIUP (Partito socialista di unità proletaria).

Anche questo è un percorso colmo di contraddizioni che lo portano a scegliere dal 1969, di essere militante senza tessera, parlamentare della sinistra indipendente, attento ai grandi problemi internazionali (Tribunale Russell, condanna delle guerre e delle dittature, sostegno ai diritti dei popoli).

Costituzione

Il libro ripercorre la formazione di Basso, la sua posizione specifica nel corso della resistenza, l’impegno di costituzionalista, soprattutto nella scrittura degli articoli 3 e 49 della carta costituzionale, ma anche nella successiva denuncia delle inadempienze e degli stravolgimenti che essa ha subito.

Socialismo italiano nel dopoguerra

Ancora, i capitoli centrali offrono un compendio sulle vicende del socialismo italiano del dopoguerra e sul tentativo bassiano di offrire una risposta ai problemi della sinistra non solamente italiana.

Impegno internazionalista

L’ultima parte, oltre a ripercorrere l’impegno internazionalista (Vietnam, America latina…), documenta l’atipico interesse per la tematica religiosa, un laicismo senza compromessi, basato sul rifiuto della equazione Democrazia cristiana/partito cattolico e del rapporto privilegiato con essa, teso, al contrario, a proporre l’emancipazione dei lavoratori dalla sua egemonia.

Da qui la costante attenzione alla libertà delle minoranze religiose e la ferma richiesta di superamento del regime concordatario.

Ancora, Basso è, non solamente in Italia, il maggiore interprete di Rosa Luxemburg da lui letta come l’unica continuatrice del pensiero di Marx.

Il marxismo

La sua originale interpretazione del marxismo è presente nelle opere, negli scritti sulle sue riviste (in particolare “Problemi del socialismo”), nei convegni organizzati, nel lavoro della fondazione Basso da lui fondata.

Il testo, di un autore (fra i massimi conoscitori di Lelio Basso) che alla sinistra politica e sociale ha dedicato già altre opere, non è specialistico, ma costituisce una monografia agile e certamente molto utile per riscoprire, a quarant’anni dalla morte, una figura della nostra storia e per riproporre tematiche la cui attualità è, ancora oggi, quanto mai viva.

Nizza, 24 luglio 2018

Il libro è disponibile in tante librerie italiane e nei siti online: Amazon, IBS, Red Star Press, eccetera.

Gratis di seguito il primo capitolo del libro su Lelio Basso:

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Libro Lelio Basso

Diego Giachetti, Recensione libro su Basso di Diego GiachettiRiporto di seguito la recensione, presente su Amazon, dello storico Diego Giachetti, al mio libro Lelio Basso. La ragione militante.

La solitudine di un socialista luxemburghiano di Diego Giachetti

 27 giugno 2018

Lelio Basso. La ragione militante

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Il libro appena pubblicato di Sergio Dalmasso, Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico (Roma, Red Star Press, 2018), aggiunge un Copertina Recensione libro su Basso di Diego Giachettinuovo importante tassello utile per comprendere le vicende legate alla sinistra politica e sociale italiana.

Con la solita pazienza per i fatti e la documentazione che lo contraddistinguono, l’autore propone una snella e approfondita biografia politica di un protagonista del socialismo italiano, morto quarant’anni fa.

Ritrovare e ripercorrere la vita di Lelio Basso significa entrare direttamente nella storia del socialismo italiano, nel periodo che va dal fascismo alla Resistenza, al lungo dopoguerra, con i dovuti e annessi riferimenti al contesto generale della seconda metà del ‘900.

Basso ha vissuto pienamente tutti quei decenni, li ha attraversati da protagonista nel senso di un militante che ha partecipato con le proprie idee e analisi alla lotta politica fuori e dentro il partito.

Lo ha fatto senza mai rinunciare alla propria indipendenza di giudizio e di critica.

Lelio Basso controcorrente

Che Lelio Basso fosse un uomo che amava nuotare controcorrente lo dimostra la sua scelta di iscriversi nel 1921 al Partito socialista, proprio nel momento in cui tale partito non godeva di ottima salute. Aveva appena subito la divisione dei comunisti che portò alla costituzione del Partito comunista, al quale la maggioranza dei giovani socialisti aderì.

La sua giovanile adesione al socialismo comportò conseguenze repressive ad opera del regime fascista: fu arrestato, processato e confinato.

Tra azione politica e teoria

Nel corso della Seconda guerra mondiale egli esprime riserve critiche sulla politica dei fronti popolari, perché la ritiene frutto di scelte operate dai vertici di partito e incapace di stimolare e valorizzare la spinta del movimento operaio verso rivendicazioni di classe.

Ugualmente critico è il giudizio sul governo Badoglio che lo porta a rompere per un breve periodo col Partito socialista, per poi rientrarvi nel 1944.

Favorevole all’unità d’azione coi comunisti, segnala però gli elementi che lo separano da quel partito: il problema della democrazia interna e il fatto esso si ponga al servizio della diplomazia sovietica. A chi lo rimproverava di coltivare l’illusione dello sbocco rivoluzionario della Resistenza,

Basso replicava che tra la rivoluzione socialista e l’inserimento dell’establishment conservatore, vi era tutta una gamma di sfumature non sfruttate, messe in sordina dalla svolta di Salerno che rappresentò invece l’accettazione della continuità con le istituzioni e il personale burocratico amministrativo che avevano servito il regime fascista.

Eletto all’assemblea Costituente, fu uno dei principali artefici della stesura della Carta costituzionale

Divenne segretario del Psi, carica che mantenne per qualche anno. Dopo si dimise e iniziò il suo percorso minoritario all’interno del socialismo.

Gli eventi del 1956 (XX Congresso del Pcus, critiche all’operato di Stalin, rivoluzione ungherese e invasione da parte dei sovietici) non lo colgono impreparato; non deve fingere il falso stupore di chi si maschera dietro il “non sapevo nulla” di quanto era accaduto sotto il regime di Stalin in Urss.

La denuncia di Stalin e dello stalinismo, fatta per altro da ex stalinisti, riconferma per Basso la validità del socialismo democratico e pluralista contro il modello di partito unico, l’importanza della democrazia all’interno del partito contro il burocratismo.

Denuncia quindi le deviazioni dell’Urss senza ripiegare su scelte socialdemocratiche di riformismo spicciolo. Pertanto è contrario alla politica di avvicinamento dei socialisti al governo con la Democrazia cristiana e nel 1964 aderisce al Partito socialista di unità proletaria (Psiup), formazione che raccoglie i socialisti contrari all’entrata nella maggioranza governativa.

Nel frattempo Basso prosegue e approfondisce la sua riflessione teorica, tesa a potenziare l’impianto analitico e programmatico di un progetto di trasformazione socialista della società basato sulla riscoperta di Marx, che elimini le interpretazioni socialdemocratiche attribuitegli dai teorici della Seconda Internazionale.

Un Marx libero anche da Lenin.

Entrambi sono indispensabili, diceva, non perché il leninismo sia il marxismo dell’età contemporanea, che ne racchiude tutta l’essenza, bensì perché Lenin costituisce la guida delle rivoluzioni negli anelli più deboli e Marx delle rivoluzioni occidentali.

Mentre Lenin aveva concentrato il fuoco della sua battaglia sull’anello più debole della catena capitalistica mondiale, la Luxemburg invece aveva una visione meno tattica e più strategica, a lunga scadenza sui problemi di una rivoluzione in una società capitalistica altamente sviluppata.

Il triste esito delle speranze suscitate dalla “primavera di Praga” del 1968, conclusasi con l’intervento militare sovietico, è per Basso motivo di amarezza anche per la posizione assunta dal suo partito, che giustifica l’invasione.

Non rinnova la tessera del Psiup, nel 1971 si dimette dal gruppo parlamentare perché anche in quel partito si sente ormai un corpo estraneo.

Sentimento che prova anche nei confronti delle nascenti organizzazioni extraparlamentari. Il suo dissenso riguarda la concezione del socialismo e della rivoluzione, la natura e il ruolo del partito, la strategia del movimento operaio. La soluzione, ribadiva, è nel pensiero di Marx e nel ritorno a Rosa Luxemburg.

Amarezza e orgoglio

Il bilancio che egli stesso traccia di cinquant’anni di attività politica è crudo e orgoglioso. Scrive infatti che avrebbe potuto fare la politica dei favori e delle amicizie, ma non ne ha mai avuto la tentazione. Gli ripugnava.

In ciò, dice, sta la causa della sua solitudine, non solo politica ma nel profondo dell’anima, senza amici costretti ad essergli fedeli per ragioni governative o sottogovernative.

Nei partiti, prosegue, mi sono trovato spesso in minoranza. Ma essersi dimesso dai partiti non significa aver rinunciato alle proprie idee alle quali resta attaccato: “sono un isolato, un uomo che non ha dietro di sé alcuna forza organizzata, ma soltanto il proprio passato politico di militante, non mi è facile portare avanti questo ruolo di indipendente, ma è contro ogni mia volontà che sono stato ricacciato ai margini della vita politica e ridotto al ruolo non di protagonista, ma di testimone”.

In quegli anni di “solitudine” politica, il suo impegno si consuma nell’organizzazione dei tribunali internazionali per i diritti dei popoli.

È del 1966 la sua adesione al Tribunale Russell per giudicare i crimini americani nella guerra in Vietnam.

Dal 1974 al 1976 promuove e presiede le sessioni del Secondo Tribunale Russell sulla repressione in America Latina.

Nel 1976 fonda la Lega per i diritti e la liberazione dei popoli. Continua la sua attività di studioso del marxismo e di promotore culturale.

Dal 1958 al 1976 dirige la rivista Problemi del socialismo. Nel 1969 fonda l’Istituto per lo studio della società contemporanea (ISSOCO), fornito di una preziosa biblioteca per la storia del movimento operaio.

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Dal 19 gennaio 2024 è disponibile il primo capitolo del libro Lelio Basso. La ragione militante: vita e opere di un socialista eretico:

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